Uno degli aspetti che caratterizza l’età evolutiva è la scoliosi idiopatica, inizia a manifestarsi in un periodo ben preciso che coincide con la fase prepuberale per arrivare alla sua massima espressione durante la pubertà.
Dal dizionario medico leggiamo la definizione di pubertà:
“Pubertà periodo durante il quale iniziano a svilupparsi i caratteri sessuali secondari e viene raggiunta la capacità di riproduzione sessuale”.
Il termine puberale deriva dal latino “pubes” (peli della regione pubica) in quanto la crescita della peluria nel maschio e la comparsa del menarca nella femmina indicavano l’inizio del periodo fertile e quindi dell’età del matrimonio. Spesso il termine adolescenza viene utilizzato come sinonimo di “età puberale” ma ciò non è propriamente corretto in quanto l’adolescenza copre un periodo molto più ampio in termini temporali. Sempre dal dizionario medico possiamo ricavare quest’altra definizione: “Adolescenza il periodo compreso tra la pubertà e il completamento della crescita somatica, approssimativamente dagli 11 ai 19 anni di età”.
Per comprendere meglio cosa si intenda per adolescenza e età puberale, nei prossimi paragrafi, verrà analizzato questo periodo sotto due aspetti, quello fisiologico e quello psicologico, in quanto ambedue sono strettamente correlati e inscindibili nella formazione del giovane.
Di seguito verrà analizzato tale periodo anche dal punto di vista delle fasi della motricità, dettato dall’età evolutiva come apprendimento motorio dell’uomo.
Lo studio dell’età evolutiva ci permette di osservare l’uomo nella sua interezza, non solo sotto l’aspetto motorio ma anche intellettivo-cognitivo e sociale-affettivo, in quanto tutti questi aspetti concorrono nella formazione dell’individuo. L’ontogenesi della motricità è lo sviluppo motorio che ogni essere umano deve compiere per raggiungere la sua indipendenza, in quanto l’uomo nasce sottosviluppato a livello motorio. Lo sviluppo motorio può essere suddiviso in tre fasi o età di riferimento irreversibili: evolutiva, di stabilizzazione, involutiva.
Le fasi dello sviluppo motorio sono condizionate da fattori di tipo ereditario determinate dal patrimonio genetico, proprio della specie umana come il sesso e la razza e dal patrimonio genetico individuale trasmessoci dai genitori. Altro aspetto di notevole rilevanza, riguarda i fattori ambientali come la cultura, la famiglia, la scuola, l’igiene e l’alimentazione. Ogni individuo ha una propria unicità, ed essendo molteplici i fattori che intervengono a condizionarne lo sviluppo, ogni riferimento ad una fascia età significativa è solo teorica. La maggior parte degli studiosi sono concordi nel considerare normale uno sviluppo individuale in ritardo o in anticipo di due anni nella fase della fanciullezza.
Questo comporta che un bambino che frequenta la scuola primaria, può ritrovarsi in classe un compagno coetaneo che presenta caratteristiche fisiche, intellettuali e sociali anche molto differenti dalle proprie.
Lo sviluppo motorio può essere suddiviso in tre grosse fasi o età di riferimento irreversibili:
La prima fase si sviluppa in un arco temporale più breve rispetto alle altre ma è quella che suscita maggior interesse per i cambiamenti che avvengono in maniera estremamente significativa in tutte le aree della personalità.
Le altre fasi occupano, in media, i tre quarti della vita. L’età evolutiva è caratterizzata da un progressivo sviluppo degli individui nelle loro componenti motorie, cognitive, affettive, sociali e morali. Lo sviluppo morfologico – strutturale condiziona l’intera età evolutiva e non avviene in modo lineare ma a fasi alterne. Si alternano fasi di grande crescita staturale (proceritas) ove avvengono dei cambiamenti nel corpo ed appaiono nuove funzioni o abilità, a periodi di stasi o di compensazione ponderale (turgor), utili per l’assimilazione della nuova situazione e per acquisire la padronanza delle nuove capacità, oltre che per preparare il corpo alla fase successiva di sviluppo. Per comprendere meglio il susseguirsi di tali fasi di seguito verrà evidenziata una tabella che racchiude i vari periodi.
