Il Personal Trainer, nella comune accezione, è ritenuto la figura professionale che opera con un singolo cliente per volta, non di rado però, le sue competenze ed il suo background, gli consentono di diversificare la propria attività, gestendo parte della giornata lavorativa come Personal Trainer in senso stretto, ed un'altra parte lavorando con gruppi più numerosi di persone.
Questa situazione, oltre che consentire un arricchimento sul piano professionale, permette di disporre di maggiori risorse sotto il profilo lavorativo ed economico, sfruttando la propria versatilità non solo nell'ottimizzazione diretta dei guadagni, ma anche come strumento per farsi conoscere ad un sempre più vasto bacino di potenziali clienti, impegnati nelle attività di gruppo, che potrebbero in seguito richiedere di essere seguiti in modo individualizzato.
Ciò non toglie che, l'attività svolta in seno al gruppo abbia una sua reale valenza e richieda competenze specifiche. Di questo ci si occuperà nei paragrafi seguenti, di analizzare il ruolo dell'esperto delle attività motorie, il concetto di tempo libero e di attività correlate, di esaminare i benefici imputabili ad esse e di valutare caratteristiche, vantaggi e rischi delle più comuni attività di gruppo che vengono svolte nelle palestre e centri fitness.
L'impiego del proprio tempo libero in attività motorie di gruppo ha varie motivazioni, facilmente individuabili chiarendo i concetti stessi di fitness e di tempo libero.
Il fitness, spesso confuso con qualche specifica disciplina sportiva, in genere attività svolte in palestra e quindi associato al mondo dello sport, rappresenta in realtà un termine che individua un ottimale stato di benessere, di equilibrio e di efficienza fisica. Elementi che inevitabilmente si traducono in una condizione di stabilità anche di natura emozionale, che deriva dall'accettazione di se stessi e dalla capacità di sfruttare la propria efficienza fisica anche nel soddisfacimento delle comuni attività giornaliere. Il fitness pertanto è una condizione di benessere fisico e mentale, frutto di corretti stili di vita, e fra questi la regolare attività fisica.
Il tempo libero individua le attività che è possibile svolgere da parte di un soggetto in modo piacevole e al di fuori di contesti lavorativi od obblighi di altra natura. Il proprio tempo libero, al di fuori di impegni stringenti, può essere utilizzato per attività molto eterogenee, che spaziano dall'ozio puro, all'impegno in ambito sociale e culturale, sino alla molteplicità delle attività fisiche a disposizione.
L'idea di impegnare il proprio tempo libero è un concetto relativamente recente, poiché correlata ad una condizione socioeconomica di relativo benessere, che vede già attuato il soddisfacimento dei bisogni primari dell'individuo e lo induce a ricercare stima ed autorealizzazione, ovvero di soddisfare il bisogno di accettarsi ed essere accettati. Condizione che passa certamente attraverso un buon grado di efficienza fisica e benessere generale. Aspetti facilmente coltivandoli mettendo a frutto il proprio tempo libero.
Del resto è noto fin dall'antichità il ruolo benefico dell'attività fisica sul proprio corpo. Già Ippocrate, nel 400 a.C. sosteneva che
"Mangiare solamente non manterrà un uomo in buona salute; egli dovrà fare inoltre dell'esercizio fisico"; "Mens sana in corpore sano" è del resto una massima nota ed universalmente condivisa.
Gli studi e le ricerche che, in tempi più recenti, hanno confermato, misurato e dimostrato i benefici tipici dell'attività fisica, ed il suo ruolo preventivo nei confronti delle principali (e gravi) patologie tipiche della sedentarietà, hanno avuto l'effetto conseguente di incrementare l'interesse da parte della popolazione, accrescendo l'esigenza di strutture e figure professionali, capaci di rispondere al bisogno di muoversi in sicurezza ed ovviamente di divertirsi.
All'idea di ritenere la regolare attività fisica un elemento importante per la propria salute, ma anche per la propria efficienza e per il proprio aspetto estetico, si contrappone purtroppo un dato relativo alla sedentarietà che, in Italia, supera il 40% della popolazione, con un aumento di quasi il 4% negli ultimi 11 anni, e con punte ancora maggiori nel meridione. Questa è l'istantanea fornita dall'ISTAT in un'indagine di giungo 2007, ripresa poi nel sito internet del quotidiano La Repubblica.
