Il linguaggio del corpo è più chiaro di quello delle parole. Inoltre il corpo reagisce spontaneamente, è difficile che finga, al contrario di quanto avviene con le parole.
Esistono due livelli di comunicazione: verbale e non verbale. È utile comprenderli entrambi. Spesso un'importante informazione rimane inespressa, o esiste una contraddizione fra ciò che è stato detto e ciò che si intendeva dire, generando malintesi.
Spesso definiamo qualcuno aggressivo o presuntuoso solo perché siamo noi a percepirlo così. Al tempo stesso, però, sappiamo da terzi, o lo intuiamo noi stessi, che quella stessa persona ha senso dell'umorismo, sa mostrare tenerezza e trasmettere fiducia. Dobbiamo allora porci delle domande: "è possibile che dipenda da me? Forse mando degli stimoli che lo fanno reagire in malo modo nei miei confronti?". Naturalmente ognuno di noi pensa di comportarsi in maniera gradevole e comprensiva nei confronti del proprio interlocutore. Dovremmo provare a cambiare atteggiamento se vogliamo che anche gli altri lo cambino nei nostri confronti. L'essere umano è un complesso di desideri e di contraddizioni e, per comprenderlo, l'approccio non può che essere globale. Ciascuno di noi vuole essere capito e rispettato.
Noi siamo il nostro corpo.
Il corpo è il guanto dell'anima, il suo linguaggio, la parola del cuore. Ogni emozione si esprime attraverso il corpo. Ciò che chiamiamo "espressione corporea" è il prodotto di un moto interiore.
Alcuni atteggiamenti fisici possono derivare da un'alterazione dell'equilibrio corporeo. Questi cambiamenti, il cui substrato risiede nell'espressione di schemi motori e posturali e nel permanere di uno squilibrio neuro-muscolare, possono regredire e scomparire per azione delle sole forze naturali insite nell'organismo in fase evolutiva, specialmente se stimolate in forma adeguata. L'insorgenza delle alterazioni morfologiche può essere dovuta, in parte, al cambiamento di abitudini nella vita normale del bambino: quando va a scuola per la prima volta o si ritrova all'interno di una famiglia con diverse problematiche (genitori separati, aggressivi, troppo presi dal lavoro) può diventare un bambino timido e insicuro. Uno stato che può rimanere nascosto.
Educare il bambino alla ginnastica e alle sane abitudini alimentari è un modo per fare emergere difficoltà interiori e superarle.
Lo sviluppo motorio è strettamente legato a quello socio-relazionale. Ognuno di noi si presenta agli altri con un corpo che si muove ed assume posture differenti: il nostro corpo esprime emozioni e le relazioni sociali si basano sulla comunicazione. Non esiste rapporto al di fuori del processo di comunicazione. La forma immediata di questo processo è l'espressione corporea. La forma di comunicazione più efficace è quella verbale, ma non è l'unica e soprattutto non è la prima forma comunicativa a comparire nello sviluppo. Da qui inizia la nostra analisi.
La comunicazione non verbale nasce dall'incontro tra due o più persone. Una condizione che suscita sempre delle emozioni. Per questa ragione è possibile comunicare il proprio stato d'animo, cogliere quello altrui e comportarsi di conseguenza. Alla nascita, il bambino non sa parlare, ma è in grado di comunicare. Le fattezze del corpo del neonato e del bambino, così come quelle dei cuccioli di altre specie, suscitano tenerezza negli adulti e scatenano in essi un comportamento protettivo. Nel neonato troviamo cinque schemi comunicativi: succhiare, aggrapparsi, seguire con lo sguardo, piangere e sorridere. Nell'uomo è quindi presente fin dai primi giorni di vita un tipo di comunicazione che sfrutta il corpo. La parte più espressiva del corpo è il viso, ma, accanto alla mimica facciale, assumono grande rilevanza anche la gestualità, la postura e la disposizione nello spazio.
In spazi di grandi dimensioni (quali gli edifici scolastici e le palestre) o in luoghi poco conosciuti, tendiamo a stare molto vicino ad altre persone, soprattutto conosciute, o ad accostarci alle pareti. Un comportamento che indica spesso il bisogno di protezione. È la sicurezza dei confini.
