L'approccio psicomotorio si è sviluppato a partire dagli anni ‘60, per designare un campo di intervento peculiarmente rivolto alla crescita e all'apprendimento del bambino dalla nascita fino ai 6-8 anni d'età, dunque all'inizio dell'esperienza scolastica, che considera fondamentale l'unità tra psiche ed azione, tra "prodotti" della mente e "prodotti" del corpo. Paradossalmente questo approccio è maturato proprio nella patria di Cartesio, teorico del dualismo corpo-mente.
Anche se tale approccio possiede una solida struttura teorica, esso è piuttosto un modo di essere, una pratica d'intervento che tende a riorganizzare il giusto equilibrio tra le funzioni motorie e psichiche, attraverso l'utilizzazione privilegiata dell'attività motoria.
Lo psicomotricista, infatti, "si concentra su quello che c'è di positivo nel soggetto, su ciò che il bambino sa fare, piuttosto che su ciò di cui egli è carente … nel setting psicomotorio si dismette l'abitudine a intervenire direttamente (per non dire autoritariamente) e si adotta un diverso approccio al contesto educativo volto ad accompagnare e favorire l'esperienza apprenditiva. (1)
Il pensiero, definito „psicomotorio', tenta di riunificare l'essere umano in un corpo- mente, in relazione dialettica, attraverso un approccio globale alla dimensione corporea e alle sue valenze comunicative e relazionali, "mediante una pedagogia della scoperta che metta in attività non solo la parte fisica del corpo, bensì quella psichica, dalla quale risulti la traccia della presenza significativa dell'intelligenza (2).
Tra i primi a studiare le relazioni tra corpo e meccanismi psichici, partendo dall'esperienza libera del soggetto, dalla sperimentazione, dalla scoperta e dalle risposte che il soggetto dà, ricordiamo Henri Wallon (3), che considerò il movimento come "l'unica espressione e il primo strumento dello psichismo … le emozioni che hanno una funzione espressiva e plastica sono una formazione di origine posturale e hanno per materia il tono muscolare (4), segnando il passaggio ad una nuova cultura del corpo, attraverso una ridefinizione del rapporto tra emozioni e corporeità. In pratica Wallon sostenne che il pensiero astratto nasce e si sviluppa attraverso l'esperienza vissuta.
Nel corso della sua esperienza conoscitiva, il bambino, molto prima del pensiero interiore e del linguaggio interiorizzato, si serve di un' intelligenza pratica che utilizza percezioni e movimenti organizzati in „schemi di azioni' "ora che una rappresentazione più attivistica della vita mentale è divenuta corrente, alle sensazioni sono stati sostituiti degli schemi motori, ma questi vengono sempre utilizzati come delle unità che rimarrebbero equivalenti a tutte le tappe dell'evoluzione psichica, mentre in realtà delle progressive integrazioni mutano non soltanto l'apparenza esterna e il meccanismo neurologico delle manifestazioni motrici, ma anche le loro connessioni funzionali e il loro significato pragmatico (5). In Francia la psicomotricità si è espressa attraverso diverse scuole, come quella di Aucouturier, Lapierre, Vayer e Le Boulch, per citarne solo alcune. Bernard Aucouturier (6) e André Lapierre (7), hanno lavorato e scritto insieme negli anni 70 e successivamente hanno prodotto più autonomamente il proprio impegno scientifico, dando origine a due diverse scuole psicomotorie, le più note ed in qualche caso anche le più diffuse anche in Italia.
