Linee guida internazionali dell'attività fisica - nona parte

Di Alessandro La Torre

Il gradimento delle attività di educazione fisica e l'attività fisica in classe hanno mediato il rapporto tra la motivazione auto-determinata in educazione fisica ed il tempo libero fisicamente attivo.

La rilevazione dei dati si è concentrata sugli studenti di sesto e settimo grado delle classi di educazione fisica in cinque scuole medie del midwest degli Stati Uniti, che hanno completato un sondaggio contenente misure delle variabili oggetto dello studio, in due occasioni separate ad 1 anno di distanza.

I risultati hanno mostrato che i costrutti correlati positivamente alla motivazione hanno determinato comportamenti fisicamente attivi nel tempo libero. Il gradimento delle attività di educazione fisica e l'attività fisica in classe hanno mediato il rapporto tra la motivazione auto-determinata in educazione fisica ed il tempo libero fisicamente attivo. La competenza percepita, l'autonomia e l relazionalità sono variabili importanti nel modello, con l'autonomia e la relazionalità che mostrano minore stabilità nel tempo e predicono positivamente la motivazione autodeterminata.

Cox et al. (2008) sono arrivati alla conclusione che l'attività fisica nel tempo libero degli studenti è legata alle esperienze correlate alla motivazione in educazione fisica. Le percezioni di competenza, autonomia e relazionalità, la motivazione auto-determinata, il divertimento e l'attività fisica nelle lezioni di educazione fisica, implicano direttamente o indirettamente il tempo libero fisicamente attivo.

Le associazioni suggeriscono che la motivazione più adattabile corrisponde al trasferimento del comportamento in contesti diversi. Inoltre, l'efficacia degli interventi di attività fisica nelle scuole, all'interno e all'esterno della scuola, è legata al grado di supporto della motivazione autodeterminata degli studenti. Laakso et al. (2008) ha studiato per oltre 30 anni (1977-2007) le tendenze nel tempo libero e nell'attività fisica di ragazzi e ragazze finlandesi di età compresa tra 12, 14, 16 e 18 anni. I dati sono stati ottenuti dal Sondaggio Finlandese per la Salute e lo Stile di vita degli Adolescenti. Nel sondaggio sono stati elaborati, ogni due anni dal 1977, campioni a livello nazionale (il numero degli intervistati è variato da 2.832 a 8.390).

Il tempo libero impegnato in maniera fisicamente attiva è stato misurato attraverso le domande riguardanti lo sport organizzato ed il tempo libero trascorso fisicamente ma in maniera disorganizzata. La partecipazione ad uno sport organizzato ha registrato un aumento significativo in entrambi i sessi negli anni 1977-2007. L'interazione tra sesso e tempo è stata significativa, indicando che la partecipazione era aumentata di più tra le ragazze che tra i ragazzi. In entrambi i sessi la partecipazione ad attività fisiche del tempo libero disorganizzate è diminuita dal 1977 al 1985, aumentando successivamente fino al 2007. L'incremento 2003-2007 è stato significativo negli sport organizzati, ma non nelle attività per il tempo libero non organizzato fisicamente attive.

Gli autori hanno concluso dicendo che c'è stata una tendenza al rialzo nel tempo libero trascorso in maniere fisicamente attiva ed in particolare negli sport organizzati negli adolescenti finlandesi e che l'aumento delle attività è stata maggiore nelle ragazze rispetto ai ragazzi.

Diverse organizzazioni hanno suggerito che l'educazione fisica dovrebbe svolgere un ruolo centrale nell'aumentare i LAF degli adolescenti.

Lo scopo di questo studio (Lonsdale et al. 2008) era di esaminare le relazioni tra la motivazione autodeterminata degli studenti ed il loro comportamento durante una lezione strutturata di attività fisica guidata dal loro insegnante, per un periodo di libera scelta nel quale non erano tenuti ad essere fisicamente attivi. Sono stati valutati 528 studenti di Hong Kong (età media = 15,78 anni), che hanno preso parte a questo studio nei mesi di aprile e maggio del 2007. Sono stati utilizzati i punteggi della Scala Situazionale Motivazione per formare i gruppi ad alta e bassa motivazione auto-determinata. Gli studenti indossavano un podometro durante una lezione di basket strutturata in 20 minuti ed un periodo di 20 minuti a scelta libera, durante il quale essi non hanno ricevuto ordini precisi su cosa fare. I risultati hanno rivelato che la motivazione auto-determinata e gli ambienti della lezione di educazione fisica che permettevano agli studenti l'opportunità di fare delle scelte, sono stati collegati a migliori LAF. Inoltre la differenza nell'attività fisica tra i gruppi ad alta e bassa motivazione auto-determinata è stata maggiore in condizioni di libera scelta rispetto alla lezione strutturata, suggerendo che la motivazione autodeterminata è particolarmente importante quando gli studenti non sono supervisionati.

