Esso subisce una serie di modifiche strutturali e funzionali, che sfociano spesso in processi patologici tipici degli anziani. Soprattutto a causa di una ridotta attività fisica si determina una limitazione funzionale delle articolazioni causata da un processo di sclerosi (indurimento patologico delle strutture organiche determinato da ipertrofia del tessuto connettivo, con conseguente ompromissione della funzionalità) e da una mancata capacità di distendere i legamenti, tendini, capsule articolari e muscoli.
Si modifica il tessuto osseo riguardo alla consistenza, all’elasticità, alla funzionalità e alla permeabilità. Le ossa diventano meno flessibili, più fragili, più facili a fratturarsi a causa della demineralizzazione, con conseguente diradamento della trama scheletrica, le cartilagini articolari si logorano e i dischi intervertebrali perdono la loro componente elastica.
Inoltre, una riduzione della mobilità articolare è accompagnata da una diminuzione della stabilità e della resistenza a sostenere il peso. Questa riduzione viene considerata fisiologica se è proporzionata all’età del soggetto, ma sfocia in un processo patologico, vale a dire nell’osteoporosi, se la riduzione della massa ossea non è più adeguata ad assolvere la funzione di sostegno a cui è preposto l’osso.
Le cause dell’osteoporosi sono: la mancanza di calcio, di vitamine e di proteine, la sedentarietà, le cause metaboliche, la diminuzione del volume scheletrico, i fattori genetici e costituzionali e l’esaurimento degli estrogeni. Altro fenomeno degenerativo che può essere presente nella senescenza è il reumatismo, termine che si riferisce a dolori e rigidità a carico dell’apparato scheletrico, del sistema muscolare o di entrambi.
Ci sono parecchie forme di reumatismo. L’artrite racchiude tutte le malattie reumatiche che colpiscono le articolazioni sinoviali. L’artrite implica sempre un danno alla cartilagine articolare, ma la specifica causa può variare. Ad esempio l’artrite può essere causata da un’infezione batterica o virale, da una lesione articolare, da problemi metabolici o gravi stress fisici. L’osteoartrite, conosciuta come artrite degenerativa che colpisce in generale individui oltre i 60 anni, può risultare da un logorio delle superfici articolari o da fattori che colpiscono la formazione di collagene. Negli Stati Uniti il 25% delle donne e il 15% degli uomini sopra i 60 anni mostrano i segni di questa patologia.
L’artrite reumatoide è una condizione infiammatoria che colpisce all’incirca il 2,5% della popolazione adulta e si verifica per diversi motivi: quando la risposta immunitaria si rivolta erroneamente contro i tessuti articolari propri, (condizione in cui il corpo attacca i propri tessuti, vale a dire malattia auto-immune), quando allergie, batteri, virus e fattori genetici diventano fattori scatenanti dell’infiammazione distruttiva. Segni premonitori dell’artrite sono: dolore persistente e rigidità, fragilità di una o più articolazioni, gonfiore, rigidità del collo, del dorso o delle ginocchia, formicolio a mani e piedi, perdita di peso.
Con il passare del tempo si assiste ad una lenta e progressiva riduzione numerica delle fibre muscolari che portano nella senescenza a ipotrofia. Le modifiche strutturali che si osservano sono: diminuzione della massa, del volume, del peso, del liquido intra ed extra cellulare, rigidità e durezza del tessuto. Istologicamente si osserva ipotrofia e riduzione delle fibre muscolari attive, aumento della componente adiposa, aumento del tessuto connettivo, riduzione delle unità neuromotorie, alterazione a livello della placca motrice.
Dal punto di vista funzionale si riscontra una diminuzione progressiva della forza muscolare. Il tono muscolare si riduce di poco fino a 60 anni e più velocemente in età successiva (flaccidità muscolare senile). Il muscolo è certamente la struttura dell’organismo che subisce la maggiore varietà di modifiche, riducendo progressivamente le proprie caratteristiche: estensibilità, elasticità, contrattilità e consistenza.
Anche i legamenti perdono la loro elasticità e consistenza causando minor stabilità alle articolazioni. Inoltre, diminuisce la capacità di riparazione delle fibre muscolari danneggiate, in quanto, il numero di cellule satelliti cala costantemente con l’aumentare dell’età ed il tessuto fibroso aumenta. In caso di lesioni muscolari diminuiscono le possibilità di riparazioni del tessuto, e l’evoluzione consiste solitamente in un tessuto cicatrizzante.