La iniziale concezione psicomotoria di questi due importanti autori parte da una critica ad una idea di corpo organico e meccanico composto di ossa, muscoli, leve ossee al quale si chiede soltanto un funzionamento corretto e un rendimento fisico ottimale. Questa visione rigida e meramente biomeccanica, indifferente alla dimensione emotiva ed emozionale della persona, era il concetto di base dell'educazione fisica e sportiva a carattere meccanicistico che aveva come oggetto un corpo meramente anatomico, sul quale agire con modalità meccaniche. Questo modo di pensare, spinto al limite da certe costruzioni razionali della ginnastica correttiva e ortopedica aveva suscitato una critica costruttiva da parte dei teorici della psicomotricità che evidenziavano la limitatezza degli effetti e la inapplicabilità in alcuni contesti ed in presenza di particolari condizioni del soggetto. È stato lavorando proprio in questo campo che Aucouturier e Lapierre si sono resi conto che la meccanica umana aveva anche altre dimensioni, prioritariamente quella neuromotoria in quanto "l'apogeo della nozione di psicomotricità è stato raggiunto nel periodo di ricerca della patologia neurologica all'inizio del secolo … il problema della instabilità è stato preso in considerazione sotto il duplice aspetto motorio e psichico, due facce di un medesimo aspetto della personalità (8). Lapierre e Aucouturier correlano il vissuto sensoriale e affettivo con i primi apprendimenti percettivi e cognitivi: è attraverso il movimento e il tono muscolare che il bambino vive sul suo corpo emozioni e sentimenti che si trasformano in concetti e nozioni, ed "è attraverso i processi di adattamento motorio spontaneo che nasceranno processi del pensiero: il bambino vi scoprirà un certo numero di nozioni astratte che è capace di utilizzare come strutture intellettuali molto prima di poterle esprimere e verbalizzare (9).
Con il termine psicomotricità si intende pertanto sottolineare l'importanza che l'azione ha sul pensiero e viceversa, e quindi rappresenta l'elemento caratterizzante di una motricità spontanea che è anche una forma di cognizione.
Per apprendere con un vero approccio psicomotorio è necessario che i movimenti siano liberi da schemi preordinati al fine di favorire sensazioni e percezioni che agiscano sullo sviluppo cognitivo e affettivo. È dalla circolarità individuo-azione-ambiente, o ancora, ambiente-azione-individuo che si autodeterminano gli apprendimenti rinforzando nuovi schemi motori (10). Lungo tutto il percorso educativo/formativo è opportuno creare situazioni in cui il corpo diventi elemento mediatore tra gli apprendimenti, le forme espressive e lo sviluppo socio-affettivo affinchè si incontrino sul terreno della corporeità: "in quest'ottica la psicomotricità assume un aspetto diverso da quello classico. Si tratta di mettere in luce un lato della personalità che era restato nell'ombra, ignorato, negato represso, colpevolizzato; la dimensione sottostante del vissuto affettivo con i suoi sentimenti, i suoi conflitti, le sue ambivalenze, le sue tensioni, le sue angosce, la complessità dei suoi contenuti proiettivi e difensivi. È tutto questo che condiziona, in ultima analisi, lo sviluppo e l'affermazione della personalità, di cui l'efficienza intellettuale è solo uno dei tanti aspetti. (11)
Aucouturier e Lapierre, approfondendo le loro conoscenze nel settore della neuro motricità, hanno scoperto l'importanza dei centri sottocorticali, mettendo in evidenza anche le relazioni che esistono tra strutture motorie sottocorticali e centri di integrazione delle emozioni, cioè dell'ipotalamo. Qui la dimensione affettiva e psichica appariva direttamente collegata al corpo, alla sensorialità, al tono, alla motricità e si ricollegava a tutti quei dati sull'inconscio che ci venivano forniti dalla psicoanalisi. Questa organizzazione, che possiamo definire „tonico-emozionale', gettava un primo ponte tra il corpo e lo spirito, almeno nella sua dimensione affettiva, ed era riconoscibile come base per tutti i metodi di rilassamento e per tutti i tentativi di spiegazione delle pratiche orientali, molto lontane dal nostro modo di pensare.
Tra le altre scuole psicomotorie che si sono diffuse anche in Italia ricordiamo la „Psicocinetica' di Jean Le Boulch (12) indirizzata ai bambini fino ai 12 anni.Le Boulch ha dimostrato come dall'assimilazione delle diverse esperienze motorie si favorisca la formazione dello schema corporeo "prima della pubertà l'attività fisica in generale e l'educazione sportiva in particolare possono avere un ruolo essenziale nell'evoluzione schema corporeo che deve raggiungere la sua maturità strutturale a questo momento dello sviluppo (13). Il suo metodo, attraverso il quale intende superare il dualismo mente-corpo ancora troppo presente nelle metodologie utilizzate nell'educazione fisica e sportiva anche ai nostri giorni, è legato ad un concetto di pedagogia attiva basato sulla visione unitaria della persona e che utilizza la dinamica del lavoro di gruppo, in quanto è in questo spirito che lo sport educativo potrà essere utilizzato come un importante mezzo di sviluppo.
