Consumo di tabacco: mortalità e costi

Di Salvatore Barbaro

Il consumo di tabacco in Italia e nel mondo. Gli studi clinici sugli effetti del fumo, il ruolo dell'industria del tabacco, la mortalità da "fumo" in Itali, analisi statistica del consumo, i costi

Vizio, abitudine, uso, abuso, dipendenza: tanti sono i modi che nel corso degli anni hanno definito l'atto del fumare che, nella stessa scelta della definizione, lo hanno caricato di valenza più o meno negativa. Oggi la comunità scientifica è unanime nel considerare il fumo di tabacco la principale causa prevenibile di morbosità e mortalità e per l'OMS la lotta al fumo è una delle due priorità per i prossimi cinque anni. (Ministero della Sanità, 1999; IARC, 1986). Questi sono alcuni dati indicativi della diffusione del fumo:

  • attualmente c'è un miliardo e cento milioni di fumatori nel mondo (1/3 della popolazione mondiale sopra i 15 anni) di cui circa trecento milioni in Cina (circa 60% maschi e 10% femmine); la maggior parte di questi si trovano nei paesi in via di sviluppo
  • un terzo delle donne fuma nei paesi industrializzati ed un ottavo delle donne fuma nei paesi in via di sviluppo
  • l più alto tasso di fumatori maschi è in Corea del Sud (68%), il più alto tasso di donne fumatrici è in Danimarca (37%)

Studi clinici sugli effetti del fumo

Gli ultimi decenni hanno rivelato le devastanti conseguenze della "epidemia del fumo" per la salute. Ecco solo alcuni esempi:

  • 1964: il primo rapporto del Surgeon's General's Advisory Commitee stabilisce una causalità tra il fumo di sigaretta e lo sviluppo di cancro al polmone; da allora, migliaia di studi clinici hanno confermato questa conclusione, dimostrando inoltre che il fumo provoca patologie cardiovascolari, ictus, broncopneumopatie ostruttive, complicazioni nella gravidanza e numerose neoplasie (US Public Health Service, 1964)
  • in un'imponente studio inglese a lungo termine, Doll et al (1994) hanno seguito 34. 439 medici maschi per 40 anni e sono giunti alla conclusione che circa il 50% di tutti i fumatori sarebbe deceduto a causa di questa abitudine. La mediana di sopravvivenza dei fumatori, paragonata ai non fumatori, fu di 7,5 anni più breve e la riduzione nella sopravvivenza fu inoltre dose-dipendente

In seguito è stato stimato che il numero medio di anni di vita persi a causa del fumo di tabacco era di 16 anni (Peto et al. , 1994); attualmente si ritiene che il numero medio di anni persi sia di circa 22 (nella fascia di età compresa tra i 35 e i 69 anni) a causa del fatto che c'è un continuo aumento dell'aspettativa di vita tra la popolazione generale, mentre tra i fumatori l'aspettativa di vita rimane la stessa.

Il ruolo dell'industria del tabacco

L'industria del tabacco ha cercato dapprima di opporsi a questi risultati inizialmente negando gli effetti del fumo sulla salute, e poi, più recentemente, invocando il concetto di diritto individuale, come il diritto di una persona ad assumersi dei rischi.

Quest'ultima argomentazione è stata contestata da crescenti evidenze che l'esposizione ambientale al fumo di tabacco rappresenta un effettivo danno per i non fumatori. Attualmente nel mondo circa tre milioni di persone perdono la vita ogni anno a causa del fumo, la metà delle quali prima dei 70 anni, due terzi nei paesi sviluppati (Peto et al. , 1994).

Ciò che è incredibile è l'accettabilità sociale e politica di questa abitudine letale. L'industria del tabacco è probabilmente responsabile per la maggior parte delle morti premature e delle malattie più che qualsiasi altra impresa commerciale organizzata, superando l'impatto distruttivo delle industrie delle armi e delle droghe illegali.

Consumo di tabacco in Italia

La prevalenza del fumo in Italia (Pagano et al., 1998) (analizzata mediante questionario auto compilato su un campione di circa 24.500 uomini e 26.000 donne di età pari o superiore ai 15 anni, identificati in strati di area geografica e rappresentativo della popolazione nazionale) è risultata essere nel complesso di circa il 25% (fumatori maschi 34% e fumatrici femmine 17%).

Inoltre, confermando i dati di precedenti indagini una maggiore prevalenza è stata riscontrata nei maschi meno istruiti e residenti nelle regioni del Sud (36%), e nelle donne più istruite e residenti al Nord (19%).

Mortalità da "fumo" in Italia

Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco in Italia dalle 70.000 alle 83.000 morti l'anno. Oltre il 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età. Il tabacco è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra le quali broncopneumopatie croniche ostruttive ed altre patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie.

La mortalità e l'incidenza per carcinoma polmonare sono in calo tra gli uomini ma in aumento nelle donne, tra le quali questa patologia ha superato abbondantemente quella del tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per patologie tumorali, dopo mammella e colon-retto. Anche se negli ultimi 50 anni si è assistito in Italia, come in tutto il mondo occidentale, ad una graduale diminuzione dei fumatori, nel nostro Paese il fumo attivo rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile.

Prevalenza in Italia

Nel 2009, secondo i dati ISTAT (che fanno riferimento a oltre 60 mila interviste faccia a faccia a persone con età superiore ai 14 anni), la percentuale dei fumatori è salita al 23% (era 22, 2% nel 2008) dopo 5 anni di valori stabili intorno al 22%.

