La comparazione dei dati dei vari test eseguiti ad inizio e fine trattamento permette di effettuare diverse riflessioni.
Innanzitutto, possiamo affermare che, contrariamente a quanto si poteva inizialmente prevedere, non vi sono state differenze evidenti nei risultati ottenuti tra il gruppo dei soggetti con scoliosi idiopatica e quello dei soggetti con atteggiamento scoliotico.
Andando nello specifico, per quanto riguarda il test di flessibilità i miglioramenti sono minimi e, per la maggior parte dei soggetti, la situazione è rimasta stabile.
I miglioramenti più evidenti si possono riscontrare nell'equilibrio, dove solamente 1 soggetto su 5 è rimasto stabile, mentre gli altri 4 soggetti hanno avuto un notevole miglioramento (da 17 a 51 secondi in più).
Infine, un'ultima necessaria considerazione deve essere fatta in merito all'osservazione visiva dei soggetti durante il percorso di lavoro ed al termine di esso. Nonostante questo tipo di valutazione non ci consenta di avere dei dati matematici da mettere su carta, ma si basi, come detto, semplicemente sull'osservazione, non si può non mettere in evidenza il fatto che il miglioramento dei soggetti nell'arco dei due mesi sia stato notevole. Se l'obiettivo era anche quello di apprendere se e come tale metodo potesse favorire un miglioramento di parametri fisici quali stabilità, coordinazione e propriocezione, allora si può affermare, da questo punto di vista, che l'obiettivo è stato raggiunto.
L'allenamento a corpo libero, funzionale, è una tipologia di allenamento che può essere adottata praticamente da tutti (ovviamente con le dovute proporzioni) e a tutti può portare benefici, in quanto basato sulla riproposizione di movimenti e gestualità delle vita quotidiana.
Da questa consapevolezza è nata l'idea di utilizzare l'allenamento funzionale con adolescenti che presentassero problemi di scoliosi e di atteggiamento scoliotico, al fine di determinare un miglioramento delle loro capacità psico – fisiche e di correggere o, quanto meno, alleviare, gli squilibri posturali derivanti dal loro paramorfismo e dismorfismo. Alla fine dei 2 mesi di lavoro, tutti e 5 i casi che sono stati trattati possono essere considerati migliorati, in particolare per quanto riguarda la coordinazione, la propriocezione, la stabilità, l'equilibrio e la postura, proprio perché sono innegabili i positivi riscontri dell'allenamento funzionale che hanno svolto.
La componente instabile presente in molti esercizi ha costretto i soggetti a ritrovare la loro stabilità, o meglio un equilibrio nel loro squilibrio, riorganizzando tutte le informazioni somatosensoriali raccolte dal sistema recettoriale. Tutto ciò, di conseguenza, ha determinato in questi ragazzi la capacità di riuscire ad “ascoltare" cosa gli comunicava il loro corpo, la capacità di auto – correggersi e di riuscire autonomamente ad acquisire la corretta postura nell'esecuzione dei vari movimenti.
Nonostante, invece, non vi siano stati significativi miglioramenti per quanto riguarda la flessibilità (e questo risulta essere probabilmente l'unico aspetto critico dell'esperienza di lavoro) si può affermare, per concludere, che i risultati ottenuti, complessivamente, hanno rispecchiato quelle che erano le aspettative iniziali ed hanno portato alla conclusione del trattamento con un bilancio positivo.