Dal ri-esame appare evidente che i risultati hanno indicato che la promozione dell'auto-motivazione può essere un mezzo efficace per garantire che i programmi di educazione fisica siano in grado di aumentare i livelli di attività fisica, promuovere autonomamente comportamenti fisicamente attivi e migliorare salute degli adolescenti.

Lo scopo di questo studio di Yli-Piipari et al. (2009) era di analizzare i profili motivazionali basati sulla teoria di autodeterminazione (Deci e Ryan, 2000) e come questi profili siano legati al godimento degli studenti durante la lezione di educazione fisica, allo stato d'ansia e all'attività fisica. I partecipanti, 429 studenti di sesto grado (ragazze = 216; ragazzi = 213) hanno completato il SMS (Sport Enjoyment Scale), il PESAS (scala motivazionale dell'attività fisica). L'analisi dei gruppi ha individuato due profili motivazionali: 1) il "profilo ad alta motivazione", in cui gli studenti avevano un'alta motivazione intrinseca ed estrinseca, e bassi livelli di amotivazione, e 2) il "profilo a bassa motivazione", in cui gli studenti avevano bassi livelli di motivazione estrinseca ed intrinseca. Gli studenti del primo gruppo si sono divertiti di più durante la lezione di educazione fisica e sono stati fisicamente più attivi. I risultati hanno rivelato che gli studenti possono essere motivati verso le lezioni di educazione fisica sia intrinsecamente che estrinsecamente, aumentandone l'esperienza di godimento in educazione fisica.

Hein & Pihu (2009), due ricercatori della Acta Kinesiologiae Universitatis Tarthuensin, hanno esaminato le relazioni temporali tra la motivazione intrinseca in educazione fisica e nel tempo libero, per un periodo di due anni. Sono stati esaminati la stabilità e gli effetti ritardati incrociati delle relazioni attraverso queste variabili nell'arco di due anni. I partecipanti, 94 studenti (37 ragazzi e 57 ragazze) di età compresa tra 14 e 16 anni, hanno effettuato all'inizio dello studio le misurazioni della motivazione intrinseca in entrambi i contesti.

Il modello ha indicato l'esistenza di un notevole impatto della motivazione intrinseca in educazione fisica sulla motivazione intrinseca nel tempo libero, ma non viceversa. I risultati hanno mostrato che il livello della motivazione intrinseca in educazione fisica è stato più alto di quello del tempo libero, durante i 2 anni di studio. Inoltre l'esistenza di un fisso delle relazioni tra queste variabili è stata eseguita su entrambi i momenti indicati.

Questo studio, concludono gli studiosi, ha dimostrato che la motivazione intrinseca in educazione fisica non dipende dalla precedente motivazione intrinseca nel tempo libero.

Litt, Iannotti e Wang (2011) sostengono che motivare gli adolescenti a mantenere alti livelli di attività fisica è importante, perché alti LAF in adolescenza contribuiscono al benessere fisico, psicologico e sociale; inoltre, la pratica di attività fisica durante l'adolescenza è stata associata a buoni livelli di attività fisica in età adulta. L'obiettivo generale di questo studio pubblicato su Journal of Physical Activity Health, è quello di avvalorare una misura della ricompensa esterna, dei livelli di salute e delle motivazioni di interesse personale degli adolescenti verso l'attività fisica, sviluppato da Wold e Kannas, esaminando la relazione tra queste motivazioni ed il LAF. Nella ricerca è stato coinvolto un campione nazionale rappresentativo di 9.011 adolescenti, che hanno completato il questionario sui comportamenti salutari dei ragazzi in età scolare. Sono stati usati dieci elementi per misurare le motivazioni.

