La preparazione psicologica dell'atleta è per molti versi necessaria quanto quella fisica, dal momento che il pieno utilizzo delle potenzialità atletiche è subordinato alla "forma psicologica".
Inoltre la sola preparazione fisica ci assicura l'atleta, mentre quella psicologica ci garantisce l'uomo, soprattutto in quei momenti in cui la pratica agonistica può rivelarsi fonte di disadattamento in personalità dal precario equilibrio psichico o in età adolescenziale. A tale proposito è da ricordare che la competizione implica alti livelli di stress, caratterizzati da vissuti ansiogeni e frustranti, che possono essere tollerati soltanto attraverso un'adeguata preparazione psicologica che metta gli atleti nelle condizioni di fronteggiare le continue pressioni che l'attività agonistica comporta.
Ovviamente, va precisato che la preparazione psicologica non va richiesta né proposta come una soluzione magica capace di creare campioni o di far ottenere performances particolari. Essa va considerata come un mezzo importante da affiancare alla preparazione specifica, e i suoi risultati devono essere valutati realisticamente, esattamente come i tecnici non si attendono miracoli ma risultati obiettivi dagli allenamenti, in rapporto all'impegno con cui è stato svolto il lavoro.
La preparazione psicologica non ha come obiettivo il risultato, ma la creazione di condizioni psicologiche ideali che favoriscano l'ottenimento del risultato stesso contemporaneamente alla sua premessa fondamentale, che è appunto quella di poter contare su una personalità equilibrata nell'atleta e un clima psicologicamente favorevole all'interno della squadra: obiettivi raggiungibili soltanto dopo un lungo e meticoloso trattamento psicologico che niente deve lasciare all'improvvisazione ed alla genericità degli interventi.
Un tale contributo, all'interno di una società sportiva, può essere garantito solo dalla presenza dello psicologo dello sport, che rappresenta una grande opportunità per affrontare e risolvere problematiche inerenti la crescita e la gestione dell'atleta, sia allo scopo di potenziarne le possibilità psico-fisiche, rimuovendo quegli ostacoli d'origine psichica che interferiscono con l'espressione completa del potenziale atletico, sia indirizzando l'intervento formativo o terapeutico sulla personalità dell'atleta, sugli aspetti conflittuali presenti nei suoi processi motivazionali, affettivi, cognitivi e relazionali.
Allo stesso modo esso è in grado di operare anche sulle dinamiche che si propongono all'interno del gruppo d'allenamento/squadra, oppure in quei momenti che caratterizzano la carriera di ogni atleta come ad esempio: l'allenamento, la gara, il cambio di categoria, l'insuccesso, l'infortunio, l'abbandono, ecc… Inoltre, lo psicologo dello sport si propone anche come un valido punto di riferimento per gli allenatori, che affianca e in alcun modo sostituisce nella gestione dell'atleta, in tutte quelle tematiche che vanno oltre la mera preparazione fisica, come la comunicazione e la relazione con gli allievi.
Anche la dirigenza può efficacemente avvalersi di questa figura professionale, in quei momenti in cui la gestione del gruppo si rende più difficoltosa, oppure quando il conflitto tra o con altleti, allenatori e colleghi rischia di minare l'equilibrio societario. Un ambiente sereno, dove i rapporti umani e il dialogo sono messi in primo piano, è l'ideale per lo sviluppo di quello spirito di gruppo e di appartenenza che poi sono alla base della programmazione e del raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi.
I metodi che lo psicologo dello sport adotta nell'ambito della preparazione psicologica, possono essere così suddivisi:
Il Mental Training è un efficace insieme di strategie che intende aiutare gli atleti ad acquisire ed a mettere in pratica le abilità psico-fisiologiche utili al miglioramento delle prestazioni in allenamento e in gara. La preparazione mentale si avvale delle seguenti tecniche:
La psicodiagnostica è mirata alla valutazione delle caratteristiche psicologiche generali e delle capacità cognitive dell'atleta. Lo scopo è quello di evidenziare o escludere la presenza di tratti o sintomi psicopatologici manifesti o latenti e di fornire indicazioni circa le capacità visuo-immaginative, attentive e mnemoniche dell'atleta.
