Le attività aerobiche di resistenza più adatte sono tutte quelle cicliche che permettono di realizzare uno sforzo prolungato che interessi dal 60 al 70% della muscolatura corporea. Tra queste ricordiamo:
A queste attività si possono aggiungere il remare, l'escursionismo in montagna e lo sci di fondo ("L'allenamento ottimale" di J𝑢rgen Weineck).
Un allenamento di resistenza oltre ad avere un effetto marcato sulla capacità funzionale del cuore svolgendo così un'
azione cardioprotettiva diretta, agisce anche su una serie di fattori di rischio che sono responsabili di patologie degenerative
cardiovascolari.
Questi fattori di rischio in generale sono:
I singoli fattori talvolta sono in stretta relazione tra loro e se si incontrano non si ha solo una sommatoria, ma un incremento delle probabilità
che si producano patologie degenerative cardiovascolari.
Uno dei primi effetti dell'allenamento di resistenza è la riduzione della frequenza cardiaca, che da un lato produce
una notevole riduzione del lavoro cardiaco quotidiano, mentre dall'altro, secondo alcuni studi, una bassa frequenza cardiaca rappresenta un pericolo
minore di patologie coronariche.
La riduzione della frequenza cardiaca diminuisce drasticamente il rischio di patologie coronariche letali. Se l'allenamento viene svolto nella
zona delle intensità più elevate (nel caso ottimale nella zona della "soglia anaerobica") a livello cardiaco si producono cambiamenti vegetativi
e trasformazioni morfologiche che rafforzano i processi di maggiore economia funzionale.
Un allenamento della resistenza abbastanza intenso porta da un'ipertrofia cardiaca dovuta ad una dilatazione delle camere cardiache
ad una ipertrofia del miocardio. Si produce quindi, un aumento della gittata sistolica e un incremento della portata cardiaca possibile
durante il carico. Un'elevata gittata sistolica ha il vantaggio di rendere possibile un lavoro cardiaco economico, sia in condizioni di riposo sia
sotto carico.
La riduzione della frequenza cardiaca, prodotta dall'allenamento di resistenza, non deve essere attribuita solo a cambiamenti vegetativi e all'incremento
delle dimensioni del cuore, ma anche ad una migliore utilizzazione dell'ossigeno e di substrati dovuta ad una migliore capillarizzazione, cioè una migliore
irrorazione sanguigna derivante da un incremento della superficie di scambio dei capillari periferici.
L'allenamento di resistenza provoca una maggiore capillarizzazione ed una maggior formazione di collaterali oltre che nel muscolo scheletrico,
anche nel miocardio. Questo tipo di allenamento produce una potente dilatazione degli accessi coronarici e delle stesse coronarie e,
di conseguenza, un ulteriore miglioramento del rifornimento di sangue al miocardio, a riposo e sotto sforzo.
La terapia del movimento è una delle terapie dell'ipertonia che deve essere combinata con provvedimenti di tipo dietetico e
farmacologico. Numerose ricerche hanno dimostrato che un allenamento della resistenza costante, dinamico, con intensità media
agisce positivamente sulle varie forme di ipertensione. In particolare, l'ipertensione leggera e di media gravità (I e II grado) e
i disturbi ipertonici di regolazione possono essere influenzati da un allenamento di resistenza.
La riduzione dell'increzione di catecolamine porta ad una crescente riduzione e stabilizzazione della pressione stessa, che, da un
lato, rappresenta una diminuzione del lavoro cardiaco pressorio, non economico e, dall'altro, l'eliminazione di un importante fattore di rischio di
patologie degenerative cardiovascolari.
Naturalmente, l'allenamento della resistenza solo in alcuni casi è adatto per eliminare l'ipertensione. Esso, infatti, risulta controindicato quando sono presenti:
L'allenamento della resistenza influenza anche l'aumento dei lipidi ematici. È noto che l'incremento dei lipidi ematici
(trigliceridi, colesterina) rappresenta un importante fattore di rischio per lo studio delle cause e dei meccanismi di insorgenza di patologie
degenerative cardiovascolari, in particolare dell'aterosclerosi.
Secondo le attuali concezioni, l'origine dell'aterosclerosi è la conseguenza di un accumulo di determinate lipoproteine nelle pareti
interne delle arterie. Grazie all'allenamento della resistenza, da un lato, si riesce ad abbassare l'alto livello di lipidi ematici e, dall'altro,
si produce un incremento della frazione di α lipoproteine (HDL), un importante fattore protettivo dall'arteriosclerosi.
Anche le situazioni di stress vengono influenzate dall'allenamento di resistenza attraverso cui si può ridurre l'energia accumulata
mediante gli stimoli di stress e la regolazione simpaticotonica. L'allenamento fisico offre tutto quello che serve a neutralizzare in modo naturale
lo stress e ne contiene le conseguenze dannose. Questo tipo di allenamento, quindi, insieme ad un cambiamento dello stile di vita, è il mezzo
preventivo e terapeutico più importante contro lo stress e le sue dannose ripercussioni.