La vigoressia è un disturbo del comportamento che colpisce un numero crescente di persone in Italia, secondo il recente studio portato a termine dal Dott. Pierluigi De Pascalis, si stima che ne siano affette oltre 60.000 persone. Il problema non si esaurisce con atteggiamenti maniacali rispetto alla propria condizione fisica, circostanza già sufficientemente grave, ma determina una serie di condotte che portano dall'isolamento sociale alla compromissione della propria salute fisica con l'impiego di un'alimentazione e regimi allenanti che nulla hanno a che vedere con il fitness e la scienza dell'allenamento.
Le persone affette da vigoressia manifestano una dipendenza compulsiva dall'attività sportiva1, una dipendenza così forte da poter stravolgere le abitudini di chi ne è colpito al pari di qualunque altra dipendenza, col vantaggio di riuscire a mascherarsi dietro una delle abitudini di vita più salutari e consigliate che vi siano: l'attività sportiva. Una dipendenza così marcata che qualsiasi elemento appaia come un pericolo per la propria muscolatura viene messo in discussione compresa, nei casi più eclatanti, la sessualità nella coppia, ritenuta una sorta di spreco di ormoni utili ai fini del pompaggio muscolare. Una muscolatura che svolge il ruolo di corazza ed è al contempo percepita come elemento per l'affermazione della propria mascolinità.
Nel corso dell'indagine che ha portato anche alla realizzazione del libro "Vigoressia: quando il fitness diventa ossessione", ed. Il Pensiero Scientifico, l'autore si è imbattuto in frequenti casi di persone che affermavano di rinunciare volentieri anche alla sessualità all'interno di un rapporto di coppia poichè ormoni e energie sarebbero stati più utili nel processo di sintesi muscolare. Circostanza tristemente confermata anche da altri autori2. Questa scelta in qualche modo consapevole e volontaria (sebbene discutibile) di preservare il proprio corpo dall'attività sessuale per destinare le risorse ormonali verso un adattamento corporeo, diviene ad un certo punto un vero e proprio sintomo, che si traduce tra l'altro con la diminuzione del desiderio sessuale3.
In altri casi i problemi con la propria sessualità nascono direttamente dalla percezione del proprio corpo. Come riporta Cotrufo4 riprendendo anche un passaggio di Olivardia: in particolare è in relazione alla propria mascolinità che essi si sentono fortemente inadeguati. Per molti uomini oggi, i muscoli –letteralmente - fanno il maschio. Gli uomini del nuovo millennio stanno divenendo ossessionati dall'immagine corporea in numero considerevolmente superiore rispetto al passato ed in modo differente rispetto alle donne. […] Nel potenziare la muscolatura [l'uomo nda] raggiunge quel grado di differenziazione che […] lo tranquillizza perché così pompato non può che essere un maschio.
Tale descrizione consente due piccole riflessioni. Da una parte queste parole confermano come la vigoressia rappresenti una forma di compensazione di fronte alle insicurezze, dall'altra sebbene qualcuno possa ritenere un po' troppo forti le parole di Cotrufo e Olivardia, nella realtà dei fatti chiunque abbia frequentato lo spogliatoio di una palestra avrà avuto modo sentire discorsi che non fanno che confermare tale descrizione.
È il 1993 quando la vigoressia viene per la prima volta descritta in una pubblicazione scientifica, e il termine stesso con il quale oggi la si definisce non è ancora stato coniato. Si parla in modo più generico di reverse anorexia5 (anoressia inversa) e probabilmente questa prima definizione è in grado fin da subito di far comprendere l'oggetto della trattazione. Soggetti che hanno una percezione distorta del loro corpo, ma non individui magrissimi che continuano a vedersi grassi e bisognosi di dimagrire, quanto soggetti muscolarmente ipertrofici che si percepiscono come flaccidi e poco tonici, tanto da ricercare in modo esasperato un ideale di bellezza e perfezione che inevitabilmente è sempre un po' più distante del livello raggiunto. La vigoressia è un vero e proprio disordine clinico caratterizzato dalla paura di essere o apparire troppo magri e deboli anche quando si è chiaramente forti e muscolosi6.