Con l’avanzare dell’età il cuore, generalmente sviluppa modifiche strutturali che solitamente non inducono di per sé ad una disfunzione cardiaca. Ciò nonostante, le capacità del sistema cardiovascolare si riducono progressivamente con l’età. L’insufficienza degli scambi di ossigeno tra cellule e sangue, provoca un deficit di nutrizione e di scambi metabolici e sembra essere una delle conseguenze più significative dell’invecchiamento per il sistema cardiovascolare.
Le modifiche interessano: il sangue, il cuore ed i vasi. Per quanto riguarda le modifiche del sangue, si ha una riduzione dell’ematocrito (rapporto fra volume del plasma sanguigno e volume dei globuli rossi); arresto dei vasi periferici per trombosi (presenza di coagulo sanguigno stazionario); il trombo può staccarsi, passare attraverso il cuore ed incastrarsi in una piccola arteria, molto spesso nei polmoni, causando un’embolia polmonare; stasi ematica a livello delle vene periferiche per incontinenza valvolare (varici) .
Le modifiche del cuore comprendono: una degenerazione del tessuto connettivo delle valvole cardiache che comporta lassità e distensione delle stesse; questo può portare alla loro cicatrizzazione e calcificazione, determinando un’insufficienza e una stenosi valvolare; i vasi del cuore presentano una maggiore rigidità che, accompagnata alla perdita di elasticità, si riflette sull’ attività cardiaca; aumento della pressione arteriosa sia sistolica che diastolica; progressiva riduzione della quantità di sangue espulsa ad ogni contrazione e quella espulsa per minuto; progressiva aterosclerosi (infiammazione cronica delle arterie di grande e medio calibro dovuta a fattori di rischio cardiovascolari: fumo, ipercolesterolemia, diabete mellito, ipertensione, obesità) dei vasi coronari e sostituzione di tessuto cardiaco danneggiato con tessuto fibroso. Le modifiche dell’età correlate a carico dei vasi spesso correlate all’aterosclerosi comprendono: riduzione dell’elasticità della parete vascolare, che diventa meno capace di tollerare bruschi incrementi pressori e che può portare alla formazione dell’aneurisma (dilatazione progressiva di un segmento vascolare.), causando uno stroke, un infarto o una massima perdita ematica a seconda del vaso coinvolto; deposizione di sali di calcio nello spessore delle pareti vascolari, con aumento del rischio di stroke o infarto; formazione di trombi a partire dalle placche aterosclerotiche.
Ma in ogni caso, bisogna ribadire che, anche in presenza di tutti questi cambiamenti, l’età non compromette la complessiva funzione del cuore, ma porta ad una sensibile riduzione del letto capillare dei muscoli.
Negli individui anziani molti fattori contribuiscono a ridurre l’efficienza dell’apparato respiratorio per cui, la riduzione della capacità respiratoria ha andamento variabile anche in soggetti con la stessa età anagrafica. In ogni modo l’estensione della degenerazione varia considerevolmente in rapporto alle abitudini di vita quali il fumo di sigaretta e l’esposizione a sostanze irritanti. In primo luogo si verificano alterazioni della gabbia toracica per cifosi dorsale, ossificazione delle cartilagini costali e ipotrofia dei muscoli respiratori.
Si ha l’assottigliamento della mucosa bronchiale, la calcificazione degli anelli tracheali, la dilatazione degli alveoli, la riduzione e sclerosi dei capillari polmonari. La capacità vitale diminuisce, l’irrogazione degli alveoli non è uniforme ed è anche alterato lo scambio di gas a livello alveolo-capillare. Da ciò deriva la ridotta quantità di ossigeno fornita alle cellule e quindi la riduzione del massimo consumo di O2. Quindi, le conseguenze sono una minor forza respiratoria ed un aumento di quello spazio definito “zona morta” che non partecipa allo scambio gassoso.
