Sindrome di Down - linguaggio e comunicazione

Di Stefania Fazzino

Le prime parole nei bambini Down appaiono con ritardo medio di circa un anno. Infatti, più autori hanno individuato nei bambini Down una maggiore difficoltà nella produzione verbale rispetto alla comprensione e allo sviluppo cognitivo.

Il ritardo e le complicazione riscontrate nelle prime forme di comunicazione, ossia nel sorriso, nello sguardo, nel contatto oculare, nei gesti e nelle vocalizzazioni, comportano nei bambini Down un'inadeguata corrispondenza biunivoca che è alla base della comunicazione intenzionale, motivo per cui i gesti che esprimono intenzionalità, mostrano anch'essi un ritardo rispetto alla norma.

Secondo alcuni studiosi, i bambini Down usufruiscono maggiormente di gesti deittici anziché di vocalizzazioni e parole. "Rispetto l'acquisizione verbale, il ritardo non compare in maniera rilevante tanto nella produzione delle prime parole legate allo sviluppo senso motorio del bambino, quanto al passaggio all'uso simbolico del linguaggio (1). Infatti, il bambino Down manifesta difficoltà nella capacità di teorizzare ipotesi, sperimentare, inventare cambiando le azioni sugli oggetti e di relazionare mezzi e scopi. Peraltro, è proprio da questa difficoltà dell'uso simbolico del linguaggio, che nel bambino Down si riscontra un ritardo del gioco simbolico.

I bambini e gli adulti Down presentano regolarmente nell'esprimersi con il linguaggio verbale una difficoltà maggiore rispetto a un qualsiasi altro aspetto del loro sviluppo. Alcuni studiosi volendone individuare le cause, hanno attribuito a questo deficit linguistico, una frequenza di infezioni nei canali auditivi, con una relativa perdita dell'udito. "Un'altra delle cause, potrebbe essere una particolare difficoltà a coordinare i movimenti della lingua, delle labbra, delle mandibole e del palato (2).

Le prime parole nei bambini Down appaiono con ritardo medio di circa un anno. Lo sviluppo del vocabolario procede in maniera molto simile nei suoi aspetti strutturali rispetto ai bambini normodotati (3). Tuttavia la disuguaglianza è appurata non tanto a livello di produzione (100 parole), ma nel ritardo di acquisizione completa del vocabolario, che si verifica nei bambini Down fra i 5-6 anni, mentre nei bambini normodotati intorno ai 2 anni.

Contemporaneamente, alla fase lenta di acquisizione del vocabolario, rimangono spesso nei bambini Down, anche fino all'età adulta, problemi nell'articolazione dei suoni che costituiscono le parole. Infatti, più autori hanno individuato nei bambini Down una maggiore difficoltà nella produzione verbale rispetto alla comprensione e allo sviluppo cognitivo.

Secondo Lennenberg, lo sviluppo linguistico dei bambini Down avviene in maniera analoga a quello di un normodotato, per quanto riguarda l'estensione della capacità di assegnare nomi, la vastità del vocabolario e la qualità della comprensione, eccetto che per la capacità di articolazione, dovuta, secondo Lennenberg, non ad anomalie delle fauci o della lingua, ma ad assenza di motivazione. Lo stesso studioso sottopose i bambini Down a un test di articolazione dimostrando che da un punto di vista organico non avevano nessuna seria difficoltà, mentre sembrava non avere per loro nessuna importanza l'esatta riproduzione acustica delle espressioni. Inoltre, la prestazione dei bambini normodotati da 24 a 30 mesi nella ripetizione di frasi e di bambini Down della stessa età mentale davano risultati analoghi. Di conseguenza, secondo Lennenberg, la menomazione intellettuale non fa sorgere un comportamento linguistico differente, piuttosto produce semplicemente un blocco a stadi di sviluppo primitivi ma "normali".

