Vincere: il talento non basta

Di Davide Serpe

Il talento non basta. Per raggiungere risultati sportivi di eccellenza e primeggiare occorre avere delle grandi risorse mentali. Definizione dello stato di Flow e l'importanza della motivazione

Non è sufficiente possedere una grande abilità nell'eseguire un gesto tecnico, anche piuttosto complesso e strutturato, per essere identificato come un talento sportivo. È interessante la definizione che viene proposta nel libro L'allenamento ottimale di Weineck, il quale, riprendendo il pensiero di Joch (1992) lo riporta con le seguenti parole: "ha talento, oppure è un talento, colui che, sulla base di attitudini, disponibilità alla prestazione e delle possibilità che gli sono offerte dall'ambiente in cui vive, ottiene (possibilmente in gara) risultati della prestazione superiori alla media della sua età, suscettibili di sviluppo, che rappresentano il prodotto di un processo di cambiamento attivo, pedagogicamente guidato e controllato, secondo un'intenzione, attraverso l'allenamento, che è finalizzato ad un elevato livello di prestazione sportiva da raggiungere successivamente."

Probabilmente una persona "nasce"per quella particolare disciplina sportiva ma senza abnegazione, consapevolezza dei propri mezzi, perseveranza, tolleranza verso le frustrazioni, forte autostima e fiducia in se stessi ogni possibilità di riuscita è fortemente ridotta. La strada per arrivare ad eccellere nello sport, come in qualsiasi altro campo della vita del resto, è irta di ostacoli e di concorrenti sempre più agguerriti dove è richiesta una forte tenuta psicologica da parte dell'atleta. Joch nella sua descrizione proposta si riferisce proprio a queste capacità (disponibilità alla prestazione) oltre ovviamente ad un bagaglio tecnico superiore alla media.

Spesso ci si interroga sul perché quel determinato atleta, dotato fin da piccolo di un grande talento nella propria disciplina, non sia riuscito ad "emergere", a fare il definitivo salto di qualità nel mondo della competizione ad alto livello. Al contrario, si rimane stupiti nel vedere gli ottimi risultati ottenuti da uno sportivo sul quale in pochi fino a qualche anno prima avrebbero scommesso. A tal riguardo riporto un riassunto di un articolo molto interessante apparso sulla rivista Scuola dello Sport, numero 78 intitolato "La psicologia della grande prestazione sportiva":

"…in quasi tutti i paesi esistono ormai una conoscenza delle moderne metodologie di allenamento e sistemi sempre più efficaci di selezione e promozione dei talenti, tali che un numero notevolissimo di atleti presenta un grande potenziale di risultati in quanto mostra eccellenti doti dal punto di vista della costituzione fisica, delle capacità organico – muscolari ed elevati livelli di preparazione. Tale potenziale però si può trasformare in grandi risultati e medaglie solo se gli atleti, o le atlete, dispongono di meccanismi di controllo e regolazione psichica altamente sviluppati e adattati che permettono loro un controllo efficace del corpo nelle situazioni di stress prodotte da una competizione di valore e significato molto elevato come quella olimpica, nella quale esiste una concorrenza che si fa sempre maggiore. Gli improvvisi black – out e i fallimenti di alcuni atleti e di alcune squadre che si erano presentati coi favori dei pronostici lo dimostrano ampiamente."

L'articolo poi prosegue sottolineando l'importanza della ricerca sull'expertise, ovvero sulle condizioni e i meccanismi cognitivi che sono alla base delle prestazioni superiori di un esperto, intendendo con questo termine chi ha acquisito conoscenze o abilità speciali in un particolare ambito dell'attività umana attraverso la sua formazione professionale e, soprattutto, le sue esperienze pratiche.

Al fianco di ottime doti fisiche e tecniche sono quindi assolutamente indispensabili, sempre che l'obiettivo sia quello di primeggiare nello sport di alto livello, maturità psichica e un'ottima gestione delle proprie risorse mentali; capacità di mantenere la lucidità e la freddezza nei momenti di forte stress emotivo e psichico, così come affrontare in maniera positiva risultati e performance non all'altezza. In sostanza lo sportivo di vertice deve saper fronteggiare gli inevitabili cali di prestazioni con un atteggiamento mentale positivo.

