Il diabete individua molteplici situazioni che differiscono sul piano fisiopatologico. Le due principali mani-festazioni sono indicate come diabete insulino dipendente (diabete di tipo I) e diabete insulino resistente (diabete di tipo II).
Il diabete di tipo I è maggior-mente frequente in individui di giovane età, ed è legato ad un malfunzionamento del pancreas nel suo ruolo di regolatore della glicemia mediante il rilascio di insulina.
Il diabete di tipo II si manifesta di norma in individui adulti e rappresenta la grande maggioranza di casi di diabete. Negli individui affetti da diabete di tipo II non vi è compromissione nella secrezione di insulina, ma si manifesta una resistenza delle cellule rispetto all'insulina stessa, con difficoltà all'ingresso del glucosio nell'ambiente intracelullare e quindi un innalzamento della glicemia.
In entrambi i casi, l'incremento di glucosio nelle urine provoca un aumento nella diuresi e nella perdita di liquidi corporei, associato ad un eccessivo utilizzo di grassi come substrato energetico e quindi una conseguente acidosi che, nei casi più gravi, può portare al coma diabetico.
La pratica costante di attività fisica è in grado di determinare una forte prevenzione rispetto alla comparsa del diabete insulino dipendente per contro, chi ne fosse già affetto, è esposto a rischi di grave ipoglicemia nell'intraprendere attività motorie di tipo sportivo. Per questi soggetti sarebbe consigliabile anzitutto una prima valutazione del livello di gravità del diabete e, successivamente, occorrerà attenersi a determinate linee guida che limitino il rischio. Quindi prevedere l'assunzione di glucidi nel corso dell'attività e, al termine, regolare le dosi di insulina.
Nei soggetti affetti da diabete insulino resistente la situazione è diversa. L'attività sportiva è infatti in grado di procedere ad un calo della glicemia, migliorando nel tempo la risposta delle cellule muscolari agli zuccheri circolanti. Ossia proprio di quelle cellule maggiormente compromesse nella risposta all'insulina.
Quindi una regolare attività fisica è certamente auspicabile nel coadiuvare il diabete di tipo II. Ripristinare i livelli glicemici significa prevenire tutti quelli eventi che possono scatenare iperlipidemia ed ipertensione che, spesso, portano a malattie cardiache con esito potenzialmente nefasto. Infine, la diminuzione della massa adiposa che consegue l'attività sportiva, migliora ulteriormente la sensibilità cellulare all'insulina.
È da ricordare inoltre che, l'uso di insulina da parte di non diabetici, è vietato dalle norme sportive. Tale discutibile prassi ha lo scopo di innalzare gli effetti di GH e IFG-1 e di ottimizzare l'acquisizione delle scorte glucidiche da parte del muscolo e del fegato.
L'insulina inoltre rallenta il catabolismo proteico e ne promuove l'anabolismo agevolando, fra l'altro, anche l'ingresso e l'utilizzo degli amminoacidi nelle cellule muscolari.