Per larga fascia della popolazione purtroppo impianti sportivi sicuri, gradevoli e di facile accesso, restano ancora preclusi, anche per ragioni economiche. Le medesime che spingono a tagliare fondi con facilità appena insorgono buchi da sanare. Accade a livello famigliare e accade a livello Statale.
Inutile sottolineare l'assurdo di un tale provvedimento. Se si considera come l'attività motoria rivesta un ruolo di primaria importanza nella prevenzione di gravi ed invalidanti patologie, come l'infarto, il diabete, l'osteoporosi ecc., e si calcola la spesa sostenuta dal servizio sanitario per fornire posti letto, attrezzature diagnostiche e prodotti farmaceutici, ci si rende conto che la costruzione di palestre e centri fitness consentirebbe un risparmio enorme nella spesa pubblica.
Purtroppo è più facile contare quanti soggetti sono stati colpiti da infarto, e non quanti sono riusciti a prevenirlo attraverso l'attività sportiva.
Tornando all'inchiesta sopra citata, il piacere e la passione sono gli elementi che più di tutti spingono la popolazione attiva a praticare uno sport, segue il desiderio di mantenersi in forma, che accomuna oltre il 53% di chi svolge frequentemente attività fisica.
I sedentari dichiarano di esserlo per mancanza di tempo (40,2%), per scarso interesse (30,3%), perché si ritengono troppo anziani (24,1%), per pigrizia (16, 2%) o per problemi di salute che non lo consentono (14,9%).
L'impiego del proprio tempo libero nella pratica di attività motorie e sportive, rappresenta un agevole percorso per il raggiungimento di un'ottimale condizione di fitness e, l'esperto delle attività motorie si fa interprete del bisogno e della necessità di "mettere a frutto" il proprio tempo, al fine di beneficiarne in termini di efficienza e forma fisica.
Chi si trova a lavorare nel campo delle attività motorie di gruppo, è consapevole di operare con il doppio obiettivo di far raggiungere un miglior grado di benessere ed efficienza fisica, ma al contempo di far divertire ed appagare i fruitori del servizio
Per questo dovrà possedere grande conoscenza della macchina umana e dei meccanismi che la governano, incluse le inevitabili differenze di natura fisiologica e psicologica che si possono riscontrare nelle varie età e nei due sessi.
Dovrà avere buone doti di comunicatore, per essere capace di trasmettere in modo chiaro e mirato le richieste, ma anche saper spiegare in modo semplice cosa accade e cosa si sta ricercando, in un processo di costante coinvolgimento di tutti gli elementi del gruppo.
È necessario saper offrire un ampio spettro di esperienze motorie, che consenta di capire quali attività meglio si adattano ai gusti ed alle esigenze personali, cosa può offrire un maggior grado di successo o divertimento.
Deve rappresentare una sorta di facilitatore, sia nel creare le giuste condizioni di sicurezza ed il giusto clima per lo svolgimento delle attività, sia nel senso di rendere più semplice il raggiungimento di determinati obiettivi.
Ogni lavoro, ogni attività, sarà sempre ben programmata, l'improvvisazione mal si concilia con il raggiungimento dei risultati, anche solo quelli del "puro svago".
È necessario conoscere le implicazioni psicopedagogiche delle attività motorie di gruppo, valutandone l'idoneità sulla base delle caratteristiche individuali di chi ne prende parte. Soggetti caratterialmente più deboli, ad esempio, potrebbero scoraggiarsi facilmente di fronte ad un insuccesso ed abbandonare l'attività.
È indispensabile essere ottimi osservatori, per valutare e calibrare i propri interventi, ma anche ottimi motivatori per evitare la monotonia e la perdita di interesse da parte del gruppo.
L'operatore saprà favorire la nascita del concetto di "gruppo", stimolando la socialità fra i suoi componenti. Saprà opportunamente coinvolgere tutti i partecipanti ad un lavoro, a prescindere dal grado di abilità richiesto dal compito e, ancor di più, rispettando il personale livello di abilità possedute da ciascun partecipante. Saprà verificare e valutare, poiché sono gli strumenti attraverso cui selezionare le attività ed il carico di lavoro, procedendo nel programmare e motivare.
