Appurato che i valori pressori rientrano nella norma è possibile valutare lo stato di efficienza cardiaca mediante un test che, sebbene non sostituisca un controllo medico, è tuttavia in grado di fornire utili dati per valutare lo "stato di fitness" del cuore e per seguire, man mano che trascorreranno i mesi, la capacità di adattamento al lavoro da parte della pompa sanguigna.
È possibile avvalersi per questa necessità del test di Ruffier – Dickson, la cui esecuzione è estremamente semplice e ha come obiettivo proprio quello di determinare il grado di recupero cardiaco a seguito di uno sforzo.
È necessario misurare la frequenza cardiaca del soggetto a riposo, preferibilmente con l'ausilio di un cardiofrequenzimetro. Successivamente occorrerà eseguire 30 piegamenti completi sulle gambe (accosciata sul posto) in un intervallo di tempo prossimo ai 45 secondi, quindi non troppo rapidamente, né in maniera così lenta da superare il tempo a disposizione.
L'ideale sarebbe avere un metronomo o un altro strumento capace di emettere un segnale acustico a intervalli regolari, ovviamente impostato per avere una frequenza di 30 impulsi sonori ogni 45 secondi, associando ad ogni impulso sonoro un'accosciata. In alternativa è possibile scaricare un file audio in formato mp3 impostato appositamente per questo tipo di test dal link: www.nonsolofitness.it/download/recuperocardiaco.zip.
Al termine della prova occorrerà misurare immediatamente la frequenza cardiaca, quindi attendere un minuto e procedere a una nuova rilevazione. Si avranno a disposizione 3 valori:
Sarà sufficiente inserire i valori nella formula sotto riportata e valutarne il risultato
[(X1-70) + 2 · (X2-X0)]/10 = valore IR
Test di Dickson - evoluzione del test di Ruffier
Trovandosi di fronte a valori "IR" ritenuti elevati se vi è stato (come dovrebbe essere) un preliminare assenso medico, si potrà procedere all'organizzazione di un allenamento che tenga in considerazione un avvio molto soft e un successivo incremento graduale. Se si è commessa la leggerezza di saltare il controllo medico, a maggior ragione sarà opportuno farvi ricorso prima di procedere con eventuali ulteriori test o con l'allenamento.
Questo test (ed eventuali analoghi) possono essere somministrati solo ad individui che non hanno alcun tipo di problematica cardiocircolatoria, che abbiano ricevuto l'idoneità medica alla pratica sportiva, e che non si trovino in situazioni che sconsiglino l'affaticamento (stati febbrili, ipertensione, terapia farmacologica).
Sempre in relazione al test è necessario fornire qualche ulteriore dettaglio che possa in via preventiva chiarire eventuali dubbi che potrebbero sorgere dalla consultazione di fonti differenti che potrebbero riportare formule diverse. Anzitutto è necessario precisare che il test nasce come evoluzione del test di Ruffier che prevedeva una formula in cui sottrarre 200 al risultato della somma di X0 + X1 + X2 e poi dividere tutto per 100. In altri termini:
[(X0 + X1 + X2) - 200] / 100 = IR
Formula originale del test di Ruffier
Dickson ritenne che una simile calcolo potesse essere eccessivamente influenzato da condizioni emotive, introducendo la formula espressa precedentemente1. A questo punto è anche possibile chiarire che oltre a soffermarsi sul valore IR finale, e alla sua interpretazione secondo la scala fornita (rielaborata in questa sede in modo meno rigido rispetto all'originale che prevede 3 scaglioni 0-2,9; 3-6; >6), il personal trainer potrebbe valutare anche che il valore X1 (ossia la FC subito dopo la conclusione dell'esercizio) non dovrebbe essere superiore a X0+X0/2 (ossia alla FC a riposo incrementata del 50%) e X2 non dovrebbe essere superiore a X0+10 (ossia alla FC a riposo + 10)2.
Ulteriori modificazioni sono state apportate al test da parte di Marini, introducendo la formula:
400 - (X0 + X1 + X2)/10 = IR
Formula di Marini
IR | Risultato |
---|---|
20 | Eccellente |
18-19 | Molto buono |
16-17 | Buono |
14-15 | Più che sufficiente |
9-13 | Sufficiente |
5-8 | Basso |
0-4 | Molto basso |
Ogni ulteriore apporto alla formula originale ha avuto l'intento di migliorarla, soprattutto per renderla maggiormente attendibile in relazione al periodo storico e ai primi passi che venivano svolti nel campo della medicina dello sport. Pur apprezzando gli interventi successivi, considerato che l'intento in questo ambito di trattazione non è certamente quello medico (e del resto la moderna medicina dello sport si avvale di ben altri strumenti di determinazione dell'efficienza cardiaca) il test conserva, e continuerà a conservare, una sua validità nel campo delle valutazioni di rapida applicazione per la verifica dei progressi ottenuti e del margine di miglioramento ipotizzabile.
Il test di Ruffier-Dickson è una procedura semplice utilizzata per valutare l'efficienza cardiaca attraverso la misurazione della frequenza cardiaca a riposo e dopo esercizio fisico.
Il test prevede la misurazione della frequenza cardiaca a riposo, l'esecuzione di 30 piegamenti sulle gambe in 45 secondi, e la rilevazione della frequenza cardiaca immediatamente dopo l'esercizio e dopo un minuto di recupero.
I parametri includono la frequenza cardiaca a riposo, la frequenza cardiaca post-esercizio e quella dopo un minuto di recupero, utilizzati per calcolare l'indice di recupero cardiaco.
L'articolo descrive il test di Ruffier-Dickson, una metodologia per valutare l'efficienza cardiaca attraverso la misurazione della frequenza cardiaca a riposo, durante e dopo l'esecuzione di 30 piegamenti sulle gambe in 45 secondi. Questo test consente di monitorare l'adattamento cardiovascolare e il recupero cardiaco, fornendo indicazioni utili sullo stato di salute cardiovascolare e sull'efficacia dei programmi di allenamento.