Allenamento degli arti inferiori: la guida definitiva all'allenamento e alla biomeccanica degli esercizi

Di Gianluca De Giorgi

Squat, stacchi, affondi, leg press e hip thrust: analisi biomeccanica e funzionale degli esercizi fondamentali per glutei e gambe, errori e suggerimenti nell'allenamento degli arti inferiori con pesi e macchine libere

Squat

Lo squat è uno dei principali esercizi multiarticolari per l’allenamento della muscolatura degli arti inferiori. Si tratta di un esercizio caratterizzato da una tripla flesso-estensione sul piano sagittale.

La corretta esecuzione dello Squat

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare.
Principali gruppi muscolari coinvolti
Quadricipite, gluteo
Altri muscoli coinvolti
Ischiocrurali, erettori spinali, addominali e tricipite della sura

Posizione di partenza

  • Posizionare il bilanciere sul rack approssimativamente all'altezza delle spalle.
  • Posizionarsi sotto il bilanciere e appoggiarlo sulla parte superiore della schiena e delle spalle. La barra non deve poggiare sulle vertebre cervicali, ma sopra la spina della scapola.
  • Afferrare il bilanciere in una posizione comoda, leggermente più larga della larghezza delle spalle.
  • Sollevare la barra dal rack estendendo le anche e le ginocchia, quindi fare un passo indietro.
  • Posizionare i piedi alla larghezza delle spalle e ruotarli leggermente verso l'esterno (15-30°).
  • Mantenere la barra parallela al pavimento e la zona cervicale in posizione neutra.

Quanto appena detto è in riferimento ad un’esecuzione generale dell’esercizio. È altresì importante precisare che, affinché vi sia un’adeguata esecuzione, molti dei fattori sopra citati devono essere adattati in base al soggetto in questione. In questo caso, l’antropometria del soggetto e il grado di mobilità delle articolazioni dello stesso possono influire sulla scelta della larghezza della presa del bilanciere con le mani o sulla larghezza dei piedi in fase di set-up: nel primo caso la personalizzazione dipenderebbe dalla mobilità scapolo-omerale; nel secondo caso si avrebbe l’influenza della lunghezza del femore e della mobilità tibio-tarsica individuali.

Esecuzione

  • Tenendo tutta la superficie dei piedi in appoggio al suolo e il peso distribuito su tutta la pianta del piede, scendere con il corpo flettendo anca e ginocchio contemporaneamente; per il mantenimento della traiettoria verticale, quindi, mentre le ginocchia andranno in avanti, il bacino si sposterà posteriormente.
  • Mentre il corpo scende, mantenere le curve fisiologiche del rachide.
  • Scendere fino a quando si riesca a mantenere la tecnica corretta (mantenere le curve fisiologiche della colonna vertebrale).
  • Tornare alla posizione iniziale estendendo contemporaneamente anca e ginocchia, mantenendo le curve fisiologiche e usando lo stesso percorso utilizzato per il movimento verso il basso.

Respirazione

La respirazione consigliata durante l’esecuzione dell’esercizio è la classica, che prevede di inspirare durante la fase eccentrica (di discesa) ed espirare durante la fase concentrica (di salita). Tuttavia vi sono delle situazioni in cui sarebbe consigliabile utilizzare la cosiddetta “manovra di Valsalva”. In questo caso, viene incamerata aria (con estensione del diaframma) e trattenuta aumentando la componente pressoria a livello addominale. Si tratta di una situazione che presenta la chiusura della glottide con un concomitante sforzo espiratorio.

Questa tipologia di “respirazione” aumenterebbe quella che è la pressione intra-addominale con conseguente aumento della stabilità della colonna vertebrale. Se da un lato l’utilizzo di questa metodica può fornire maggior sicurezza durante l’esecuzione dell’esercizio con percentuali di carico elevate, è altresì vero che l’aumento pressorio a livello intratoracico potrebbe portare a problematiche di tipo circolatorio. In questo caso sarebbe consigliabile utilizzare la manovra di Valsalva solo in soggetti che non presentano problematiche cardiache e solo in situazioni in cui la percentuale di carico utilizzato risulta elevata. In caso contrario l’utilizzo di una respirazione classica è la scelta più sicura.

Le ginocchia possono andare oltre la punta dei piedi?

Uno degli argomenti più dibattuti in merito all’esecuzione dello squat sembra essere quello riguardante l’escursione in avanti della tibia: in particolare ci si riferisce a quanto le ginocchia possano o meno slittare in avanti oltre le punte dei piedi. Analizzando i diversi studi attinenti all’argomento, ne spicca uno in particolare (Andrew C. Fry et al. 2013) in cui vengono analizzate le principali differenze tra l’esecuzione di uno squat al parallelo che prevede il superamento delle punte dei piedi con le ginocchia e l’esecuzione dello stesso movimento in cui viene posto un blocco a livello delle punte dei piedi (per non permettere alle ginocchia di andare oltre le stesse).

I risultati suggeriscono che, in soggetti sani che non presentano patologie a livello di rotula, menischi o legamenti, le ginocchia possono andare oltre le punte dei piedi affinché si abbia una maggior verticalità del rachide nel mantenimento del centro di massa durante l’esecuzione dell’esercizio stesso. In questo modo verrà ridotto anche il carico a livello della zona lombare e si avrebbe un miglior rapporto rischi/benefici.

Take home message
Possiamo quindi affermare che, in tutti i soggetti sani, un’escursione in avanti delle ginocchia (oltre la punta dei piedi) potrebbe anche contribuire ad un adeguato mantenimento della fisiologica curva lombare diminuendo, così, il rischio di infortuni a carico della regione lombare.

Il rialzo sotto i talloni durante lo squat fa male?

Sulla base di quanto appena detto in merito all’escursione in avanti della tibia, è doveroso fare delle precisazioni riguardo l’utilizzo del rialzo sotto i talloni. Durante lo squat (o una semplice accosciata) un rialzo sotto i talloni permette di aumentare lo spostamento in avanti del ginocchio. Utilizzare un rialzo potrebbe essere ottimale per soggetti che presentano una limitata mobilità tibio-tarsica al fine di diminuire la flessione in avanti del tronco durante l’esecuzione dell’esercizio. Non è consigliabile, invece, l’utilizzo di un rialzo in soggetti che presentano già una buona mobilità a livello dell’articolazione tibio-tarsica.

Take home message
L’escursione della tibia durante lo squat e limitare un’eccessiva flessione in avanti del tronco abbassando anche la probabilità di infortunio a carico della regione lombare.

Quanto deve essere profondo lo squat?

Quanto debba essere profonda l’accosciata è un’argomentazione molto controversa alla quale i diversi studiosi hanno dato risposte diverse. Dalla letteratura si evince come durante lo squat le ginocchia siano sottoposte a diverse forze di taglio; ad esempio si possono notare delle forze di taglio posteriori (a carico del legamento crociato posteriore) e anteriori (a carico del legamento crociato anteriore).

In aggiunta bisogna precisare che vi sono anche delle forze di compressione a livello della rotula, in particolare quando si supera il punto in cui il femore è parallelo al pavimento e ci si avvicina alla posizione di massima accosciata (minimo angolo a livello del ginocchio) (Escamilla 2001). Molte evidenze, inoltre, mostrano come l’esecuzione dello squat non sia pericolosa per la salute delle ginocchia ma, contrariamente, sia un ottimo strumento di riabilitazione e di rinforzo della muscolatura coinvolta nell’esercizio stesso (Hartmann et al. 2013).

Take home message
Nonostante si possa credere che il mezzo squat sia meglio e meno rischioso di uno squat al parallelo, la letteratura ci porta alla conclusione che la giusta profondità di accosciata dovrebbe essere circa oltre il parallelo (femore parallelo al pavimento). Da qui bisognerà, però, adattare anche questa variabile in base alle capacità del soggetto. Perciò si può affermare che la giusta profondità è quella che ci dà la possibilità di mantenere le curve fisiologiche della colonna svolgendo il movimento in totale sicurezza.

Dove deve essere posizionato il bilanciere?

Un altro tema frequente in merito all’esecuzione dello squat è quello relativo al posizionamento del bilanciere sulle spalle.

In particolare, esistono due tipologie di esecuzione del movimento in base a dove viene collocato il bilanciere: lo squat “High Bar” e lo squat “Low Bar”. Nel primo caso il bilanciere è posto sul trapezio superiore ma appena sotto il processo spinoso della vertebra C7.
Nel secondo caso la sbarra viene sistemata sul trapezio inferiore, appena sopra il deltoide posteriore e lungo la spina della scapola.

