Il concetto di self-efficacy oltre che proposto e utilizzato in ambito clinico (vedi anche Autoefficacia della medesima autrice), viene anche esteso in ambito motorio e sportivo e sta ad indicare: "la fiducia che una persona ripone nelle proprie capacità, nel ritenersi in grado di affrontare/eseguire un compito specifico attraverso l'espressione di abilità" (Bandura 1986)
In questo modo è possibile spiegare il legame tra processi cognitivi e prestazione. Ogni individuo, quindi, sceglie di partecipare alle attività sportive in cui ritiene di esser capace e che gli consentono di ottenere successo, rispetto ad altre che più facilmente determinerebbero un insuccesso.
Diversi ricercatori hanno studiato la relazione tra autoefficacia e attività motoria e sportiva:
La pratica delle attività motorie, nel tempo, determina un incremento delle convinzioni di autoefficacia, la quale media la relazione tra comportamenti attivi (scelta, sforzo e persistenza) e l'autostima globale. (McAuley et al. 1991).
La self-efficacy motoria è una componente dell'autostima che si forma grazie a: giudizio degli altri, confronto con il gruppo dei pari, rapporto successi/insuccessi ottenuti nelle mete autonomamente scelte. Il concetto di self-efficacy si correla positivamente con il concetto di self-confidence (fiducia di sé), ossia la valutazione di quello che è il proprio livello di prestazione e il riconoscimento di quelle che sono le competenze personali. (Bandura 1977).
Generalmente una persona tende a cimentarsi in azioni e compiti già appresi e consolidati, mentre dinanzi a compiti nuovi o prestazioni impegnative viene posta una particolare attenzione; anche al fine di definire le effettive competenze. In base al grado di competenza percepito, il soggetto si cimenterà in nuovi compiti, si porrà nuovi obiettivi e da essa dipenderà il tipo d'impegno.
Le convinzioni di self-efficacy, cioè la fiducia nei propri mezzi e capacità personali, influiscono sulla motivazione, sulla scelta dei compiti e della disciplina, sull'impegno e la costanza, attraverso esperienze motorie di successo, influenzando la prestazione. (Bandura 1997; Feltz et al 2008).
È stato dimostrato che soggetti con scarse capacità e abilità, ma che credono in se stessi, hanno maggiori probabilità di praticare attività sportiva, sono in grado di conseguire gli obiettivi e raggiungere prestazioni di alto livello rispetto a soggetti dotati dal punto di vista tecnico-tattico ma che hanno una minore fiducia e scarsa determinazione. (Chase 2001; Feltz, Lirgg 2001). L'autoefficacia si rivela essere il migliore predittore della prestazione (Martin, Gill,1995).
Le convinzioni di efficacia influiscono sulla qualità delle prestazioni motorie in particolare nelle prime fasi del processo di apprendimento. Esse hanno un carattere dinamico poiché sono sistematicamente sollecitate, rigenerandosi in rapporto alla varietà delle condizioni competitive. La varietà delle situazioni, nel contesto sportivo, sollecita sistematicamente una rivalutazione delle proprie competenze che facilita o ostacola la prestazione.
Lo sviluppo della self-efficacy dipende anche dagli atteggiamenti dell'allenatore, dai feedback correttivi positivi forniti, mettendo in azione esperienze in cui ciascuno può esprimere il proprio repertorio di abilità, proponendo compiti e situazioni in cui il successo è garantito, evitando di mettere in atto situazioni premature che possano generare degli insuccessi (Bandura 1997, Feltz, Lirgg 2001).
Stili di vita sedentari, causano l'insorgere di patologie, ma possono essere anche correlati con basse convinzioni di autoefficacia e stima di se, difficoltà di socializzazione, limitato sviluppo della persona, difficoltà a rapportarsi con gli altri (Dobbins et al.2001).