È una delle più spiacevoli affermazioni, quanto uno dei più radicati falsi miti che gravano da tempo indefinito nel settore del fitness. La possibilità di allenare in modo distinto la parte alta e, soprattutto, la parte bassa dell'addome è una pratica impossibile da realizzare nel concreto.
Il retto addominale è un unico muscolo, con origine a livello della sinfisi pubica e della cresta pubica ed inserzione a livello del processo xifoideo e della 5a, 6a, e 7a costa. L'unica separazione, di carattere squisitamente anatomico, è possibile farla tra le due metà destra e sinistra, unite dalla linea alba (punto di fusione delle guaine fibrose che avvolgono il muscolo).
L'innervazione è garantita dai rami primari anteriori degli ultimi nervi toracici (generalmente T6/T12). Avendo una sola zona d'origine, ed una sola zona di inserzione, non è possibile far lavorare in modo distinto la parte alta e la parte bassa di questo muscolo. Equivarrebbe a sostenere che, afferrando un elastico per i suoi 2 capi, uno in ciascuna mano, si sia in grado di porre in tensione solo metà elastico.
L'idea di poter differenziare l'allenamento nasce dalla sensazione percepita durante l'esecuzione di alcuni esercizi, per effetto dei quali si avverte un senso di affaticamento localizzato nella regione pubica. Gli esercizi appartenenti a questa categoria sono quelli che prevedono la flessione degli arti inferiori, generalmente dalla posizione supina. Dimenticandosi completamente che, il retto addominale, non ha punti di inserzione sulla struttura femorale, quindi non potrebbe in ogni caso avviare un simile lavoro.
È da precisare che, in genere, se si avverte questa sensazione, quasi sicuramente gli esercizi svolti non sono eseguiti correttamente. In secondo luogo, la sensazione di lavoro, è frutto della contrazione di altri muscoli, l'ileopsoas in prima istanza. L'ileopsoas, normalmente inteso come un unico muscolo, origina dalla fusione del muscolo grande psoas e del muscolo iliaco, la sua contrazione ha effetti iperlordotizzanti che possono portare a comparsa di lombalgie. Andrebbe pertanto evitato un lavoro di accorciamento a suo carico.
Occorre poi chiarire un ulteriore aspetto, per nulla secondario. Le ragioni che inducono al desiderio di una simile divisione del lavoro, sono a loro volta frutto di una concezione errata dell'attività fisica. Vale a dire la convinzione di poter avviare un dimagrimento localizzato nella regione del basso ventre. Questo purtroppo non trova nessuna spiegazione ragionevole. Anzitutto il meccanismo del dimagrimento localizzato di fatto non esiste in fisiologia (leggi l'articolo di approfondimento e guarda il video didattico). E non esiste nessuno studio che comprovi, anche parzialmente, la capacità di utilizzare in modo prevalente il grasso localizzato in un dato distretto.
Non c'è infatti ragione alcuna di sottrarre una quota dall'accumulo lipidico che sovrasta il muscolo, pur essendo tale muscolo al lavoro. Se questo potesse avvenire, il grasso avrebbe grande difficoltà a trovarsi accumulato in un'area che, anche in un sedentario, è probabilmente tra quelle maggiormente attivate (per ragioni posturali, nel corso di movimenti di flessione e torsione del busto, e così via). In altri termini, se il dimagrimento localizzato potesse avvenire in quanto si sollecita la parete addominale, con tutta probabilità questa regione sarebbe perennemente "definita" (per utilizzare un termine caro a chi frequenta gli ambienti sportivi) proprio perché, perfino in un sedentario, la muscolatura addominale è tra quelle maggiormente attive nel corso della vita, sia nel promuovere che nel coadiuvare i differenti movimenti.
Come se non bastasse, è da segnalare che, l'intensità di un lavoro quale quello richiesto per l'esecuzione degli esercizi per la parete addominale, è di tipo anaerobico, a causa dell'ingente resistenza che si cerca di vincere. Se il lavoro è anaerobico, è biochimicamente impossibile utilizzare substrati energetici diversi dal glicogeno muscolare. L'impiego dei grassi può infatti avvenire solo nel corso di un'attività aerobica. Se il lavoro non è aerobico non può avviarsi il processo ossidativo che impiega i lipidi a scopo energetico. Attenzione, questo non significa che non si possa dimagrire grazie ad un'attività di tipo anaerobico. Poiché i lavori finalizzati all'incremento dei volumi muscolari, causano anche l'incremento del metabolismo e, con quest'ultimo l'impiego di energia e quindi il dimagrimento. Ma non si può impiegare l'energia accumulata nei grassi, nel corso di un lavoro anaerobico. Questo non è possibile perché non compatibile col sistema energetico citato.
Si potrebbe proseguire ancora ipotizzando, assolutamente per assurdo (e semplificando meccanismi fisiologici ben più complessi), che anche il dimagrimento localizzato sia raggiungibile. In questo caso occorrerebbe risolvere un altro problema, questa volta di natura pratica, ovvero il modesto impegno energetico richiesto per questo tipo di lavoro. Se anche fosse esclusivamente "finanziato" dal pannicolo adiposo soprastante la regione addominale, si tradurrebbe in una perdita di massa grassa misurabile intorno agli 8/10 grammi per sessione d'allenamento. La perdita di 1kg di adipe richiederebbe più di 100 giorni dedicati a tale lavoro. Ricapitolando: non ha senso parlare di esercizi finalizzati all'allenamento selettivo dell'addome alto o basso. Se poi si intenta un simile lavoro al fine del dimagrimento localizzato, occorre tener presente che, tale forma di dimagrimento è impossibile, qualora esistesse non avverrebbe ugualmente in quanto il lavoro svolto è di tipo anaerobico e, qualora per assurdo si potesse avere sia il dimagrimento localizzato che l'impiego di adipe in modalità anaerobica, occorrerebbero 100 giorni di lavoro per smaltire un solo Kg.
Purtroppo nella zona del basso ventre sono disposti un numero di adipociti (le cellule specializzate nell'accumulo adiposo) maggiore rispetto ad altre parti del corpo. Probabilmente perché questa regione coincide con la presenza di importanti strutture organiche interne, che non possono beneficiare di una protezione da parte di strutture ossee. La presenza del grasso consente quindi sia una riduzione di traumi meccanici che una minore dispersione del calore.