Il personal trainer percepisce un compenso orario per la sua attività: l'applicazione di un prezzo corretto per ciascuna ora di servizio offerto è un elemento estremamente importante. Gli errori più frequenti nella determinazione
del proprio compenso sono dovuti ad eccessivo entusiasmo che porta ad applicare tariffe troppo basse in preda alla voglia di cominciare, o a pretese eccessive, e quindi tariffe troppo alte rispetto al mercato.
Per quanto possa apparire strano l'errore più grave è quello di applicare prezzi troppo bassi. Chiedendo un compenso basso presto ci si rende conto che non è adeguato a coprire le spese e generare un utile significativo,
aumentare i compensi pattuiti è un'azione molto delicata e che spesso comporta la perdita del cliente. Molto più semplice sarà la riduzione di un prezzo troppo elevato: nessun cliente avrà di che lamentarsi. Resta
inteso che partire col piede giusto sarà la migliore delle soluzioni.
Parlando di compensi è in ogni caso necessario operare una netta distinzione tra il personal trainer che lavora come libero professionista e il personal trainer che lavora come dipendente all'interno di un complesso sportivo.
Per il libero professionista, nella determinazione del giusto compenso orario, intervengono fondamentalmente tre variabili:
I costi sostenuti da un personal trainer si dividono in due categorie: i costi fissi ed i costi variabili. I costi fissi incidono sul lavoro del personal trainer indipendentemente dal numero di ore lavorate e dal numero di clienti e sono rappresentati dall'assicurazione professionale per responsabilità civile, indispensabile per sopperire ad eventuali danni cagionati durante il lavoro, dal canone di affitto della palestra o dei locali nei quali si opera, dall'eventuale acquisto di attrezzature (software per la valutazione antropometricofunzionale, plicometro, PC, manubri, tappetini ecc.), costi per prestazioni di altri professionisti (es.: commercialista, studio legale).
L'assicurazione è un elemento indispensabile dal momento che in ciascun lavoro vi sono dei margini di rischio ma, nel caso specifico, la possibilità di cagionare un danno al cliente deve necessariamente poter essere coperta da una apposita polizza assicurativa.
Salvo i casi in cui il lavoro venga svolto al domicilio del cliente, occorrerà accordarsi con una palestra per la fruizione degli spazi e delle attrezzature o, in alternativa, occorrerà allestire un proprio centro all'interno del quale svolgere l'attività lavorativa. In entrambi i casi interviene il secondo dei costi fissi (che in realtà può essere reso anche variabile come sarà chiarito tra breve). L'affitto di una palestra, inteso come un canone per la fruizione degli spazi e delle attrezzature di un centro sportivo, è la soluzione maggiormente utilizzata dai personal trainer che hanno consolidato la loro attività ed è anche una modalità che, con qualche variante, è largamente diffusa nel caso in cui si scelga di lavorare all'interno di grandi catene del fitness. Per tali professionisti è conveniente accordarsi con una o più palestre presso le quali svolgere il lavoro facendo allenare i propri clienti e corrispondendo un compenso fisso alla struttura che mette a disposizione locali, attrezzi e spogliatoi. La situazione è analoga (sotto il profilo della tipologia di spesa) per chi decide di allestire un proprio centro pagando il canone di locazione dell'immobile o, nel caso di acquisto, pagando le rate di un eventuale mutuo e per l'allestimento del centro.
Ci sono altre possibili soluzioni soprattutto per chi è alle prime armi. In particolare ci si può accordare con i gestori di un centro sportivo per pagare una determinata cifra per ciascun cliente che accede in palestra ad allenarsi nelle vesti di cliente del personal trainer. Questa soluzione è maggiormente indicata per chi è agli inizi e non può prevedere il numero di clienti che riuscirà ad avere, meglio quindi non impegnarsi con costi fissi col rischio di non avere un numero sufficiente di utenti per coprire le spese. Con questo sistema si pagherà la locazione della palestra solo per il reale utilizzo.
In tutti i casi presi in considerazione sino ad ora il cliente usufruisce del centro sportivo ma vi accede sempre in presenza del personal trainer del quale è cliente e a cui fa riferimento. Fa eccezione l'ipotesi di lavorare in catene medio grandi di centri sportivi dove il personal trainer resta un libero professionista, con una propria e autonoma posizione fiscale, paga il centro sportivo per poter lavorare al suo interno, e offre il servizio ai clienti della palestra che, in piena autonomia possono scegliere e valutare se fruirne oppure no pagando direttamente il personal trainer.