Nella review del 2016 di Glassbrook et al. vengono analizzate le principali differenze tra le due tipologie di esecuzione dell’esercizio e, nel dettaglio, il motivo per il quale la variante “Low bar” permette di sollevare più carico a parità di ripetizioni svolte. I risultati mostrano come vi siano differenze in merito all’escursione delle principali articolazioni coinvolte. Infatti mentre nella versione High bar il rachide viene mantenuto più verticale con maggior spostamento in avanti delle ginocchia, la variante Low bar presenta una maggior inclinazione in avanti del rachide, minor flessione a livello dell’articolazione del ginocchio e maggior spostamento posteriore del bacino. A quanto appena detto va associata anche la differenza in merito all’attivazione muscolare: nel modello High bar si ha maggior attivazione dei muscoli anteriori della coscia (quadricipite), mentre nella versione Low bar si ha maggior attivazione dei muscoli appartenenti alla catena cinetica posteriore (Femorali, Grande gluteo ed erettori spinali).

Take home message
La scelta della tipologia di squat da eseguire deve essere fatta non solo in base a dove si decide di porre maggior enfasi (parte anteriore o posteriore) ma anche in base all’individualità del soggetto tenendo in considerazione le leve corporee e la mobilità articolare dello stesso. Va inoltre ricordato che bisogna tenere presente l’obiettivo per il quale si esegue il movimento. In alcune discipline (es. il Powerlifting) si punta a sollevare il maggior carico possibile durante l’alzata, mentre in altri casi l’obiettivo è quello di stimolare al meglio determinati gruppi muscolari.

Si può decidere quale fascio del quadricipite stimolare?

Un’altra tesi sullo squat riguarda la possibilità di far lavorare in maniera differenziata le diverse porzioni del quadricipite femorale, posizionando i piedi in extrarotazione o intarotazione. In questo caso, secondo una review di Escamilla (2001), gli studi sono concordi nell’affermare che la variazione della larghezza o dell’angolo dei piedi non localizza il lavoro sui diversi vasti del quadricipite.

Nello studio di Paoli et al. (2009) viene dimostrato come la larghezza del passo influisca sull’attivazione muscolare solo nel caso in cui la distanza tra i due piedi sia almeno il doppio rispetto alla larghezza del bacino. Solo in quest’ultimo caso si è rilevata una maggior attivazione a carico del muscolo grande gluteo. Anche allargando il passo non vi sono differenze di attivazione muscolare significative (né in merito agli adduttori, nè glutei), tranne che con un passo largo il doppio rispetto alla larghezza del bacino: in questo caso viene attivato maggiormente il grande gluteo e vi è l’esecuzione della variante Sumo (Paoli et al, 2009).

Take home message
Possiamo quindi concludere che, ad esclusione della variante Sumo, la variazione della distanza dei piedi o della rotazione esterna degli stessi non cambia l’attivazione dei diversi fasci del muscolo quadricipite.

Gli errori più comuni nell'esecuzione dello Squat

Qui di seguito verranno analizzati gli errori comuni (con le relative conseguenze) che vengono commessi durante l’esecuzione di uno Squat.

Sollevare una porzione della pianta del piede
Spesso si può notare come alcuni soggetti tendano a sollevare il tallone dal pavimento: questa situazione porta ad uno spostamento del centro di massa in avanti con un aumento delle forze di taglio a livello delle ginocchia. Allo stesso modo, se durante il movimento vengono sollevate le punte dei piedi, si ha uno spostamento del baricentro in senso posteriore aumentando l’instabilità e l’oscillazione del soggetto sul piano sagittale.
Spostamento delle ginocchia sul piano frontale
Può avvenire sia verso l’interno (quindi si tratta di valgo dinamico con ginocchia che collassano all’interno) sia verso l’esterno (trattandosi di varo dinamico con ginocchia che spingono verso l’esterno). Nel primo caso l’errore può avvenire a causa di una debolezza dei muscoli abduttori dell’anca (tensore della fascia lata e medio/piccolo gluteo) se il valgo dinamico si presenta durante la fase eccentrica del movimento; se il compenso avviene durante la fase concentrica la debolezza sarà a carico dei muscoli adduttori o a causa di un errato appoggio plantare; inoltre il valgo dinamico si può presentare anche nel caso in cui il soggetto non abbia ancora appreso il movimento in modo adeguato. Il varo dinamico, invece, sembra essere un aggiustamento adottato da soggetti/ atleti che presentano il piede piatto. Indipendentemente dall’errore commesso, il consiglio è quello di mantenere un allineamento neutro delle ginocchia con le punte dei piedi sul piano frontale.
Perdita della fisiologica curva lombare
La perdita della lordosi lombare durante lo squat è un errore molto comune. Accade a causa di una debolezza dei muscoli del rachide (in particolare i muscoli del core) o a causa di una scarsa mobilità nella zona lombare della colonna vertebrale. In ogni caso, questo errore porta ad un maggior sovraccarico della regione lombare.

Variante Squat: Squat al Multipower

Una delle varianti più svolte nelle palestre è quella che prevede l’esecuzione del movimento al Multipower (o Smith Machine).
Questo avviene poiché vi è l’idea che un macchinario possa aumentare la “sicurezza” dell’esercizio.

Prima di procedere con l’analisi, bisogna ricordare che l’attrezzo è composto da due binari che permettono uno spostamento verticale sul piano sagittale ma, allo stesso tempo, fungono da vincolo impedendo un eventuale spostamento orizzontale sul piano sagittale stesso.

Esaminando, però, l’esecuzione dello squat, si può notare come esso sia un movimento che prevede non solo uno spostamento verticale, ma anche orizzontale sul piano sagittale (lo spostamento orizzontale può essere più o meno accentuato in base alle leve corporee del soggetto o, allo stesso modo, in base alla sua mobilità articolare). Di conseguenza, sulla base di quanto detto, l’esecuzione dello squat al multipower presenterebbe un ulteriore vincolo per l’individuo che lo svolge, limitando l’adattamento dell’esercizio alle peculiarità del singolo.

Quanto appena detto è in riferimento ad un “classico” svolgimento dell’esercizio; in altri casi si può assistere ad un’esecuzione dello squat al multipower che prevede di posizionare i piedi in avanti rispetto al rachide mantenendo (durante lo svolgimento) il tronco verticale e perpendicolare al pavimento. Questa tipologia di movimento inibisce il pre-stiramento dei muscoli posteriori della coscia (a causa di un’assente flessione in avanti del tronco) limitando anche il loro reclutamento. La conseguenza di ciò è che le forze di taglio a carico del ginocchio aumenteranno. In ultima istanza va considerato che l’utente, durante lo svolgimento di quest’ultima tipologia analizzata, tende ad “appoggiarsi” al bilanciere annullando quasi totalmente l’attivazione dei muscoli stabilizzatori.

Si può quindi affermare che l’esecuzione dello squat al multipower è decisamente sconsigliata e, in aggiunta, andrebbe posta più enfasi sull’apprendimento del movimento con bilanciere libero il quale, non solo risulta più sicuro, ma è anche più vantaggioso dal punto di vista funzionale e allenante.

Variante: Squat Sumo

Il Sumo squat è una versione dello squat che differisce dallo stesso solo per la distanza tra i due piedi di appoggio. Confermando quanto detto per l’esecuzione del classico squat, questa variante presenta una larghezza dei piedi che può arrivare ad essere anche il doppio della larghezza del bacino; questo cambiamento nel set-up andrebbe anche a differenziare i due esercizi sulla base dell’attivazione muscolare. In particolare, nello squat sumo si avrà un maggior reclutamento dei muscoli adduttori e grande gluteo (Paoli et al, 2009) (Coratella et al. 2021).

Variante: Front squat

Il Front Squat si identifica come un’ulteriore variante dello squat con la differenza che il bilanciere viene posto anteriormente (sopra le articolazioni sterno-clavicolari). In alcuni casi il bilanciere viene posto addirittura nella piega del gomito (in questo caso si parlerà del famoso Zercher Squat). Il posizionamento del carico anteriormente andrà a variare quella che è la flessione in avanti del tronco durante l’esecuzione facendo sì che il rachide venga mantenuto più verticale rispetto al pavimento. La maggior verticalità del tronco diminuirà il pre-stiramento dei muscoli posteriori della coscia (glutei e ischiocrurali) spostando il focus dell’esercizio sui muscoli anteriori della coscia (quadricipite).