In altri termini, il ruolo professionale, va ben oltre l'aspetto puramente tecnico!
La ginnastica aerobica è certamente tra le discipline di più lungo corso nel panorama del fitness moderno, probabilmente seconda solo all'attività con i pesi.
Attraverso il processo che, dalla ribalta ha portato all'attuale concezione, ha subito numerose trasformazioni ed aggiustamenti. La ginnastica aerobica nasce infatti negli Stati Uniti ad inizio anni '70, come semplificazione della ginnastica ritmica, si è poi ben presto diffusa presso il grande pubblico, determinando un modo semplice per favorire i legami sociali e perseguire una buona condizione di fitness(1). Se agli albori della sua comparsa, e per qualche decennio a seguire, la ginnastica aerobica è stata prevalente appannaggio di un pubblico al femminile, negli ultimi anni gli appassionati sono cresciuti in ambo i sessi, così come la presenza di presenter di spessore internazionale.
Molteplici sono i suoi effetti da un punto di vista delle implicazioni biologiche e fisiologiche. Essendo un'attività aerobica permette un consumo calorico particolarmente elevato, intorno alle 400/600Kcal per ciascuna ora, sfruttando l'effetto coinvolgente della musica e delle coreografie appositamente create dagli istruttori, abbatte notevolmente il rischio della monotonia e della ripetitività tipico di altre attività aerobiche, come ad esempio il footing, o la pratica di attività di cardiofitness al coperto.
La ginnastica aerobica è un'attività di gruppo per antonomasia, permette di socializzare e confrontarsi con altri appassionati, conoscere gente, perseguendo al contempo una condizione di benessere e l'acquisizione di ottimi livelli di resistenza e di destrezza.
Esercita i principali benefici a livello metabolico, cardiocircolatorio e respiratorio, ma senza dubbio, per effetto delle coreografie, sollecita anche l'aspetto coordinativo e dell'equilibrio, passando attraverso la stimolazione propriocettiva, degli organi esterocetottori ed enterocettori. La sensibilità propriocettiva ed enterocettiva proviene dagli organi interni che non intervengono nella realizzazione di movimenti volontari, ma informano sulla variazione di pressione e di tensione provocando il senso muscolare e continui aggiustamenti posturali. Le informazioni enterocettive provengono invece dal mondo esterno, e provocano reazioni volontarie. Stimoli continui derivano dal cambio di posizione in modo dinamico, poiché è indispensabile rispettare una precisa posizione nello spazio, anche in rapporto agli altri componenti del gruppo. È esaltata la percezione del ritmo, la coordinazione intersegmentaria e oculo-podalica. Infine la sollecitazione continua a carico delle strutture ossee la inserisce certamente in un programma di prevenzione della demineralizzazione ossea.
Se le lezioni sono correttamente tarate sulle esigenze dei partecipanti, creando classi omogenee per caratteristiche fisiche, età e livello di allenamento, non esistono particolari limiti alla pratica della ginnastica aerobica, fatto naturalmente salvo il principio di essere in condizioni di salute che lo permettano.
La classificazione dell'impegno richiesto è determinabile principalmente da due fattori, la complessità delle coreografie proposte e l'intensità del lavoro, soprattutto con riferimento alla sollecitazione cardiaca che ne deriva.
Coreografie troppo complesse per il gruppo dei frequentanti possono generare stress fisico, ma anche emotivo. Derivante dalla frustrazione di non riuscire a seguire la lezione in modo efficace. Oltre ad innalzare il rischio di abbandono precoce delle lezioni, sotto la spinta emozionale negativa, si possono determinare intensità di lavoro eccessive, tali da spostare sul versante anaerobico il lavoro e costituire lavori inidonei per alcuni individui. L'ideale sarebbe la strutturazione di sessioni che tutti i componenti del gruppo possono seguire con discreta sicurezza, e con intensità tali da non far superare, a nessuno dei partecipanti, l'80%-85% della FCM nel corso dell'attività.