Un altro aspetto significativo è rappresentato dalla distanza interpersonale. La distanza che teniamo rispetto agli altri, se invasa in modo brusco, può dar luogo a reazioni di attacco o di fuga. Ogni persona ha un suo spazio personale che può variare a seconda delle relazioni o delle situazioni: così, generalmente, c'è una certa disponibilità a diminuire tale distanza con le persone conosciute e ad annullarla nei rapporti con gli amici e con i bambini. Distanza che, invece, aumenta con gli estranei.
In questo contesto, s'inserisce la territorialità, cioè l'identificazione di un proprio spazio d'azione. Così alcuni bambini hanno un loro "spazio preferito" in palestra o sulla panca dello spogliatoio. Molti bambini, a scuola, riconoscono il proprio banco come il loro territorio e non sopportano il fatto che i compagni lo invadano con il gomito o il materiale scolastico. Il rispetto della territorialità è il punto cardine nelle relazioni sociali.
I gesti sono uno dei segnali comunicativi. Indicare con un dito è un metodo primordiale di comunicazione. Tra il bambino anche molto piccolo e l'adulto che si prende cura di lui è assai precoce la condivisione dell'attenzione: la madre si sintonizza continuamente su ciò che sta guardando il bambino e viceversa. La condivisione dell'attenzione è fondamentale per avere un referente comune. Alla direzione dello sguardo, presto si aggiunge il gesto. L'indicazione gestuale è tipica anche di molti sport.
Lo stile educativo dell'adulto, genitore o insegnante, incide sulle interazioni sociali che i bambini instaurano. Nelle relazioni spesso ci si trova ad affrontare dei problemi e a dover superare difficoltà impreviste. È necessario, quindi, trovare insieme le soluzioni per raggiungere l'obiettivo comune. Uno stile educativo caratterizzato da eccessivo permissivismo, spinge i bambini a preoccuparsi solo dei propri interessi senza tenere conto delle esigenze degli altri. In modo analogo, uno stile educativo autoritario (che non significa autorevole), spinge i bambini ad evitare la ricerca di nuove strategie per realizzare il comportamento desiderato, perché qualsiasi scelta autonoma viene percepita come inutile. Le regole non sono discusse, ma imposte, senza la possibilità di un confronto. Un metodo che spesso il bambino riproduce nei rapporti con i coetanei, rifiutando la cooperazione per risolvere situazioni conflittuali.
Credo che lo stile educativo più adeguato sia quello autorevole (che non significa autoritario): ci sono regole e limiti da rispettare, ma con possibilità di discuterne, favorendo un confronto tra punti di vista, con il dovere di ascoltare e il diritto ad essere ascoltati. In quest'ottica l'esercizio fisico assume il ruolo di educazione alla comunicazione e al rispetto degli spazi altrui.
Le persone, di solito, desiderano essere in forma ed efficienti. La palestra o il centro benessere rappresentano una delle risposte più immediate e dirette per soddisfare questi obiettivi. Anche se, va detto subito, non basta. Una persona in sovrappeso cercherà nell'esercizio fisico lo strumento per risolvere i suoi problemi, ma difficilmente riuscirà a intervenire sulla causa del rapporto conflittuale con il cibo.
Se riuscirà anche a prendere atto del disagio che la spinge ad alimentarsi in maniera scorretta, allora potrà affrontare la causa dei suoi problemi. È difficile comprendere che l'insoddisfazione per il proprio corpo spesso nasce da ansie e difficoltà a sviluppare relazioni personali. Si potrebbe pensare che curare il proprio aspetto fisico sia la condizione per risolvere ogni difficoltà… Attenzione, però, a non fermarsi ai muscoli. Perché la postura, la rigidità nei gesti, tradiscono in alcuni casi una superficiale sicurezza data da un fisico asciutto e allenato. Dietro, invece, può nascondersi la paura di non essere accettati, comunicata dallo sguardo o dal tono di voce.
Camminare ben diritti con la testa alta trasmette un messaggio di sicurezza ben diverso dal presentarsi curvi con la testa bassa. Inoltre, il grado di contrazione dei muscoli è un indice significativo del livello di attivazione e di tensione della persona.