La spirale in cui si viene risucchiati espone a tutta una serie di rischi per la propria salute oltre a causare un progressivo isolamento dal contesto sociale in cui si vive, ritenendo gli altri inadeguati e incapaci di comprendere. Le uniche persone ritenute degne di stima, capaci e competenti, sono coloro che condividono il medesimo stile di vita, o che magari hanno già ottenuto risultati di maggiore entità sul profilo fisico. Il desiderio di emulazione diviene talmente grande che si è disposti a intraprendere qualsiasi strada, non ultimo l'impiego di steroidi anabolizzanti.
Rapportarsi con un soggetto affetto da vigoressia è complesso poiché instaurare un dialogo costruttivo, riuscire a focalizzare il problema è spesso impossibile. Chi vive questa situazione riuscirà sempre a trincerarsi dietro la convinzione che esiste solo una possibile alternativa a quello che ritiene essere un corpo perfetto, e questa alternativa è data da una obesità dilagante e incontrollata.
La vigoressia non è dunque il semplice amore e passione per i propri muscoli o per un corpo muscoloso, dipende strettamente da quanto le azioni messe in atto per poterlo raggiungere vanno ad inficiare la qualità della vita e il proprio stato di salute. Il primo passo per rimediare al problema è saperlo riconoscere, saper ammettere che si è coinvolti. Purtroppo l'atteggiamento tipico di chi vive in questa condizione è additare chiunque altro come ignorante e incapace di comprendere.
I soggetti maggiormente a rischio sono i maschi così come, da un punto di vista percentuale, sono le donne quelle maggiormente esposte all'anoressia. La fascia certamente più colpita è quella che va dei 25 ai 35 anni, seguita da quella tra i 18 e i 24, ma non manca una crescente fetta di persone più adulte, anche over 40, che non pienamente consapevoli di un'età che avanza, o con un atteggiamento di rifiuto rispetto all'invecchiamento, si lasciano gradualmente attrarre da allenamenti sempre più duri e frequenti, alimentazione sempre più rigida, spinti dall'idea di riconquistare la propria giovinezza attraverso l'allenamento, salvo poi ritrovarsi vittime della vigoressia.
È molto probabile che siano maggiormente esposti individui con un basso grado di cultura che non permette di prendere reale consapevolezza dei rischi cui si può andare incontro con tali comportamenti. La realizzazione sul piano fisico può rappresentare la sola gratificazione per chi possiede scarsa autostima. La vigoressia può essere in tal senso il frutto di un iniziale meccanismo di compensazione, dove la poca considerazione di se stessi è mitigata dall'esibizione del proprio corpo, scatta il desiderio di essere ammirati per la propria muscolatura. Non mancano le eccezioni, e gli stessi autori cui si deve il primo studio sull'anoressia inversa affermano
"Gli individui affetti da anoressia nervosa inversa dichiarano di declinare gli inviti e le occasioni di incontro, evitano di farsi vedere in spiaggia e indossano vestiti pesanti anche in estate per il timore di apparire troppo magri, troppo piccoli (Pope et. al. op. cit.).
Quella che qui viene definita come una eccezione, o comunque una condizione meno frequente rispetto al mettersi in mostra, ha consentito l'individuazione e lo studio del problema. Tutt'ora molti autori parlano di soggetti con vigoressia riferendosi solo ed esclusivamente a chi si nasconde ed evita gli incontri, correndo il rischio di una pericolosa sottovalutazione dei casi.
Ostentare la propria fisicità non può essere ritenuta una condizione sufficiente per escludere la vigoressia. Se si pensa ai danni accessori cui la ricerca di muscoli sempre maggiori può portare, dall'uso di anabolizzanti all'isolamento sociale, escludere dal problema chi è pienamente consapevole delle proprie masse muscolari appare come una posizione sempre meno adeguata. Così come l'impiego di definizioni lessicalmente più edulcorate (ad esempio complesso di Adone) porta ad un ridimensionamento del rischio, relegandolo quasi ad un peccato di vanità.
Trascorrere ore e ore in palestra ad allenarsi non basta per effettuare una diagnosi, resta un indizio. Così come una crescente attenzione per ciò che si mangia. Anche trascorrere del tempo davanti allo specchio ad "esibire" o ad "ammirare" la propria muscolatura potrebbe essere un veniale peccato di vanità e nulla di più. Essere affetti da vigoressia significa avere un atteggiamento ossessivo rispetto a tutto quanto questo, manifestare continuamente preoccupazione per i risultati, sia nel timore di regredire rispetto a quanto acquisito, sia nel costante tentativo di migliorare le proprie dimensioni fisiche.