Esistono competizioni specifiche relative soprattutto all'attività ad alto impatto, settore di vertice della ginnastica aerobica caratterizzato da attività di grande intensità, non sostenibile da tutti. Di più ampio respiro sono invece le attività di aerobica di base e di basso impatto dove, la stimolazione articolare, muscolare, cardiaca ed anche sotto il profilo della coordinazione, è certamente più semplice.
L'ulteriore evoluzione, e la necessità di schemi variabili, ha previsto sia la fusione con la danza, che ha comportato la nascita della danza aerobica, in cui le coreografie si fondono con passi derivati dal funk e dal jazz, che l'introduzione di un piano rialzato, un gradino che viene tecnicamente chiamato step (vedi paragrafo seguente), capace di conferire altre possibili varianti al lavoro. Lo step non è l'unico attrezzo che si è aggiunto nel corso del tempo all'attività aerobica, anche lo slide, seppur meno diffuso, ha apportato dei vantaggi sotto il profilo tecnico, coreografico e dello stimolo fisico.
La variazione del grado di intensità, della complessità delle coreografie e l'introduzione di attrezzi specifici, non ha fermato la fantasia dei promotori della ginnastica aerobica, spingendoli a favorire un lavoro anche in ambienti differenti, e trasportando l'ambito di lavoro dalla sala fitness alla piscina. L'AcquaGym (vedi paragrafi seguenti) è stata il frutto di tale iniziativa.
Sebbene la ginnastica aerobica solleciti in modo uniforme la gran parte delle strutture muscolari, è evidente che gli arti superiori sono molto meno interessati rispetto agli arti inferiori. Alcuni istruttori sono soliti impiegare dei piccoli pesi o delle polsiere appesantite al fine di bilanciare il lavoro. Non sempre questo atteggiamento si rivela opportuno e, alla lunga, può produrre stati infiammatori alle articolazioni delle spalla e del gomito. Molto meglio sarebbe prevedere delle sessioni di lavoro con i pesi, da affiancare alle sessioni di ginnastica aerobica. Sedute bisettimanali da 30 minuti ciascuna, potrebbero essere più che sufficienti.
Al termine delle lezioni di ginnastica aerobica è opportuno prevedere una fase di defaticamento, per riportare gradualmente la frequenza cardiaca vicina alla frequenza di riposo, senza brusche interruzioni. L'ulteriore esecuzione di un allungamento muscolare globale consentirà i benefici tipici dello stretching, alleviando le tensioni muscolari e garantendo il permanere di una buona flessibilità. È possibile sfruttare questa fase per eseguire degli esercizi per la muscolatura addominale, la cui funzionalità garantisce un ruolo preventivo dei problemi alla fascia lombare, una delle aree di maggior sollecitazione. Anche l'articolazione del ginocchio e della caviglia, essendo fra le più utilizzate in questa attività, possono andare incontro a traumi di varia natura, soprattutto nei casi in cui il lavoro non è eseguito correttamente, si utilizzano scarpe usurate o non idonee all'attività o la durata del lavoro risulta essere eccessiva. In quest'ultima situazione è possibile annoverare anche lo stress ossidativo causato da una maggiore produzione di radicali liberi.
Come accennato prima, lo step è tecnicamente rappresentato da una base rialzata, ad altezza variabile, costituita da materiale plastico, che determina la nascita di un gradino vero e proprio. Il suo impiego è frutto del processo di evoluzione della ginnastica aerobica e della necessità di introdurre un maggior numero di passi e coreografie all'interno di una lezione.
L'utilizzo dello step nella pratica della ginnastica aerobica conserva, e molto spesso intensifica, le caratteristiche proprie del lavoro e dei benefici che ne derivano (sul fronte degli adattamenti cardiocircolatori, respiratori, ecc), ed anche sul fronte coordinativo.
Da un punto di vista della sollecitazione del sistema nervoso simpatico poi, effettuare coreografie che prevedano il passaggio degli arti superiori oltre il livello del capo, ne determina una stimolazione ulteriormente significativa. Tuttavia, se da un lato rende più intense e frizzanti le sessioni, dall'altro incrementa anche il rischio di traumi, prevalentemente a carico delle strutture articolari, cui possono andare incontro individui predisposti o chi esegue ad intensità eccessive e frequenti il lavoro.