Quindi per migliorare i risultati della prestazione sportiva sono da sempre in gioco, oltre a quelle di natura prettamente fisica ed atletica, valori indiscussi che attengono al ruolo della imprescindibile maturità psichica. Il Dottor Gianni Bassi nel suo libro "Il pensiero positivo nello sport"sottolinea come

"il successo nella pratica sportiva non consiste tanto nell'avere poche frustrazioni o nel non averne affatto, quanto nel superarle vittoriosamente ed esserne orgogliosi. I fallimenti obbligano a creare qualcosa di nuovo, stimolano la creatività a cercare nuove soluzioni"

In conclusione penso si possa affermare che l'atteggiamento mentale dell'atleta sia di estrema importanza e che questo possa essere di due tipi: positivo, attivo e costruttivo oppure negativo, passivo e distruttivo.

Lo stato di flow

Lo stato d'animo dell'atleta al conseguimento di un importante obiettivo agonistico si può definire attraverso lo stato di Flow che sta a indicare uno stato mentale in cui le persone sono totalmente immerse in ciò che stanno facendo e tutto il resto sembra non avere importanza.

Lo stato mentale di Flow (in Italia "stato di grazia") assieme alla preparazione tecnica, tattica e atletica degli sportivi concorre alla riuscita di prestazioni eccellenti o "Peak Performances" (prestazioni superiori allo standard individuale).

Le caratteristiche descrittive del Flow sono nove e sono state individuate nel 1996 da Jackson e Marsh, grazie ad un consistente lavoro con un vasto campione di sportivi di alto livello:

  • equilibrio tra sfida e abilità: è la condizione fondamentale
  • unione tra azione e coscienza: il soggetto è un tutt'uno con l'azione che andrà a svolgere
  • mete chiare: gli obiettivi sono ben identificabili
  • feedback immediato: il risultato dell'azione è di facile lettura
  • concentrazione sul compito: il focus dell'attenzione è adeguato ed esclusivo per il compito, dunque efficace
  • paradosso del controllo: vi è nel soggetto la percezione della capacità di massimo controllo sulla situazione, controllo che tuttavia non necessariamente viene attuato
  • perdita di consapevolezza: la persona non ha attività autoriflessiva. Ragiona ma non ha coscienza di ragionare perché agisce
  • destrutturazione del tempo: vi è nel soggetto un alterazione della percezione del tempo che trascorre
  • esperienza autotelica: si tratta di un'esperienza estremamente gratificante in se stessa, anche se sarà soltanto al termine dello stato di flow ( e in un periodo di tempo più o meno distante dalla conclusione della sfida) che l'atleta riuscirà a vivere una soddisfazione intensissima, al punto che si utilizza l'espressione "drogato di vittoria"o di successo, e al punto da indurlo a ricercare di nuovo questo stato, anche a costo di grandi sacrifici

La motivazione

Infine un ultimo aspetto di fondamentale importanza da analizzare è la motivazione. Nella Psicologia Sportiva si parla spesso della differenza tra Motivazione Estrinseca e Motivazione Intrinseca: per motivazione estrinseca s'intende l'energia che deriva da fonti esterne come ad esempio i soldi, il successo o la posizione sociale; la motivazione intrinseca deriva dalla passione e dall'amore verso che facciamo. La motivazione interna rappresenta il motore più importante anche se spesso sono necessarie entrambe le tipologie per essere motivati al meglio. Se è presente in maniera predominante la motivazione estrinseca a lungo andare si può vedere la propria "carica"motivazionale spegnersi.

Ci sono atleti soddisfatti economicamente e dai numerosi successi che però continuano a competere perché la passione per ciò che praticano li rende sempre più ambiziosi verso nuovo obiettivi, poiché l'amore nei confronti del proprio sport vince il trascorrere del tempo e degli anni.

In conclusione il talento sportivo è un mix di grandi capacità tecniche e fisiche abbinate ad una potente tenuta psichica ed emotiva, connubio fondamentale se l'obiettivo da raggiungere è di altissimo livello.

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