La salute del ballerino

Di Jessica Pierozzi

La resistenza della muscolatura del core è stata testata tramite il test della "panca". Bassi livelli di forza della muscolatura della coscia invece, sono associati ad una maggiore gravità dei traumi nei ballerini

Parlare di medicina della danza significa salvaguardare la salute del ballerino. Questo è uno dei compiti peculiari dell'insegnante che, per migliorare la propria professionalità, dovrebbe essere in grado di prendersi cura del benessere complessivo degli allievi, grazie alle sue potenziali conoscenze tecniche e fisiologiche.

La danza è una disciplina in cui il movimento corporeo è l'arte stessa.

Per poter raggiungere la fusione tra gesto, corpo e arte, i ballerini devono conoscere approfonditamente i fondamenti tecnici del balletto, interpretarli e applicarli ma anche sottoporre il fisico a stress psicofisici estremi talvolta al limite del fisiologico. Capita però che l'estremizzazione sfoci nel patologico. Viceversa, come tutte le attività, anche la danza (specialmente quella ludicoamatoriale) può avere effetti terapeutici per certe patologie e/o disfunzioni: grazie al ruolo dei movimenti compiuti da bacino, piede e rachide, la danza, può migliorare alcuni atteggiamenti errati del piede (come il piede piatto) e della colonna (paramorfismi, scoliosi…).

Qual è l'età giusta per usare le punte?

Salute due

Come già esposto, la danza, per certi aspetti, può essere potenzialmente pericolosa. A tale proposito, questo che andremo ad affrontare, è un argomento spesso dibattuto proprio in riferimento alla potenziale dannosità che può avere l'uso delle scarpe da punta su di un piede strutturalmente "giovane" e in crescita.

A quale età, una bambina, può iniziare a indossare le punte senza che la sua impalcatura osseo-cartilaginea (e dunque funzionale) ne risenta? In linea generale, è necessario considerare l'età dell'allieva e la sua padronanza della tecnica della danza, dal momento che, gli errori tecnici fatti in mezza punta, in punta si accentuano ed espongono il fisico a un maggior rischio di trauma. Per rispettare i parametri fisici di crescita del piede si è soliti far indossare le scarpette da punta non prima degli 11-12 anni. Mentre verso gli 11 anni è possibile introdurre saltuariamente la tecnica di punta, pur rispettando il fisiologico consolidamento delle cartilagini di accrescimento, è solo verso i 12 anni (quando si presume che il piede abbia ultimato la sua crescita) che è consigliato iniziarne lo studio vero e proprio.

Dal punto di vista tecnico, il precedente lavoro a terra deve essere necessariamente forte e ben assimilato.

La danza classica professionale è usurante se svolta senza adeguato riposo,senza la corretta tecnica e se non si è preparati atleticamente. Le patologie più frequenti nelle ballerine sono per di più a carico degli arti inferiori, mentre nei maschi è interessata maggiormente la colonna a causa della loro necessaria specializzazione nella tecnica del salto.

A livello amatoriale invece, gli errori maggiori sono legati alle scarse conoscenze della biomeccanica e della fisiologia.

Salute tre

Come già asserito, le patologie più comuni nelle ballerine sono quelle a carico degli arti inferiori. Rientrano in questa categoria anche tutti i disturbi e quelle patologie che affliggono direttamente il piede a seguito di un assiduo uso delle punte. A livello del piede possiamo riscontrare due gruppi di patologie: dermatologiche e ortopediche-traumatologiche.

Nel primo raggruppamento rientrano:

  • vesciche/bolle: di origine meccanica, sono dovute allo sfregamento delle dita con l'interno rigido della scarpetta da punta,
  • calli e duroni: dovuti a microtraumi ripetuti, risultano secondari a sovraccarichi pressori e/o sfregamenti nella stessa area,
  • onicopatie: sono assai diffuse e differiscono in traumatiche e infettive (dermatofiti, muffe e lieviti insediati sotto le unghie). Le ballerine che usano assiduamente la scarpa da punta, arrivano anche a perdere l'unghia per suo distacco a causa di un ematoma subungueale.

Fanno parte del secondo raggruppamento: alluce valgo, tendinopatie, fratture da stress, fascite plantare e osteocondrosi.

Alla luce di tutto ciò, si consiglia, a maggior ragione, un'oculata introduzione dell'insegnamento della tecnica di punte.

La forma fisica influisce sulla salute dei ballerini?