Crescita somatica | |||
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Turgor primus | 2 - 4 anni | Ingrossamento somatico | |
Proceritas prima | 5 - 7 anni | Allungamento staturale | |
Turgor secundus | 8 - 11 anni | Aumento ponderale | Periodo d’oro della motricità |
Proceritas secunda | 2 - 14 anni | Notevolissimo incremento staturale | Crisi puberale Preadolescenza |
Turgor tertius | 15 - 18 anni | Recupero ponderale | Adolescenza |
I periodi di proceritas possono essere considerati come problematici a causa dell’aumento staturale in quanto creano un’alterazione dell’equilibrio tra statura e peso del corpo. In questa fase la struttura ossea più lunga e pesante non trova un apparato muscolare e cardiocircolatorio in grado di poterla muovere e sostenere con facilità.
Le conseguenze per le posture e la motricità del bambino sono negative e si manifestano con una possibile insorgenza di atteggiamenti paramorfici come dorso curvo, lordosi, scoliosi, piede piatto e scapole alate con una temporanea perdita del grado di coordinazione motoria. Il bambino, solo attraverso un’adeguata attività motoria riesce a recuperare l’idea precisa dell’ingombro del proprio corpo, a superare questi momenti poco favorevoli all’apprendimento di nuovi movimenti e ad aggiustare quelli appresi precedentemente. I periodi turgor presentano invece una situazione del tutto opposta.
Favoriscono gli apprendimenti motori, facilitati dal recupero ponderale e funzionale a carico dell’apparato muscolare, respiratorio e cardiocircolatorio, e permettono una nuova condizione di equilibrio tra peso e statura. L’apprendimento motorio avviene con maggiore facilità e minor tempo, momenti d’oro, come vengono considerati da tutti gli studiosi impegnati nella ricerca.
La fase evolutiva inizia dal concepimento, di seguito saranno elencati gli aspetti motori più importanti del periodo prenatale:
Il periodo prenatale che va da 0 a 18 mesi è il più ricco di apprendimenti motori. Dalla nascita il percorso ontogenico inizia a bruciare le tappe, tanto che non esiste un altro periodo che comporti delle modifiche così rilevanti, sia dal punto vista qualitativo che quantitativo. Il neonato inizierà a sollevarsi, a deambulare e ad acquisire le capacità manipolative, anche se goffe e poco coordinate. Nel dettaglio, da 0 al 3° mese il neonato possiede movimenti innati come la respirazione, il pianto, la suzione, la deglutizione ed altre funzioni organiche fondamentali. Questi movimenti vengono definiti da Meinel come “massivi incontrollati”, movimenti che fanno sembrare il neonato nello stato di veglia come un piccolo essere agitato e goffo nella sua motricità.
Questi movimenti scoordinati persistono per parecchie settimane e sono esattamente il contrario dei movimenti atetonici, movimenti segmentari ed eseguiti in una condizione di calma e rilassamento, come allungare le dita e strofinare le mani sul corpo e sul viso. Ambedue i movimenti sono scombinati e imprecisi e dipendono dallo stato di immaturità del nostro sistema nervoso non ancora del tutto formato, la causa è la mancanza di mielinizzazione delle fibre a livello periferico. Oltre a questi movimenti, appare il riflesso di prensione o “grasping”, che consiste nella chiusura delle dita della mano quando avviene un contatto tattile con un oggetto esterno.
Altro importante atto motorio è il riflesso posturale labirintico del capo, che avviene a poche settimane dalla nascita e consiste nell’estensione della testa del neonato dalla posizione prona; è il primo movimento istintivo che rappresenta la volontà di drizzarsi in piedi. Questo movimento rappresenta la prima di altre reazioni che porteranno il bambino ad acquisire la posizione eretta. Dal 4° al 6° mese il neonato inizierà ad estendere gli arti, tale movimento si concretizzerà nel sollevamento del tronco e nel mantenimento della posizione seduta. Il grado di ipertonia è ancora abbastanza diffuso tanto da generare lo sviluppo della simmetria attraverso evidenti forme di “sincinesia controlaterale”. Sempre in questo periodo abbiamo la comparsa della prima reazione di equilibrio chiamata “reazione a paracadute”, che consiste nell’estensione-abduzione delle gambe quando il neonato viene portato verso il suolo dall’adulto.