L’esecuzione di questa tipologia, però, richiede un’elevata mobilità dell’articolazione tibio-tarsica in quanto, il mantenimento del bilanciere obbligherà l’individuo a far slittare più in avanti le ginocchia. Il carico utilizzato sarà sicuramente minore rispetto al classico squat in quanto vi sarà un minor coinvolgimento dei muscoli posteriori della coscia. Un’ulteriore precisazione andrebbe fatta in merito alla presa del bilanciere: in questo caso potrebbe essere utilizzata la classica presa (palmi delle mani rivolti verso l’alto) o la presa a braccia incrociate (più consigliata per coloro che possiedono delle leve sfavorevoli o una ridotta mobilità scapolo-omerale). Per quanto concerne gli altri dettagli dell’esecuzione (distanza dei piedi, mantenimento delle curve fisiologiche ecc.) viene confermato quanto detto nel paragrafo relativo allo squat classico.

Variante: Hack squat

Tra le molteplici varianti dello squat è quasi d’obbligo citare l’Hack Squat. Si tratta di un esercizio che prevede il movimento di accosciata ma che viene svolto all’apposito macchinario. Dopo essersi posizionati, le spalle e la schiena aderiscono agli appositi cuscinetti; si posizionano i piedi ad una larghezza “comoda” per l’utente e con una leggera extrarotazione. È importante precisare che l’esercizio prevede il principale coinvolgimento della muscolatura del quadricipite con la possibilità di aumentare o diminuire l’interessamento dei glutei in base al posizionamento dei piedi: più i piedi verranno posizionati in avanti e più vi sarà un coinvolgimento della muscolatura del gluteo.

Esaminando l’esecuzione, vi è un richiamo a quello che è lo squat al multipower con i piedi collocati anteriormente: vi sarà quindi una diminuzione dell’attivazione dei muscoli del core con minor pre-stiramento della muscolatura posteriore della coscia a causa dell’assenza di una flessione del tronco sulla coscia stessa. Per quanto concerne l’esecuzione stessa, si consiglia di non esasperare l’accosciata (quindi non raggiungere la massima flessione del ginocchio) ma fermarsi leggermente oltre i 90° di flessione per evitare che le forze (di taglio e compressione) che agiscono a livello della regione poplitea possano raggiungere quote troppo elevate.

Variante: Goblet Squat

In questo caso, il carico viene rappresentato da un manubrio tenuto verticalmente tra le mani. Il carico deve essere tenuto quanto più vicino al corpo per coinvolgere nella minor misura possibile i muscoli flessori del gomito; a tal proposito si consiglia di tenere gli avambracci perpendicolari al terreno. Come nel Front, l’attivazione muscolare è prettamente a carico del muscolo quadricipite ed è richiesta un’elevata mobilità tibio-tarsica al fine di mantenere il rachide verticale rispetto al pavimento in concomitanza con il mantenimento delle fisiologiche curve della colonna vertebrale. Questa tipologia di squat, come anticipato precedentemente, può essere utilizzata come propedeutica al Front squat e, nel momento in cui il carico dovesse iniziare a diventare rilevante, si consiglia di passare all’esecuzione della variante Front.

Variante: Sissy Squat

Tra le varianti dello squat va sicuramente tenuto in considerazione l’esercizio “Sissy squat”: si potrebbe classificare come esercizio di “nicchia” utilizzato per lo più da atleti di bodybuilding avanzati per isolare al meglio la muscolatura del quadricipite. Il suo svolgimento prevede di posizionarsi incastrando i piedi (a livello dell’articolazione tibio-tarsica) nell’apposito macchinario facendo aderire tutta la regione del tricipite della sura al cuscinetto situato posteriormente; durante l’esecuzione si avrà una contemporanea flessione del ginocchio e dell’anca (nella fase di discesa o eccentrica) seguite dall’estensione delle stesse articolazioni (fase di salita o concentrica).

La verticalità del tronco inibisce l’attivazione dei glutei e dei muscoli posteriori della coscia spostando la quasi totalità del lavoro a carico del quadricipite. La versione a corpo libero, senza quindi l’utilizzo dell’apposito macchinario, prevede una partenza con il soggetto in stazione eretta, piedi ad una larghezza all’incirca come quella delle spalle e il mantenimento delle fisiologiche curve della colonna; da questa posizione si avrà una flessione delle ginocchia con mantenimento dell’anca estesa (quindi rispetto alla variante al macchinario l’anca non si flette). Il soggetto, durante l’esecuzione sarà costretto a portare molto in avanti le ginocchia oltre che a sollevare i talloni da terra spostandosi sulle punte dei piedi. Una volta raggiunta la massima profondità (che è soggettiva) con il bacino quanto più vicino possibile ai talloni, vie è l’estensione del ginocchio per ritornare alla posizione di partenza.

Se da un lato risulta un valido esercizio per la stimolazione del distretto target, dall’altro vi è da sottolineare che le forze di taglio alle quali viene sottoposto il ginocchio non sono da sottovalutare. Le forze appena citate sono molto simili a quelle a cui l’articolazione viene sottoposta durante esercizi come la leg extension e, di conseguenza, il consiglio è sempre quello di utilizzare determinati esercizi svolgendo un numero più elevato di ripetizioni (con intensità di carico più bassa) e non arrivando al completo cedimento muscolare (in soggetti che presentano delle ginocchia sane). In tutti i soggetti che presentano delle problematiche pregresse a livello dell’articolazione del ginocchio, si consiglia di evitare degli esercizi come il Sissy squat.

Stacco da terra

Insieme allo Squat, lo stacco da terra è uno dei principali movimenti multiarticolari per il condizionamento della muscolatura degli arti inferiori, in particolare della catena posteriore, usato nella preparazione atletica, nel bodybuilding, in fisioterapia e nella riatletizzazione dell’atleta. Si tratta di un esercizio caratterizzato da una tripla estensione sul piano sagittale.

Stacco da terra - la corretta esecuzione

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei, ischiocrurali, erettori spinali, trapezio
Altri muscoli coinvolti
Gran dorsale, addominalli, quadricipite femorale, tricipite della sura

Posizione di partenza:

  • Il bilanciere è poggiato sul pavimento.
  • I piedi sono posizionati sotto al bilanciere (il bilanciere dovrebbe tagliare a metà, in modo trasversale, il piede se visto dall’alto) con una larghezza pari all’incirca a quella delle spalle e con le punte in leggera extrarotazione.
  • Le mani impugnano il bilanciere ad una larghezza leggermente superiore a quella delle ginocchia.
  • Nella posizione di partenza il soggetto si trova con anca e ginocchia flesse e con il rachide inclinato in avanti.
  • Le curve fisiologiche della colonna vertebrale vengono mantenute (si può porre leggera enfasi all’accentuazione della lordosi lombare).

Come per lo Squat, quanto appena detto si riferisce ad una descrizione generale della posizione di partenza per lo svolgimento dell’esercizio. È fondamentale precisare che la posizione di partenza può e deve essere modificata in base alle caratteristiche del soggetto. I principali parametri che potrebbero subire dei cambiamenti risultano essere: altezza del bacino in partenza, verticalità del rachide, altezza del bilanciere (in soggetti novizi o che presentano difficoltà nel mantenimento della posizione di partenza, si può iniziare posizionando dei rialzi sotto i dischi per rendere il bilanciere più alto).

Esecuzione:

  • Tenendo tutta la superficie dei piedi in appoggio al suolo e il peso distribuito su tutta la pianta del piede, il soggetto inizia il movimento spingendo il pavimento e dando il via all’estensione di anca e ginocchio.
  • Il movimento iniziale prevede che il bilanciere si sposti verticalmente e che sia sempre a contatto con le tibie.
  • Quando il soggetto arriva con il bilanciere appena sotto la rotula, vi è la chiusura del movimento grazie alla contrazione dei glutei e alla retroversione del bacino.
  • È importante notare come, fino a quando non vi è la “chiusura” del movimento (contrazione finale dei glutei), spalle e bacino si muovono contemporaneamente in modo verticale.
  • Lo stacco da terra non prevede una fase eccentrica accentuata ma, al contrario, si consiglia di “velocizzare” questa fase per diminuire possibili tensioni a livello lombare (Farley K., 1995).

Una variante dello stacco convenzionale potrebbe essere quella dello stacco con deficit: in questo caso il soggetto posiziona i piedi su dei rialzi (dei dischi ad esempio) andando, in questo modo, ad aumentare il ROM (range of movement) dell’esercizio. In questa variante il soggetto dovrà partire con una maggiore flessione di anca e ginocchio e, di conseguenza, con il bacino più in basso. Questa esecuzione aumenterà l’attivazione dei muscoli quadricipiti grazie alla maggior flessione dell’articolazione del ginocchio (Sarah N. Lanham et al., 2019).