La continua sollecitazione meccanica della pianta del piede, come per le attività di corsa, può provocare la rottura degli eritrociti portando, nei casi più gravi, all'anemia dell'atleta. Questa condizione, tipica dei fondisti, dove il continuo impatto dei piedi con il suolo determina insulti meccanici ai globuli rossi, ne diminuisce la vita media a causa della rottura. Cala il valore di eritrociti del sangue e conseguentemente la capacità di trasporto di ossigeno ai tessuti. La primaria conseguenza è una temporanea limitazione dei parametri di resistenza al lavoro.
Anche lo slide ha apportato dei vantaggi sotto il profilo tecnico, coreografico e dello stimolo fisico all'interno delle sessioni di ginnastica aerobica. Si tratta di un tappetino dalla superficie estremamente liscia, lungo 180cm e largo 60cm che, attraverso l'uso di appositi calzari in lycra, permette lo scivolamento orizzontale sul piano, bloccando la fuoriuscita oltre la sua superficie, per mezzo di appositi bordi laterali.
La creazione di un attrezzo del genere nasce dalla considerazione che, negli allenamenti tradizionali, sono relativamente frequenti gli infortuni a quelle strutture corporee, come i menischi e i legamenti, che non vengono allenate con movimenti sul piano laterale; perché il training adottato prevede solo spostamenti sul piano sagittale o dall'alto in basso, per cui le articolazioni degli arti inferiori non subiscono sollecitazioni sulla lateralità. Con lo slide invece, il lavoro sui lati favorisce un rafforzamento dei muscoli degli arti inferiori, ed in particolare dei muscoli adduttori e abduttori della coscia, inclusi i tendini e i legamenti interessati, ed aiuta a consolidare la propria percezione di equilibrio su una superficie diversa da quella abituale, messa alla prova dalla capacità di gestirei movimenti in una dimensione diversa da quella ordinaria(2) .
Come per la pratica della ginnastica aerobica "classica", l'uso di strumenti come lo step o lo slide, che incidono ulteriormente sul grado di impegno richiesto, implicano che l'avvio della lezione sia graduale, con una fase di riscaldamento imprescindibile. Il riscaldamento iniziale assolve per sua natura a varie necessità, nel caso specifico porta gradualmente la frequenza cardiaca al range di lavoro, incrementa l'afflusso di sangue ed ossigeno alle strutture muscolari che saranno fortemente coinvolte, stimola la produzione di liquido sinoviale, quindi la lubrificazione delle articolazioni che, soprattutto nell'arto inferiore, saranno fortemente chiamate in causa. Inoltre il riscaldamento attiva il sistema neuromotorio, incrementa il metabolismo e la temperatura delle strutture muscolari prevenendo eventuali traumi.
La valutazione dell'intensità del lavoro può certamente contare sulla frequenza cardiaca dei partecipanti che, se in linea generale (e come già esposto) non dovrebbe superare l'80%-85% della FCM, in soggetti alle prime esperienze dovrà essere mantenuta significativamente al di sotto. Anche la scala di percezione della fatica è uno strumento assai valido.
La scala di Borg(3) è ampiamente utilizzata per misurare il grado di sforzo percepito da chi partecipa ad attività motorie.
Dopo averne spiegato chiaramente l'utilizzo, occorrerà avvisare chi prende parte ad una sessione di lavoro che, alla percezione di un senso di impegno intenso o più che intenso, è il caso di fermarsi.
Si è verosimilmente intorno al valore 15-16 della scala di Borg, che corrisponde ad un lavoro mediamente realizzato al 75-80% della FCM. Un valore eccessivo per principianti e soggetti poco allenati.
Valore | Descrizione |
---|---|
6 | nessuno sforzo |
7 | Estremamente leggero |
8 | |
9 | Molto leggero |
10 | |
11 | leggero |
12 | 60% FCM |
13 | un po' pesante |
14 | 70% FCM |
15 | intenso |
16 | 80% FCM |
17 | Molto pesante |
18 | 90% FCM |
19 | Estremamente intenso |
20 | Massimo sforzo |
Grado di percezione dello sforzo rispetto alla scala di Borg
Agire sull'intensità del lavoro, nel caso di impiego di uno step, può talvolta significare semplicemente l'utilizzo di un supporto più basso. Così come un attrezzo più alto contribuirà a rendere tutto più complesso ed intenso. All'aumento dell'altezza dello step si assiste ad una progressione pressoché graduale di tutti i parametri di misurazione dell'intensità, dalla FC di lavoro alla percezione del grado di difficoltà.