Studi dimostrano che l'85% dei ballerini professionisti di danza classica, riporta almeno un infortunio nell'arco di un anno. Intervistando un grande numero di danzatori inglesi professionisti a tempo pieno, Laws riferisce che essi stessi interpretano un loro infortunio come un problema fisico derivato dallo stress, dalla performance, dall'allenamento o dalle circostanze quotidiane, il quale li colpisce inficiando la loro abilità di partecipare a pieno alle attività allenanti e agli spettacoli.

Un altro studio cita che in una compagnia di 54 ballerini professionisti sono stati riportati 370 infortuni, vale a dire 7 infortuni ogni dodici mesi per ogni ballerino. Si è sempre pensato che questo fosse dovuto a fattori di rischio correlati alle caratteristiche anatomiche dei ballerini e alle loro precedenti patologie o che dipendesse dalla irregolarità del ciclo mestruale, dall'esperienza sul campo, dalla durata del loro allenamento, dallo stress o dalla fatica… Pochi, fino ad ora, si sono posti il problema di correlare l'insorgenza di un trauma con il condizionamento e la forma fisica di un ballerino: percentuale di grasso, flessibilità attiva e passiva, potenza degli arti inferiori e della parte superiore del corpo, resistenza e capacità aerobica.

Negli allievi di danza classica di alto livello, sono associati agli infortuni accaduti dopo la quindicesima settimana di allenamento, bassi livelli di capacità aerobica. Inoltre, ballerini che hanno un BMI inferiore a 19 impiegano più tempo a riprendersi dopo un trauma rispetto loro colleghi con BMI più alto. La percentuale di grasso influisce soprattutto sul tempo di recupero dopo un infortunio come una distorsione. Queste informazioni possono essere utili sia per i ballerini che per lo staff che ruota attorno a una compagnia, al fine di formulare strategie per prevenire i danni

Lo studio che andremo a riportare, è stato condotto per cercare di capire quali siano le associazioni tra gli infortuni nella danza e alcune peculiarità fisiche dei ballerini tra cui: la percentuale di grasso, la flessibilità attiva e passiva, la potenza degli arti inferiori e della parte superiore del corpo, la resistenza di base e la capacità aerobica.

Hanno partecipato al seguente studio 13 ballerine professioniste della stessa compagnia di danza classica (età 19+-0.7 anni), che si trovavano nell'ultimo periodo del loro stagionale allenamento professionale. Ciascuna ballerina, impegnata nel tour della compagnia, prendeva parte, ogni giorno, per lo meno a una lezione tradizionale, a due sedute di prova e allo spettacolo.

I partecipanti, senza scarpe, sono stati pesati e misurati e successivamente, ad ognuno, è stata quantificata la percentuale di massa grassa tramite l'uso di un plicometro.

Successivamente, per misurare la flessibilità attiva e passiva, i soggetti hanno dovuto eseguire due separate varianti del développé alla seconda. Questo passo, eseguito con una mano in appoggio alla sbarra, parte dalla postura eretta e combina alla flessione dell'anca, la sua abduzione ed extrarotazione.

La prima variante è stata eseguita passivamente, ovvero il danzatore sostiene con la mano il piede per raggiungere il massimo ROM dell'anca. La seconda variante è la forma attiva: il danzatore deve raggiungere il massimo ROM "attivamente", con la sua forza. Questo movimento è stato eseguito prima con la gamba destra e poi con la sinistra. I ballerini sono stati fotografati al loro massimo ROM con una fotocamera digitale, due volte nella posizione passiva e due in quella attiva. Le foto sono state stampate e su di esse è stata misurata il l'ampiezza del ROM con un goniometro (in gradi).

La potenza muscolare è stata invece rilevata, misurando l'altezza di un salto verticale eseguito dalla posizione eretta, tramite l'uso della pedana di Bosco (Jump MD, TKK 5106; Takei Yashiroda, Japan). I ballerini si sono sottoposti al test o a piedi nudi o con i calzini o indossando le morbide scarpette da mezza punta. Partendo dalla prima posizione (stazione eretta con gambe tese, extraruotate e talloni uniti), i soggetti hanno effettuato un demi plié (flessione delle ginocchia mantenendo la postura della parte superiore del corpo) e successivamente hanno eseguito un salto partendo da due piedi e spingendo al massimo delle loro capacità. I danzatori hanno compiuto il passo obbedendo alla pura tecnica del balletto: arti inferiori extraruotati, postura eretta e gambe e piedi tesi. Successivamente, hanno effettuato un singolo salto, su di un solo arto, con entrambe le gambe. Le braccia sono state tenute nella posizione di bras bas per la durata di tutti i salti.