Respirazione

Il principale metodo di respirazione prevede di inspirare durante fase eccentrica ed espirare durante la fase concentrica. Vi è da precisare che, come nello squat, anche nello stacco potrebbe essere utilizzata la manovra di Valsalva per ottenere maggiore stabilità durante l’alzata.

Che differenza c’è nell’utilizzo del bilanciere classico rispetto alla Hex bar?

Molto spesso lo stacco da terra viene eseguito con quella che viene denominata “Hex bar” (bilanciere esagonale). Uno studio (Kevin D. Camara et al. 2016) ha esaminato le differenze, a livello elettromiografico, nell’attivazione dei muscoli degli arti inferiori durante l’esecuzione dello stacco con le due tipologie di bilanciere. Dal suddetto studio si evince come la sostanziale differenza sia nell’attivazione del quadricipite: infatti l’esecuzione con Hex bar aumenta l’attivazione del vasto laterale (sia in fase concentrica che in fase eccentrica) rispetto all’utilizzo del bilanciere classico; al contrario, l’esecuzione con bilanciere classico aumenta l’attivazione dei muscoli posteriori della coscia e dei muscoli lombari a discapito dei muscoli anteriori della coscia. Questo accade anche grazie alla maggior verticalità del tronco durante l’esecuzione dello stacco con Hex bar.

Take home message
Possiamo quindi affermare che la scelta del bilanciere deve essere fatta in base all’obiettivo dell’allenamento. Si consiglia di optare per l’Hex bar nel caso in cui l’obiettivo fosse quello di stimolare maggiormente la parte anteriore della coscia o, allo stesso modo, di ridurre il grado ti tensione a livello lombare in soggetti che presentano problematiche nella regione stessa.

Il set-up nello stacco può variare?

Il set-up (posizionamento iniziale dello stacco da terra) è un argomento importante per rendere quanto più personalizzata possibile l’alzata stessa. La principale differenza si può avere nella posizione del bacino (più in alto o più in basso) dalla quale scaturiscono dei cambiamenti in merito alla flessione del ginocchio e dell’anca. In letteratura sono stati analizzati due diversi set-up: infatti sembrerebbe che la partenza con il bacino più basso porterebbe ad un maggior grado di flessione del ginocchio (e quindi dell’articolazione tibio-tarsica) ma minore flessione a livello dell’articolazione dell’anca; un posizionamento in partenza con il bacino più alto, al contrario, prevede una minor flessione del ginocchio ma un maggior grado di flessione dell’anca.

Quanto appena detto si traduce con delle differenze sul piano dell’attivazione muscolare:

  • La partenza con il bacino più alto mostra una maggior attivazione dei muscoli lombari e posteriori della coscia;
  • La posizione con il bacino più in basso, invece, andrebbe ad attivare maggiormente il vasto laterale (rispetto all’altro set-up) (Edington C. et al., 2018);

Nonostante ciò, la scelta del set-up dovrebbe avvenire anche e soprattutto in base all’antropometria del soggetto (lunghezza delle varie leve corporee) e al grado di mobilità delle articolazioni dello stesso. Inoltre non sono emerse differenze tra i due stili di sollevamento per quanto riguarda le forze di taglio e compressione interne nella colonna lombare o la forza totale in uscita.

Take home message
Il modo in cui un soggetto dovrebbe posizionarsi nell’esecuzione dello stacco potrebbe quindi influire sul grado di attivazione dei diversi distretti muscolari interessati. Bisogna, però, analizzare quelle che sono le priorità che poi porteranno alla scelta del set-up. Possiamo quindi concludere dicendo che prediligere una tipologia rispetto ad un’altra viene fatto in primis sulla base delle peculiarità del soggetto e, solo successivamente, mirando ad una variazione nell’attivazione muscolare.

Stacco da terra - corretta esercuzione degli stacchi

Gli errori più comuni nell'esecuzione dello Stacco da terra

Durante l’esecuzione dello stacco da terra non è difficile commettere errori. In particolare bisognerà porre attenzione ai seguenti fattori:

Allontanare il bilanciere dal corpo
Uno degli errori più comuni durante lo stacco da terra è quello di allontanare, durante la fase concentrica del movimento, il bilanciere dalle tibie/gambe. Quanto appena detto porterebbe ad un notevole incremento dell’attivazione dei muscoli della zona lombare con un aumentato rischio nella perdita della fisiologica curva lombare durante l’alzata stessa.
Perdere la fisiologica curva lombare
Durante l’esecuzione dello stacco, potrebbe capitare che alcuni soggetti non riescano a mantenere le fisiologiche curve della colonna con conseguente perdita della lordosi lombare. Questo errore farebbe in modo che non vi sia un adeguato pre-stiramento dei muscoli posteriori della coscia aumentando la tensione a carico dei muscoli lombari.
Portare il tratto cervicale in iperestensione:
Nella fase concentrica del movimento, l’elevata espressione di forza potrebbe portare ad accentuare l’iperestensione della lordosi cervicale perdendo, appunto, la sua fisiologica curva.
Estendere le ginocchia prima dell’anca:
Uno dei classici errori nello stacco è quello di “salire” prima con il bacino e poi con le spalle. Come detto precedentemente, spalle e bacino salgono contemporaneamente durante la fase concentrica almeno fino a quando il bilanciere non si trova al di sotto della rotula (prima della chiusura dell’alzata). Nel momento in cui il bacino sale prima delle spalle ci si troverà davanti ad una estensione delle ginocchia che anticipa l’estensione dell’anca e che porta a spostare le spalle troppo in avanti trasformando il classico stacco in uno stacco rumeno.

Lo stacco da terra esiste in diverse varianti, quella descritta in precedenza è la versione standard, ma possiamo trovarne, con lo scopo di enfatizzare il lavoro su alcuni distretti rispetto ad altri, almeno altre due.

Variante dello Stacco da terra: Stacco a gambe semi tese

La versione a gambe tese, eseguita con i piedi tra loro paralleli e le ginocchia quasi completamente estese per tutta la durata del movimento, pone in maggior prestiramento i muscoli posteriori della coscia rispetto alla versione standard, reclutandoli maggiormente. Anche in questo caso sarà importante cercare di mantenere il bilanciere sempre adeso al corpo (tibie e cosce) per evitare un sovraccarico della regione lombare.

Stacco a gambe semi tese - la corretta esecuzione

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti
Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Monoarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei, ischiocrurali, erettori spinali, trapezio
Altri muscoli coinvolti
Gran dorsale, addominali
Posizione di partenza
  • Il soggetto impugna il bilanciere con le braccia distese;
  • I piedi sono paralleli e le ginocchia leggermente flesse;
  • Le mani impugnano il bilanciere ad una larghezza leggermente superiore a quella delle ginocchia;
  • Nella posizione di partenza il soggetto si trova con anca estesa e ginocchia leggermente flesse;
  • Le curve fisiologiche della colonna vertebrale vengono mantenute (si può porre leggera enfasi all’accentuazione della lordosi lombare).
Esecuzione
  • Il movimento inizia facendo scivolare il bilanciere sulle cosce verso il basso;
  • Durante lo scivolamento, vengono mantenute le fisiologiche curve della colonna ponendo attenzione alla curva lombare;
  • Durante la fase di discesa si consiglia di puntare il bacino verso l’alto per enfatizzare il pre-stiramento dei muscoli posteriori della coscia;
  • Si consiglia di scendere fino a quando il soggetto è in grado di mantenere la curva lombare estesa (il punto finale della fase eccentrica dipende dalla mobilità e dalla capacità di allungamento muscolare del soggetto);
  • Una volta arrivati in basso, risalire grazie all’estensione dell’anca e, quindi, all’attivazione dei muscoli ischiocrurali;
Respirazione

La respirazione è rappresentata dalla classica metodologia: vi sarà l’inspirazione durante la fase eccentrica del movimento (fase di discesa) e l’espirazione durante la fase concentrica del movimento (fasi di salita).

Variante dello Stacco sumo

Lo stacco sumo è la principale variante dello stacco da terra in quanto eseguita da tutti i soggetti che trovano difficoltà nell’esecuzione del classico stacco. Solitamente, la scelta di questa variante, avviene sia per motivi di “feeling” del soggetto con questo movimento (rispetto al regular) che per motivi antropometrici (lunghezza degli arti e del tronco).

