La prevenzione secondaria cardiovascolare (vedi anche Prevenzione cardiovascolare della stessa autrice) rappresenta una strategia d'intervento importante il cui fine è quello di ridurre la mortalità per malattie cardiovascolari (MCV). Sulla base di una revisione globale della letteratura scientifica e di linee guida elaborate da numerosi gruppi di studio e società scientifiche europee ed americane, tra cui l'Associazione Europea per la Prevenzione e Riabilitazione Cardiovascolare (EACPR), i programmi di prevenzione secondaria dovrebbero comprendere:
Gli obiettivi a breve termine della prevenzione secondaria sono il raggiungimento di una stabilità clinica, la limitazione degli effetti fisiologici e psicologici della malattia cardiaca, il miglioramento dello stato funzionale generale e il mantenimento dell'indipendenza individuale, con particolare attenzione allo stile di vita. Quelli a lungo termine riguardano, invece, la riduzione del rischio di eventi cardiovascolari futuri, della morbilità e della mortalità, il ritardo della progressione del processo aterosclerotico di fondo e il ritardo del deterioramento clinico. Particolare attenzione deve essere riservata ai pazienti con malattia cardiovascolare documentata, ai pazienti con rischio di malattia cardiovascolare superiore o uguale al 5% a 10 anni e ai familiari di pazienti con malattia aterosclerotica.
In Italia, i dati provenienti dagli ambienti medici "reali" sembrano tuttavia indicare che le misure di prevenzione secondaria vengono prescritte ed applicate significativamente meno di quanto si dovrebbe. Il primo ostacolo alla realizzazione di tali protocolli è costituito dalla mancanza di un piano di azione strutturato, con chiari obiettivi temporali per la riduzione della mortalità e per l'aumento dell'aderenza alla terapia. Lo scarso utilizzo del servizio di prevenzione secondaria si verifica in maniera differente nella varie regioni, con alcune capaci, più di altre, di offrire e mettere in pratica strategie preventive più efficaci. Se però da una parte si assiste a défaillance organizzative, dall'altra i medici italiani sono in possesso di un numero eccessivo di linee guida, molto spesso lunghe e complesse, di difficile attuazione. Nel tentativo di superare tali difficoltà, la World Heart Federation ha elaborato una serie di raccomandazioni rivolte ad operatori sanitari, pazienti ed istituzioni preposte all'elaborazione delle linee guida sulla prevenzione secondaria, i cui punti cruciali sono:
Le strategie di prevenzione secondaria constano di un approccio di "massa" (anche detto "strategia di massa nella popolazione") e di un approccio rivolto al singolo soggetto con alto rischio (anche detto "strategia individuale sul rischio elevato"). Il primo ha l'obiettivo di promuovere stili di vita adeguati per ridurre il livello medio dei fattori di rischio principali; il secondo impone, una volta conosciuti e identificati i fattori di rischio, la loro correzione e controllo. Mancanza di tempo da dedicare alla corretta comunicazione con il paziente, scarsa comprensione, da parte del paziente, della propria malattia e della necessità di aderire ai corretti cambiamenti dello stile di vita, e l'alto costo e numero di farmaci possono però inficiare il corretto espletamento di tali strategie e l'aderenza del soggetto alle stesse. Le visite cliniche di routine e i seminari di sensibilizzazione dei pazienti si sono invece dimostrati i metodi più efficaci di prevenzione secondaria. Le più recenti linee guida internazionali elaborate dalle principali Società Scientifiche hanno realizzato in dettaglio le caratteristiche basilari di qualsiasi programma di prevenzione secondaria, con particolare attenzione al processo di valutazione, alla tipologia di intervento e alla definizione degli esiti clinici attesi.
In sintesi, tutti i programmi di prevenzione secondaria dovrebbero basarsi sui punti riportati qui di seguito: