Se il mercato del fitness non sembra particolarmente afflitto da fenomeni di recessione, di sicuro ha dei problemi propri, primo fra tutti una elevatissima quota di lavoro sommerso, che supera di gran lunga la media degli altri settori. Spesso l'attività in palestra viene vista come un secondo lavoro il cui accesso è paradossalmente più semplice proprio per chi non ha un titolo di studi universitario e si accontenta di arrotondare. Una grande quota di chi non lavora in nero è costretta a firmare contratti atipici, di prestazione occasionale, o aprire una propria partita iva, pur essendo tecnicamente un dipendente a tempo pieno.
La domanda di lavoro non manca, spesso sono le tutele nei confronti dei lavoratori ad essere inadeguate. Verrebbe da chiedersi come mai non ci sia una presa di posizione più rigida da parte dei laureati in scienze motorie. Una frequente voce di corridoio, per la quale è impossibile determinare la paternità, giustifica tutto questo evidenziando uno scarso grado di preparazione generale da parte dei dottori in scienze motorie. Scarsa preparazione che sarebbe figlia delle maglie larghe del sistema universitario, che nel settore di riferimento è poco selettivo. Scarse difficoltà nel conseguire il titolo di studio potrebbero tradursi con minor accanimento nella difesa dei propri diritti. Cosa che invece non accade in altre categorie di professionisti. A questo fa seguito un sistema legislativo che, pur in presenza di un organo universitario per la formazione degli operatori, consente di fatto a chiunque di lavorare nel settore.
Occorrerebbe a questo punto avere un metro di paragone, un dato più oggettivo, per determinare il reale grado di preparazione di chi lavora nel settore del fitness, in palestra, centri sportivi, ecc. Per ottenere una valutazione di questo tipo, è stata condotta un'indagine attraverso il sito di NonSoloFitness sottoponendo ad un questionario anonimo alcuni utenti su base volontaria. Ai dati elaborati attraverso il web, sono stati sommati quelli raccolti durante seminari e corsi di aggiornamento proposti sempre in seno a NonSoloFitness.
Ad entrambi i gruppi di partecipanti (quelli in sede e quelli online) è stato sottoposto un questionario comune, avente delle domande preliminari in grado di identificare il gruppo di appartenenza del soggetto e, nella fattispecie è stato chiesto di indicare:
Agli interessati è stata infine proposta una serie di domande con un grado di difficoltà ritenuto basso o estremamente basso, selezionate tra falsi luoghi comuni e classiche domande che vengono poste dai clienti dei centri fitness agli istruttori e personal trainer. Le possibili risposte da fornire erano: vero, falso, non so. Il numero totale di rispondenti è stato pari a 2.848 persone, l'indagine si è svolta su un arco temporale di circa un anno.
Di seguito sono riportati i risultati scaturiti per ciascuna delle domande e, in estrema sintesi, non essendo questa la sede di approfondimento del tema, è indicata la risposta corretta. È possibile leggere con immediatezza le risposte fornite, raffrontandole sia tra soggetti con diverso iter formativo che con la media di chi lavora a contatto col pubblico in ambito sportivo. La scelta di inserire quest'ultima classe di paragone, che ovviamente non tiene conto del titolo di studio, nasce dalla necessità di valutare qual è la probabilità di ricevere analisi, consigli e risposte, completamente errate rispetto alla realtà dei fatti. Ovvero in che misura i temi del fitness vengono risolti da un operatore sulla base di una reale conoscenza, e in che misura invece ci si avvale di credenze che, seppur radicate e diffuse, esulano dalla realtà? Si è veramente in buone mani quando ci si affida all'istruttore di turno? Questo dato aggregato, pur non discriminando per titolo di studio, fornisce una panoramica maggiormente attendibile della situazione, poiché prende in considerazione solo quanti lavorano nel settore sportivo.