Per ogni test i ballerini hanno eseguito tre ripetizioni ed è stato registrato solo il risultato migliore.

La resistenza della parte superiore del corpo è stata misurata attraverso la ripetizione di piegamenti realizzati in una posizione modificata (ovvero con le ginocchia poggiate a terra). È stato registrato il numero massimo di piegamenti sulle braccia eseguiti in un minuto.

La resistenza della muscolatura del core è stata testata tramite il test della "panca". La posizione della panca: corpo proteso indietro, con presa radiale, richiede infatti una contrazione isometrica degli addominali e dei muscoli dorsali. È stato registrato il tempo totale, in secondi, durante il quale i soggetti hanno mantenuto correttamente la posizione richiesta.

La capacità aerobica è stata valutata attraverso un test specifico per ballerini, della durata complessiva di 20 minuti consecutivi, con cinque progressivi step di incremento dalla durata di quattro minuti ciascuno. La FC è stata monitorata con un Polar HR Monitor (Finlandia) per tutta la durata della prova. In questo test, un'alta FC, soprattutto nell'ultima parte, dimostra una scarsa capacità aerobica.

I dati riguardanti il numero, la gravità e la natura degli infortuni riscontrati nelle quindici settimane successive alla valutazione della forma fisica, sono stati raccolti dai professionisti sanitari, dai quali, i partecipanti, ricevono abitualmente le adeguate cure in caso di bisogno.

Dai risultati emerge che tra gli infortuni avuti nelle successive quindici settimane, otto ballerini sono andati incontro a sovraccarico o incidente di tipo cronico, due hanno sofferto di un danno acuto e un solo soggetto di due diversi traumi acuti. Otto dei dodici infortuni riportati, si sono verificati alle caviglie o ai piedi, gli altri alla schiena e alle anche. Si è rilevata una significante e negativa correlazione tra la durata del recupero post-infortunio, durante il quale un ballerino è costretto a modificare il suo allenamento (TAM), e la percentuale di grasso. Al contrario, è emersa una positiva correlazione tra il numero di incidenti avuti e la FC registrata alla fine del test aerobico. Anche se non è statisticamente significante, si è notato che le due persone che erano state vittime di un trauma acuto, avevano avuto un'alta FC alla fine del test.

Il ruolo che gioca la fatica

La bassa percentuale di grasso è in parte attribuita al ristretto introito calorico che riducendo le riserve di energia, rende i muscoli più velocemente affaticabili e di conseguenza diminuisce le capacità coordinative aumentando il carico sulle articolazioni. Non a caso, gli infortuni accadono quasi sempre quando il ballerino è stanco. Dal momento che, anche una completa guarigione richiede energie, la restrizione calorica apportata dalla dieta, può spiegare il motivo per cui chi ha una massa grassa molto ridotta impiega più tempo per recuperare.

La danza è una forma di esercizio intermittente ad alta intensità e per tanto, necessita di una base di potenza aerobica. Avere una bassa capacità aerobica nella danza, può significare affaticarsi in fretta e andare più facilmente incontro a infortuni.

In ogni modo questo deve ancora essere provato. È stato riportato che i ballerini, equiparati ad atleti simili a loro, dimostrano comunque livelli di forza minori; anche questa è una caratteristica che li rende più vulnerabili agli infortuni nei momenti di stanchezza. Bassi livelli di forza della muscolatura della coscia invece, sono associati ad una maggiore gravità dei traumi nei ballerini.

Altri studi dimostrano che i danzatori sono più inclini a lesioni rispetto aisoggetti che non fanno danza, a causa dei loro abnormi ROM di abduzione,flessione ed extra-rotazione delle anche e a causa della loro mancata capacitàdi adduzione e rotazione interna delle stesse.

Un eccessivo ROM di qualsiasi articolazione, può rendere un individuo piùsuscettibile agli infortuni, non a caso, la stabilità delle articolazioni, misuratatramite la differenza tra il ROM attivo e passivo, è un'importante fattore dirischio da considerare.

Comunque non esistono studi che hanno investigato questa differenza e la sua potenziale responsabilità negli infortuni.

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