Dall'analisi dei dati il gruppo multiplo conferma i fattori ed i modelli di equazione strutturali, che sono stati applicati per testare la struttura del fattore n.3 della scala motivazionale, e per esaminare la relazione tra le 3 motivazioni e l'attività fisica. I risultati della misura della motivazione di Wold e Kannas hanno confermato le motivazioni esterne, sociali e sanitarie, che incidono sull'attività fisica negli adolescenti. Il riesame sottolinea che la misura del clima motivazionale di Wold e Kannas è risultata adatta per valutare le motivazioni verso l'attività fisica negli adolescenti americani, e perciò può contribuire sia a studi teorici che di intervento, che rispondano a questa esigenza di sanità pubblica dei nostri giorni.

Strategie per promuovere l'attività fisica nei giovani

Kahn (2002) sostiene che le strategie per promuovere l'attività fisica tra i giovani includano non solo gli approcci classici, attraverso strutture per il tempo libero e lo sport, le scuole, i luoghi di lavoro e gli ambienti sanitari, ma anche la pianificazione dei trasporti, la regolazione del traffico, la progettazione di edifici e ambienti urbani (arredo urbano).

Sono disponibili ormai numerose evidenze scientifiche secondo cui l'educazione alle attività fisiche e sportive a scuola proposte da insegnanti di educazione fisica qualificati, il suggerimento di usare maggiormente le scale anzichè l'ascensore e la creazione di luoghi per l'attività fisica o una loro migliore accessibilità assieme ad attività informative sul territorio, siano strategie in grado di aumentare l'attività fisica (Kahn EB et al., 2002). Un'evidenza di buon livello per l'aumento dell'attività fisica è caratterizzata anche dagli interventi che facilitano gli spostamenti a piedi o in bicicletta; anche le caratteristiche degli ambienti, siano esse percepite od oggettivamente presenti, come i fattori estetici, la comodità (marciapiedi), l'accesso (spazi verdi), la sicurezza e la sorveglianza sono associate all'aumento dell'attività fisica.

Insomma, la combinazione di approcci informativi, comportamentali, sociali, ambientali e politici potrebbe quindi risultare efficace nel potenziamento dell'attività fisica (Van Sluijs E et al. 2009).

Lo scopo del lavoro pubblicato su American Journal of Preventive Medicine (2011) è quello di presentare una revisione sistematica degli elementi di prova per l'efficacia dei brevi periodi di attività integrati nella routine organizzativa come parte del regolare "svolgimento delle attività". Secondo l'autore, la maggior parte degli interventi attuati quotidianamente in attività fisica prevedono periodi 10-15 minuti di durata. Le scuole erano gli ambienti più comuni tra i 40 articoli pubblicati inclusi in questa revisione. Il rigore degli studi è variato in base all'ambiente, con oltre il 75% nell'ambiente di lavoro rispetto al 25% degli studi scolastici che utilizzano i disegni RCT. Gli studi si sono concentrati su una vasta gamma di risultati, tra cui gli indicatori di performance scolastica / lavorativa, i risultati di salute mentale e gli indicatori di rischio clinico di malattie, oltre, naturalmente, al livello di attività fisica.

L'attività fisica è stato il risultato più comunemente valutato negli studi basati sulla scuola, con più della metà degli studi che valutavano ed osservavano il miglioramento dei risultati nell'attività fisica dopo l'intervento. Circa un quarto degli studi basati sull'ambiente di lavoro ha valutato l'attività fisica, e la maggioranza ha trovato un effetto positivo dell'intervento sui livelli di attività fisica. Circa la metà degli studi ha inoltre osservato miglioramenti in altri ambiti rilevanti, come gli indicatori di performance scolastiche e lavorative (ad es., successo scolastico, prestazioni cognitive, produttività del lavoro), i fattori psicosociali (ad es., stress, umore) e gli indicatori clinici di rischio di malattie (ad es., pressione arteriosa, BMI). La durata media degli studi è stata almeno di un anno e diversi risultati sono stati riportati in 3-6 anni.

Gli interventi volti ad integrare l'attività fisica nella routine organizzativa durante tutti i giorni della vita hanno dimostrato benefici modesti ma coerenti, in particolare per l'attività fisica, e queste sono strade promettenti per le ricerche future. La proporzione dei risultati a più lungo termine in questi studi è stata confrontata con gli studi a livello individuale, i quali suggeriscono che le strategie di promozione dell'attività fisica a il livello organizzativo potrebbero essere più sostenibili.