Oscurantismo culturale e scienza (del fitness)

Di Pierluigi De Pascalis

Terrapiattisti, cospiratori delle scie chimiche, del controllo climatico, negazionisti dell'allunaggio, scarsa fiducia nella profilassi sanitaria, si è diffuso il concetto che l'ignoranza di uno valga quanto la cultura di un altro, senza risparmiare il mondo del fitness.

Nel panorama attuale, dominato da una sovrabbondanza di informazioni e da una crescente semplicità nell'accesso alle piattaforme di comunicazione (social network in primo luogo), assistiamo a un fenomeno preoccupante: l'oscurantismo culturale.
Questo termine, storicamente legato all'ostilità verso il progresso e la diffusione della conoscenza, assume oggi nuove forme, insinuandosi nei dibattiti scientifici e minando le fondamenta stesse della ricerca e della divulgazione scientifica.

In un periodo storico in cui è quanto mai semplice consultare fonti e letteratura, che solo 20 anni fa richiedeva sforzi enormi e spostamenti fisici da parte del ricercatore (o del materiale da consultare), diventa imbarazzante individuare la mediocrità culturale dilagante.
Elemento che, se confinato al singolo determinerebbe un pregiudizio solo per sé stesso, attraverso la condivisione di teorie strampalate e prive non solo di riscontro, ma ancor prima della minima plausibilità, diventa fattore che può pregiudicare la situazione a livello sociale.

Mai come adesso è facile imbattersi in teorie del complotto: terrapiattisti, cospiratori delle scie chimiche, del controllo climatico (prima ancora che meteorologico), passando per scetticismo sull’allunaggioscarsa fiducia nella profilassi sanitaria, e così via.
Affermazioni che, prima dell’avvento dei social network avrebbero fatto sorridere, ma che oggigiorno determinano la resa anche da parte dei divulgatori più navigati.

Inutile dire che simili convincimenti albergano contestualmente nelle medesime persone, poiché, citando Abraham Maslow, “se tutto quello che possiedi è un martello, tratterai tutto come se fosse un chiodo”.
In questo caso a mancare è una minima base culturale, e quello che si possiede è il bisogno di spiegazioni semplici a questioni complesse, per lenire il disagio e la frustrazione dati dalla fondamentale consapevolezza dei propri limiti.

Il concetto di “esperienza personale” è il nuovo baluardo, diventa uno scudo, il teorema che, partendo da arbitrarie condizioni iniziali, trae delle conclusioni che però non è in grado di dimostrare.
Un limite rafforzato dalla Scuola (e perfino dall’Università), che non si è mai voluta far carico di fornire gli anticorpi necessari, attraverso l’insegnamento del metodo scientifico, della piramide delle evidenze, del disegno di studio. Elementi base, e tutto sommato semplici, che consentirebbero perlomeno una maggiore capacità di discernimento.

Al contrario l’aspetto cruciale di questo oscurantismo moderno è l'inclinazione crescente degli individui a sostenere posizioni basandosi esclusivamente sulle proprie esperienze personali, in assenza di competenze o di dati dimostrabili, ignorando il concetto di bias.
Questa tendenza è facilitata dalla natura delle piattaforme digitali, dove chiunque può esprimere la propria opinione e, spesso, queste opinioni vengono percepite come equivalenti ai dati e alle conclusioni derivanti da studi rigorosi.
Non è vero quel che si può dimostrare e ripetere, ma quel che è banale da capire e ha il maggior numero di like.

Anche qui, per dirla con le parole di Isaac Asimov, si è diffuso il concetto che l’ignoranza di uno valga quanto la cultura di un altro, traslata nel pericoloso concetto di “uno vale uno” tanto caro ad alcuni politici che, più di tutti, hanno contribuito a diffondere complotti e fake ben consapevoli del tornaconto elettorale.

Nel campo scientifico il valore delle esperienze personali è limitato.
La scienza si basa su metodologie rigorose, su dati replicabili e su analisi critiche.
Le esperienze individuali, per quanto possano essere significative a livello personale, non possono sostituire il rigore della ricerca scientifica.
Tuttavia, in un contesto dove il confine tra opinione e conoscenza si fa sempre più sfumato, queste testimonianze ottengono un'attenzione ingiustificata, sovvertendo la realtà.

Il settore del fitness è particolarmente devastato da un simile approccio, dove il fenotipo dell’interlocutore giunge anche prima del resto, e genera il primo bias!
Ecco che platee di ignari uditori, pendono dalle labbra di chi promette cali di peso e volumi muscolari con approcci allenanti e supporti nutrizionali destinati a produrre effetti anche estremamente gravi in chi, non possedendo gli strumenti per valutare la veridicità delle affermazioni, si lascia agevolmente affascinare.

Le conseguenze di questo fenomeno sono molteplici e profonde.
Si crea un ambiente in cui le competenze vengono messe in discussione non sulla base di nuove evidenze scientifiche, ma sulla base di convinzioni personali e pregiudizi.
Questo mina la fiducia nella scienza erodendo la base su cui si fonda il progresso scientifico.

In secondo luogo, l'oscurantismo culturale favorisce la diffusione di informazioni errate e di pseudoscienze, con pratiche spesso ancestrali rispolverate con l’ausilio del marketing.
Quando le opinioni personali vengono equiparate alle prove scientifiche, si apre la porta a teorie del complotto, trattamenti non comprovati e una generale disinformazione che può avere conseguenze gravi per la salute pubblica e il benessere personale e della società.

Se questo è grave per l’utente finale, è drammatico quando a lasciarsi affascinare e ad essere privi di ogni protezione, sono coloro i quali ritengono di essere professionisti del settore, magari con un titolo di studio, che diventano per un verso vittime, e per l’altra megafoni di approcci quantomeno discutibili.

Mala tempora currunt.