Il 7° e l’8° mese rappresentano la fase dell’acquisizione del controllo dei primi movimenti coordinati, determinati dall’intenzionalità del bambino e quindi diretti ad uno scopo. Avviene la prima forma parziale di rotolamento attorno all’asse longitudinale, che consente al bambino di eseguire il passaggio dalla posizione prona a quella supina e viceversa, e al primo schema motorio di traslazione in avanti, lo strisciare. Si evolvono le reazioni di equilibrio che porteranno al raddrizzamento con il passaggio prono-carponi-seduto, utilizzando gli arti superiori per compensare gli sbilanciamenti del busto dalla posizione seduta. Ma l’acquisizione più importante è la stazione eretta senza spostamento. Dal 9° al 10° mese inizia la fase della quadrupedia, movimento di traslocazione in avanti, più efficace e meno dispendiosa della strisciata. Le capacità di equilibrio si evolvono ancora, permettendo, con l’aiuto dell’adulto di sperimentare i primi passi in avanti. Avviene il “riflesso estensorio crociato” che consiste nell’estendere l’arto in appoggio mentre quello in volo sta effettuando il passo. Dal 12° al 18° mese il bambino riesce a sedersi da supino e a rimanere in ginocchio senza perdere l’equilibrio. Sicuramente l’acquisizione più importante rimane la “deambulazione autonoma in stazione eretta” che avviene con andatura basculante e malandata. L’importanza di tale conquista risiede nella capacità di apprendimento motorio dato dalla conquista dello spazio che lo circonda, consentendogli di aumentare tutte quelle esperienze senso motorie che gli permetteranno di crescere.
Durante la prima infanzia, che va dal 1° al 3° anno, il bambino inizia la fase di acquisizione delle prime forme polivalenti di movimento. Alla fine di questo percorso egli sarà in grado di camminare, salire e scendere, stare in equilibrio, andare carponi, rotolare, fare capovolte, spingere, tirare, arrampicarsi, stare sospeso, dondolarsi, portare gli oggetti a sé e varie forme di lancio. L’età prescolare, che va dai tre ai sette anni, è la fase di perfezionamento di varie forme di movimento e dell’acquisizione dei primi movimenti combinati. In questa fase, i movimenti raggiungono un notevole perfezionamento, sia dal punto vista qualitativo che quantitativo. Iniziano a manifestarsi i primi movimenti combinati, nei soggetti esercitati si possono notare già a sette anni combinazioni motorie con esecuzioni successive di 3/5 forme diverse di movimenti.
Lo sviluppo delle capacità motorie purtroppo resta basso, come la forza, la rapidità nell’apprendimento e il controllo motorio. Spiccato è il bisogno del bambino di muoversi, e tale necessità viene soddisfatta attraverso la fase ludica, durante la quale si sperimenta anche l’aspirazione al risultato e alla competizione. La fanciullezza, che va dagli 8 agli 11 anni, è la fase dei rapidi progressi della capacità di apprendimento motorio, è in questo periodo che vengono insegnati i rudimenti degli sport per l’avvio successivo alla pratica sportiva. Dal periodo puberale il ragazzo è completamente formato sotto tutti gli aspetti, ha acquisito tutte le capacità motorie, sia condizionali che coordinative, ed è ormai entrato nel mondo adulto.
