Sarebbe innaturale pensare che i soggetti affetti da patologie non possano svolgere attività motorie. L'impegno cardiocircolatorio delle attività motorie dipende dall'intensità dello sforzo, che a sua volta è proporzionale alle richieste metaboliche dei muscoli impegnati, e dal tipo di esercizio.
Le attività aerobiche sono ritenute ideali ai fini della prevenzione delle patologie cardiovascolari poiché esse vengono "dosate" mediante la regolazione della frequenza cardiaca. Gli effetti dell'esercizio dinamico/di resistenza sul sistema cardiocircolatorio sono:
Di contro, le attività anaerobiche, statiche o di potenza sono poco consigliate a pazienti con patologie a carico del sistema cardio-vascolare giacché sono attività caratterizzate da un importante aumento della pressione arteriosa media e dall'aumento delle resistenze vascolari periferiche, senza variazioni della gittata sistolica e senza variazione del volume delle camere cardiache.
È qui che il Comitato Organizzativo Cardiologico per l'idoneità sportiva(COCIS) ha classificato le attività motorie per i cardiopatici in sei gruppi in base all'impegno cardio-vascolare, in:
Lo Yoga viene inserito tra le attività statiche e di potenza e diversificato in 3 livelli di intensità: lieve, moderato ed elevato.
INTENSITÀ | |||
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Lieve | Moderata | Elevata | |
Attività sportive |
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Attività "palestra" |
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Lo Yoga fa parte delle attività statiche e quindi non dovrebbe essere tra le attività predilette per i cardiopatici, poiché la sua classe di attribuzione presupporrebbe un aumento delle resistenze periferiche.
In realtà gli esercizi yogici non provocano un aumento né della gittata sistolica, né del volume delle camere cardiache. Questa attività è caratterizzata da movimenti lenti per raggiungere e per mantenere per alcuni minuti determinate posizioni corporee, accompagnate sempre da un adeguato ritmo respiratorio.
Ciò vuol dire che anche soggetti con patologie cardiovascolari possono praticare lo Yoga, e che anzi risulta esserne un ottimo alleato, in quanto come per le attività dinamiche, tramite le contrazioni muscolari si avrà un aumento del bisogno di ossigeno ma senza aumentare le resistenze a livello periferico, per cui non si avrà aumento né del volume di sangue del pre-carico, né del post-carico. Inoltre lo Yoga non presuppone fatica muscolare e sovraccarichi, per cui viene preservato l'affaticamento e lo spreco di energia.
Sappiamo già che il lavoro di trasporto dei nutrienti ai diversi tessuti è svolto dal sangue che circola nel corpo. È importante quindi che il cuore abbia un buon trofismo, è utile sottoporlo alternativamente a un aumento e a una diminuzione di pressione (sempre molto gradualmente), "allenando" il cuore ed evitando così una sua atrofia.
Alcune posizioni come: Bhujangâsana (cobra), ardha-shalabhâsana (locusta), dhanurâsana (arco) determinano alternativamente un aumento di pressione sul cuore. Altre come: iparîta-karanî (mezza candela), sarvangâsana (candela), essendo posizioni che presuppongono il sollevamento degli inferiori mantenendo la schiena a terra, favoriscono un ritorno venoso svuotando le vene passivamente verso il cuore, senza la minima sollecitazione sulle loro pareti. Questo preserva e ristabilisce il tono venoso (utile quindi, anche per chi soffre di vene varicose).