Per questo l'educatore dovrà porre il praticante, individualmente o in gruppo, di fronte a situazioni-problema riguardanti attività sportive. È lo sforzo personale intrapreso per superare la difficoltà, con l'eventuale aiuto dell'educatore, che permette al soggetto di controllare l'attività stessa migliorando nel contempo le sue attitudini funzionali (14). Un altro esponente di primo piano dell'area psicomotoria, Pierre Vayer (15), ha sostenuto che il fulcro di un efficace ambiente di apprendimento centrato sulla esperienza motoria richiedeva un'azione educativa e un contesto formativo concepiti in funzione del bambino e rapportati all'età e ai bisogni tipici dell'infanzia, andando oltre "la nozione di educazione psicomotoria, quale tecnica di rieducazione, per pensare ai problemi posti dall'educazione del bambino piccolo in maniera globale, il che necessariamente conduce all'integrazione dell'educazione dell'Io corporeo in un contesto educativo pensato in funzione del bambino, cioè della sua età e delle sue necessità (16).
In particolare secondo questa impostazione è indispensabile attuare attività che facilitino la scoperta e la conoscenza, prediligendo un atteggiamento educativo che consista "non nel trasmettere un sapere e delle norme di condotta, ma nell'ideare una situazione psico-sociale che rappresenti un incitamento per l'allievo a scoprirle da sé e ad integrarle in una costruzione veramente originale (17). Giudicando fondamentale l'osservazione del comportamento dinamico del bambino questo studioso ideò un famoso „esame psicomotorio' volto a definire un profilo del bambino in un determinato momento della vita. La concezione attuale della psicomotricità è il risultato di questa lunga evoluzione che trae origine dalla riflessione pedagogica ma anche dalle diverse correnti di pensiero che caratterizzano le concezioni europee sul corpo e il movimento e la loro utilizzazione a fini educativi e terapeutici.
La moderna ricerca psicologica ha contribuito a superare il secolare dualismo corpo-mente, assumendo psichismo e motricità non come due aspetti opposti della stessa entità, ma elementi fondamentali e dinamici della formazione bio-psichica della personalità umana. L'educazione psicomotoria può dunque intervenire a migliorare la strutturazione dello schema corporeo, attraverso il controllo della respirazione, lo sviluppo dell'equilibrio e della lateralità, la comprensione dei rapporti spazio-tempo e percezione sensoriale-attività motoria, il controllo del tono muscolare e lo sviluppo della capacità di rilassamento. Alla luce di tutto ciò, l'attività motoria diventa una educazione alla scoperta delle potenzialità del proprio corpo e si distanzia dalle metodiche dell'addestramento motorio centrato sulla ripetizione di movimenti, tipico di alcune forma di attività tecnico- sportive.
L'importanza che nella psicomotricità viene data alla percezione dello schema corporeo ha diverse implicazioni, assai più ampie di quelle del solo sviluppo delle capacità motorie. Il concetto di schema corporeo e la capacità di comprendere le relazioni spaziali tra elementi diversi sono il presupposto affinchè il bambino acquisisca le abilità motorie indispensabili alla scrittura, alla lettura, al disegno, alla geometria e, dunque, sono importanti nelle varie attività che accompagnano il processo educativo.
L'educazione psicomotoria svincola l'attività fisica da ogni componente che la rende meccanica, ricerca una libera espressione del movimento ed è priva degli aspetti agonistici che spesso caratterizzano le attività sportive in genere. In tal modo, il bambino apprende anche una modalità di interazione e collaborazione con gli altri, dal momento che "l'educazione fisica e motoria, interpretata come educazione a un uso consapevole e costruttivo del proprio corpo, è chiamata a promuovere una corretta fruizione dello sport, favorendo esperienze … capaci di sollecitare un costruttivo confronto con gli altri. Tutto questo significa, anche, educare a comprendere le molteplici forme attraverso cui una prestazione fisica può realizzarsi (18).
In conclusione si può affermare che gli studi che mostrano come l'apprendimento possa realizzarsi attraverso il corpo e la sua sensorialità, "imprimono una svolta epocale, aprendo un ponte tra cognitivismo e corpo e adottando un'originale prospettiva biologica e interculturale (19).