Non vi è un'analoga corrispondenza nella crescita dei valori se, a subire accelerazione, è soprattutto il ritmo esecutivo, così come la progressione lineare tra FC e VO2max, tipica di lavori aerobici, nell'attività con lo step è meno evidente.
L'Acquagym deve il suo esordio alla continua necessità di inserire varianti all'interno di discipline ormai diffuse e consolidate.
Declinando la comune ginnastica aerobica nell'ambiente acquatico ha preso vita l'acquagym. La resistenza offerta dall'acqua è certamente uno dei principali vantaggi di questa disciplina, che consente una maggiore sollecitazione muscolare, soprattutto in termini di forza e resistenza. L'acqua diminuisce i traumi da impatto, e da questo punto di vista garantisce margini di sicurezza maggiori, soprattutto in quei soggetti con un peso corporeo rilevante, per i quali potrebbe essere fortemente traumatico, a livello articolare, adoperarsi in coreografie a secco. Muoversi in un ambiente in cui la densità è molto superiore a quella dell'aria genera un lavoro assai importante e stimola anche gli aspetti legati alla coordinazione, non soltanto nel cercare di eseguire efficacemente le coreografie, ma anche nel cercare di mantenere il giusto equilibrio ed il corretto assetto.
Uno degli elementi sui quali è possibile agire per modificare l'intensità dello stimolo è dato dal livello dell'acqua, ovvero dalla percentuale del corpo che risulta in immersa. Ad esempio, trovarsi con l'acqua a livello delle spalle, implica una riduzione del proprio peso dell'80% rispetto al dato reale, ma ovviamente implica una sollecitazione gravosa per spostare una massa d'acqua che avvolge in modo pressoché completo l'individuo.
Un livello più basso, prossimo all'altezza dei pettorali, o del giro vita, riduce in maniera meno significativa il proprio peso, che sarà rispettivamente inferiore del 70% e del 50% in rapporto al dato reale, ma questo determina anche una diminuzione della resistenza al movimento offerta dal fluido circostante. È inoltre possibile agire sull'intensità del lavoro anche mediante l'uso di attrezzi appositamente studiati che influenzano in vario modo la massa d'acqua spostata, permettendo un ulteriore lavoro sotto il profilo della resistenza alla forza e degli adattamenti che ne derivano.
Occorre inoltre ricordare che in acqua vige la legge quadratica, pertanto all'incremento della velocità di esecuzione di un gesto, corrisponde un aumento dell'impegno necessario pari a 4 volte tanto.
L'immersione in acqua migliora il ritorno venoso e di conseguenza un miglior riempimento atriale e la successiva ridistribuzione dell'ossigeno. Altre variabili possono agire a livello circolatorio, non ultimo una differente vasocostrizione a seconda della temperatura dell'acqua. Da un punto di vista cardiaco sono altrettanto numerosi gli adattamenti specifici che l'attività in ambiente acquatico determina tra questi, quello di più immediata applicazione, è che in acqua, a parità di impegno profuso, la frequenza cardiaca rimane più bassa di circa 10-15 pulsazioni al minuto.
Ovvero, per ottenere i medesimi adattamenti che si produrrebbero a secco, è sufficiente raggiungere frequenze cardiache più basse. Sotto il profilo biomeccanico la situazione è analoga, nel senso che è possibile individuare grandi divari nella sollecitazione muscolare pur eseguendo un medesimo movimento, ad esempio la sollecitazione della muscolatura dei glutei e del bicipite femorale è molto maggiore nelle attività che simulano azioni affini a quelle del camminare, rispetto a quanto non accada fuori dall'acqua.
In conclusione questo tipo di lavoro presenta veramente un basso rischio generale di incorrere in situazioni spiacevoli e, fatta eccezione per condizioni fisiche ritenute inidonee da un medico, sono veramente pochi i casi in cui diviene sconsigliabile l'approccio alla sua pratica.
