Molti ne soffrono ma pochi ne sono a conoscenza, un numero ancora inferiore di persone si cura: si tratta dei disturbi del comportamento alimentare, cioè di specifiche patologie a causa delle quali gli individui instaurano cattivi rapporti col cibo e col proprio corpo.
Per scoprire se si è affetti da uno di questi disturbi basta domandarsi quanto tempo al giorno dedichiamo a pensare o a compiere azioni legate all'alimentazione ed alla forma fisica. Una persona equilibrata dovrebbe dedicare a questi temi lo stesso tempo che dedica a tutte le altre attività quali lavoro, studio, famiglia, hobbies. Ma coloro che soffrono dei disturbi del comportamento alimentare hanno come un chiodo fisso.
Più precisamente queste persone effettuano:
1. body check, cioè azioni particolari (in modi e forme differenti a seconda del disturbo) attraverso le quali controllano continuamente le forme del proprio corpo. Ciò avviene di frequente allo specchio e addirittura nelle vetrine dei negozi, oppure mediante auto-palpazioni, cioè toccando parti della propria figura come il sedere e le cosce nelle donne o l'addome negli uomini, nell'intento di controllare se si noti la sporgenza e la bruttezza di questi distretti anatomici. Un classico body check è poi il controllo compulsivo del peso sulla bilancia, effettuato anche più volte al giorno che porta con sé la tipica ansia di scoprire se a livello ponderale si è aumentati o diminuiti. Alcuni soggetti usano anche misurare le proprie circonferenze con metri da sarto (quelli morbidi) o provando ad indossare determinati abiti considerati della taglia giusta.
2. food check. Consistono nel controllo, anch'esso compulsivo degli alimenti, dalla loro composizione nutrizionale alla qualità e quantità calorica, fino allo scarto di parti di pietanze o alla totale eliminazione dalla propria dieta di alcuni cibi in maniera patologica.
Per ciascuno di questi comportamenti va valutato caso per caso il grado di pervasività, ovvero quanto queste azioni siano generalizzate e costanti nella vita del soggetto e in quale misura insomma facciano parte della sua quotidianità inficiandola e rendendola difficile.
Ma quali sono questi disturbi? I più conosciuti e meglio studiati sono l'anoressia, la bulimia ed il binge eating disorder (BED), ma molto diffusi sono anche la sindrome da alimentazione notturna, la vigoressia e l'ortoressia. Analizziamoli brevemente.
Anoressia: è un disturbo del comportamento alimentare in cui l'individuo agisce comportamenti atti a ridurre il proprio peso corporeo attraverso numerose condotte, quali per esempio riducendo le quantità di cibo ingerito, controllando e selezionando la qualità degli alimenti da assumere e/o (non in tutti i casi) mettendo in atto delle condotte eliminative attraverso il vomito, ma anche con l'impiego di lassativi e diuretici.
Bulimia: i pazienti, generalmente intorno al normopeso, a seguito di consistenti abbuffate consumate di nascosto, finiscono con l'adottare condotte eliminative atte a lenire i propri sensi di colpa per l'ingente quantità di cibo ingerito.
Binge Eating Disorder: spesso associato all'obesità, è una patologia a causa della quale le persone almeno due volte a settimana hanno episodi di abbuffate a cui non seguono, però – come nel caso della bulimia – tentativi di eliminare il cibo assunto attraverso vomito, lassativi o digiuni compensatori.
Sindrome da alimentazione notturna: il fatto che in questo comportamento le abbuffate si concentrino durante la notte ha fatto supporre a molti specialisti l'associazione con disturbi dissociativi che intervengono durante il risveglio, quando i livelli di attenzione ed i sistemi di auto-regolazione sono più bassi.
Vigoressia: è detto anche il disturbo dei body builders. Si tratta di una condizione nella quale il soggetto, pur sottoponendosi ad incessanti allenamenti con gli attrezzi in palestra ed a regimi alimentari rigidamente controllati, non riesce ad apprezzare i risultati ottenuti, continuando a percepirsi come "piccolo" e fuori forma.
Ortoressia: i pazienti affetti da questa patologia, hanno sviluppato una vera e propria ossessione diretta alla ricerca e all'assunzione di cibi sani. Sono presenti in notevole numero comportamenti di food checking, cioè di controllo rigoroso dei cibi nelle loro qualità e quantità nutritive, provenienza di pietanze e modalità di produzione e preparazione.
La pratica psicoterapica ha però evidenziato che questi disturbi raramente si riscontrano nei pazienti allo stato puro. Il che significa che difficilmente i soggetti manifestano esattamente i sintomi come sono descritti sui manuali diagnostici. Molto spesso, allora, si ricorre alla definizione di EDNOS (Eating Disorder Not Otherwise Specified. Trad. disturbi alimentari non altrimenti specificati), proprio ad indicare una serie molto nutrita di condotte alimentari disfunzionali che non possono essere ricondotte ad una delle patologie più comuni.
Sono stati messi a punto numerosi test per valutare la presenza di patologie alimentari psicogene, ma comunque e in nessun caso, nessuno di essi può sostituire il colloquio clinico con un terapeuta preparato sull'argomento.
Se anni fa si pensava che questi disturbi trovassero la massima incidenza tra le donne, in particolare tra le adolescenti, ora questa regola non ha più molto valore. Gli stili di vita e le mode sono cambiati radicalmente: ora anche le donne non più giovani si adoperano per ottenere un fisico invidiabile e gli uomini non sono da meno. È decaduto lo stereotipo della donna che, ormai sposata e madre di famiglia, non ha più né voglia né tempo da dedicare al proprio fisico. Ed è anche vero che gli uomini hanno iniziato a curarsi molto di più sia in palestra sia nei centri estetici, tanto da farsi catapultare anch'essi nel circolo vizioso della forma perfetta a tutti i costi.