Da quando ho iniziato il percorso universitario nella facoltà di scienze motorie, mi hanno sempre incuriosito tutti gli studi che riguardano l'equilibrio ed il suo allenamento.
Il mio vissuto sportivo è nell'ambito calcistico. L'equilibrio costituisce il presupposto motorio che si esprime mediante l'abilità di controllare la proiezione del baricentro corporeo all'interno del poligono ideale,
all'interno del quale sono iscritti i piedi: questo tanto in posizione eretta ed in condizioni statiche, tanto durante la preparazione e l'esecuzione di un movimento volontario (Sveistrup, 2001)1.
Eseguire compiti motori attraverso l'utilizzo di esercizi su superfici instabili rappresenta ormai da diversi anni un iter importante nella programmazione dell'allenamento sportivo, delle terapie preventive e della pratica riabilitativa.
Numerose ricerche certificano che allenando l'equilibrio, si possono migliorare sia le capacità condizionali di forza sia le capacità coordinative in particolar modo l'equilibrio monopodalico, ciò che è importante non è la capacità di mantenere l'equilibrio a lungo, ma di saperlo riacquistare rapidamente ogni qualvolta lo si perde2. Allenando queste capacità migliorano sia la performance fisica che l'economia del gesto tecnico.
Detto questo esistono numerosi metodi e strumenti per allenare questa capacità, lo si può allenare a carico naturale o con delle balance board, skimmy, tavole freeman etc. Durante una lezione in aula tenuta dall'allenatore degli snowborder italiani, ho notato un attrezzo da loro usato per la preparazione che fino a quel momento non conoscevo, lo slackline.
Questo attrezzo mi ha incuriosito fin da subito e con questa ricerca vorrei valutare come agisce sull'equilibrio e come agisce sul suo miglioramento e di conseguenza stabilire un suo possibile utilizzo durante la preparazione di vari sport.
Osservare il miglioramento dell'equilibrio con due diversi attrezzi, lo slackline e la tavoletta propriocettiva e studiare, quindi, quale strategia, per mantenere l'equilibrio (precauzionale, visiva, propriocettiva e vestibolare), si è modificata di più.
N.B.: qualora il soggetto non dovesse mantenere l'equilibrio per tutto il tempo previsto, si riposizionerà sull'attrezzo e continuerà fino allo scadere del tempo. Questa sequenza andrà ripetuta per quattro volte per un totale di 8' di lavoro per coppia.
Nominativo | Altezza | Peso | Protocollo |
---|---|---|---|
Soggetto 1 | 157 | 42 | SLK |
Soggetto 2 | 162 | 43 | PTP |
Soggetto 3 | 167 | 50 | SLK |
Soggetto 4 | 168 | 58 | PTP |
Soggetto 5 | 156 | 44 | PTP |
Soggetto 6 | 163 | 60 | SLK |
Soggetto 7 | 174 | 55 | PTP |
Soggetto 8 | 168 | 50 | SLK |
Soggetto 9 | 160 | 52 | PTP |
Soggetto 10 | 156 | 40 | SLK |
Soggetto 11 | 156 | 48 | SLK |
Soggetto 12 | 149 | 39 | PTP |
Soggetto 13 | 167 | 50 | SLK |
Soggetto 14 | 159 | 47 | SLK |
Soggetto 15 | 180 | 60 | SLK |
Soggetto 16 | 171 | 68 | SLK |
Media | 163 | 51 |
I soggetti sono stati sottoposti ai test sull'equilibrio prima e dopo le 12 sedute previste dai protocolli, tramite la DELOS. La Delos Postural Proprioceptive System e il Metodo Riva sono una tecnologia unica per valutare, allenare e riabilitare i sistemi di controllo dell'equilibrio profondo e del movimento e per prevenire i deficit funzionali.
Con test di breve durata e di facile somministrazione si misura la dipendenza visiva, la propriocezione, il sistema visuo – propriocettivo, l'attivazione del sistema vestibolare e le eventuali strategie precauzionali.
Con la riabilitazione propriocettiva ad alta frequenza molti sportivi e gente comune hanno recuperato la stabilità articolare e il controllo dell'equilibrio profondo da cui dipendono sia l'efficienza dei movimenti della vita quotidiana sia la qualità di ogni prestazione sportiva. Molte persone hanno ridotto il rischio di caduta e migliorato i movimenti antigravitari, aggiungendo qualità alla loro vita, dopo un programma di prevenzione basata su questa metodologia.
La Delos è composta da:
I possibili test che si possono effettuare tramite la Delos sono:
Tutti questi test indagano l'influenza dell'informazione propriocettiva, visiva e vestibolare sul controllo posturale, sul movimento in varie situazioni sensoriali e di appoggio.