È possibile adottare una ulteriore soluzione, ossia garantire alla palestra l'iscrizione dei propri clienti che divengono pertanto anche clienti del centro sportivo ma procacciati direttamente dal personal trainer e non, come nel caso esaminato poco prima, "messi a disposizione" dal fitness center. In questo caso il personal trainer, pur mantenendo la sua autonomia professionale, non dovrebbe corrispondere alcun compenso al centro sportivo, poiché grazie alla sua attività si impegna a far iscrivere in palestra i suoi utenti. Il cliente corrisponderà la quota di iscrizione e la quota mensile alla palestra, e pagherà per le ore di lavoro richieste il personal trainer. Questa soluzione può apparire stravagante e dispendiosa per un cliente, come del resto accade per i centri sportivi di grandi dimensioni poc'anzi citati. In realtà si rivela essere la più accessibile e conveniente sotto il profilo economico. La presenza del personal trainer è infatti un elemento essenziale ed imprescindibile nella prima fase del lavoro, quando occorrerà valutare le condizioni iniziali del cliente, effettuare una programmazione generale sul lungo periodo ed una specifica sul primo macrociclo, illustrare le metodiche di allenamento e gli esercizi. In questa prima fase il cliente si troverà a pagare il costo del personal trainer e l'abbonamento in palestra. Successivamente potrà richiedere la presenza del personal trainer solo a intervalli regolari di tempo, per verificare gli effetti dell'allenamento al termine di un macrociclo, per farsi programmare quello successivo e chiarire gli esercizi da effettuare. Poi potrà nuovamente proseguire, per un paio di mesi almeno, in piena autonomia. Sommando i vari periodi in cui il cliente si troverà a pagare solo la palestra ci si rende presto conto che la cifra risparmiata è considerevole.
Anche il personal trainer ha dei vantaggi da una simile situazione, potrà infatti avere un bacino di clienti più numeroso e quindi degli introiti maggiormente consolidati che non rischiano di crollare nel caso in cui dovesse perdere tre o quattro clienti. Per il gestore dell'impianto sportivo si presenta una situazione identica, un maggior numero di clienti per il personal trainer significano un maggior numero di iscritti alla propria palestra senza la fatica di acquisirli o la necessità di un ulteriore carico di lavoro per gli istruttori. Quella che inizialmente appariva la situazione più dispendiosa è in realtà quella più favorevole.
Tornando all'analisi dei costi da sostenere per il personal trainer, l'acquisto degli attrezzi e la consulenza di altri professionisti sono ulteriori voci di spesa classificabili come fisse. In realtà al crescere esponenziale dei clienti potrebbe essere necessario l'acquisto di ulteriori attrezzature e, anche gli oneri professionali (ad esempio di un commercialista), potrebbero crescere per l'aumentato numero di operazioni da contabilizzare. Tuttavia questo incremento non è direttamente proporzionale al numero di clienti, perlomeno non tanto da dover considerare queste spese come variabili.
I costi variabili in senso stretto sono invece imputabili alle spese di trasferta, all'abbigliamento, alle spese telefoniche e di promozione della propria figura professionale. Le spese di trasferta possono essere una voce molto importante se l'attività è svolta al domicilio del cliente o in più di un centro sportivo. Crescono anche i costi per il proprio abbigliamento, poiché occorrerà disporre di un maggior numero di cambi. Le spese telefoniche per la gestione degli appuntamenti e tutto quello che rappresenta un prodotto promozionale andranno di pari passo.
Sommando i costi fissi a quelli variabili sostenuti in un mese, e dividendo l'importo per le ore potenzialmente lavorate, si ha una prima stima dell'investimento richiesto per ciascuna ora di attività. All'atto di effettuare la stima di cui sopra è necessario tenere presente solo le ore in cui effettivamente si hanno o si possono avere dei clienti. Al contrario di un esercizio commerciale che all'aumentare del numero di ore per le quali è aperto avrà verosimilmente un incremento delle vendite, il personal trainer potrebbe anche decidere di lavorare dalle 5 del mattino alle 23.00, ma è fortemente improbabile che vi siano clienti disponibili durante l'intero arco temporale. Ore da dedicare al lavoro e ore realmente prenotate e pagate da un cliente sono parametri differenti.
Anche la piazza di riferimento è un elemento che contribuisce a determinare quanto deve farsi pagare un personal trainer per ciascuna ora di attività. Lavorare in un grosso centro urbano consente l'applicazione di prezzi più elevati rispetto al lavoro svolto in piccoli centri. Le grandi città offrono bacini di utenza maggiori, ma anche maggiore concorrenza. A tal proposito sarà bene informarsi sui prezzi medi praticati dagli altri personal trainer ed elaborare le strategie più opportune. La piazza di riferimento è un elemento importante per una larga fascia di professionisti ma comincia a divenire un elemento sempre meno significativo al variare del parametro che, più di tutti, agisce nel determinare il compenso finale: il grado di competenza del personal trainer.