Un'ipotesi diversa è quella dello sviluppo deviante del linguaggio del soggetto Down avanzata sin dagli studi di Blancard, che ne evidenziò il carattere fondamentale rispetto ad altre categorie eziologiche di ritardo. Blancard sosteneva che per i Down era più facile riprodurre suoni non significativi piuttosto che discorsi esattamente strutturati. "Recentemente, sono state analizzate le capacità di imitazione linguistica nei bambini Down dove si è trovata una significativa differenza rispetto ai bambini normodotati. Tuttavia, i bambini con sindrome di Down imitano sensibilmente di meno rispetto ai normodotati, ma questa differenza è correlata al livello di linguaggio raggiunto. Infatti, con l'aumento della lunghezza media dell'enunciato nei bambini normali l'imitazione verbale decresce più velocemente, mentre permane più a lungo nei bambini Down (4).

Successive ricerche sono state effettuate per individuare scomposizioni nello sviluppo delle principali competenze cognitivo-linguistiche dei bambini Down. A riguardo sono state analizzate "Le pragnottosie che presentano alcune modalità tipiche quali l'acquisizione dell'uso funzionale degli oggetti che avviene soprattutto tramite l'imitazione, con scarso uso della sperimentazione sugli oggetti e dell'aiuto verbale, e un'applicazione rigida dell'uso dell'oggetto. Vi è una difficoltà a comprendere il rapporto di causa-effetto tra l'azione e il suono (5). La comprensione verbale del bambino Down si avvale maggiormente di messaggi extralinguistici, come gesti e direzione degli sguardi, piuttosto che di quelli linguistici legati alla fonetica, sintassi e semantica degli enunciati.

Per quel che interessa il gioco simbolico, il bambino Down manifesta difficoltà ad avviare volontariamente i processi di simbolizzazione e di astrazione. Inoltre, questo gioco nei bambini Down presenta particolarità legate più all'imitazione differita che al vero gioco simbolico.

Nella produzione verbale si riscontrano anche complicazioni di articolazione e deficit a livello fonetico e fonologico, ma è soprattutto la sintassi e la morfologia a presentare maggiori difficoltà.

La lunghezza media dell'enunciato è sempre abbreviata, infatti, nella produzione verbale il bambino Down riesce a focalizzare la sua attenzione a lungo sull'acquisizione di singole parole senza riuscire ad associarle tra loro. A tal proposito, risulta particolarmente importante lo sviluppo di interventi riabilitativi precoci che siano in grado di promuovere lo sviluppo degli aspetti sociali della comunicazione e del prelinguaggio favorendo un'adeguata reciprocità e, dunque, buoni scambi comunicativi tra il bambino e l'ambiente. Bisogna, oltresì, stimolare e favorire il contatto oculare, l'esplorazione ambientale, il sorriso sociale e l'attenzione condivisa.

Secondo John Miller è necessario promuovere il linguaggio conversando con i bambini Down. Infatti, risulta rilevante ascoltare ciò che il bambino vuole esprimere, valorizzarlo continuamente e sapersi immedesimare nella sua realtà. Tuttavia, è importante trasmettere al bambino la motivazione a comunicare che consiste in un elemento fondamentale che incoraggia il desiderio di scambiare con gli altri i propri pensieri, le emozioni e le esperienze.

  • 1 R. Ferri, "Il bambino con la sindrome di down, tecniche di intervento nei primi anni", Ed. Il pensiero scientifico, 1996, Roma
  • 2 M. Zambon, "La persona con sindrome di down", Ed. Il pensiero scientifico, Roma
  • 3 R. Ferri, "Il bambino con sindrome di Down, tecniche di intervento nei primi anni", Ed. Il pensiero scientifico, 1996, Roma
  • 4 R. Ferri, "Il bambino con sindrome di down, tecniche di intervento nei primi anni", Ed. Il pensiero scientifico, 1996, Roma
  • 5 R. Ferri, "Il bambino con la sindrome di down, tecniche di intervento nei primi anni", Ed. Il pensiero scientifico, 1996, Roma