La pubertà segna il passaggio dalla fase non riproduttiva a quella riproduttiva dell’individuo. Nelle ragazze il passaggio è molto più marcato rispetto ai coetanei maschi in quanto è caratterizzato dallo sviluppo delle ghiandole mammarie e dalla prima mestruazione, il menarca, momento che in molte culture riveste un importante significato rituale. L’età media in cui compare il menarca è intorno ai 12 anni (intervallo normale è 8 -13 anni). Nei ragazzi, come detto precedentemente, i segni sono meno evidenti, essi comprendono la crescita e la maturazione dei genitali esterni, lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, come ad esempio i peli pubici e la barba, la riduzione del tono della voce, i cambiamenti corporei intesi come crescita in altezza e della conformazione fisica. Avviene intorno ai 10 anni (intervallo normale 9 – 14 anni). La pubertà richiede la maturazione dell’asse ipotalamo-ipofisario, prima di tale periodo il bambino presenta basse concentrazioni di ormoni steroidei sessuali e di gonadotropine. Le basse concentrazioni di ormoni sessuali generalmente potenziano il rilascio di gonadotropine. La combinazione di basse concentrazioni di steroidi e di gonadotropine, indica che la ghiandola ipofisaria non è ancora sensibile ai livelli plasmatici degli steroidi, da ciò si deduce che non è ancora del tutto matura.
Nella pubertà, i neuroni ipotalamici aumentano la secrezione di GnRH che induce un aumento delle gonadotropine, segnale che la pubertà sta per avere inizio. Ma come si svolge nei due sessi questo cambiamento? Le ragazze durante la pubertà fanno l’esperienza del primo episodio di flusso mestruale, chiamato menarca, inizia intorno agli 11 – 13 anni e si completa a 16 anni. In questo periodo iniziano a svilupparsi la vagina, l’utero, le tube uterine e i genitali esterni. Inizia a depositarsi il tessuto adiposo nella mammella e attorno ai fianchi, provocandone un allargamento tipico della donna adulta. Si sviluppano i dotti della mammella, iniziano a crescere i peli pubici e ascellari, la voce si modifica sensibilmente e avviene anche lo sviluppo dell’orientamento sessuale. L’aumento della secrezione di estrogeni e progesterone da parte delle ovaie è il principale responsabile dei cambiamenti che avvengono nella pubertà.
Nella fase prepuberale gli estrogeni e il progesterone sono secreti in piccole quantità come i livelli di LH e FSH, dovuti alla mancanza di rilascio di GnRH da parte dell’ipotalamo. Nella pubertà, GnRH, LH e FSH vengono secreti in grandi quantità diventando come quelli dell’adulto, caratterizzato dalla ciclicità della secrezione. La secrezione ciclica di LH e FSH, l’ovulazione, i cambiamenti mensili nella secrezione di estrogeno e progesterone, in unione con la modifica dell’utero, caratterizzano il ciclo mestruale. Nel maschio è la secrezione del testosterone che induce il passaggio dalla fase pre alla fase puberale. Un ormone delle gonadotropine, chiamato gonadotropina corionica umana (HCG), secreto nella placenta, stimola la sintesi e la secrezione del testosterone da parte dei testicoli fetali prima della nascita. Dopo la nascita la mancanza di stimolazione ai testicoli ne determina una lieve atrofizzazione, secernendo solo piccole quantità di testosterone fino alla pubertà che avviene intorno ai 12 – 14 anni.
La pubertà determina la capacità di riproduzione sessuale, prima di questo periodo, piccole quantità di testosterone e di altri androgeni, inibiscono il rilascio di GnRH da parte dell’ipotalamo. Durante la pubertà l’ipotalamo diventa meno sensibile all’effetto inibitorio degli androgeni, la quantità di GnRH aumenta portando ad un aumento di LH e FSH. Gli elevati livelli di FSH promuovono la spermatogenesi. Elevati livelli di LH inducono le cellule interstiziali a secernere grandi quantità di testosterone. Il testosterone prodotto, induce ad un feed-back negativo sulla secrezione di GnRH dopo la pubertà, ma non è in grado di sopprimerla completamente. Il testosterone stimola lo sviluppo e la differenziazione dei genitali maschili e del sistema dei dotti, è necessario per la formazione degli spermatozoi e per la discesa dei testicoli dopo lo sviluppo fetale. Il testosterone stimola la crescita dei peli nell’area pubica fino alla linea alba, nelle gambe, nel torace, nella regione ascellare, sul volto, e occasionalmente sul dorso. Anche i capelli diventano più spessi e più pigmentati.