Lo sguardo è rivolto dritto davanti a sé, le spalle cadono giù dritte. Si sta dritti quando il corpo si trova in equilibrio senza alcuno sforzo muscolare e le braccia sono rilassate lungo il corpo: testa, collo e colonna vertebrale sono allineati, la cassa toracica è in posizione naturale senza forzare la colonna vertebrale. Il bacino sostiene le parti del corpo che vi poggiano sopra, le gambe divaricate dell'ampiezza del bacino stabiliscono il contatto diretto con il terreno e reggono il peso dell'intero corpo distribuito uniformemente fra talloni e piante dei piedi. Abbiamo portato l'intero scheletro in linea verticale e per la trazione della forza di gravità il corpo si stabilizza.
L'energia scorre uniformemente attraverso i muscoli su e giù per il corpo e crea una relazione elastica con la terra e con lo spazio. Fintanto che vi sono queste condizioni, l'incontro con il mondo avviene armonicamente.
Ogni resistenza o alterazione di questa postura, porta la corrente d'energia a ingorgarsi o a svuotarsi. Sono poche le persone che riescono a stare in posizione eretta. Nel modo di stare eretti si possono leggere diverse varianti del codice gestuale e delle peculiarità umane.
Chi poggia su tutte e due le piante dei piedi con un contatto con il terreno, e in quella posizione trasmette una sensazione di stabilità, di solito è anche un uomo dotato di senso realistico. Se viceversa il peso preme sulle punte dei piedi potrebbe significare che esiste insicurezza. Persone come queste si aggrapperanno alle proprie idee e alle proprie opinioni. Fintanto che qualcuno sta fermo in un punto, vorrebbe anche starci con tranquillità e non essere distolto: è il suo punto di vista.
Quindi se voglio che qualcuno cambi il suo atteggiamento e le sue idee, devo distoglierlo anche fisicamente dal suo punto di vista. Solo un movimento del corpo che allontani da quel punto fornisce nuovi impulsi. Vale anche per se stessi. Se mi accorgo di ripetere le mie argomentazioni, posso provare a cambiare posizione per avere un'altra disposizione d'animo.
L'energia che affluisce nella regione del torace e della testa si rivolge al mondo dei desideri e dei progetti futuri. Se una persona ha energia nella zona del torace molto probabilmente si trova in una situazione di paura, che si rivela sotto altre forme. Chi non rilascia questa energia contenuta nella cassa toracica esercita un riserbo. Si attiene a regole molto rigide, è sotto pressione, subisce un ansia da prestazione.
Ognuno di noi ha un proprio modo di camminare, ogni emozione o stimolo ha un'influenza diretta sull'andatura.
L'andatura è il frutto di diverse caratteristiche di tutte la parti del corpo e delle loro modalità espressive, rispecchiando i conflitti o gli stati di armoni anche governano il corpo.
Nella modalità equilibrata, la linea del corpo fra testa e bacino si mantiene dritta. La gamba viene slanciata in avanti a partire dal ginocchio, il bacino mantiene il suo baricentro, le mani si muovono sciolte accanto al corpo, ne sostengono l'equilibrio, lo sguardo è rivolto in avanti testa e collo si muovono nella verticale liberamente e grazie alle loro mobilità offrono l'opportunità di recepire con occhi e orecchie vigili tutte le informazioni provenienti dall'ambiente.
Questo tipo di andatura appare sicura e aperta, ma osserviamo altri tipi di andature:
Una testa premuta all'indietro blocca la mobilità del collo, anche l'andatura diventa rigida, di solito viene accompagnata da una rigidità a livello del busto, tipica delle persone dotate di una visione del mondo rigidamente strutturata.
La testa che sporge in avanti è tipica delle persone prudenti: mandano avanti "gli occhi".
Persona molto prudenti sono coloro che mentre camminano guardano a terra, dinanzi a sé, che controllano il terreno prima di mettere i piedi, fanno unicamente ciò che sanno, non vogliono rischiare.