Le persone fondamentalmente insicure si lasciano più facilmente attrarre e catturare, su di loro agisce in modo marcato il fascino dei media e di chi può esibire in palestra un fisico più grosso. Anche il clima e l'atteggiamento famigliare possono instillare fin da giovanissimi una sorta di seme della vigoressia. Accade tutte le volte che vi è un atteggiamento di indifferenza rispetto ai giovanissimi, soprattutto da parte dei padri, pronti invece ad elogi ed esaltazioni di fronte a qualche risultato nel campo sportivo. Il messaggio che può essere percepito dai più piccoli è che primeggiare sul piano fisico sia l'unico modo (o tra i pochi) per avere la giusta attenzione e considerazione.
L'altro errore che viene spesso commesso dai genitori è un atteggiamento iperprotettivo o assolutorio per il quale si preferisce ritenere "corretto" o "normale" quello che fa un figlio piuttosto che intervenire nell'individuazione di un problema. Tanti i sintomi e i campanelli d'allarme e, se è vero come è vero che solo un terapeuta può esprimere l'ultima parola di fronte ad una sospetta condizione di vigoressia, ci sono diversi strumenti per ricostruire l'identikit di chi ne è potenzialmente affetto.
Nel 2000 Olivardia7 propone un test con l'intento di riconoscere i body builder affetti da dismorfismo muscolare rispetto a quelli che non lo sono.
Prendendo spunto dal test, basato su 3 semplici domande, è stata elaborata e messa a punto una indagine più dettagliata. Un test in forma anonima proposto attraverso la community di NonSoloFitness.it. Il questionario si è basato su 7 item preceduti da due domande preliminari: la prima chiedeva se fosse noto l'esercizio "distensioni su panca piana con bilanciere" e se veniva impiegato nel proprio allenamento. La seconda chiedeva agli uomini se fossero in grado di eseguire 10 ripetizioni con un peso pari al proprio peso corporeo. Per il sesso femminile è stata modificata prendendo in considerazione coloro che hanno dichiarato di effettuare almeno 10 ripetizioni ma con un carico pari al 50% del proprio peso corporeo.
Nelle restati 7 domande è stato chiesto:
Il test è stato eseguito da 3560 soggetti ed elaborato come segue:
Del campione preso in esame 960 uomini hanno dichiarato di essere in grado di eseguire 10 o più ripetizioni alla panca piana con un carico pari al proprio peso corporeo. Minore il numero di donne che afferma di poter fare il medesimo numero di ripetizioni ma con un carico pari alla metà del proprio peso corporeo, per l'esattezza 260 soggetti.
In definitiva nel campione dei 3560 rispondenti presi in esame 960 uomini e 260 donne possiedono un grado di performance atletica ritenuto medio alto per raggiungere il quale è ipotizzabile che frequentino una palestra e si allenino con i sovraccarichi da un discreto periodo di tempo oltre ad avere dei volumi muscolari certamente superiori alla media delle persone comuni. Questo gruppo di rispondenti è stato definito come "molto allenati".
Un'altra parte del campione ha dichiarato di non essere in grado di eseguire 10 ripetizioni con il carico richiesto è stato dunque definito come gruppo dei "poco allenati" cui appartengono 1000 uomini e 420 donne.
Resta un terzo e ultimo gruppo di appartenenza rappresentato da chi non conosce affatto l'esercizio "distensioni su panca piana" (appena il 3% degli intervistati a dire il vero) e da chi non è in grado di stabilire il numero di ripetizioni che è capace di fare. Questo terzo e ultimo gruppo è stato definito per comodità "altri". In linea teorica potrebbe essere unito con quello dei "poco allenati". In realtà però nel gruppo potrebbero anche esserci persone molto allenate ma su altri fronti o che hanno altri tipi di ambizioni (non quello di aumentare i volumi muscolari). Si è preferito utilizzarli nel calcolo della "media", ("molto allenati" + "poco allenati" + "altri").
Molto allenati | Poco allenati | Altri | |
---|---|---|---|
Uomini | 960 | 1000 | 530 |
Donne | 260 | 420 | 390 |
Totale | 1220 | 1420 | 920 |
Prima di esaminare le risposte alle varie domande è utile sapere l'età di chi si è sottoposto al test. Il 37,7% dell'intero campione ha un'età compresa tra i 20 e i 30 anni, il 32% fra i 31 e i 40 anni, il 20,8% dai 41 ai 50 anni, il 5,5% meno di 20 anni, e il 4% più di 50 anni.