Stacco sumo - la corretta esecuzione

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti
Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei, ischiocrurali, erettori spinali, trapezio
Altri muscoli coinvolti
Gran dorsale, addominalli, quadricipite femorale, tricipite della sura
Posizione di partenza
  • Il bilanciere è poggiato sul pavimento;
  • I piedi sono posizionati sotto al bilanciere con una larghezza pari all’incirca al doppio di quella delle spalle e con le punte in extrarotazione;
  • Le mani impugnano il bilanciere ad una larghezza pari a quella delle spalle;
  • Nella posizione di partenza il soggetto si trova con anca e ginocchia flesse e con il tronco leggermente inclinato in avanti;
  • Le curve fisiologiche della colonna vertebrale vengono mantenute (si può porre leggera enfasi all’accentuazione della lordosi lombare);
Esecuzione

Per quanto concerne l’esecuzione, vale quanto detto per il classico stacco da terra.

Nella versione sumo, si inizia il movimento con i piedi molto più larghi del bacino, circa il doppio, ed i piedi maggiormente extraruotati. In questo modo si riesce, durante la discesa, a mantenere il busto maggiormente eretto, riducendo il carico lombare.
In questa versione si ha un maggior grado di flessione del ginocchio e minore dell’anca, rispetto alla versione standard, con conseguente maggior reclutamento degli estensori del ginocchio; per quanto concerne la tensione espressa a carico dei muscoli paravertebrali ed estensori dell’anca (hamstring e gluteo), non vi sono delle sostanziali differenze di attivazione se confrontati con la versione standard (Escamilla F. et al., 2002) (Belcher, 2017)

Respirazione

In merito alla respirazione durante lo stacco sumo, si può affermare quanto detto nel paragrafo relativo alla respirazione da adottare nello stacco classico.

Take home message
La scelta di una variante piuttosto che un’altra dovrebbe avvenire sulla base dell’obiettivo dell’allenamento stesso. Va inoltre considerato che le differenze relative ai gradi di flessione delle articolazioni coinvolte potrebbero influire anche nei casi in cui l’obiettivo dovesse essere di tipo riabilitativo.

Affondi

Gli affondi rappresentano uno dei principali esercizi multiarticolari per gli arti inferiori che, però, vengono svolti in modo unilaterale. Si tratta, come lo squat, di una triplice estensione sul piano sagittale che, in base alla variante svolta, potrebbe presentare anche uno spostamento orizzontale sullo stesso piano citato.

Affondi in avanti

Affondi in avanti

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti
Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei, quadricipiti
Altri muscoli coinvolti
Ischiocrurali, tricipite della sura
Posizione di partenza

Il soggetto si trova in stazione eretta con i piedi paralleli.

Esecuzione
  • Il movimento inizia facendo un passo in avanti;
  • Il peso viene distribuito su tutta la pianta del piede posto anteriormente;
  • Il piede posto dietro si trova in punta;
  • Si effettua una flessione di anca e ginocchio con spostamento verticale sul piano sagittale arrivando con ginocchio a 90°;
  • Si spinge via il pavimento tornando alla posizione di partenza;
Respirazione

Come in tutti gli altri movimenti citati, la respirazione avviene con un’inspirazione nella fase eccentrica del movimento ed un’espirazione nella fase concentrica del movimento.

Affondi posteriori

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti
Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei, quadricipiti
Altri muscoli coinvolti
Ischiocrurali, tricipite della sura
Posizione di partenza

Vale quanto detto per gli affondi in avanti con l’unica differenza che il primo passo per lo svolgimento dell’esercizio viene fatto posteriormente (mantenendo quindi fermo il piede relativo all’arto implicato nel lavoro muscolare).

Affondi sul posto

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti
Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare.
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei, quadricipiti
Altri muscoli coinvolti
Ischiocrurali, tricipite della sura
Posizione di partenza

Vale quanto detto per gli affondi in avanti con l’unica differenza che la partenza prevede che il soggetto sia con le gambe in apertura sagittale, di conseguenza si avrà una flessione ed estensione di anca e ginocchio lavorando prima con un singolo arto e poi con l’altro.

Gli errori più comuni nell'esecuzione degli affondi

I principali errori durante l’esecuzione degli affondi (qualsiasi variante) possono essere:

Ginocchio che supera eccessivamente la punta del piede
Durante l’esecuzione degli affondi il ginocchio non deve superare eccessivamente la punta del piede poiché, in questo caso, le forze di taglio a carico dell’articolazione del ginocchio andrebbero ad aumentare (soprattutto se il rachide viene mantenuto estremamente verticale). Se associato ad una leggera inclinazione in avanti del rachide ed al mantenimento delle curve fisiologiche della colonna vertebrale, il ginocchio può superare (anche se di poco) la punta del piede.
Estrema inclinazione in avanti del rachide
Una maggiore inclinazione del rachide corrisponde ad una miglior attivazione dei muscoli estensori; va però sottolineato che un’estrema inclinazione in avanti del rachide (che porterebbe alla perdita della fisiologica lordosi lombare) potrebbe, al contrario, inibire l’attivazione dei muscoli estensori dell’anca.
Distribuire buona parte del peso corporeo sul piede posteriore
Il peso corporeo va distribuito nella quasi totalità sul piede posto anteriormente poiché l’arto implicato nel lavoro muscolare sarà proprio quello anteriore.

Esistono differenze tra le tre varianti?

Le tre varianti di affondi descritte precedentemente prevedono delle esecuzioni differenti tra loro. Partendo dalla variante sul posto, la caratteristica principale sarà data dal fatto che non vi sarà uno spostamento dei piedi dall’inizio alla fine della serie; questa peculiarità obbligherà il soggetto a non effettuare una completa estensione d’anca come invece avviene per la completa estensione del ginocchio. La conseguenza sarà un maggior focus sul muscolo quadricipite (per evidenti ragioni biomeccaniche).
Confrontando le varianti in avanti e indietro degli affondi è doveroso citare lo studio di Park S. et al. (2016) in cui sono state analizzate le differenze tra gli affondi in avanti, gli affondi indietro e la variante di affondi in camminata. I risultati ottenuti dimostrano che:

  • La maggior attivazione MEDIA del gluteo si ha negli affondi indietro, mentre il picco di maggior attivazione dello steso si ha negli affondi in camminata.
  • La variante di affondi in avanti presenta il maggior picco di attivazione del quadricipite ma anche le maggiori forze di taglio sul ginocchio.
  • La variante che presenta i valori maggiori di attivazione MEDIA dei principali muscoli coinvolti è quella rappresentata dagli affondi indietro.

Take home message
Sulla base di quanto emerso in merito alle varianti analizzate, si può concludere quanto segue: in ottica “sicurezza” la variante di affondi indietro sembra essere migliore rispetto alla variante in avanti; inoltre si può affermare lo stesso per quanto riguarda il reclutamento muscolare ma tenendo in considerazione anche la variante di affondi in camminata in quanto fornisce degli ottimi stimoli in merito alle contrazioni di picco (caratteristica utile in ottica di aumento di forza e/o ipertrofia).
Infine sarebbe meglio non somministrare la variante in avanti in soggetti che presentano problematiche a livello dell’articolazione del ginocchio proprio a causa delle maggiori forze di taglio alle quali verrebbe sottoposto.

Quale deve essere la posizione del rachide?

La “classica” esecuzione degli affondi prevede che il rachide sia mantenuto verticale (perpendicolare rispetto al pavimento); nonostante ciò, un cambiamento nel grado di inclinazione del rachide (e quindi nell’angolo a livello dell’anca) potrebbe influire sull’attivazione muscolare.
In particolare, una maggior flessione in avanti del rachide porterebbe ad una maggior attivazione dei muscoli estensori dell’anca rispetto all’esecuzione con rachide “neutro” (Farrokhi S. et al, 2008).

Questo potrebbe accadere per due principali motivi (nonché conseguenze della maggior flessione del rachide): lo spostamento del baricentro e il maggior pre-stiramento dei muscoli estensori dell’anca. Vi è da precisare che se si dovesse decidere di eseguire un affondo diminuendo l’angolo a livello dell’articolazione dell’anca, è di fondamentale importanza il mantenimento delle fisiologiche curve della colonna (in particolare la lordosi lombare).

Squat bulgaro

Lo Squat bulgaro (conosciuto anche come “Bulgarian Split Squat”) è un esercizio multiarticolare svolto in modo monopodalico che, come lo squat, prevede una triplice estensione sul piano sagittale.