Il petto in fuori indica un uomo ambizioso, che vuole ottenere sempre tutto, le sue gambe fanno fatica a stargli appresso. Non ha mai tempo perché è solito farsi carico di più cose, ed è circondato da più collaboratori.
Chi camminando ritrae il busto non vuole affrontare gli eventi: mantiene la parte superiore del corpo sempre un passo indietro rispetto ai piedi.
Quando il busto è cadente, si tratta di una persona passiva, che non lotta. Questo corpo muove la testa solo a fatica.
Le mani, se il loro movimento è vivace, mostrano apertura e disponibilità.
Stare in piedi a gambe divaricate fa un effetto maschile, il busto incavato è espressione di inattività, la testa sporge in avanti afferma che la persona ha le idee chiare: qui ci sono IO!
L'uomo che non rischia: piccoli passi prudenti, le zone della nuca e delle spalle bloccate, le mani sono inattive.
Ambizione trattenuta: grandi passi, il slancio viene frenato dalla punta sollevata del piede.
Se siete sotto pressione l'energia s'ingorga nella zona del torace e preme per scaricarsi, ma rigorosamente in base a regole e convenzioni.
Chi cammina esercita un blocco su se stesso: testa e nuca sono ritratte, le spalle in tensione, e tutto il corpo avanza solo facendo leva sul movimento del piede.
Chi ha questo atteggiamento è oppresso dalla preoccupazione di non essere all'altezza delle aspettative.
Se la cassa toracica si sposta all'indietro è da riconoscervi il tentativo di correggere, di aumentare la distanza nei confronti di chi sta di fronte. Questa tendenza all'indietro del busto in posizione rigida va letta anche come sforzo per trattenere le sensazioni, per ridurre al minimo l'attività fisica.
Persone come queste sono inclini ad attendersi rigidamente a opinioni precostituite.
Se l'energia rimane nelle ginocchia, queste vengono contratte e l'articolazione rimane bloccata.
Significa: non mi muovo dal mio posto, e questa ostinata coerenza vale anche per le reazioni di natura intellettuale e psichica.
Problemi alla cervicale con spalle bloccate denota mancanza di mobilità e una tendenza a rimanere rigidi.
La testa portata all'indietro denota molto distacco.
La testa in avanti indica desiderio di guardarsi in giro per ottenere le prime informazioni e far seguire poi tutto il corpo. Nelle persone curiose si notano inoltre una mobilità del collo e uno sguardo vivace: esse non rimangono mai a lungo fisse in un punto per timore che possa sfuggire loro qualcosa é facile riscontrare questo atteggiamento negli individui fortemente intellettuali. È come se mandassero in avanscoperta la loro parte migliore, la testa, mentre il resto del corpo rimane piuttosto inespressivo dietro la linea di scontro, perché potrebbe facilmente manifestare sentimenti che verrebbero avvertiti come fastidiosi e disturbanti rispetto al desiderio di curiosità.
Il bacino occupa nella zona intermedia del corpo una posizione strategica. Esso collega le gambe con la parte superiore del corpo ed è esposto alle ripercussioni di qualunque compensazione energetica. Emozioni, pulsioni, e sensazioni hanno in un certo quel modo nel bacino la loro sede originaria, fatto che già si spiega in base all'anatomia e alla fisiologia del corpo. Anche per questo la regione del bacino è la grande zona tabù del nostro paese. Una mobilità libera del bacino depone a favore di un atteggiamento sciolto nei confronti delle proprie sensazioni ed emozioni.
La posizione di chi sta contemporaneamente con il bacino rigidamente rientrato e il torace incavato è segno di passività: "Sono qui, fa pure ciò che vuoi, ma lasciami in pace, non costringermi a una qualche forma di attività.
Il nostro cervello galleggia in una silenziosa, ovattata, intima oscurità, mentre dal mondo esterno una miriade di stimoli bombarda continuamente il nostro corpo.
La qualità delle comunicazioni e, di conseguenza, il carattere della persona sono strettamente legati all'equilibrio funzionale, che si traduce nel gioco armonioso delle azioni e delle interazioni, permettendo al soggetto di adattarsi al suo ambiente. L'equilibrio corporeo che condiziona l'intera relazione con il mondo.