Nel 1987 l'ipotesi della "fatica centrale" fu proposta come un meccanismo importante che contribuiva all'insorgere dell'affaticamento durante prolungati esercizi di intensità moderata od elevata.
Durante l'esercizio, gli acidi grassi (FA) sono mobilitati dal tessuto adiposo e trasportati, attraverso il torrente circolatorio, ai muscoli per fornire energia. L'aumento di FA nel plasma determina un aumento della quota di triptofano libero nel sangue; ciò è dovuto al fatto che i FA competono con il triptofano per il legame all'albumina e, se presenti in elevata concentrazione, lo spiazzano dall'albumina lasciandolo libero nel plasma. Contemporaneamente, l'accresciuta ossidazione dei BCAA nel muscolo riduce la concentrazione di BCAA nel plasma.
Il risultato finale di questi due processi porta a un aumento nel rapporto triptofano libero/BCAA a livello plasmatico.
A livello della barriera ematoencefalica il triptofano e i BCAA competono per il trasportatore degli aminoacidi neutri (LNAA), tuttavia, in funzione del sopraccitato aumento di triptofano libero durante l'esercizio, sarà quest'ultimo a essere preferenzialmente trasportato oltre la barriera.
A livello del sistema nervoso centrale (SNC) il triptofano rappresenta il precursore del neurotrasmettitore serotonina (5-idrossitriptamina, 5-HT)(Figura 1).
Secondo l'ipotesi della fatica centrale, l'aumento dell'attività serotoninergica porta a una sensazione di affaticamento, definito "centrale" proprio perché mediato a livello del SNC ad opera di un neurotrasmettitore. Tale affaticamento porta l'atleta a fermare l'esercizio o a ridurre la propria prestazione. Secondo tale ipotesi, ogni fattore in grado di influire sui livelli di trasporto del triptofano nel SNC può modificare le concentrazioni di serotonina; se la serotonina aumenta, la fatica sopraggiungerà prima, mentre se la serotonina decresce la fatica è ritardata.
Nella neurobiologia è stato stabilito che la serotonina gioca un ruolo chiave sui sintomi iniziali del sonno, oltre che essere decisivo nella determinazione dell'umore e dell'aggressività (Biagi, Di Giulio, Fiorilli, & Lorenzini, 2010).