Il termine "prevenzione" si riferisce a qualsiasi atto finalizzato a ridurre la possibilità che un evento, generalmente indesiderato, si verifichi. In ambito cardiovascolare, esso identifica una serie di azioni coordinate, a livello pubblico e individuale, volte a debellare, eliminare o ridurre al minimo l'impatto delle malattie cardiovascolari (MCV) e delle relative disabilità. È possibile classificare la prevenzione in tre livelli:
Si possono distinguere, quindi, tre tipi di prevenzione: primaria, secondaria e terziaria.
La prevenzione primaria mira ad evitare che la malattia insorga e riguarda soggetti che non hanno avuto eventi cardiovascolari, il cui livello di rischio dipende dalla combinazione dei vari fattori di rischio.
La prevenzione secondaria riguarda coloro che sono stati già colpiti da un evento cardiovascolare. Essa consiste nell'esecuzione di controlli clinici ed esami diagnostico-strumentali mirati a prevenire una nuova insorgenza di patologie cardiovascolari potenzialmente letali o altamente invalidanti per la qualità di vita futura per il paziente.
La prevenzione terziaria identifica un progetto focalizzato sulla corretta gestione di una malattia già esistente, di solito cronica, al fine di prevenire un'ulteriore perdita funzionale. I programmi di prevenzione sono sotto la responsabilità dei professionisti della salute e richiedono conoscenze specialistiche e un ampio spettro di abilità professionali per organizzare e fornire efficaci interventi basati sull'evidenza.
È tuttavia necessario distinguere tra i protocolli di prevenzione e i protocolli di riabilitazione. Le misure preventive hanno come obiettivo non solo la prevenzione degli eventi acuti nella popolazione esposta a rischio, ma anche la riduzione delle eventuali complicanze, il rallentamento del processo di cronicizzazione e il miglioramento della capacità funzionale del cardiopatico.
La cardiologia riabilitativa, invece, rappresenta un processo multifattoriale, attivo e dinamico, che ha come fine quello di favorire la stabilità clinica del paziente, riducendo le disabilità conseguenti alla malattia e supportando il mantenimento e la ripresa di un ruolo attivo dello stesso nella società. Essa è riconosciuta come il modello standard per il trattamento globale del paziente cardiopatico in fase post acuta o cronica e, in particolare, costituisce il modello più efficace per la realizzazione di una prevenzione secondaria strutturata e a lungo termine.
La prevenzione secondaria non rappresenta infatti un concetto astratto, ma una reale opportunità di migliorare la nostra qualità di vita. L'American Heart Association (AHA) e l'American Association of Cardiovascular and Pulmonary Rehabilitation (AACVPR) riconoscono che tutti i programmi di prevenzione secondaria cardiovascolare dovrebbero contenere specifici protocolli mirati alla riduzione del rischio cardiovascolare, alla prevenzione e al trattamento delle condizioni di disabilità conseguenti ad eventi acuti e alla promozione di corretti stili di vita a favore dei pazienti colpiti da malattie cardiovascolari.