Bulgarian split squat

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei, quadricipiti
Altri muscoli coinvolti
Ischiocrurali, tricipite della sura

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova in stazione eretta;
  • Un piede è poggiato sul pavimento mentre l’altro piede viene posto su un rialzo situato posteriormente rispetto al soggetto;
  • Il piede posto sul rialzo è in posizione di flessione plantare, quindi il dorso del piede stesso dovrà aderire al rialzo;
  • Il peso del corpo è distribuito quasi totalmente su tutta la pianta del piede posto anteriormente;

Esecuzione

  • Si effettua una flessione di anca e ginocchio con spostamento verticale sul piano sagittale arrivando con ginocchio a 90° (o poco meno);
  • Durante l’esecuzione vengono mantenute le curve fisiologiche della colonna;
  • Una volta arrivati in basso, si spinge via il pavimento tornando alla posizione di partenza;

Respirazione

Come in tutti gli altri movimenti citati, la respirazione avviene con un’inspirazione nella fase eccentrica del movimento ed un’espirazione nella fase concentrica del movimento.

Approfondimenti

L’esercizio analizzato presenta svariate similitudini con gli affondi precedentemente visti. Viene di conseguenza confermato quanto detto in relazione all’inclinazione del rachide rispetto all’anca e quindi l’attivazione dei diversi distretti muscolari durante il movimento.

Bulgarian split squat: come eseguire correttamente lo squat bulgaro

Gli errori più comuni nell'esecuzione dello Squat bulgaro

In relazione agli errori commessi durante l’esecuzione dello squat bulgaro, vale quanto affermato per gli affondi nel paragrafo precedente.

Leg press

Tra i macchinari più conosciuti nelle sale attrezzi per la stimolazione del muscolo quadricipite vi è sicuramente la Leg Press.
Esercizio multiarticolare, di spinta, che dà la possibilità di vincere resistenze (carichi) molto alte e di sottoporre il muscolo target a stimoli decisamente elevati.

Leg press

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Quadricipiti
Altri muscoli coinvolti
Glutei, ischiocrurali

Posizione di partenza

  • Il soggetto si posiziona sul macchinario appoggiando la schiena al sedile;
  • Vengono mantenute le fisiologiche curve della colonna vertebrale;
  • I piedi vengono posizionati all’incirca al centro della “piastra” che si andrà a spingere;

Esecuzione

  • Il movimento inizia con una estensione di anca e ginocchio;
  • Durante la fase concentrica il soggetto spingerà la piastra lontano da sé premendo con tutta la pianta del piede;
  • Durante la fase eccentrica vi sarà una flessione di anca e ginocchio;

Respirazione

La respirazione prevede un’inspirazione durante la fase eccentrica del movimento ed un’espirazione durante la fase concentrica del gesto.

Gli errori più comuni nell'esecuzione della Leg Press

Durante l’esecuzione della Leg press sarebbe consigliabile evitare di:

Alzare i talloni spingendo solo con la punta del piede
Il piede deve aderire sulla piastra del macchinario nella sua totalità. Alzare il tallone ed enfatizzare la spinta a carico dell’avampiede aumenterebbe la tensione a carico del ginocchio. Importante ricordare che durante il movimento bisogna premere con tutta la pianta del piede ponendo maggior enfasi sul tallone.
Perdere la lordosi lombare durante la fase eccentrica
Durante la fase eccentrica del movimento bisognerebbe fare attenzione a non annullare la lordosi lombare (appiattendo quindi il tratto lombare); questo errore viene commesso soprattutto quando si ricerca una discesa “profonda”.
La conseguenza sarebbe quella di aumentare la tensione a carico del tratto lombare stesso. Durante la fase eccentrica, quindi, si consiglia di raggiungere la massima profondità nella quale si riescono a mantenere le fisiologiche curve, di conseguenza il ROM dell’esercizio potrà essere soggettivo.

Dove bisogna posizionare i piedi?

Durante l’esecuzione dell’esercizio Leg press, la variazione del posizionamento dei piedi sulla piastra potrebbe variare quella che è la stimolazione dei diversi distretti muscolari degli arti inferiori. In particolare, posizionando i piedi più in basso si avrà una maggior stimolazione del quadricipite, posizionando i piedi più in alto si andranno a stimolare maggiormente i glutei e femorali (De Pascalis P., 2018) (Escamilla F., et al. 2001).

La differenza nell’attivazione dei diversi distretti è data dal cambiamento del grado di flessione del ginocchio: i piedi posizionati in basso costringeranno ad una maggior flessione di ginocchio e caviglia; i piedi in alto richiederanno minor flessione del ginocchio e, di conseguenza, minor reclutamento del quadricipite spostando il focus sugli estensori dell’anca.

Hip thrust

Uno dei più rinomati esercizi per i glutei è sicuramente l’Hip Thrust (attenzione agli errori di trascrizione: no Hip TrustHip Trast).
L’esecuzione di questo esercizio prevede che vi sia un’estensione d’anca contro resistenza. Nonostante durante il movimento vi è un leggero cambiamento degli angoli di ginocchio e caviglia (considerandolo un esercizio multiarticolare), tutto il movimento ruota attorno all’articolazione coxo-femorale.

Hip thrust

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei
Altri muscoli coinvolti
Ischiocrurali, addominali

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova con la schiena (zona toracica) poggiata su un rialzo (panca/macchinario) e i piedi a terra;
  • I piedi sono posizionati in modo tale da creare un angolo a livello del ginocchio di circa 90° quando ci si ritrova alla fine della fase concentrica;
  • Il bilanciere viene posizionato sul bacino all’altezza dell’articolazione dell’anca;
  • Il soggetto parte con il bacino in basso e anca e ginocchio flessi;

Esecuzione

  • Il movimento prevede un’estensione dell’anca con conseguente retroversione del bacino;
  • Durante la fase eccentrica vi è una flessione dell’anca con il mantenimento delle fisiologiche curve della colonna (in particolare la lordosi lombare);
  • Alla fine della fase concentrica del movimento, grazie alla retroversione del bacino, si avrà un appiattimento della regione lombare (Contreras B. et al., 2011);

Respirazione

La respirazione prevede un’inspirazione durante la fase eccentrica del movimento ed un’espirazione durante la fase concentrica del gesto.

Gli errori più comuni nell'esecuzione dell'Hip Thrust

Errori comuni durante l’Hip Thrust

Retroversione del bacino
Alla fine della fase concentrica del movimento, l’esercizio richiede che vi sia una retroversione del bacino in quanto si tratta di un’azione compiuta dal grande gluteo e che fornisce una contrazione di picco del muscolo stesso. Bisogna però fare attenzione a non mantenere la retroversione in fase di discesa, quindi nella fase eccentrica. Nella fase negativa la colonna vertebrale manterrà le proprie curve fisiologiche.
La posizione dei piedi
Un altro errore molto comune è il posizionamento dei piedi. Come già anticipato in precedenza, i piedi vanno posizionati in modo tale che l’angolo a livello del ginocchio alla fine della fase concentrica (quando il bilanciere è in alto) sia di 90° circa.
Posizionando i piedi più in avanti si andrà ad aumentare il reclutamento dei muscoli posteriori della coscia a discapito del grande gluteo. Collocando, invece, i piedi più indietro (quindi creando un angolo a livello del ginocchio minore di 90°) si rischia di generare delle forze di attrito tra i piedi e il pavimento che porterebbero ad una maggior attivazione del quadricipite oltre che a delle forze di taglio a livello del ginocchio stesso.

L’Hip Thrust è il miglior esercizio per i glutei?

Come già detto in precedenza, l’Hip Thrust è un esercizio che coinvolge in modo marcato il muscolo grande gluteo.

Rispetto ad altri esercizi che coinvolgono lo stesso muscolo, come ad esempio lo Squat o il Romanian Deadlift, sembrerebbe essere quello che presenta la maggior attività del grande gluteo (Delgado J et al., 2019).
Nel momento in cui vi è un confronto tra due esercizi, è sempre importante analizzare il profilo della resistenza del movimento: nel paragone tra l’hip thrust e lo squat è fondamentale precisare come il muscolo è chimato ad esprimere una tensione massima in due gradi di allungamento diversi.
Mentre nell’hip thrust si avrà una massima tensione in massimo accorciamento del gluteo, durante uno squat la massima tensione verrà espressa durante il massimo allungamento del muscolo stesso.

Take home message
Sulla base di quanto detto, l’hip thrust è uno dei migliori esercizi per il reclutamento del gluteo ma, nonostante ciò, potrebbe non essere il migliore se l’obiettivo è quello di un aumento dei volumi muscolari. In questo caso, se paragonato allo squat, si potrebbe affermare che i due esercizi sono complementari tra loro a causa del diverso stimolo derivante dai diversi profili di resistenza dei due movimenti.