I test che sono stati effettuati dai soggetti sottoposti allo studio sono:
Con i test di Riva dinamico e statico si può valutare come un soggetto in appoggio monopodalico dinamico e statico possa gestire le situazioni di instabilità utilizzando differenti strategie:
Il referto indica quindi:
I dati che verranno analizzati sono:
I dati ottenuti dall'analisi statistica dei due test del gruppo della balance board e del gruppo dello slackline, sono stati raffrontati con il test T di Student a due code per campioni indipendenti.
Il livello di significatività è stato fissato al 5% (p<0.05).
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente signficativa (p<0.05) sia del protocollo della tavoletta propriocettiva sia dello slackline.
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente signficativa (p<0.05) del protocollo della tavoletta propriocettiva.
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente signficativa (p<0.05) del protocollo slackline.
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente signficativa (p<0.05) del protocollo della tavoletta propriocettiva.
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente signficativa (p<0.05) del protocollo slackline.
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente signficativa (p<0.05) del protocollo tavoletta propriocettiva.
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente signficativa (p<0.05) del protocollo slackline.
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente signficativa (p<0.05) del protocollo tavoletta propriocettiva.
L'analisi dei dati tramite il T di student fa emergere una differenza statisticamente significativa (p<0.05) del protocollo dello slackline solo per l'autonomia media della gamba destra.
L'analisi dei dati tramite il T di student evidenzia una differenza statisticamente non significativa (p<0.05), del protocollo della tavoletta propriocettiva e del protocollo slackline tra primo e secondo test riva statico, sia ad occhi aperti che chiusi.
Differenza primo/secondo test | T di student | ||||
---|---|---|---|---|---|
Sinistro | Destro | (p<0,05) | |||
Occhi aperti | Occhi chiusi | Occhi aperti | Occhi chiusi | ||
DVC media (°) | -0,40 | -0,50 | -0,20 | -0,10 | Differenza non significativa |
Autonomia (%) | 1% | 1% | 1% | 3% | Differenza non significativa |
Differenza primo/secondo test | T di student | ||||
---|---|---|---|---|---|
Sinistro | Destro | (p<0,05) | |||
Occhi aperti | Occhi chiusi | Occhi aperti | Occhi chiusi | ||
DVC media (°) | 0,18 | 0,19 | 0,03 | -0,80 | Differenza non significativa |
Autonomia (%) | 0% | 2% | 0% | 3% | Differenza non significativa |
Differenza primo/secondo test | T di student | ||
---|---|---|---|
Sinistro | Destro | (p<0,05) | |
DVC media (°) | -1,5 | -3,2 | Differenza significativa |
DEB errore media (°) | -0,7 | -0,8 | Differenza significativa |
Entropia (°) | -2,2 | -4,0 | Differenza significativa |
Priorità postura (%) | 2,8 | 3,6 | Differenza non significativa |
Autonomia (%) | 3,0 | 6,2 | Differenza significativa |
Differenza primo/secondo test | T di student | ||
---|---|---|---|
Sinistro | Destro | (p<0,05) | |
DVC media (°) | 3,0 | 2,4 | Differenza significativa |
DEB errore media (°) | -0,4 | -0,9 | Differenza non significativa |
Entropia (°) | 2,6 | 1,5 | Differenza significativa |
Priorità postura (%) | -11,9 | -12,3 | Differenza significativa |
Autonomia (%) | -0,4 | 4,9 | Differenza non significativa (solo per destro) |
L'analisi dei dati evidenzia come i due attrezzi sviluppano in modo diverso le varie stra- tegie per mantenere l'equilibrio. Con la tavoletta propriocettiva si è constatato la diminuzione, tra primo e secondo test, in modo significativo dei gradi di movimento del tronco e delle braccia (al quale è attaccato il DVC): ciò significa che si utilizza meno il sistema vestibolare per mantenere l'equilibrio, si svilupperà in questo modo la strategia archeopropriocettiva che è quella che consente il controllo posturale raffinato.
Si è poi osservato in modo significativo che il protocollo PTP va a diminuire i gradi di movimento del DEB e di conseguenza aumenta il controllo propriocettivo nell'arto di appoggio dell'atleta.
Con lo slackline avviene l'esatto opposto: aumentano i gradi di movimento del corpo del DVC, il che sta a significare che i soggetti hanno sviluppato, con questo protocollo, maggiormente il sistema vestibolare, mentre non si riscontrano
differenze significative nel DEB.
La conseguenza dei dati derivanti dal DEB e dal DVC è una diminuzione dell'entropia della tavoletta propriocettiva ed un aumento dell'entropia per lo slackline.
Esistono livelli diversi di entropia: più è bassa, più si avrà un controllo raffinato. Con il protocollo PTP si abbassano i livelli di entropia e tramite questo training si cercherà di raggiungere i livelli di top performance. Con il protocollo slk il DEB non diminuisce significativamente, mentre il DVC aumenta e come risultato si avranno livelli elevati di entropia del sistema.