Altro aspetto da evidenziare è l’ispessimento e la ruvidità dei tessuti cutanei. La quantità di melanina aumenta rendendo la cute più scura. Il testosterone aumenta anche la secrezione da parte delle ghiandole sebacee, specialmente sul volto, provocando la comparsa dell’acne. Il timbro della voce assume toni più bassi a causa di cambiamenti strutturali della laringe, cambiamenti che all’inizio possono determinare difficoltà nel controllo della voce sino al raggiungimento del normale timbro mascolino. Anche il metabolismo risente dell’aumento del testosterone, infatti comporta un aumento del metabolismo basale rispetto alle femmine, promuove la sintesi proteica in molti tessuti del corpo, con il risultato di un aumento della massa muscolare. Ma i muscoli non sono i soli a beneficiare dell’aumento del testosterone, anche il sistema scheletrico se ne avvantaggia, aumentando la deposizione del calcio con il conseguente aumento dell’altezza.
L’aspetto psicologico nell’età evolutiva è connotato da complessi meccanismi come le modificazioni fisiche, percettive, del linguaggio, dello sviluppo sociale, quello morale, ecc., cambiamenti che avvengono separatamente e contemporaneamente, delineando periodi di rapida crescita a momenti di relativa calma e consolidamento. Alcune di queste abilità sono biologicamente determinate, come ad esempio il parlare o il camminare, altre invece rappresentano fasi della vita che hanno a che fare con la sfera delle relazioni sociali, come il creare legami di amicizia, stare in un gruppo e intraprendere relazioni affettive e sessuali. L’accumularsi di questi cambiamenti produce una sorta di “rimappatura” dell’adolescente, in cui i vecchi schemi di relazione, di pensiero e di linguaggio non funzionano più e si deve acquisirne di nuovi.
La preadolescenza e l’adolescenza sono termini che vanno utilizzati nel contesto storico culturale a cui si riferiscono. La differenza storico-culturale viene marcata dalle differenze del ruolo della famiglia. Da una società patriarcale, nella quale il bambino passava repentinamente allo stato di adulto lavorando sin dalla tenera età, si è passati a una società in cui il progresso e il maggiore benessere hanno prolungato la dipendenza dal contesto familiare sino all’età adulta. Questo cambiamento è imputabile al diverso ruolo dei genitori e alle diverse scelte educative che implicano un allungamento del percorso formativo scolastico e una posticipazione nell’inserimento del mondo del lavoro. A 29 anni più dell’80% dei maschi vive ancora in famiglia, paradossalmente ad uno sviluppo fisico precoce, dettato dal miglioramento delle condizioni di vita, corrisponde una più lenta autonomia e un ritardato ingresso nell’età adulta. L’adolescenza può essere definita come la stagione della vita più incerta e problematica. L’adolescente non è più un bambino ma neanche un adulto, questo duplice movimento implica un rinnegamento della propria identità infantile e la ricerca di sé come adulto, da qui scaturisce l’essenza della “crisi” che ogni adolescente attraversa. In questo periodo della vita, tutti i parametri che il bambino aveva stabilito come suoi punti di riferimento, vengono a modificarsi con grande rapidità, con la conseguenza che tutte le problematiche dell’infanzia si acuiscono, creando un inevitabile stato di disagio, paura e instabilità.
K. Lewin ha paragonato la condizione di un adolescente:
“[…] a qualcuno che si trova, improvvisamente in una situazione sconosciuta, non familiare […] l’incertezza sarà tanto più grande quanto più l’individuo è stato, in precedenza, tenuto fuori e all’oscuro del mondo adulto”.
Il periodo compreso tra gli undici e i diciotto anni è all’insegna del cambiamento fisico, comportamentale e psicologico, il corpo si sviluppa repentinamente, iniziano ad evidenziarsi i caratteri sessuali primari e aumenta l’interesse per l’altro sesso, così come si trasforma l’aspetto, si trasforma anche il modo di pensare. In questa fase anche dei lievi difetti fisici diventano problemi apparentemente insormontabili, aumenta l’importanza dell’approvazione del gruppo dei coetanei che supera quella degli adulti, in poche parole cambia il modo di percepire tutta la realtà. La preadolescenza porta ad uno stato affettivo turbolento, un vero scombussolamento emotivo determinato dal bombardamento di emozioni che si sviluppano a causa del cambiamento ormonale.