Step up

Lo step up è un esercizio multiarticolare che, come lo squat, prevede una triplice estensione sul piano sagittale.

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, Multiarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Glutei, quadricipiti
Altri muscoli coinvolti
Ischiocrurali, erettori spinali

Posizione di partenza

  • Il soggetto è posizionato di fronte al rialzo (box/panca/step) con un piede poggiato sul pavimento e un piede posto sul rialzo;
  • Il peso corporeo viene distribuito su tutta la pianta del piede posto sul rialzo;
  • Vi è un mantenimento di tutte le curve fisiologiche della colonna;

Esecuzione

Il soggetto sale sul rialzo spingendo contro lo stesso con tutta la pianta del piede.

Esecuzione

L’esercizio Step up può essere eseguito in due varianti:

  1. Angolo a livello dell’anca e del ginocchio di 90° che porterà ad una maggior stimolazione del quadricipite femorale;
  2. Riduzione dell’angolo a livello di anca e ginocchio (minore di 90°) per spostare il focus dell’esercizio sul gluteo. Una maggior flessione in avanti del rachide (coadiuvata da un mantenimento della fisiologica curva lombare) porterà ad un maggior pre-stiramento del gluteo e, di conseguenza, una maggior attivazione dello stesso.

Respirazione

Anche in questo caso la respirazione prevede un’inspirazione durante la fase eccentrica del movimento ed un’espirazione durante la fase concentrica del gesto.

Gli errori più comuni nell'esecuzione del Sit up

Alzare il tallone del piede in spinta
Durante la fase concentrica, alzare il tallone del piede facendo leva con la punta del piede stesso risulta essere un errore in quanto tenderebbe ad aumentare le forze ti taglio a carico dell’articolazione del ginocchio
Ginocchio in valgo dinamico
Un altro errore comune è quello di portare il ginocchio in una situazione di valgo dinamico (ginocchio che collassa all’interno) durante la salita. Si tratta di un movimento poco fisiologico per la salute articolare del ginocchio soprattutto quando avviene sotto carico
Perdita delle fisiologiche curve della colonna
La perdita delle fisiologiche curve della colonna, come in molti altri esercizi, risulta ancora una volta essere un errore

Step up e attivazione del gluteo

In letteratura, una review del 2020, mostra come lo step up (con le sue varianti diagonale e laterale) sia il miglior esercizio per l’attivazione dei glutei (in % rispetto alla massima attivazione isometrica volontaria) se confrontato con molti altri esercizi come: Stacchi, Squat, Hip Thrust e le relative varianti di ognuno.

Questo dato ci comunica che lo step up è IL miglior esercizio per il gluteo? Analizzando lo studio (e le conclusioni alle quali gli autori stessi giungono) si evince come l’esercizio in questione sia quello che restituisce la miglior attivazione in percentuale del gluteo non solo per la biomeccanica del movimento ma anche per il contesto di esecuzione dello stesso. Infatti viene specificato come il gluteo, durante lo svolgimento, sia il responsabile del mantenimento dell’equilibrio a livello di bacino e anca oltre che a limitare l’adduzione e la rotazione mediale del femore.
Allo stesso tempo, però, lo step up presenta delle limitazioni: situazione di disequilibrio, ridotta possibilità di carico, difficoltà per tutti i soggetti neofiti. La conseguenza dei fattori appena elencati è una ridotta possibilità di costruzione di forza e volumi muscolari (Neto et al., 2020).

Take home message
La scelta di questo esercizio potrebbe avvenire con lo scopo di migliorare la percezione e l’attivazione del gluteo del soggetto in una fase di apprendimento motorio oltre che di miglioramento delle capacità di equilibrio e coordinative. Nel momento in cui l’obiettivo è quello di lavorare sull’ipertrofia o sulla capacità di forza, sarebbe più consono scegliere esercizi che permettono di avere una capacità di carico più elevata utilizzando lo step up come un esercizio complementare per diversificare lo stimolo sul distretto muscolare target.

Leg extension

La leg extension è il principale esercizio monoarticolare per l’allenamento del quadricipite femorale. Il movimento è caratterizzato da un’estensione del ginocchio sul piano sagittale.

Leg extension

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica aperta, monoarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Quadricipite femorale

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova seduto con il rachide poggiato allo schienale;
  • Il rullo dell’attrezzo viene posizionato sull’articolazione tibio-tarsica;
  • I piedi si trovano in posizione di flessione dorsale (a martello).

Esecuzione

Il movimento prevede un’estensione del ginocchio.

Respirazione

Inspirare durante la fase eccentrica ed espirare durante la fase concentrica del movimento. Vi è da precisare che anche il posizionamento sul macchinario potrebbe variare leggermente quella che è l’attivazione muscolare. Infatti, ponendo in antiversione o retroversione il bacino, vi è un minore o maggiore reclutamento del muscolo retto del femore; essendo quest’ultimo un muscolo bi-articolare (flessore d’anca ed estensore del ginocchio), una partenza con il bacino posto in anteroversione (quindi un minor angolo tra rachide e femore) fisserà il retto femorale in una condizione di pre-accorciamento con una sollecitazione minore sullo stesso.

Una partenza con bacino in retroversione (quindi maggior angolo tra rachide e femore) porterà ad aumentare la lunghezza del retto del femore in fase iniziale con conseguente maggior attivazione dello stesso. Infine, l’esecuzione del suddetto esercizio dovrebbe presentare, in maniera generale, un mantenimento delle fisiologiche curve della colonna e, di conseguenza, viene consigliato di eseguirla ponendo il bacino in rotazione neutra.

Approfondimenti e letteratura scientifica a riguardo

Posso cambiare l’enfasi da porre sui diversi fasci del quadricipite? L’idea secondo la quale vi è la possibilità di reclutare diversi fasci del quadricipite femorale solo variando la rotazione dei piedi è stata smentita da diversi studi in letteratura (Paoli et al., 2013; Smith O T. et al., 2009). Va inoltre ricordato che, come anticipato precedentemente, essendo il retto del femore un muscolo bi-articolare, durante l’estensione del ginocchio ad anca flessa vie è maggio partecipazione dei muscoli vasto laterale, vasto mediale, vasto intermedio.

Sicurezza

Durante l’estensione monoarticolare del ginocchio, il gruppo degli ischiocrurali non partecipa, con la loro co-contrazione, alla stabilizzazione del ginocchio. La tibia verrà quindi sottoposta alla sola forza di traslazione anteriore del quadricipite, creando forze di taglio che, senza l’intervento degli ischiocrurali, verranno opposte dal solo legamento crociato anteriore. Durante l’esecuzione della leg extension vi è una tensione di picco per il legamento crociato anteriore che si verifica ad angoli del ginocchio inferiori a 30°.

Pertanto, se l'obiettivo è quello di utilizzare l’esercizio leg extension in fase riabilitativa si consiglia di ridurre al minimo il carico sul legamento crociato anteriore, soprattutto durante le prime fasi dopo l'intervento chi rurgico di ricostruzione dello stesso, eseguendo il movimento ad angoli del ginocchio più elevati (ovvero 50° - 100°) (Escamilla et al., 2012).

In aggiunta, però, durante l’esercizio monoarticolare, il ginocchio viene sottoposto a delle forze di compressione (sia tibio-femorali che patello-femorali) nei gradi di maggior flessione dello stesso. Pertanto è consigliabile, durante l’esecuzione della leg extension, non esasperare lo stiramento del quadricipite in fase eccentrica portando il ginocchio ad elevati gradi di flessione (Kaufman et al., 1991) Per queste ragioni, nello stesso ed in altri lavori, si sconsiglia l’uso del leg extension in soggetti con legamento crociato anteriore danneggiato o con presenza di sintomatologia riferibile ai comparti patello-femorale e tibio-femorale.

Leg curl

L’esercizio di leg curling è il principale esercizio monoarticolare per l’allenamento del gruppo dei posteriori della coscia.

Tecnica di esecuzione

L’esercizio è eseguibile nelle due varianti seduto e prono.

Leg curl seduto

Leg curl seduto

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica aperta, monoarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Ischiocrurali, polpacci (gastrocnemio)

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova seduto con il rachide poggiato allo schienale.
  • Vi sono due rulli: uno viene posizionato anteriormente a livello della tibia (poco sotto la rotula) e il secondo viene a contatto con la parte posteriore della caviglia (circa tra polpaccio e tallone).
  • I piedi si trovano in posizione di flessione dorsale (a martello).