È stato possibile verificare le influenze e i comportamenti dei molto allenati, dei poco allenati e della media degli appassionati di fitness coinvolti nel test.
Alla domanda: "Utilizzi degli integratori alimentari per migliorare la tua massa muscolare?"
Risposta | Media | Molto allenati | Poco allenati |
---|---|---|---|
Nessun integratore | 50% | 35,2% | 42,5% |
Un integratore | 15% | 21,3% | 19% |
Da 2 a 3 integratori | 24% | 30,3% | 25,3% |
Più di 3 integratori | 11% | 13,2% | 13,2% |
Alla domanda: "Hai provato a fare degli spuntini proteici notturni nel corso degli ultimi 6 mesi?"
Risposta | Media | Molto allenati | Poco allenati |
---|---|---|---|
No, mai | 75% | 68,8% | 71,8% |
Raramente | 14% | 20,5% | 11,9% |
Regolarmente | 11% | 10,7% | 16,3% |
Alla domanda: "Se sei lontano da casa per lavoro o per vacanza prepari prima i pasti da portare con te?"
Risposta | Media | Molto allenati | Poco allenati |
---|---|---|---|
No, mai | 28% | 22,9% | 24,6% |
Raramente | 31% | 32,7% | 33% |
Regolarmente | 41% | 44,4% | 42,4% |
Alla domanda: "Sapresti indicare nel corso della giornata quanti grammi di proteine e quante calorie assumi?"
Risposta | Media | Molto allenati | Poco allenati |
---|---|---|---|
No | 25% | 17,3% | 21,9% |
Si, in modo approssimativo | 51% | 50% | 50,7% |
Si, con precisione | 24% | 32,7% | 27,4% |
Alla domanda: "Hai mai sentito parlare di anabolizzanti?"
Risposta | Media | Molto allenati | Poco allenati |
---|---|---|---|
No, mai | 4% | 2,4% | 3% |
Si, e conosco qualcuno che li usa | 13% | 21,3% | 12,6% |
Si, e sono stato tentato di provarli | 9% | 14,1% | 9,8% |
Si, ma non sono mai stato tentato di provarli | 74% | 62,2% | 74,6% |
Esaminiamo infine la risposta alla domanda del test originale proposto da Olivardia, ossia se nel corso degli ultimi 6 mesi si fosse mai presentata una o più delle circostanze indicate. In questo caso la somma matematica delle varie percentuali è superiore a 100, perché è calcolata sulla singola risposta, ma ciascuna persona ha avuto la facoltà di selezionarne una o più di una, ed eventualmente nessuna.
Risposta | Media | Molto allenati | Poco allenati |
---|---|---|---|
Situazione A: Il pensiero di non essere sufficientemente muscoloso (o non tanto muscoloso quanto vorrei) occupa più di 30 minuti della mia giornata. | 37% | 32% | 33% |
Situazione B: Il desiderio di migliorare la muscolatura influenza qualcuno dei miei atteggiamenti nella vita di tutti i giorni o nelle relazioni sociali. | 62% | 51,6% | 50% |
Situazione C: Mi è capitato di rinunciare ad attività piacevoli per non compromettere il mio desiderio/bisogno di aumentare la massa muscolare. | 29% | 24,5% | 23,2% |
Nessuna Situazione: dichiara di non essersi trovato in nessuna delle situazioni segnalate | 18,2% | 16,4% | 14% |
Situazione A + B + C: dichiara di aver provato tutte e tre le situazioni descritte. | 5,8% | 6,5% | 5,6% |
Il dato più interessante relativamente a questa domanda è riscontrabile in quante persone hanno risposto in modo affermativo a tutte e 3 le possibili opzioni. Si nota che il divario tra i gruppi "molto allenati" e "poco allenati" non è particolarmente elevato, sebbene tra i "molto allenati" è più frequente la concomitanza delle 3 circostanze, e poco si discostano tali percentuali anche dalla media.
Nel gruppo dei "molto allenati" questo 6,5% è costituito in egual misura da persone con un'età dai 20 ai 30 anni e dai 31 ai 40 anni che insieme rappresentano l'85,6%, e da un restante 14,4% con età compresa tra i 41 e i 50 anni. Non sono presenti soggetti di sesso femminile.
