La grande maggioranza delle morti per tumore polmonare è attribuibile al fumo di sigaretta. Esso è responsabile di circa il 90% dei casi di carcinoma polmonare negli Stati Uniti e in altri paesi in cui il fumo di sigaretta è comune1.
Il rischio di carcinoma polmonare tra i fumatori aumenta con la durata dell'esposizione e con il numero di sigarette fumate al giorno. Infatti, è stato stimato che triplicando il numero di sigarette fumate al giorno si triplica anche il rischio di carcinoma polmonare, mentre triplicando la durata dell'esposizione al fumo il rischio aumenta di 100 volte. Questi risultati hanno notevoli implicazioni riguardanti la diffusione dell'abitudine al fumo tra i giovani.
Infatti, coloro che iniziano in giovane età hanno una maggiore probabilità di diventare fumatori abituali e quindi incorrono in un maggior rischio1.
Inoltre la durata del periodo di astinenza dal fumo negli ex-fumatori è inversamente proporzionale al rischio di sviluppare carcinoma polmonare. Tuttavia anche per periodi di astinenza maggiori di 40 anni, il rischio di carcinoma polmonare tra gli ex-fumatori rispetto a coloro che non hanno mai fumato rimane elevato1.
Questi dati evidenziano come qualsiasi azione che previene l'inizio dell'abitudine al fumo o che ne promuove la cessazione tra i fumatori dipendenti è il primo passo nella prevenzione del carcinoma polmonare.
Nonostante la correlazione con il tabagismo, anche i non fumatori sono a rischio di sviluppare carcinoma polmonare. Infatti, la patologia nei non fumatori si colloca al 7° posto tra le cause più comuni di morte per cancro in tutto il mondo, prima del tumore al pancreas e alla prostata2.
Uno dei più importanti fattori di rischio nel caso dei non fumatori rimane il fumo passivo che è comunque meno associato al carcinoma polmonare rispetto al fumo attivo, poiché le dosi delle sostanze cancerogene che giungono passivamente nell'apparato respiratorio sono inferiori a quelle che raggiungono invece i fumatori1. Tuttavia, sebbene diluito in aria, il fumo passivo è costituito principalmente dalle stesse sostanze tossiche e cancerogene che vengono inalate dal fumatore attivo3.
È interessante notare che gli studi focalizzati sugli effetti del fumo passivo hanno spesso considerato il legame familiare con un fumatore, una variabile di esposizione che può essere facilmente accertata. Diversi studi4 evidenziano un aumento del rischio del 25% associato al matrimonio con un fumatore e che l'esposizione al fumo passivo durante l'infanzia aumenta di 3,6 volte il rischio di carcinoma polmonare in età adulta5.
Il fumo di sigaretta contiene migliaia di sostanze chimiche delle quali più di sessanta sono state identificate come agenti cancerogeni dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC). I componenti ad azione cancerogena più importante sono gli idrocarburi policlici aromatici (IPA o polycyclic aromatic hydrocarbons, PAH) e il 4-(N-Nitroso-metilamino)-1-(3-piridil)-1-butanone (Nicotine-derived Nitrosamine Ketone, NNK)3.
Tra gli IPA il benzo[a]pyrene (BaP) è il composto più studiato ed è documentato che la sua somministrazione induce tumore ai polmoni. Alcuni studi condotti su topi e criceti hanno dimostrato che altri composti appartenenti agli IPA (dibenz[a,h]antracene, 5-methylchrysene e dibenzo[a,i]pyrene) sono più frequentemente associati alla carcinogenesi del polmone, anche se i livelli di questi composti nel fumo di sigaretta sono inferiori a quelle di BaP18.
Per quanto riguarda invece le nitrosammine specifiche del tabacco, studi condotti su ratti, topi e criceti hanno evidenziato che esse inducono sistematicamente tumore ai polmoni in tutti e tre i modelli di roditori usati6.
Tali composti richiedono un'attivazione metabolica per esercitare i loro effetti cancerogeni che, paradossalmente, avviene durante i processi di detossificazione messi in atto dall'organismo. Tali sostanze vengono infatti ossidate e trasformate in composti più polari per agevolarne l'escrezione. Tuttavia, tale meccanismo catabolico e correlato alla formazione di addotti con DNA ottenuti mediante la condensazione di tali metaboliti con guanina e adenina. Se gli addotti del DNA riescono a sfuggire ai meccanismi di riparo e il danno persiste, essi possono indurre mutazioni del codice genetico provocando mutazioni permanenti6.
Sebbene il fumo sia il fattore di rischio più noto per il carcinoma polmonare, anche altri fattori giocano un ruolo importante nello sviluppo del carcinoma polmonare. Tre questi, diversi fattori ambientali, la dieta ed alterazioni del sistema ormonale sembrano essere i più rilevanti.