Il Parkour è una disciplina molto complessa da definire, ancora ad oggi non esiste una definizione oggettiva riconosciuta da tutte le realtà attive sulla scena mondiale. I fondatori dell'associazione londinese Parkour Generations, una delle più grandi del mondo, hanno dato una definizione che si sta pian piano affermando:
Il Parkour (anche conosciuto come Art du Deplacement e Freerunning) è un'arte di movimento, una disciplina che permette ai praticanti di spostarsi liberamente attraverso e oltre ogni superficie che essi possano incontrare."
Ma ci sono anche altre definizioni che meritano attenzione, perchè scritte da fondatori della disciplina e personalità di spicco della scena mondiale come Laurent Piemontesi che in una nota dice:
"...è una disciplina artistica e sportiva completa, il cui obiettivo è superare ostacoli camminando o correndo lungo un percorso predefinito o non, utilizzando tre forme di motricità fondamentali:
1. correre
2. arrampicarsi
3. saltare
Questo pone le basi per una ricerca puramente tecnica indirizzata a sviluppare il potenziale creativo di ogni praticante.
Sèbastien Foucan, co-fondatore del Parkour, definisce questa disciplina come:
"l'arte che ti permette di esprimerti nell'ambiente che ti circonda senza limiti, è l'arte del movimento e dell'azione."
David Belle, riconosciuto dalla comunità come il fondatore del Parkour, dice:
"Per capire cosa è il Parkour si deve pensare alla differenza che c'è tra quello che è utile e quello che non è utile in eventuali situazioni di emergenza. Solo allora potrai capire ciò che è Parkour e ciò che non lo è."
Infine Dan Edwardes, fondatore di Parkour Generations, in un suo libro "The Parkour & Freerunning Handbook" scrive:
"Questa è una disciplina di auto-miglioramento ad ogni livello, un'arte che rivela i tuoi limiti fisici e mentali, e che ti offre una via per superarli. È un ritorno ad un modo più naturale di muoversi e un metodo per sbloccare l'enorme potenziale nascosto che è in te."
Leggendo queste definizioni del Parkour si può comprendere quanto sia difficile definirlo adeguatamente; è possibile notare grandi differenze nelle varie definizioni date dai fondatori e da altre personalità di elevata importanza.
Nessuna di queste si sofferma troppo sull'aspetto tecnico e molte si affidano alla parola "arte". In effetti uno degli errori più comuni è associare il Parkour ad una serie di gesti tecnici codificati che dovrebbero rappresentare il bagaglio tecnico del praticante. Nel corso del tempo tuttavia sono state individuate delle "famiglie di movimento" che includono delle tecniche basilari. Queste sono nate dall'esigenza di riuscire a organizzare una metodologia atta alla trasmissione della disciplina a chi si avvicina al Parkour.
Ogni nuovo praticante deve apprenderle per poter cominciare a praticare correttamente e in sicurezza, infatti queste famiglie di movimento servono perlopiù a fornire un "abecedario dei movimenti base" al principiante. Sarà poi il praticante, divenendo sempre più esperto, a farlo suo e ad utilizzarlo a suo piacimento.
Le famiglie di movimento individuate dal protocollo di formazione ADAPT Qualifications sono:
La "ricerca puramente tecnica" che si può individuare all'interno della definizione di Laurent Piemontesi si riferisce perlopiù ad una ricerca personale effettuata dal praticante esperto utile all'acquisizione di tecniche in grado di consentirgli di affrontare un ostacolo in sicurezza oppure ricercare nuovi movimenti attraverso un'espressione creativa, piuttosto che riferirsi ad una ricerca del tecnicismo, inteso come apprendimento di teniche già precendentemente codificate.
Il Parkour infatti offre un'alternativa di movimento all'interno degli spazi che ci circondano, in cui ogni possibilità è valida, dando spazio alla creatività del praticante e lasciando ad ognuno la libertà di scegliere come affrontare i vari ostacoli presenti sul cammino.
Il Parkour inoltre, essendo un'arte del movimento che lascia spazio alla libera interpretazione del praticante non può prevedere alcuna forma di competizione agonistica. Questo andrebbe a snaturare completamente la disciplina che in realtà è svincolata dalle regole abituali delle competizioni. Essendo il Parkour "una disciplina di auto miglioramento ad ogni livello", come scrive Dan Edwardes, rivela inevitabilmente al praticante ostacoli da superare non solo fisici ma anche mentali, inoltre il focus del praticante è relativo al miglioramento personale e non al superamento del livello di un ipotetico avversario.
A proposito della non competizione Alessandro Pennella, praticante storico italiano, scrive:
La competizione può deviare dalla sua naturalezza (intesa nella sua accezione originale rivelata dal significato letterale della parola latina Cum Petere, che significa andare insieme, convergere nello stesso punto), e ciò accade quando l'oggetto del competere è rimpiazzato dai premi materiali o dell'ego. Lo stesso individualismo, del resto, può portare ad uno snaturamento della persona quando subisce i meccanismi coercitivi dell'ego
Lo snaturarsi della pratica deriva proprio da questo sottile fraintendimento, è una questione di approccio al Parkour, questo nasce come disciplina di auto miglioramento, e non come mezzo per dimostrare di essere più dotati fisicamente di qualcun altro.
