Riflessioni conclusive

Di Chiara Franci

Il disagio adolescenziale pone una sfida all'istituzione scuola, una sfida che può essere raccolta solo nell'ottica di un lavoro in team, coordinato dal dirigente scolastico che dovrà fronteggiare molteplici difficoltà

Affrontare il tema del disagio giovanile è un compito molto complesso, ma importante oggi soprattutto a causa del notevole aumento – o del maggiore riconoscimento - dei comportamenti devianti nei giovani e in particolare negli adolescenti. La particolare fase che essi si trovano ad affrontare determina una maggiore fragilità interiore e una sorta di frammentazione dell'identità, che rende loro difficile confrontarsi con la routine quotidiana.

I giovani vengono considerati, in modo stereotipato, individui pieni di energia, attivi, solari e sempre molto positivi e fiduciosi verso il futuro. In età adolescenziale però, essi spesso subiscono una vera e propria metamorfosi, diventando tristi, apatici, indecisi e confusi, desiderosi di sperimentare, ma allo stesso tempo frenati da dubbi e paure che ostacolano e danneggiano la libera espressione della loro personalità.

Quando una società si trova di fronte al disagio dei giovani, non può non interrogarsi e cercare di approfondire e conoscere un fenomeno che abitualmente la tocca da vicino. Sarebbe assurdo, del resto, risolvere il problema attribuendo la responsabilità della sofferenza dei giovani unicamente alle loro peculiarità individuali, caratteriali e temperamentali. Non basta nemmeno analizzare qualche caso sporadico, ma è necessario sensibilizzare la collettività, perché un giovane individuo che soffre riguarda l'intera società di cui egli è parte integrante.

Parlare più apertamente del disagio in adolescenza può consentire ad altri giovani di conoscere meglio il problema, di riconoscerlo con tempestività quando si  manifesta e, forse, di prevenirlo. Anche gli adulti, sviluppando una serie di conoscenze sulla sofferenza giovanile, possono sostenere e aiutare con più consapevolezza l'adolescente.

Lo scopo di questo lavoro è stato quello di tentare di comprendere meglio un universo così complesso come quello adolescenziale, ponendo in evidenza il fatto che la patologia comportamentale è più diffusa di quanto non si pensi, anche a causa dei ritmi di vita frenetici e stressanti che oggi un adolescente affronta nella quotidianità.

Il disagio in adolescenza, quando si manifesta con un disturbo comportamentale, è un problema che deve essere affrontato con un approccio multidisciplinare, se si vuole rispondere alle esigenze del soggetto in maniera adeguata. Utilizzare un approccio multidisciplinare significa avvalersi della collaborazione di diversi soggetti e strutture che possono unire le proprie risorse e competenze per il raggiungimento di un obiettivo comune.

La scuola deve avvalersi, nell'adempimento del suo mandato formativo, di personale interno ed esterno qualificato e soprattutto dotato di spiccate doti comunicative e relazionali.

Il dirigente scolastico, per primo, deve essere non solo un manager/programmatore, ma anche un pedagogista/psicologo, che affianca alle necessarie competenze gestionali e organizzative una marcata sensibilità individuale e delle solide competenze in ambito pedagogico.

Un valido dirigente, oggi, deve saper affrontare diverse situazioni con una spiccata capacità di adattamento e una costante disponibilità al confronto, essendo la sua una professione che trova la sua massima espressione nel lavoro di gruppo. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, un buon dirigente, per poter raggiungere i propri obiettivi, deve poter contare sul valido contribuito dei propri collaboratori, perché seguendo solo la propria personale prospettiva fornirebbe nella maggior parte dei casi risposte incomplete e superficiali.

In questo lavoro si vuole evidenziare anche il fatto che un valido dirigente scolastico non è un soggetto che impartisce ordini dall'alto della sua posizione, ma una persona che valorizza le peculiarità dei propri collaboratori, considerando prezioso il loro contributo e mettendosi lui stesso in gioco e in discussione quando la situazione lo richiede. Si tratta, dunque, di una sorta di missione impossibile.