Si instaura una specie di terremoto che toglie al bambino la certezza del corpo infantile, un tempo vezzeggiato e curato dai genitori. Ogni ragazzo/a si sente stravolto dai suoi umori e deve imparare a gestire il rapporto tra un corpo che gli è estraneo e una mente non ancora in grado di concepirlo. È in questo periodo, compreso tra l’infanzia e l’adolescenza, che le incursioni troppo pressanti del mondo adulto hanno come unico effetto quello di confondere le idee al preadolescente. Il ragazzo/a ha bisogno di spazio interiore per dedicarsi alla scoperta di se stesso, ha la necessità di avere una sua indipendenza, ma sempre consapevole della presenza dell’adulto in grado di mantenere con lui un rapporto di scambio e non di autorevolezza.
L’adolescente si trova a dover affrontare compiti importanti come l’accettare il proprio corpo, il proprio sesso, stabilire nuove e più mature relazioni con i coetanei. Le ragazze parlano molto tra loro e gettano le basi per le strategie di relazione affettiva, i maschi sono più lenti e schivi, provano pulsioni ma non riescono a inquadrarle. Anche scegliere quali studi intraprendere è una responsabilità che incide sullo stato d’animo dell’adolescente, la realizzazione degli obiettivi prefissati comporta la necessità di mantenere un giusto equilibrio attraverso continui aggiustamenti e adattamenti.
Questo processo sarà più fluido e meno problematico se l’adolescente sarà stato aiutato dalla famiglia, dall’ambiente e dalle esperienze pregresse nel superare gli stadi di sviluppo precedenti. Anche la scuola riveste un ruolo importante nella vita dell’adolescente in quanto lo mette in gioco sul piano personale, relazionale e della riuscita sociale. Durante questa fase avviene una revisione dei ruoli, si inizia a svincolarsi dal contesto familiare e diventa sempre più importante l’appartenenza al gruppo dei pari.
Le relazioni all’interno del gruppo di coetanei sono importanti non solo per promuovere lo sviluppo attraverso l’esperienza di nuove dinamiche, ma anche per ridurre lo stress e la pressione psicologica di questo delicato passaggio. Il gruppo offre molteplici opportunità per apprendere abilità sociali, come ad esempio la comunicazione verbale e la capacità di relazionarsi sia con il proprio che con l’altro sesso. In particolare, il legame che si viene a creare con l’amico/a del cuore, costituisce per l’adolescente un importante punto di riferimento, permettendogli di sperimentare nuove relazioni interpersonali basate sulla condivisione di intimità con l’altro “diverso da sé”. L’amicizia in adolescenza è un obbligo evolutivo, una fame di relazioni orizzontali che sostituiscano quelle verticali dell’infanzia con i genitori e gli altri adulti di riferimento.
Per scoliosi si intende la deviazione laterale del rachide sul piano frontale, condizione anomala, essendo la colonna vertebrale vista di fronte, perfettamente dritta. Non tutte le scoliosi sono pertanto uguali e non tutte sono espressioni di condizione patologica, in letteratura medica vengono divise in due categorie: le scoliosi funzionali e le scoliosi strutturate.
Le scoliosi funzionali sono deviazioni che si manifestano solo durante il funzionamento del rachide, mentre le strutturate sono delle vere e proprie condizioni patologiche in quanto la deviazione laterale è permanente. Le scoliosi idiopatiche sono quelle che destano più allarme in quanto rappresentano la stragrande maggioranza dei casi e sono quelle che coinvolgono maggiormente gli adolescenti. Esse rappresentano circa il 70% di tutte le scoliosi evidenziabili in età evolutiva, in coincidenza della crisi puberale, vale a dire tra i 10 e i 13 anni e risultano prevalentemente appannaggio del sesso femminile con un rapporto di 8 a 1. Le scoliosi idiopatiche, se non trattate o trattate in maniera inadeguata, possono peggiorare fino a 20° Cobb/anno, con il massimo del peggioramento, indicativamente, intorno agli 11 – 13 anni per le femmine e ai 12 – 14 anni per i maschi.