Alcuni grandi marchi hanno provato nonostante tutto ad organizzare dei constest di Parkour, ricercando una grossa fonte di guadagno. Queste competizioni si sono ridotte a corse contro il tempo o ad acrobazie quanto più spettacolari (e rischiose) possibili con la finalità di stupire quanto più possibile una giuria.
Tutto questo si allontana inevitabilmente dallo spirito e dalle finalità della disciplina.
Andando a sviscerare le varie definizioni ci troviamo di fronte ad un aspetto importante del Parkour per cui, non essendoci nè una serie di tecniche nè una top performance da inseguire disperatamente, in quanto privo della componente agonistica, può essere praticato da chiunque. Non importa l'età o la condizione fisica iniziale, se si cambia il modo di interpretare gli spazi circostanti si sta praticando Parkour. L'assenza di competizione dona grande serenità a tutti i praticanti, che hanno la possibilità di esprimersi al meglio. Non ci sono gare da affrontare nè record da battere, c'è solo la capacità del praticante di individuare un suo modo di muoversi, acquisendo consapevolezza dei propri limiti e imparando giorno dopo giorno a superarli.
Il concetto di limite è molto importante nella pratica del Parkour, lo si individua anche nella definizione di Dan Edwades. Perciò il praticante si trova molto spesso a dover fare i conti con i propri limiti, che siano fisici o mentali. Questo è un aspetto importantissimo che il praticante deve considerare, in quanto il processo che lo porta a prendere consapevolezza dei propri limiti è lo stesso che gli darà la forza per superarli.
Yhann Hnautra, uno dei fondatori della disciplina, in una recente intervista a proposito dei limiti dice:
abbiamo ben capito che delimitare non è tutto su questa Terra, non è un problema farlo se noi vogliamo progredire, la parola limite non è limitante, perchè è funzionale al progredire
Un evidente "scopo" della disciplina è quello di essere in grado di percorrere qualsiasi percorso il più rapidamente e fluidamente possibile, con efficienza, grazia e precisione.
Tuttavia, dire che questo è l'unico obiettivo di questa ampia pratica sarebbe una definizione piuttosto limitata di qualcosa che, come abbiamo visto, tende a sfidare tali definizioni. Questa definizione di "andare da A a B" escluderebbe migliaia di traceur.
Ad esempio, per molti praticanti il fine dell'arte del movimento è semplicemente padroneggiare il proprio corpo, per sofisticare la propria mobilità e migliorare l'agilità complessiva. Alcuni la praticano esclusivamente per motivi di salute e benessere, mentre altri lo fanno per il divertimento di ritrovare una visione infantile di ciò che li circonda. Altri ancora intraprendono il percorso per motivi esoterici, studiandone la filosofia e contemplando "Il Cammino". In verità, molti ammettono di perseguire una combinazione di queste finalità talvolta enfatizzando un aspetto rispetto agli altri.
Naturalmente, una vasta gamma di attività sportive e pratiche fisiche potrebbero anche rivendicare i raffinati obiettivi che il Parkour ci pone dinanzi. Tuttavia la differenza fondamentale tra la maggior parte di queste e il Parkour è da ricercare nei metodi di allenamento e nella pratica stessa. Sia nell'allenamento che nella pratica, entrambi diversi dagli altri sport, il traceur si sforza di non far lavorare mai parti del suo corpo in modo isolato, sviluppando nient'altro che le più naturali e funzionali abilità. Il traceur non ha bisogno di portare attrezzi o apparecchi ai suoi allenamenti: il suo corpo è il suo unico strumento. Il principale esercizio nel Parkour è ripetere e perfezionare i movimenti, migliorare le proprie capacità condizionali, flessibilità, coordinazione e aumentare l'efficienza neuromuscolare.
L'importanza della propriocezione non può essere sottovalutata e può essere costantemente migliorata attraverso esercizi di equilibrio, sessioni notturne ed esercizi di consapevolezza spaziale (Edwardes, 2010)
In conclusione bisogna fare attenzione affinchè il Parkour non venga confuso con salti spettacolari o spericolati, così come un ragazzo che si lancia da un palazzo all'altro non starà per forza praticando Parkour. Queste "libertà" che ha il praticante non significano sregolatezza o incoscienza.
Dalla "libertà" che questa disciplina può donare derivano sicuramente grandi responsabilità, in quanto bisogna sempre ricordare che "La libertà dell'individuo deve essere limitata solo fino a questo punto: che egli non deve rendersi una seccatura per gli altri" (John Stuart Mill).
Questo introduce un altro degli aspetti molto importanti del Parkour: il rispetto.
Rispetto per se stessi, in quanto è sempre importante gestire i carichi di lavoro e moderare le aspettative nei nostri confronti per non essere troppo duri con noi stessi, consentendoci di vivere la pratica della disciplina in serenità; Rispetto verso gli altri, compagni di allenamento, o semplici passanti che siano, perchè ogni essere vivente sulla Terra è degno di essere presente lì in quel momento. E quindi rispetto per le libertà altrui, in quanto la nostra pratica non deve trasformarsi in una "seccatura per gli altri", per questo un buon praticante è sempre disponibile ad accettare confronti con i curiosi spiegando cosa significa praticare Parkour; rispetto per il luogo in cui ci troviamo, perchè tutto il mondo rappresenta la nostra casa, la nostra "palestra", rispettarlo significa investire in quel luogo, fare in modo che semplici muretti grigi diventino stimolo per un'attività salutare e creativa.