L'incremento ha riguardato allo stesso modo sia i maschi che le femmine (nel 2009: maschi 29, 5% femmine 17%; nel 2008: maschi 28, 6% femmine16, 3%). Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza era del23, 8% (maschi 31% femmine 17, 4%). Se andiamo a vedere la prevalenza nelle varie classi di età, si nota come l'aumento maggiore ci sia stato tra i giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni, dove si è raggiunta la percentuale del 31, 4% (40, 2% i maschi e 22, 2% le femmine).

In leggero aumento è, invece, la prevalenza tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che raggiunge il 21,7%. La più alta percentuale di fumatori si osserva nell'Italia centrale (34, 3%), seguono in ordine decrescente il nord (33%) e il sud e le isole (32,3%), Altri dati sulla prevalenza dei fumatori in Italia sono raccolti dall'indagine annuale DOXA/ISS-OFAD e, dal 2005, anche dal sistema di sorveglianza PASSI.

Nel 2009 l'indagine DOXA/ISS-OFAD (che fa riferimento a circa 3 mila interviste telefoniche a persone con età superiore ai 14 anni) ha rilevato un eccezionale incremento della prevalenza di fumatori dal 22% al 25,4%, che corrisponderebbero a oltre 1,8 milioni fumatori in più in un anno, soprattutto tra le donne che passerebbero da 17,9% a 22,3%.

Il sistema di Sorveglianza PASSI (un sistema di monitoraggio nazionale continuo su fattori di rischio comportamentali e l'adozione di misure di prevenzione che raccoglie, tramite circa 35mila interviste telefoniche effettuate da operatori sanitari delle aziende sanitarie, informazioni utili per le azioni di sanità pubblica a livello aziendale e regionale) rileva, tra l'altro, la prevalenza dei fumatori di età compresa tra i 18 e i 69 anni.

Dai dati preliminari relativi al 2009 la prevalenza dei fumatori è pari al 27,8% (maschi 31% e femmine 22,5%), più alta delle altre due indagini (ma sono diverse le fasce di età prese in considerazione) ma in calo rispetto al 2008 quando era pari al 29,8% (maschi 33% e femmine 25%).

Costi del fumo

Le categorie alle quali si è soliti ricorrere per una analisi mirata dei costi possono essere sintetizzate in:

  • costi diretti definibili medici e legati alla prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione delle patologie correlate al fumo
  • costi indiretti legati alla morbilità e associati al mancato guadagno conseguente alla perdita di lavoro a causa di una patologia fumo-correlata
  • costi indiretti legati alla mortalità e associati alla perdita del guadagno futuro a causa di una morte prematura causata dal fumo

La definizione utilizzata dagli economisti relativa ai costi fa riferimento al concetto di costo opportunità, ossia al valore legato al migliore utilizzo alternativo delle risorse. Una moderna teoria economica afferma che i consumatori sono generalmente i migliori giudici della propria capacità di spesa (beni o servizi). Il costo opportunità è il beneficio che deriva dalla migliore utilizzazione alternativa di una risorsa specifica.

È importante chiarire alcuni ulteriori concetti relativi ai costi, in particolare in relazione ai più rilevanti quali i costi privati e quelli sociali.

È generalmente riconosciuto che la quantificazione dei costi totali del fumo debba includere tanto i costi privati quanto quelli esterni. Appare altrettanto chiaro che ove i costi del fumo siano consapevolmente e liberamente sostenuti dai fumatori essi costituiscano costi privati mentre ove essi ricadano sulla collettività siano riferibili a costi esterni.

Nella terminologia convenzionale il costo sociale del fumo per la collettività (fumatori e non fumatori) consiste in costi sostenuti dai fumatori (costi privati) e costi sostenuti dal resto della collettività (costi esterni) per cui:

Costi sociali = costi privati + costi esterni

I costi totali possono essere anche suddivisi in costi tangibili (risorse) ed intangibili (ad esempio il dolore, la sofferenza e la perdita della vita). I costi tangibili possono essere definiti come quei costi che, ove ridotti, generano risorse disponibili per il consumo e per ulteriori investimenti destinati alla collettività.

Ad esempio, nel caso di riduzione dei costi sanitari legati al fumo, nuove risorse si rendono disponibili per una utilizzazione alternativa. 

I costi intangibili, al contrario, qualora ridotti o eliminati non generano alcuna risorsa disponibile per altri usi. Gran parte degli sforzi dei servizi sanitari sono, tuttavia, concentrati sulla riduzione di questi costi intangibili tanto da renderli tanto interessanti in termini di salute pubblica e di programmazione sanitaria, quanto difficili da quantificare. 

Di conseguenza, i costi tangibili possono essere considerati come costi aventi una manifestazione monetaria o comunque suscettibili di monetizzazione mentre i costi intangibili sono quelli difficilmente monetizzabili ma, comunque, stimabili a fronte di una attribuzione soggettiva di un ipotetico valore economico. Un esempio di classificazione e di definizione delle differenti voci imputabili a tale categoria di costi è la seguente:

Costi tangibili - sanitari

  • medicina generale
  • attività di prevenzione
  • prescrizione di farmaci
  • ricoveri e prestazioni ospedaliere
  • prestazioni sanitarie per riabilitazione

Costi tangibili - economici

  • Perdita di produttività conseguente a morte prematura o malattia legata al fumo
  • Ridotta produttività (assenza per malattia)
  • Perdita di lavoro per malattia legata al fumo
  • Sovvenzioni/assistenza pensionistica
  • Incendi e incidenti
  • Distruzione della proprietà (pubblica/privata)
  • Inquinamento e smaltimento

Costi intangibili - economici

  • perdita della vita (fumatori e fumatori passivi)
  • dolore e sofferenze (fumatori e fumatori passivi)