Per la scuola, accogliere un adolescente in difficoltà significa comprendere le sue esigenze e fornire delle  risposte concrete ai suoi bisogni, seguendo un approccio integrato che preveda la collaborazione con la famiglia e gli amici e la conoscenza del suo ambiente di  vita.  L'adolescente con disturbi comportamentali rappresenta una sfida per la scuola, perché questo tipo di patologia, date le sue particolari caratteristiche, influenza notevolmente il clima all'interno dell'istituzione e modifica i ritmi e i risultati delle attività quotidiane. La costante ostilità che contraddistingue la maggioranza dei giovani con dei disturbi comportamentali, rende difficile mantenere un clima sereno all'interno della scuola.

Quando la fase adolescenziale diventa ancora più complessa del previsto, perché l'adolescente soffre di un disturbo, l'entità della sofferenza e le sue manifestazioni aumentano notevolmente, al punto da diventare platealmente visibili agli occhi di tutti e da dover essere affrontate con tempestività. Le novità sono fonte di apprendimento, ma rappresentano anche un motivo per mettere in discussione gli strumenti e i progetti utilizzati fino al momento della loro manifestazione, che di fronte a un'imprevista situazione non risultano più adeguati. Modificare i propri strumenti formativi a causa delle nuove esigenze non deve significare, per la scuola, perdere la propria stabilità e coesione interna, ma deve poter essere una spinta al cambiamento mantenendo saldi i principi e i valori del suo mandato formativo.

Per far sì che una scuola costruisca un insieme di valori condivisi, è necessario che tra tutte le persone che collaborano al progetto formativo si instauri un rapporto collaborativo e sereno all'insegna del rispetto reciproco, dove le differenze individuali vengono accettate e valorizzate, pur percorrendo una strategia comune.

Nel momento in cui il gruppo scolastico si troverà di fronte a difficoltà o imprevisti potendo contare su una marcata coesione dei membri al proprio interno, esso affronterà la situazione fornendo un intervento mirato e personalizzato sui bisogni del soggetto in stato di disagio, che farà sentire la persona capita e accettata.

Il dirigente, deve essere una figura professionale che fa da tramite fra i bisogni dell'utenza e le esigenze dello staff che lavora all'interno della scuola, pur non dimenticando mai di dare una risposta concreta alle tante e diversificate richieste della società attuale. Una scuola adeguata deve essere dotata di un buon dirigente con notevoli capacità relazionali e umane: dedicare tempo e attenzione allo scopo di coltivare quotidianamente il rapporto con gli studenti e le loro famiglie deve rappresentare una costante abitudine nella routine lavorativa del dirigente, dato che nella scuola gli studenti cercano, spesso senza rendersene conto, un alleato e  un sostegno.

L'adolescente con un comportamento deviante si impone con prepotenza nella realtà scolastica e per le sue evidenti caratteristiche attira l'attenzione di tutti i soggetti con cui interagisce, influenzando molto il clima interno dell'istituzione e rendendo più complesso e faticoso il lavoro quotidiano e lo svolgimento delle attività; È necessaria quindi, una presa in carico globale del soggetto e della sua patologia, in modo da permettere  una corretta gestione della situazione e un miglioramento della vita del  giovane.

L'adolescente in difficoltà rappresenta quindi, un evento che richiede grandi energie e notevoli capacità e competenze e che può indurre in uno stato di profonda crisi l'istituzione scolastica e i suoi equilibri, se essi non sono ben saldi. Può rappresentare, però, anche una valida occasione per  permettere alla scuola di mettersi in discussione, per evidenziare i suoi punti di debolezza e di forza e per fornire una motivazione ad agire attivamente per migliorare e cambiare il proprio tipo di approccio, qualora non risulti essere adeguato a rispondere alle reali esigenze degli utenti.

Una scuola attenta e partecipe ai vissuti delle persone che ne usufruiscono è anche un'istituzione che affronta con competenza, puntualità, flessibilità e disponibilità i nuovi disagi che le si presentano durante il proprio percorso formativo, puntando al recupero, al sostegno e allo sviluppo armonico dei giovani in difficoltà, servendosi di un approccio integrato e costruendo una rete solidale contro il disagio,  fenomeno che danneggia, consuma e disperde  preziose risorse e potenzialità.

I giovani rappresentano il punto di forza della nostra società e sono i futuri adulti di domani. Non si tratta solo di una formula stantia e logora: quanto più gli individui che abitano la società saranno stati incoraggiati a essere attivi, protagonisti e consapevoli, tanto più essi sapranno confrontarsi con le proprie fragilità, le stesse da cui originano sia il disagio che i più gravi comportamenti devianti.

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