Un dato molto importante e significativo, che dimostra ancora il fatto che i due attrezzi vadano a sviluppare due componenti totalmente diversi dell'equilibrio, è l'analisi della priorità posturale. Il PTP va a migliorare la priorità posturale ma non in modo significativo, mentre lo slackline va a peggiorare la priorità posturale cioè la strategia posturale sarà invertita.
Questo grafico illustra molto chiaramente come dovrebbe essere la strategia posturale più corretta: meglio avere una base ampia e un cono meno largo, il che significa che si sta allenando il sistema propriocettivo, in quanto i movimenti per mantenere l'equilibrio saranno a scapito del solo arto in appoggio monopodalico.
I dati riguardanti l'autonomia dei soggetti sono simili, cioè tutti e due gli attrezzi portano a migliorare l'autonomia dei ragazzi in equilibrio monopodalico (nello slackline l'autonomia della gamba sinistra non migliora in modo significativo perché 5 atleti su 8 avevano già un'autonomia del 100% e perciò oltre non si potrà andare).
Dall'analisi di tutti questi dati si può riscontrare che tutti e due gli attrezzi utilizzati vanno a migliorare l'equilibrio, infatti tutti e due i protocolli migliorano l'autonomia degli atleti, ma in modo differente.
Praticamente i soggetti allenati con questi due attrezzi risponderanno in modo differente ad un disequilibrio: gli atleti sottoposti al protocollo PTP useranno maggiormente il sistema archepropriocettivo - visivo e meno quello
vestibolare (meno movimenti del busto e degli arti superiori), al contrario gli atleti sottoposti al protocollo slk useranno maggiormente il sistema vestibolare per mantenere l'equilibrio perciò si vedranno grandi movimenti del busto
e delle braccia, questo molto probabilmente dovuto al fatto che le caratteristiche dinamiche di questo particolare attrezzo causano movimenti oscillanti che l'atleta deve contrastare per non perdere il bilanciamento con l'intervento del
sistema vestibolare, dovuto ad una inadeguata funzionalità del sistema di controllo archeopropriocettivo – visivo.
Lo studio effettuato ha messo in luce come esistano differenti attrezzi e protocolli per migliorare l'equilibrio, ma non tutti raggiungono l'obiettivo prefissato di migliorare l'equilibrio e la propriocezione nel modo corretto: non basta eseguire un esercizio in disequilibrio senza delle precise indicazioni sul corretto svolgimento dell'esercizio.
A supporto di questa considerazione ci sono i dati ricavati dallo studio che dimostrano in modo significativo che con il protocollo PTP diminuiscono sia i movimenti del busto e degli arti superiori, sia i movimenti dell'arto in appoggio monopodalico mentre con il protocollo SLK avviene l'opposto: aumenta il movimento degli arti superiori, senza riscontrare una diminuzione di gradi di movimento nel DEB.
Di conseguenza, a mio parere, quando si eseguono esercizi in condizione di disequilibrio bisogna stare attenti a stimolare il sistema propriocettivo, che è uno degli obiettivi da raggiungere quando si eseguono degli esercizi in equilibrio instabile. Quando si eseguirà un esercizio in equilibrio si dovrà cercare di utilizzare il meno possibile gli arti superiori ed il tronco e cercare di mantenere l'equilibrio utilizzando come unico movimento quello a livello dell'articolazione tibio – tarsica, in questo modo si avrà la massima attivazione del sistema archepropriocettivo – visivo.
A differenza di quanto si possa pensare, le afferenze vestibolari non rappresentano i canali di informazione più rapidi, ma addirittura comportano movimenti più imprecisi e violenti6. L'insorgenza di un trauma distorsivo è causa di deficit propriocettivi e non vestibolari, capaci di innescare un processo in cui l'instabilità funzionale conseguente porta distorsioni recidive sulla stessa struttura anatomico – funzionale7.
Utilizzerei lo slackline come mezzo di allenamento in sport dove è molto importante il sistema vestibolare, come ad esempio nelle discipline di freestyle dello sci o dello snowboard, o come mezzo di allenamento complementare della ginnastica (trave, trampolino) dove il sistema vestibolare è molto sollecitato.
Negli sport di squadra, come calcio, basket, rugby, per il miglioramento del controllo propriocettivo userei altri attrezzi, come la tavoletta propriocettiva. Anche come organizzazione del lavoro, usare lo slackline risulterebbe complicato in quanto bisognerebbe avere più slackline per poter sottoporre a questo allenamento più atleti contemporaneamente, e, come ultima considerazione, rimane il fatto che risulta essere un attrezzo ingombrante.
Possibili ricerche future che confrontino la balance board e lo slackline, potrebbero consistere nel modificare i protocolli e costringere gli atleti a stare in appoggio monopodalico e mantenere le mani sul bacino, vincolandole, in modo da limitare l'intervento del sistema vestibolare. In questo modo di potrà indagare se lo slackline agisca ancora prevalentemente sul sistema vestibolare rispetto a quello propriocettivo.