Il total body nasce con tutta probabilità come integrazione ed evoluzione della ginnastica aerobica, si tratta infatti di un'attività che combina le coreografie tipiche della ginnastica aerobica ad esercizi della pesistica. Di fondo quindi è un'attività di gruppo che sfrutta una base musicale per creare il ritmo delle coreografie. Spesso si fa ricorso a manubri di piccole dimensioni per eseguire in modo certamente più coreografico, delle varianti dei classici esercizi con i pesi liberi.
La dinamicità del lavoro, abbinata all'impiego di carichi esigui, lo rende un'attività aerobica a tutti gli effetti, simile (da un punto di vista della sollecitazione) ai lavori in circuito. Tuttavia ai classici benefici propri del lavoro aerobico, si somma una maggiore intensità nella stimolazione delle masse muscolari, riuscendo al contempo a migliorarne la tonicità e sollecitando la resistenza anaerobica locale. Anche in questo caso non è secondaria la stimolazione sul fronte della coordinazione, con input continui da un punto di vista della percezione del senso del ritmo e della coordinazione intersegmentaria.
La normale seduta prevede sollecitazioni sia della parte superiore che della parte inferiore del corpo, evitando pertanto di avere aree ipersollecitate ed altre che lo sono solo parzialmente. Il dispendio calorico resta molto elevato, certamente non inferiore alle 300-400 kcal/h, con un impiego anche glicolitico dei substrati energetici. Se ad una prima analisi questo parametro potrebbe apparire come meno ottimale per chi desidera un controllo dell'adipe, in realtà occorre considerare in modo più globale cosa accade a livello di adattamenti corporei. Lo stimolo ad un maggior trofismo della muscolatura porta infatti ad un conseguente incremento del proprio metabolismo basale, con la conseguenza di un maggior consumo calorico nel corso delle 24h.
A fronte di tanti benefici è inevitabile che possano esserci anche spiacevoli effetti collaterali, che si manifestano soprattutto nel caso di lavori inidonei o con carichi eccessivi che comportano sollecitazioni non adeguate rispetto allo stato di forma dei partecipanti.
Le articolazioni del gomito, del ginocchio, della regione lombare e delle spalle, sono quelle maggiormente esposte a questo tipo di rischi con, ovviamente, le strutture muscolari preposte al loro movimento. L'esecuzione errata di alcuni esercizi può ulteriormente incidere in modo negativo a livello lombare e calcaneare. La migliore prevenzione è rappresentata, anche in questo caso, da un'ottima fase di riscaldamento, dall'adeguata corrispondenza tra intensità e complessità del lavoro rispetto al grado di preparazione della classe, e dalla supervisione del trainer sulla corretta esecuzione degli esercizi. La fase di riscaldamento è anche, e certamente, la prima in una lezione di total body, cui segue la fase del lavoro vero e proprio, generalmente divisa in una porzione dedicata al coinvolgimento globale del corpo e quindi maggiore stimolo cardiocircolatorio, ed una seconda metà maggiormente incentrata sulla stimolazione specifica dei vari distretti anatomici. Si conclude ovviamente con l'ultima delle fasi, quella del defaticamento e dello stretching.
Il total body prevede anche esercizi specifici e lezioni incentrate sul miglioramento della flessibilità, della postura e dell'equilibrio.
Il body pump è un'altra attività di gruppo col concreto vantaggio di stimolare in modo globale l'intero corpo, in modo uniforme e senza scompensi, aggiungendo indubbie sollecitazioni a livello cardiocircolatorio. Partendo dall'assunto che quel che si stimola subirà vantaggiosi adattamenti, è immediato identificare in questa attività positive ripercussioni sulle strutture muscolari, sul cuore e sul sistema circolatorio e respiratorio in genere. Sempre sotto il profilo dei benefici, ma vale pressoché per tutte le attività motorie, è indispensabile precisare che occorre una pratica costante ed un impegno crescente poiché, solo attraverso questi due elementi, è possibile realmente godere a pieno di tutti i vantaggi possibili.