Nel gruppo dei "poco allenati" il 5,6% di chi afferma di essersi trovato in tutte e tre le circostanze è per il 57% rappresentato da persone di età compresa tra i 41 e i 50 anni, il 28% da persone tra i 20 e i 30 anni, e la restante parte (15%) da persone di età compresa tra i 31 e i 40 anni. Questo gruppo è rappresentato da donne per il 25%.
È verosimile affermare che dopo i 40 anni, un corpo che fisiologicamente inizia a cambiare evidenziando i segni di un'età più matura fa vivere in modo più sofferto questa trasformazione, facendo emergere un marcato tentativo di ripristinare la propria fisicità anche a costo di compromettere parzialmente le proprie abitudini.
Tuttavia resta evidente che il gruppo più importante per valutare l'ipotetico stato di vigoressia è rappresentato dai "molto allenati". Avvertire un senso di inadeguatezza malgrado si sia già notevolmente allenati è più sintomatico di un disagio.
Può dunque essere corretto sostenere che il 6,5% degli individui presi in esame e con un buon grado di allenamento è affetto da vigoressia o ha più probabilità di esserlo rispetto all'analogo 5,6% di chi è "poco allenato"? Secondo il test proposto da Olivardia presumibilmente si. Disponendo nel caso in questione di ulteriori domande, possiamo cercare la presenza di altri campanelli d'allarme. Questo riduce inevitabilmente la percentuale di chi potenzialmente ha un problema, ma innalza la probabilità di individuare realmente un soggetto con vigoressia. Ad esempio il 3% del campione "molto allenati" non solo dichiara che nel corso degli ultimi 6 mesi si è trovato in tutte e 3 le circostanze oggetto dell'indagine, ma prepara sempre i pasti da portarsi appresso se non può mangiare a casa, sa dire esattamente quanti grammi di proteine e quante calorie introduce con ogni pasto, utilizza più di 3 integratori nel medesimo periodo, effettua frequentemente spuntini proteici notturni ed è stato tentato di utilizzare degli anabolizzanti.
C'è poi un'altra considerazione, un soggetto affetto da vigoressia può avere una visione differente delle situazioni, ritenendo quella che per una persona "comune" sarebbe una rinuncia ad un evento piacevole al fine di preservare o migliorare le masse muscolari una "non rinuncia" o perfino una cosa piacevole. L'elemento che davvero è discriminante in queste tre domande è la quantità di tempo trascorso in una giornata a pensare di non essere sufficientemente muscolosi o non tanto muscolosi quanto si vorrebbe.
Se nel gruppo dei "molto allenati" prendiamo in esame chi ha fornito questa risposta (eventualmente in associazione alle altre due) la situazione si modifica. Innanzitutto perché ha risposto di dedicare tanto tempo a questo pensiero un terzo dei rispondenti, per l'esattezza il 32% che, non dimentichiamolo, in considerazione della prestazione atletica deve per forza disporre di una buona ipertrofia, ma poi in questo gruppo ("molto allenati" che trascorrono più di 30 minuti a pensare alla propria muscolatura) il 21% si sveglia regolarmente (e di proposito) nel corso della notte per fare degli spuntini proteici e tutti quelli che lo fanno dichiarano di conoscere precisamente il quantitativo calorico e proteico introdotto nel corso della giornata, il 40% non mangia fuori casa se non portandosi appresso il pasto preparato preventivamente (in pratica la totalità di chi ha dichiarato di svegliarsi la notte per mangiare).
Passare dall'interpretazione di un dato ad una diagnosi clinica sarebbe ardito e fuorviante. Ma affermare che il numero di persone che potrebbe facilmente valicare il confine spostandosi verso un tratto patologico è certamente più marcato di un 3% o di un 6%, perlomeno tra chi si allena con l'obiettivo di aumentare il volume muscolare, questo lo si può certamente intuire.
Considerando i dati Istat89 a fine 2010 erano 15 milioni gli Italiani praticanti le discipline del fitness, il 14% dei quali impegnati direttamente nel body building10, a questi vanno a sommarsi coloro i quali praticano attività affini o riconducibili all'allenamento con i pesi. Di conseguenza si può ritenere che non meno di 2,5 milioni di italiani siano attivamente impegnati in attività con i sovraccarichi, anzi questa cifra è probabilmente sottostimata, e comunque in continua crescita. Ipotizzando di mantenere le stesse percentuali emerse dal test sin qui esposto, se consideriamo in questo campione almeno il 25% di soggetti "molto allenati" significa più di 60.000 Italiani potenzialmente a rischio di vigoressia (il 10% del gruppo "molto allenati").
