Infiammazione, definizione e sintomi

Di Matteo Marinelli

Definizione e cause della flogosi. I sintomi dell'infiammazione: calor, rubor, tumor, dolor. Da Galeno alla scoperta di Conheim: la successione di eventi vascolo-ematici di un organo sottoposto ad un lieve stimolo flogistico

Definizione di flogosi

Per infiammazione, o flogosi, s'intende la risposta dei tessuti dell'organismo al danno provocato da un qualsiasi agente1. Si tratta di una reazione, innescata dai meccanismi dell'immunità innata, che evolve secondo uno schema, generalmente identico, pur variando in alcune manifestazioni a seconda della natura degli agenti eziologici, della sede in cui essi hanno agito e dell'intensità del danno provocato.

Sotto l'aspetto eziologico, le diverse cause che inducono una risposta infiammatoria possono essere classificate nella maniera seguente:

  • Microrganismi (batteri e loro tossine, virus, clamidie, rickettsie, micoplasmi, protozoi , funghi, elminti)
  • Traumi meccanici (es. ferite, contusioni) fisici (es. corrente elettricità, radiazioni) chimici (es. acidi, alcali)
  • Necrosi tissutale, da qualsiasi causa sia indotta (es. infarto, embolia, emorragia, ipossia)
  • Complessi immuni o reazioni autoimmunitarie
  • Tumori maligni e loro metastasi

La flogosi è un processo morboso tipico degli organismi che sono forniti di un sistema circolatorio. Essa, infatti, non si manifesta negli esseri viventi meno evoluti, che ne sono privi e che dunque rispondono al danno esclusivamente con i meccanismi umorali e cellulari dell'immunità innata.

Meccanismi responsabili della risposta infiammatoria
Meccanismi responsabili della risposta infiammatoria

L'infiammazione è una reazione prevalentemente locale, tanto che la terminologia indica la presenza di questo processo in un organo con l'aggiunta del suffisso –ite al nome dell'organo interessato (es. polmonite, epatite, encefalite, nefrite ecc.).

La reazione che si innesca è di tipo prevalentemente e non esclusivamente locale, dal momento che, ogni volta che l'intensità della risposta infiammatoria supera una certa soglia, si rendono manifesti alcuni fenomeni, definiti manifestazioni sistemiche della flogosi. Queste ultime sono causate da diverse molecole, sintetizzate e rilasciate nel sangue dalle cellule che rispondono all'azione lesiva, che agiscono su organi anatomicamente distinti, le cui cellule esprimono specifici recettori per esse. È opinione diffusa che l'infiammazione rappresenti un processo utile per l'organismo in quanto destinato a circoscrivere, neutralizzare ed eliminare gli agenti eziologici, se presenti, o i loro prodotti, o i detriti cellulari che si sono formati in seguito al danneggiamento dei tessuti e, quindi a reintegrare la condizione di normalità con il processo riparativo.

Tuttavia quando l'azione dell'agente nocivo è di particolare intensità o di lunga durata, si verificano eventi che amplificano e rendono duraturi i meccanismi preposti alla reazione flogistica locale con la conseguenza che questa è fonte di ulteriore danno, che si ripercuote sull'organismo stesso.

I sintomi dell'infiammazione

I sintomi più evidenti della flogosi a livello locale furono identificati dal medico romano Aulo Cornelio Celso (30 a.C.-38 d.C.) che li definì cardinali e li descrisse in latino con termini che mantengono sempre la più assoluta validità:

  1. Calor - aumento della temperatura locale
  2. Rubor - arrossamento
  3. Tumor - gonfiore
  4. Dolor - sensazione di dolore

Un secolo più tardi, Galeno, anch'esso medico romano (130-200 d.C.) aggiunse la caratteristica di functio lesa, che indica la compromissione funzionale.

La prima dimostrazione dei meccanismi responsabili dell'insorgenza dei suddetti sintomi è stata ottenuta solamente alla fine del 19° secolo dal medico tedesco J.Cohneim che, nel 1873, osservò al microscopio e descrisse, i fenomeni che si svolgono in un organo trasparente di un animale vivente (lingua o mesentere della rana) sottoposto ad un lieve stimolo flogistico, provocato dal contatto con un agente irritante (olio di trementina o una soluzione leggermente acida). Con il suo esperimento Conheim fornì la dimostrazione che, nel processo infiammatorio, si ha una successione di eventi vascolo-ematici, in cui sono coinvolti capillari e leucociti che fuoriescono da essi per localizzarsi nei tessuti (fenomeno noto come diapedesi). La sequenza di eventi osservabili al microscopio nell'organo trasparente, sottoposto a stimolo flogistico, si svolge nella maniera seguente:

  1. Dilatazione iniziale dei capillari, che provoca un aumento del flusso sanguigno ed è alla base dei sintomi calor e rubor
  2. Rallentamento dello stesso fino alla stasi
  3. Fuoriuscita attraverso la parete capillare di liquido e di leucociti, per la maggior parte granulociti neutrofili, che si accumulano nella matrice connettivale e che sono responsabili del sintomo tumor

La scoperta di Conheim fornì la dimostrazione che la sintomatologia indotta richiede necessariamente la presenza di un letto vascolare ed è quindi una prerogativa degli esseri viventi che sono forniti di quest'ultimo. Sempre alla fine del 19° secolo, Elia Metchnikoff dimostrava che, nei protozoi, la fagocitosi non è solo utilizzata per l'assunzione del nutrimento, ma anche per la distruzione di corpi estranei e di microrganismi. Questa osservazione portò a ritenere che il processo evolutivo aveva fatto sì che negli organismi superiori la funzione digestiva fosse confinata nell'apparato digerente e quella difensiva, verso i microrganismi ed i corpi estranei, nelle cellule dotate di attività fagocitaria, le quali ingeriscono e distruggono gli "intrusi"; concetto che venne sintetizzato nella metafora "mangiare per non essere mangiato".

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