La nascita del body pump è certamente frutto dell'aver portato nelle sale d'aerobica un attrezzo tipico della sala pesi: il bilanciere. La tecnica nasce in Nuova Zelanda, per merito di Phillip Mils(4) con l'obiettivo di spronare i maschi ad una pratica della disciplina in condizioni, ambiente e modalità differenti e, allo stesso tempo, permettere ai soggetti di sesso femminile di prendere confidenza, e consapevolezza dei benefici, nell'uso dei sovraccarichi.
Il body pump prevede delle sessioni di lavoro in cui la componente coreografica è ridotta al minimo, si utilizzano dei bilancieri con carico variabile ma il lavoro procede sempre con l'ausilio di una base musicale. Si assiste ad una stimolazione dei principali gruppi muscolari con variazioni oltre che sul numero di serie e ripetizioni, anche nella velocità esecutiva del lavoro, il che consente una stimolazione maggiormente uniforme delle fibre muscolari(4) . Sia nei casi di soggetti con artrosi che con artrite reumatoide, oltre che in tutte le situazioni che presentano sofferenze cardiocircolatorie, andrebbe valutata l'applicabilità di questa disciplina previo parere medico.
GAG è l'acronimo di Gambe Addome Glutei, ed è facile intuire che il lavoro sarà prevalentemente incentrato sulla stimolazione di questi distretti anatomici. È un'attività di gruppo che vede coinvolto soprattutto il pubblico femminile maggiormente esposto ad inestetismi su queste regioni del corpo. Fermo restando la sua utilità sotto molti fronti, è opportuno chiarire che, con tutta probabilità, il GAG si basa su un errore ricorrente e radicato nei fruitori delle discipline di questo tipo, ossia la convinzione di poter agire localmente nell'impiego dei depositi adiposi. È opportuno ribadire che il dimagrimento localizzato non è fisiologicamente possibile. Pertanto a fronte di numerosi effetti positivi, tra cui un dimagrimento generale, non è ipotizzabile sperare che la stimolazione selettiva di un'area porti ad un altrettanto selettivo dimagrimento.
Il GAG si basa su una serie di esercizi che, come anticipato, coinvolgono prevalentemente la regione dei glutei, dell'addome e delle gambe, svolti sempre con una stimolante base musicale e con la classica costruzione delle attività di gruppo, ossia una parte di riscaldamento, il lavoro vero e proprio, la conclusione con defaticamento e stretching.
Total body, body pump e GAG sono discipline che vedono un graduale incremento del parametro di resistenza alla forza affiancato alla resistenza generale, più legata alla ginnastica aerobica in senso stretto ed alle sue immediate variazioni (step, slide, ecc.). L'ovvia conseguenza sarà data da un miglioramento del parametro di forza e, man mano, anche del trofismo muscolare. Quest'ultimo ovviamente avrà limiti molto forti nel sesso femminile e nei giovani in fase prepuberale. Ma non per questo consente minori vantaggi sotto il profilo estetico, ludico e funzionale.
Gestire attività motorie di gruppo consente al Personal Trainer di ampliare il proprio bacino d’utenza, aumentare le opportunità di guadagno e differenziarsi nel settore fitness. Inoltre, favorisce la fidelizzazione dei clienti e il miglioramento della loro motivazione.
Oltre alle competenze tecniche e metodologiche tipiche di un Personal Trainer, la gestione di gruppi richiede capacità comunicative, leadership e una conoscenza approfondita delle dinamiche di allenamento collettivo per garantire efficacia e sicurezza.
L’allenamento individuale si focalizza sulle esigenze specifiche del cliente, mentre quello di gruppo valorizza l’aspetto sociale e motivazionale. Il Personal Trainer deve adattare strategie e metodologie per massimizzare i benefici di entrambi i formati.
Il Personal Trainer può ampliare il proprio ruolo gestendo attività motorie di gruppo, aumentando le possibilità di guadagno e fidelizzazione. Questo approccio non solo diversifica la professione, ma favorisce il benessere psico-fisico dei partecipanti, trasformando il fitness in un’esperienza collettiva. Per eccellere in questo ambito, sono necessarie competenze specifiche nella gestione del gruppo, nella comunicazione e nella motivazione. L’articolo approfondisce le differenze con l’allenamento individuale e le migliori strategie per ottimizzare il lavoro del Personal Trainer in un contesto collettivo.