A guardare ai numeri segnalati da altre ricerche o rilanciati dalle inchieste giornalistiche si riscontra purtroppo un balletto delle cifre, ma quasi mai è presente l'iter secondo il quale si è giunti ad una stima. I dati emersi con questa analisi, oltre a fornire l'iter dettagliato della raccolta e interpretazione, inducono una revisione di quanto sino ad oggi noto. Quasi sempre infatti si individua la classe maggiormente esposta tra i 25 e i 30 anni. Dall'analisi dei dati riferiti al campione "molto allenati" e potenzialmente affetti da vigoressia non vi è invece differenza tra chi ha dai 20 ai 30 anni e chi afferma di averne da 31 a 40. Questo risultato è ancora più importante alla luce dello strumento utilizzato per compiere l'indagine, ovvero un questionario somministrato attraverso gli appartenenti ad una web community, un social network che, per caratteristiche intrinseche dei new media, ha un numero di iscritti nelle fasce giovani della popolazione certamente più rappresentativo.
In conclusione di quanto sin qui esposto resta l'auspicio che i contenuti non vengano strumentalizzati e impiegati come alibi per la propria sedentarietà o, peggio, con l'intento di generalizzare riguardo un'intera categoria di sportivi giudicandoli come se fossero malati o tutti indistintamente bisognosi di qualche supporto. Allo stesso modo ci si augura che la lettura non avvenga in modo superficiale proprio da parte di chi potrebbe sentirsi chiamato in causa, e che frettolosamente potrebbe alzare un muro difensivo nei riguardi di quanto sin qui espresso. L'intento non è quello di delegittimare il mondo del fitness o del body building che anzi permettono di usufruire di una serie impagabile di vantaggi per la propria salute e per il proprio aspetto fisico. Non solo conferendo maggiore armonia estetica al corpo, ma permettendo di conservarlo efficiente e longevo il più a lungo possibile. Benefici organici che molto spesso hanno ricadute positive sugli aspetti emotivi, psicologici e sociali.
In modo analogo un regime alimentare privo di qualsivoglia controllo, finalizzato solo ad assecondare il piacere del palato, se applicato come regola espone a situazioni estremamente gravi e pericolose. È quindi altrettanto auspicabile un maggior grado di attenzione rispetto a quello che si mangia, atteggiamento tipico di tutti gli sportivi. Allontanarsi per eccesso o per difetto da questa situazione, come per tutti gli estremi, non porta mai ad una condizione migliorativa.
Sul fronte preventivo una grave colpa è certamente imputabile al sistema scolastico italiano che non solo non conferisce un peso adeguato all'educazione fisica (in Europa l'Italia è il fanalino di coda nel numero di ore dedicate11) ma quando lo fa non fornisce mezzi e metodi per farlo al meglio. Affidare un maggior numero di ore all'insegnamento della materia, e utilizzando docenti preparati, si potrebbe avere più tempo a disposizione per educare i giovani e giovanissimi alla cultura dello sport e metterli in guardia delle problematiche derivanti dall'esasperazione dell'attività fisica come da una sua carenza. Non fornendo questo tipo di supporto invece, si delega a strutture esterne "l'educazione" allo sport, e poiché al di fuori della scuola il rischio di imbattersi in persone prive di una reale formazione è esponenzialmente più grande, svanisce ogni possibilità di poter usare lo strumento della prevenzione, mortificando tra l'altro quella che sin dal nome dovrebbe essere l'educazione fisica, ad un puro momento di svago, la cui qualità, nelle rare volte che risulta elevata, è frutto della dedizione che alcuni docenti riescono a conservare malgrado tutto.
Per concludere il consiglio è certamente quello di praticare attività sportiva, di iniziare a farlo quanto prima nell'arco della vita cercando di farlo il più a lungo possibile, poiché nulla come il movimento favorisce stati d'animo positivi, stimola l'apprendimento cognitivo, insegna il rispetto e la tolleranza, ed è un impagabile aggregante oltre che un'impareggiabile scuola di vita. Ma nel momento in cui si sente d'aver superato il segno, e l'allenamento comincia a trasformarsi da piacere a dovere, è il momento di fermarsi e chiedere un aiuto.