Se il grado di competenza diviene davvero elevato possono crescere moltissimo i margini di guadagno, al punto che ha poco senso rinunciarvi continuando a lavorare in un centro dalle limitate possibilità di crescita economica. Sulla base di tutti questi elementi, sommando il costo orario per il proprio lavoro a quello che si ritiene essere il proprio giusto guadagno, si ottiene l'importo reale da chiedere per ciascuna ora di attività.
La stima del giusto guadagno è quindi in buona sostanza connessa alla variabile più importante, quella che più di tutte può far lievitare gli importi: il proprio grado di competenza e professionalità. Come per tutte le attività lavorative, grande competenza, specializzazione e professionalità, si traducono in un maggiore margine di utile che il lavoratore vorrà (e potrà) conseguire. Diviene a questo punto indispensabile fornire gli strumenti per l'autovalutazione del grado di professionalità e competenza possedute e, se possibile, questa è una delle più difficili misurazioni da effettuare, non solo perché va a toccare un nervo scoperto del settore ma anche perché si scontra con il personale egocentrismo e presunzione di ciascuno.
È possibile misurare la propria competitività e preparazione attraverso due scale: la scala degli elementi oggettivi e quella degli elementi soggettivi, verificando in che punto di ciascuna scala ci si può collocare, e facendo poi la media dei due valori. La scala degli elementi oggettivi, lo si intuisce, rappresenta l'insieme di elementi oggettivamente determinabili posseduti dal personal trainer, vale a dire il proprio titolo di studio (avere una laurea ad esempio pone più in alto nella scala rispetto a chi non ce l'ha, così come una laurea magistrale avrà un valore maggiore rispetto alla laurea breve), master, aggiornamenti ed altre certificazioni possedute, eventuale bagaglio derivante da attività di ricerca o divulgazione (soprattutto in ambito accademico), e via discorrendo, elencando tutti quegli elementi inconfutabili e utili a determinare le competenze di un personal trainer.
Segue la scala degli elementi soggettivi, vale a dire ad esempio la percezione del proprio grado di preparazione (che non potrà ritenersi elevato se l'unica fonte di aggiornamento sono le riviste presenti in palestra o le notizie lette sui social network), l'analisi delle attività e delle fonti utilizzate per il proprio aggiornamento, il curriculum pregresso e, in linea più generale, tutti gli elementi che ciascuno percepisce come utili o fondamentali al fine della propria professione (es. partecipazione a gare sportive, grado di prestanza fisica, ecc.). Inutile dire che una carriera basata su quest'ultimissimo parametro (quello che soggettivamente si percepisce come importante) determina una condizione incerta per il proprio futuro.
Stimata la propria collocazione sulla scala degli elementi oggettivi e soggettivi si potrà fare una media per comprendere la propria posizione che, maggiormente è ritenuta di vertice, maggiori prospettive di guadagno potrà creare. Più si ritiene di trovarsi verso la base e più sarà necessario non accontentarsi ma procedere verso l'acquisizione di quegli elementi che faranno migliorare la propria posizione.
Quanto sopra esposto è riferibile all'attività da libero professionista, ma occorre tener presente che l'attività di personal trainer può essere svolta anche come lavoratore dipendente. Il lavoratore dipendete viene assunto da un centro sportivo e può ricevere uno stipendio fisso mensile, oppure una base fissa mensile cui si somma una provvigione per le ore di lavoro effettuate, ovvero per il numero di clienti che scelgono come personal trainer un dato dipendente.
In ciascuno di questi casi alcune delle voci sopra elencate perdono di significato o si annullano, ad esempio i costi di trasferta sono estremamente ridotti, o comunque divengono dei costi fissi stimabili fin da subito ma che non possono essere fatti gravare sul datore di lavoro, i costi per l'assicurazione invece seguono esattamente il percorso inverso e non ricadono sul dipendente, al pari degli oneri burocratici e amministrativi. In altri termini, come per tutte le condizioni di lavoro dipendente, il personal trainer dovrà preoccuparsi di effettuare al meglio la sua attività, ricercando al contempo una gratificazione economica e professionale che sia adeguata al suo livello di preparazione. Preparazione che, di conseguenza, è l'unico elemento che resta comune in qualsivoglia soluzione lavorativa e, per dirla tutta, in qualsiasi attività.