Per Self-talk (dialogo interno) si intende quel meccanismo mentale che permette di parlare silenziosamente a noi stessi. I pensieri che fanno capolino spesso in modo automatico sono in grado di influenzare sia positivamente che negativamente la prestazione, pertanto è necessario individuare e trasformare i pensieri che inibiscono la performance dell'atleta. I pensieri negativi sono quei pensieri che potremmo definire disfunzionali o non adatti al perseguimento degli obiettivi; essi abbassano la soglia attentiva dell'atleta, possono provocargli un'alterazione dello stato dell'umore ed indurre un leggero stato di confusione sul da farsi in gara. I pensieri positivi invece sono in grado di calmarci, rassicurarci, farci forza e permetterci di proseguire nonostante la presenza di una situazione difficile. Quando un pensiero negativo prende il sopravvento, bisogna cercare di sostituirlo con un pensiero positivo che aiuti a risolvere lo stato di cose.
Il Goal Setting o formazione degli obiettivi è uno dei punti chiave della preparazione mentale in ambito sportivo in quanto comprendere bene che cosa si vuole ottenere, in quanto tempo e con quale strategia accresce notevolmente le possibilità di avere successo e permette alla persona di avere un quadro ben preciso di quello che potrebbe essere anche solo un suo desiderio, ma che deve diventare un progetto con determinate caratteristiche: allora il desiderio si trasforma in realtà.
È importante fare chiarezza sulle nostre scelte e sul processo decisionale (decision making) che le accompagna: a volte c'è la spinta motivazionale giusta per lavorare su un obiettivo, ma viene a mancare il metodo, o si sbagliano i tempi: a volte ci si illude di raggiungere quello che desideriamo troppo presto e vanifichiamo tutti gli sforzi e le energie impiegate, infilandoci in una spirale di sfiducia. Un fattore psicologico fondamentale nel Goal Setting è l'autoefficacia o self-efficacy, in quanto ci fa riflettere sulla capacità di credere nelle nostre possibilità, nei nostri mezzi e sullo sviluppo che tale capacità possiede di fronte agli eventi sportivi. Gli atleti che credono in loro stessi e nella loro capacità di far fronte alle avversità hanno maggiori probabilità di riuscita rispetto agli atleti che talvolta o spesso dubitano del loro valore e delle loro potenzialità. Inoltre gli atleti che nutrono fiducia in se stessi si sforzeranno di più di fronte agli ostacoli o ai momenti di particolare tensione, manterranno viva dentro di sé l'idea di poter raggiungere la loro meta come previsto precedentemente e non avranno un atteggiamento di rinuncia di fronte ad una situazione sportiva lievemente o moderatamente compromessa.
L'obiettivo del training propriocettivo è quello di portare l'individuo ad apprendere ed affinare gradualmente le capacità di autopercezione, autoispezione e raggiungere una migliore consapevolezza corporea come prerequisiti al training di rilassamento psicofisico vero e proprio. Non tutti gli atleti "ascoltano" il loro corpo. Per ascoltare il proprio corpo è necessario, innanzitutto, fare silenzio.
Successivamente bisogna impararne la lingua, costituita dal ritmo cardiaco e dalla frequenza respiratoria, da contrazioni e decontrazioni, posture, massa, elasticità, forza, potenza, e da tutta una serie di sensazioni che, ad un attento ascoltatore, comunicano qualcosa. Il corpo non smette mai di comunicare e, pertanto, appare riduttivo prestargli attenzione solamente in caso di dolore, fatica e/o limitazione funzionale. L'obiettivo del rilassamento è controllare il livello di attivazione al fine di gestire stati d'ansia e di tensione psicofisica.
Il rilassamento è, probabilmente, tra le tecniche di preparazione mentale, quella più conosciuta ed accettata. Nonostante ciò, tale pratica ancora troppo spesso viene lasciata alla libera iniziativa del singolo atleta (che ne sente il bisogno) e stenta a far parte sistematicamente dell'allenamento psicofisico dell'individuo. I benefici che ne possono derivare sono notevoli: dal miglioramento della qualità di tutto il periodo di allenamento alla gestione ed ottimizzazione delle ore pre-gara fino alla creazione di una base solida su cui instaurare un serio progetto di preparazione mentale che vede unite le abilità di rilassarsi e visualizzare.