Anche il sistema nervoso mostra cambiamenti strutturali e funzionali dovuti all’invecchiamento. Le prime modifiche si hanno già a 30 anni e proseguono nel tempo, anche se una percentuale di circa l’85% di anziani, di età superiore ai 65 anni, conducono una vita relativamente normale, si registrano cambiamenti nelle prestazioni cerebrali (mentali) e nella fisiologia del SNC. Si riducono le dimensioni e il peso dell’encefalo, soprattutto per la riduzione del volume della corteccia cerebrale. Infatti il cervello degli anziani mostra solchi più profondi, circonvoluzioni (aree della corteccia cerebrale delimitate da due solchi) più ristrette e ingrandimento dello spazio subaracnoideo e dei ventricoli.
Diminuisce l’apporto di sangue al cervello, di circa il 20%, in quanto con l’avanzare dell’età i grassi accumulati si depositano nelle pareti dei vasi e si riduce l’entità del flusso sanguigno arterioso e gli impulsi nervosi rallentano le loro velocità di trasmissione. Questo processo, definito aterosclerosi, interessa tutte le arterie dell’organismo e la riduzione del flusso aumenta il rischio di ictus. Si riduce il numero di neuroni.
La riduzione delle dimensioni del cervello è stata associata a perdita di neuroni corticali. Tale perdita non è uguale in tutti i soggetti e non interessa tutti i nuclei del tronco encefalico (parte dell’encefalo, costituita dal mesencefalo e dal romboencefalo, detto anche midollo allungato). La perdita maggiore di neuroni si verifica a livello della neocorteccia. Si ha una modifica dell’organizzazione sinaptica dell’encefalo.
Il numero dei dendriti e delle interconnessioni diminuiscono, riducendo le connessioni sinaptiche e la quantità di neurotrasmettitori prodotti. Si presentano modifiche intra ed extra cellulari dei neuroni del SNC. Molti neuroni dell’encefalo iniziano ad accumulare anomali depositi intracellulari. Le placche sono depositi di una proteina fibrillare, l’amiloide, circondata da assoni e detriti anomali. I grovigli neurofibrillari sono ammassi di neurofibrille che formano una matrice densa all’interno del corpo cellulare.
Queste variazioni anatomiche si associano ad una serie di alterazioni funzionali del sistema sensitivo (in particolare: vista, udito, equilibrio, odorato, gusto e tatto) che risulta meno acuto, e alla presenza di vuoti di memoria, di diminuzione di attenzione, di creatività e di agilità mentale. Le alterazioni motorie tipiche causate da danni cerebrali sono: il morbo di Parkinson, rigidità senile, demenze, còrea senile (movimenti involontari lenti) e aprassie (incapacità di eseguire movimenti volontari).
Nel sistema endocrino si osservano poche differenze funzionali dovute all’età. Le modifiche si presentano soprattutto nel sesso femminile, con la menopausa, con la diminuzione della concentrazione di organi riproduttivi. Bisogna sottolineare che alterazioni di altri apparati dovuti all’età non permettono a molti tessuti di rispondere ad ormoni circolanti le cui concentrazioni rimangono normali.
Con l’aumentare dell’età il sistema linfatico diviene meno efficace nel combattere le malattie. I linfociti T diventano meno reattivi agli antigeni e, diventando meno i linfociti T citotossici che rispondono alle infezioni, si riduce il numero dei T helper; i linfociti B diventano meno responsivi e il livello anticorpale si riduce.
Quindi con l’età si manifesta una suscettibilità a infezioni batteriche e virali maggiori, per cui sono fortemente raccomandate agli anziani le vaccinazioni contro infezioni virali acute, come ad esempio l’influenza. La maggiore incidenza di tumori negli anziani è dovuta alla diminuita sorveglianza linfatica, che non permette di eliminare del tutto le cellule tumorali.
Di solito negli anziani l’assorbimento e la digestione si svolgono in maniera normale anche se, anche per l’apparato digerente, si osservano alcune modifiche. In primo luogo, diminuisce la capacità digerente dell’epitelio, che diventa più sensibile agli acidi, alle abrasioni e agli enzimi. A livello della bocca, dell’esofago e dell’ano l’epitelio composto si assottiglia, diventando più fragile.
La diminuzione del tono muscolare, causa della generica diminuzione della motilità e dell’indebolimento delle onde peristaltiche (Contrazione ordinata e coordinata della muscolatura liscia presente in organi tubulari capace di determinare un movimento ondoso che permette alle sostanze in essi contenuti di procedere in un senso.), determina il rallentamento del passaggio del chimo e provoca costipazione. L’appiattimento delle haustra (tasche, affossamenti presenti tra due pliche mucose trasversali del colon.) a livello del colon può causare la sintomatologia della diverticolite.