Esecuzione

Il movimento prevede una flessione del ginocchio ad anca flessa.

Respirazione

Inspirare durante la fase eccentrica ed espirare durante la fase concentrica del movimento.
La particolarità di questa tipologia di esecuzione è nella posizione di partenza del soggetto: ricordiamo che i muscoli ischiocrurali sono tutti muscoli bi-articolari (fatta eccezione per il capo breve del bicipite femorale) e, di conseguenza, una posizione iniziale da seduto (anca flessa) porrà i muscoli target in una condizione di pre-stiramento con conseguente maggior attivazione degli stessi.

Leg curl prono

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica aperta, monoarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti

Altri muscoli coinvolti
Ischiocrurali, polpacci (gastrocnemio)

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova disteso sul macchinario;
  • Il rullo è posizionato posteriormente rispetto all’articolazione tibio-tarsica.

Esecuzione

Il movimento prevede una flessione del ginocchio ad anca estesa.

Respirazione

Inspirare durante la fase eccentrica ed espirare durante la fase concentrica del movimento.

Approfondimenti e letteratura scientifica a riguardo

La particolarità dell’esecuzione da seduto è nella posizione di partenza del soggetto: ricordiamo che i muscoli ischiocrurali sono tutti muscoli bi-articolari (fatta eccezione per il capo breve del bicipite femorale) e, di conseguenza, una posizione iniziale da seduto (anca flessa) porrà i muscoli target in una condizione di pre-stiramento con conseguente maggior attivazione degli stessi. Nella variante prono, invece, i muscoli ischiocrurali partono da una condizione di pre-accorciamento e, di conseguenza, vi sarà minor attivazione degli stessi.

Questa situazione può essere enfatizzata da una retroversione del bacino per aumentare la condizione di pre-accorciamento. Essendo gli ischiocrurali anche dei rotatori del femore, in particolare ricordiamo che il capo lungo del bicipite femorale è un extrarotatore del femore mentre semitendinoso e semimembranoso ne sono intrarotatori, è possibile enfatizzare il reclutamento dell’uno o degli altri facendoli partire da una posizione di maggior allungamento.

Nello specifico, applicando la legge di Starling, iniziando il movimento con gli arti inferiori extrarotati, il semitendinoso ed il semimembranoso, partiranno da una condizione di prestiramento e saranno, quindi, maggiormente reclutati. Al contrario, iniziando il movimento con gli arti inferiore intrarotatori, partirà da una condizione di prestiramento il capo lungo del bicipite, con un suo conseguente maggior interessamento.

Adductor machine

Esercizio monoarticolare che prevede l’adduzione dell’anca a ginocchio flesso.

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, monoarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Adduttori dell’anca, in particolare: adduttore grande, muscolo gracile, muscolo pettineo

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova seduto sul macchinario poggiato all’apposito schienale;
  • La parte interna del ginocchio è poggiata sui cuscinetti del macchinario;
  • Il soggetto mantiene le fisiologiche curve della colonna vertebrale.

Esecuzione

Il movimento prevede un’adduzione dell’anca a ginocchio flesso contro resistenza (pacco pesi del macchinario).

Respirazione

Inspirare durante la fase eccentrica ed espirare durante la fase concentrica del movimento.

Abductor machine

Esercizio monoarticolare che prevede l’abduzione dell’anca a ginocchio flesso.

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, monoarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Piccolo e medio gluteo, muscolo piriforme, tensore della fascia lata

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova seduto sul macchinario poggiato all’apposito schienale.
  • La parte esterna del ginocchio è poggiata sui cuscinetti del macchinario.
  • Il soggetto mantiene le fisiologiche curve della colonna vertebrale.

Esecuzione

Il movimento prevede un’abduzione dell’anca a ginocchio flesso contro resistenza (pacco pesi del macchinario).

Respirazione

Inspirare durante la fase eccentrica ed espirare durante la fase concentrica del movimento.

Approfondimenti e considerazioni su adductor e abductor machine

I due esercizi (con relativi macchinari) appena analizzati sono i più utilizzati in ambito di allenamento in sala pesi per quanto riguarda la stimolazione dei muscoli adduttori e abduttori dell’anca. Vi è da precisare, però, che i muscoli in questione (soprattutto i muscoli abduttori) hanno una funzione di stabilizzazione del bacino in condizioni di disequilibrio, perciò l’utilizzo dei macchinari analizzati non è la scelta migliore per stimolare al meglio i gruppi muscolari interessati.

Per quanto concerne l’abductor machine, va sottolineato che il movimento tende a stimolare anche il muscolo piriforme il quale, in una condizione di rigidità e/o ipertono, potrebbe premere sul nervo sciatico causando anche dei problemi al soggetto stesso. Infine il consiglio è quello di stimolare e sviluppare i gruppi muscolari citati attraverso l’utilizzo di esercizi per gli arti inferiori che prevedano delle condizioni di disequilibrio o, allo stesso modo, l’esecuzione del movimento in modo monolaterale (un arto per volta); tra questi esercizi troviamo: affondi, step up, squat bulgaro ecc.

Calf in piedi

Esercizio monoarticolare per l’allenamento del tricipite della sura; consiste nella flesso/estensione della caviglia.

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, monoarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Polpacci (gastrocnemio)
Altri muscoli coinvolti
Soleo

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova in piedi con i cuscinetti del macchinario poggiati sulle spalle.
  • Le curve della colonna vengono mantenute neutre.
  • I piedi sono posizionati in modo da svolgere una completa flessione ed estensione della caviglia.

Esecuzione

Il movimento prevede una flessione ed un’estensione della caviglia contro resistenza. L’esercizio può essere svolto anche senza apposito macchinario utilizzando un semplice rialzo e un manubrio; inoltre il movimento può essere effettuato lavorando con una singola gamba per volta.

Respirazione

Inspirare durante la fase eccentrica ed espirare durante la fase concentrica del movimento.

Calf da seduto

Si tratta di un esercizio monoarticolare che prevede la flesso/estensione della caviglia a ginocchio flesso.

Tipologia di esercizio e muscoli coinvolti

Tipologia
Esercizio a catena cinetica chiusa, monoarticolare
Principali gruppi muscolari coinvolti
Soleo
Altri muscoli coinvolti
Polpacci (gastrocnemio)

Posizione di partenza

  • Il soggetto si trova seduto sul macchinario con i cuscinetti dello stesso poggiati sulle ginocchia.
  • I piedi sono posizionati in modo da svolgere una completa flessione ed estensione della caviglia.

Esecuzione

Il movimento prevede una flessione ed un’estensione della caviglia a ginocchio flesso contro resistenza.

In questo caso, nel momento in cui non si avesse a disposizione il macchinario, l’esercizio può anche essere eseguito da seduto, poggiando i piedi su un rialzo (uno step ad esempio) e andando a posizionare il carico (dei dischi) sulle ginocchia. A differenza del calf in piedi, nel calf da seduto il muscolo gastrocnemio partirà da una condizione di pre-accorciamento andando, di conseguenza, ad aumentare l’attivazione del muscolo Soleo.

Questo articolo è tratto dal libro Manuale di biomeccanica degli esercizi fisici.

A quali domande risponde questo articolo?

Meglio lo squat o lo stacco da terra?

Dipende dall'obiettivo. Lo squat allena prevalentemente i quadricipiti e i glutei. Lo stacco da terra coinvolge maggiormente la catena posteriore (femorali, glutei, erettori spinali). Entrambi sono ottimi esercizi multiarticolari.

Qual è l'esercizio migliore per i glutei?

Non esiste un esercizio "migliore" in assoluto. L'Hip Thrust è ottimo per il reclutamento del gluteo, lo Step Up per l'attivazione in percentuale, lo Squat è un buon compromesso. Variare gli stimoli è la chiave.

Come posso allenare al meglio i quadricipiti?

Lo Squat è un esercizio fondamentale. La Leg Extension isola il quadricipite, ma con alcune cautele per la salute del ginocchio. Anche gli affondi, lo Step Up e la Leg Press sono ottime opzioni.

Come posso allenare al meglio i femorali?

Lo Stacco da terra e le sue varianti sono esercizi chiave. Il Leg Curl, in particolare da seduto, isola i femorali. Anche l'Hip Thrust contribuisce al loro allenamento.

Le macchine sono utili per allenare le gambe?

Alcune macchine, come la Leg Press, possono essere utili. Altre, come l'Abductor/Adductor Machine, offrono stimoli meno efficaci rispetto ad esercizi funzionali. In generale, i pesi liberi sono da preferire.

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