Alla base dell'allenamento ideomotorio, vi è l'abilità di visualizzazione, che può essere definita la rappresentazione immaginativa del programma e delle singole sequenze motorie da eseguire nei diversi momenti della gara. Tale capacità immaginativa non è uguale in ogni individuo, ma differisce sia per quantità (immagini e sensazioni più o meno vivide e realistiche) e qualità (c'è chi dimostra di avere una spiccata capacità immaginativa del senso della vista, del tatto, piuttosto che dell'olfatto o dell'udito). Da ciò si intuisce che nell'allenamento ideomotorio abbiamo una rappresentazione mentale sistematicamente ripetuta e cosciente dell'azione motoria che deve essere appresa, perfezionata o stabilizzata, senza che vi sia una esecuzione reale, visibile esternamente, di movimenti parziali o globali. Le caratteristiche principali, quindi dell'allenamento ideomotorio sono: la capacità individuale di provare sensazioni in assenza di stimolo, la consapevolezza nell'esecuzione di questa attività mentale e l'assenza di movimenti visibili, durante tale attività. L'allenamento ideomotorio è in grado di facilitare e supportare l'apprendimento del movimento e di ottimizzare l'esecuzione motoria.
Allenare la concentrazione significa controllare i processi motori di pensiero, dirigere e mantenere l'attenzione su di un compito per una corretta esecuzione incrementando le capacità di:
L'affinamento e la gestione volontaria della capacità di concentrazione vengono sviluppate attraverso il training propriocettivo e le procedure di rilassamento, andando così a costituire un insieme di abilità sinergiche ed interconnesse e rappresentando le condizioni necessarie per la buona riuscita delle successive fasi di visualizzazione e ripetizione ideomotoria.
Con il termine arousal è indicata in psicofisiologia l'intensità dell'attivazione fisiologica e comportamentale dell'organismo: quando l'organismo deve effettuare una prestazione deve attivarsi, cioè mettere in moto una serie di processi caratteristici dello stato di arousal. Essi sono:
Assieme all'arousal abbiamo l'energia psichica che è l'attivazione della mente e sta alla base della motivazione; quando è associata ad emozioni come eccitazione e felicità è positiva, quando è associata ad emozioni come ansia e rabbia è negativa. Tali attivazioni nella pratica sportiva, sono strettamete legate allo stato di stress, che si verifica quando gli atleti intuiscono che c'è uno squilibrio tra quello che è chiesto loro di fare (sfida) e quello che invece essi sentono di essere capaci di fare (livello di abilità). La corretta gestione di tali fattori, tramite strategie mirate di mental training, favorisce lo stato di flow, che è il livello ottimale dell'energia psichica associato ad un adeguato livello di stress (il cosiddetto eustress o stress positivo). Il flow è caratterizzato da un arousal (attivazione) funzionale al raggiungimento dell'obiettivo sportivo. Nello stato di flow l'attenzione è orientata sul compito, l'atleta non è disturbato dai propri pensieri poichè è completamente assorbito dalla sua attività, ed infine l'atleta sente di controllare le proprie azioni.
L'interazione di fattori atletici, tecnici, tattici e psicologici raggiunge la massima vetta nei momenti di "peak performance", vale a dire la prestazione eccellente: durante tale massima prestazione l'atleta supera lo standard abituale delle sue performances, focalizza la sua attenzione sull'attività, è molto coinvolto nel compito, sperimenta un'alta dose di spontaneità e un forte senso del Sè.
Uno dei problemi più sentiti in ambito sportivo è rappresentato dalla necessità di controllare gli stati d'ansia nella situazione stressante della competizione. Per aiutare gli atleti a gestire lo stress e l'ansia bisogna partire dall'individuazione dei loro sintomi e dalle probabili fonti (i cosiddetti stressors). Per questo in sede di preparazione mentale l'atleta è invitato a: individuare gli stimoli ansiogeni, sia mentali che cognitivi; formare una gerarchia degli stimoli partendo da quello meno ansiogeno fino ad arrivare a quello più ansiogeno; applicare una risposta antagonista a quella dell'ansia, allenandosi con la visualizzazione e cominciando dallo stimolo meno ansiogeno sino ad arrivare allo stimolo più ansiogeno.