Lo sforzo effettuato nel tentativo di eliminare il materiale fecale può sfiancare le pareti dei vasi sanguigni che presentano un’elasticità ridotta, provocando le emorroidi. L’allentamento dello sfintere cardiale può provocare un’esofagite da riflusso e frequenti attacchi di pirosi (bruciore di stomaco). Si verificano effetti secondari causati dai danni primari come per esempio la perdita dei denti per deterioramento o gengivite.
Danni aggiuntivi possono coinvolgere anche organi interni come nel caso in cui sostanze tossiche, come l’alcool o metalli pesanti, assorbiti a livello intestinale, vengono trasportati al fegato per la trasformazione o l’accumulo, ma le cellule epatiche non sono immuni al loro effetto tossico, e un’esposizione cronica può portare alla cirrosi o ad altre malattie del fegato. Aumenta l’incidenza dei tumori soprattutto negli organi in cui, cellule indifferenziate si dividono, per provvedere alla rigenerazione epiteliale.
Stomaco e colon sono gli organi più colpiti negli anziani. Sull’apparato digestivo si registrano le ripercussioni dell’alterazione degli altri organi, ad esempio, la diminuzione della sensibilità olfattiva e gustativa può determinare variazioni del regime dietetico che si ripercuote sull’intero organismo.
L’aumento dei problemi renali è direttamente proporzionale all’avanzare dell’età. Diminuiscono i nefroni(Unità funzionale del rene.) funzionanti: tra i 25 e gli 85 anni il numero dei nefroni si riduce circa del 30-40%. Si ha una minore sensibilità del tubulo contorto distale e di tutto il sistema collettore all’ormone ADH e il risultato è un minore riassorbimento di acqua e di sodio, che determina un’urina più diluita.
Si ha un calo di filtrazione glomerulare a causa della riduzione del numero dei glomeruli, dalle alterazioni dell’apparato di filtrazione a carico dei glomeruli rimasti e dalla diminuzione del flusso sanguigno. Si determina con l’età un’alterazione del riflesso della minzione, che coinvolgono diversi fattori: perdita del tono muscolare degli sfinteri uretrali che può determinare l’incontinenza; morbo di Alzheimer, ictus o altre patologie a carico della corteccia cerebrale o dell’ipotalamo possono portare a incapacità di controllare il riflesso della minzione e cioè l’incontinenza.
Nei maschi, in seguito a infiammazioni croniche della prostata, può manifestarsi ritenzione urinaria, ciò significa che il rigonfiamento e la deformazione del rivestimento prostatico vanno a comprimere l’uretra prostatica ostacolando il flusso di urina.
Per quanto riguarda le differenze che sono presenti nell’invecchiamento della donna e dell’uomo, possiamo dire che si evidenziamo soprattutto nelle modifiche dell’apparato riproduttivo. I cambiamenti più evidenti a carico dell’apparato genitale femminile si verificano con la menopausa, mentre nell’apparato genitale maschile sono più graduati e interessano un periodo di tempo molto più lungo.
La menopausa viene comunemente intesa come il periodo in cui cessano il ciclo ovarico e mestruale. Si manifesta in genere all’età di 45-55 anni (prima dei 40 anni si parla di menopausa precoce), ma negli anni precedenti, la regolarità dei cicli inizia gradualmente a diminuire. La menopausa è accompagnata da un picco della secrezione di GnRH, FSH ed LH, e da diminuzione di estrogeni e progesterone circolanti.
Il calo di estrogeni porta alla riduzione delle dimensioni dell’utero e delle mammelle, e all’assottigliamento delle pareti di uretra e vagina, e tutto ciò è correlato con il manifestarsi di osteoporosi e di una varietà di effetti neurologici e cardiovascolari come: vampate di calore, ansia e depressione.
Le modifiche a carico dell’apparato genitale maschile avvengono in maniera più graduale, in un periodo di tempo definito climaterio maschile. Tra i 50 e i 60 anni, inizia a diminuire la concentrazione di testosterone circolante, parallelamente all’incremento di FSH ed LH circolanti. Anche se la produzione di sperma continua (un uomo può diventare padre anche a più di 80 anni), negli uomini anziani si assiste ad un progressivo calo nell’attività sessuale che può essere messo in relazione al calo dei livelli di testosterone.