Indipendentemente dalle cause che determinano l’insorgenza della scoliosi in età evolutiva, il dato clinico fondamentale è che possono peggiorare in relazione al potenziale di crescita del rachide. Per questo motivo è necessario uno screening durante l’età evolutiva atto alla prevenzione primaria, intesa come identificazione delle vere scoliosi, differenziandole dalle scoliosi funzionali, così da iniziare subito un protocollo di mantenimento/conservazione delle curve. Per un corretto e attento monitoraggio della scoliosi è importante procedere all’identificazione della fase di accrescimento rapido vertebrale, coincidente con la crisi puberale. In tale periodo il rapido accrescimento della colonna si trasforma in un potenziale aggravamento per la scoliosi.
Analizzando l’evoluzione spontanea della scoliosi idiopatica, si ha modo di verificare che la stessa inizia a peggiorare rapidamente con la comparsa del primo menarca e con la visualizzazione del nucleo apofisario iliaco. La progressiva ossificazione del nucleo apofisario iliaco va di pari passo con lo sviluppo della fase di accrescimento vertebrale, fase che raggiunge la sua massima espressione in coincidenza dell’ossificazione del 50% dell’ala iliaca. La successiva ossificazione del nucleo apofisario segna il progressivo rallentamento della crescita vertebrale del rachide e quindi del peggioramento della scoliosi idiopatica.
Nella pratica clinica il rischio di scoliosi si colloca tra il 10° e l’11° anno di vita. Se si sospetta una scoliosi sarà bene indagare all’interno del gruppo familiare la presenza di casi analoghi, si dovrà inoltre porre particolare attenzione alle patologie oculari, cardiache e neurologiche nel tentativo di identificare possibili cause. Il trattamento può essere di tipo cruento o incruento. Da preferire è il trattamento incruento che ha come obiettivo quello di impedire o arrestare il peggioramento della scoliosi. Va iniziato durante l’accrescimento, quando la scoliosi ha superato un certo grado di strutturazione, circa 15°-20° Cobb, e dimostri di voler evolvere. Il trattamento deve prolungarsi fino alla fine del periodo evolutivo del giovane. Il trattamento cruento invece, ha come obiettivo la correzione e la stabilizzazione del rachide attraverso un intervento chirurgico, quando il grado di scoliosi supera i 40°-50° Cobb.
La scoliosi è una curvatura laterale della colonna vertebrale che può influenzare postura, crescita fisica e benessere psicologico durante lo sviluppo.
I principali aspetti fisiologici della scoliosi riguardano la deformazione della colonna vertebrale, che può causare dolore, difficoltà motorie e problemi respiratori.
La scoliosi può influenzare negativamente la psicologia, generando ansia, bassa autostima e difficoltà nelle relazioni sociali, specialmente negli adolescenti.
Esercizi addominali mirati, come il plank e i crunch, possono rafforzare il core e supportare la correzione della postura nei casi di scoliosi.
Gli esercizi per le spalle, come le alzate laterali e il face pull, possono aiutare a migliorare l'allineamento e a ridurre lo squilibrio muscolare in chi ha la scoliosi.
Scoliosi e sviluppo: questa condizione influisce sulla postura, sulla crescita fisica e sul benessere psicologico. È importante riconoscerne gli aspetti fisiologici e psicologici per gestirla al meglio. Gli esercizi correttivi, come quelli per gli addominali e le spalle, aiutano a migliorare l'allineamento della colonna e a rafforzare la muscolatura, favorendo una postura corretta. Praticare esercizi specifici in palestra, come plank, alzate laterali e face pull, può prevenire squilibri muscolari e migliorare la qualità di vita.
Questo articolo è tratto dal libro A scuola di Posturale, pratico manuale di oltre 500 pagine interamente dedicato alla Ginnastica Posturale.