In gara l'atleta deve essere in grado di: identificare le aree di tensione muscolare e rendere più regolare la respirazione; crearsi un veloce luogo mentale tranquillo, una immagine distesa che lo riporti gradualmente alla tranquillità durante situazioni problematiche; se l'atleta non è ansioso ma è annoiato o demotivato, dovrà adottare pensieri positivi e cercare di capire cosa lo disturba o lo distrae in quel momento.
La consultazione è uno strumento incisivo e continuativo d'intervento per rispondere rapidamente alle richieste di sostegno che in vario modo provengono dai diversi componenti della società: atleti in difficoltà, allenatori che segnalano le problematiche degli allievi e le proprie difficoltà nell'interagire con loro, genitori che sono costretti a confrontarsi con quella difficile sensazione di impotenza intrinseca al rapporto con i figli adolescenti che "non li ascoltano più", dirigenti motivati alla risoluzione dei conflitti interni al gruppo sportivo.
Il counseling si presta molto bene al suo impiego nell'ambiente sportivo e sugli atleti, in quanto è adeguata alle problematiche e alle difficoltà che sono maggiormente ricorrenti nella realtà emotiva e nei conflitti che il giovane sportivo si trova a dover fronteggiare. Principalmente tale metodo si propone di: accogliere la domanda di aiuto da parte degli atleti, allenatori, genitori, ecc.; approfondire, insieme all'utente, i bisogni e le possibilità personali e contestuali; predisporre eventuali interventi.
Gli obiettivi specifici relativi agli atleti sono: coinvolgere nell'intervento atleti che per vari motivi sono a richio abbandono (drop-out); verificare interessi, aspettative e aspirazioni agonistiche; sostenere il recupero delle competenze e delle potenzialità personali in atleti demotivati o infortunati; sostenere l'elaborazione dell'eventuale vissuto di fallimento dello sportivo; sostenere la gestione di vissuti di ansia e stress; facilitare l'inserimento, la comunicazione, le relazioni dei giovani all'interno della squadra; incoraggiare un tentativo di recupero; se necessario facilitare un percorso di riorientamento, operando una sintesi dialettica tra le attitudini e gli interessi dell'atleta e le aspettative dell'allenatore e/o genitori; esprimere ed elaborare i propri bisogni e le proprie necessità; offrire un servizio di consulenza psicologica su problematiche individuali, offrendo un fondamentale servizio di valutazione, prevenzione ed intervento in tal senso.
Gli obiettivi specifici relativi ad allenatori, dirigenti e genitori sono: fornire gli strumenti di analisi e lettura delle situazioni e delle problematiche concernenti il disagio dell'atleta; facilitare la comunicazione; migliorare la capacità di porsi in relazione; elaborare i vissuti di difficoltà e frustrazione ed evitare quella che può essere definita come la dispersione degli allenatori.
Agli incontri di Focus-group e Problem-Solving si fa ricorso nel caso in cui emergano situazioni particolari all'interno del gruppo di allenamento, squadra, ecc… Il Focus group rappresenta un momento di condivisione e di messa a fuoco delle problematiche principali. L'obiettivo fondamentale è far emergere le difficoltà non come prodotto delle sole indicazioni dello specialista, ma come frutto di un confronto di opinioni, in modo che ciascuno possa sentire il quadro descritto come rappresentativo della situazione attuale.
Nel Problem Solving si utilizzano procedure simili a quelle del Focus Group. Esso rappresenta, però, una tappa successiva di lavoro, in quanto l'intero processo di analisi non consiste nell'esplorazione dello spazio del problema, ma è finalizzato a generare alternative possibili rispetto alle mete che ci si è posti, a ipotizzarne le conseguenze, e a manipolare mentalmente il set di operazioni necessarie per attuare l'intervento.