Psicologia e metodo scientifico

Di Pierluigi De Pascalis

Il metodo scientifico in psicologia, il livello epistemiologico ed il livello metodologico.

Per affrontare adeguatamente il problema della scientificità della psicologia, dovremo distinguere il livello epistemologico da quello metodologico, nonostante le relazioni tra loro esistenti.
Il livello epistemologico è il più astratto e riguarda le assunzioni di ogni scelta metodologica, ogni metodo utilizzato, infatti, poggia su presupposti filosofici, ad esempio la scelta della procedura sperimentale è mossa dalla ripetibilità degli eventi.
Il livello metodologico, inteso come criteri e norme che attribuiscono scientificità nella prassi seguita, specifica l'ambito epistemologico al quale ci si riferisce. Il livello epistemologico, dunque, evidenzia i presupposti del metodo utilizzato giustificando i motivi di quella scelta.
Sebbene il matematizzare i dati al fine di attribuire carattere scientifico alla psicologia si auspicabile, quantificare i dati non è l'unico modo per perseguire tale fine.
Se ci limitassimo, infatti, ad assurgere al metodo matematico l'unico modo per dare rilievo scientifico, non potremmo prendere in considerazione i contributi fondamentali di Kurt Lewin, di Jean Piaget e dello stesso Sigmund Freud.
Il metodo dunque è un insieme di regole con funzione normativa rispetto alle procedure del lavoro scientifico. Il procedimento di ricerca potrà essere improntato di volta in volta secondo una logica di tipo ipotetico-deduttivo, ma spetterà al metodo dettare i criteri per l'accettazione o il rifiuto tra differenti ipotesi in concorrenza.

La verificabilità delle ipotesi, secondo Popper, sarà dunque l'unico modo per stabilire se la conoscenza conseguita è di tipo scientifico o meno, i cardini metodologici di ogni prassi di ricerca saranno perciò rappresentati dai principi della verificabilità delle ipotesi teoriche. Fermo restando che l'adeguatezza delle regole metodologiche, non può andare di pari passo con la loro accuratezza.
Quando ad esempio si parla del divario tra metodo sperimentale e metodo clinico il problema è quello delle procedure utilizzate per fare psicologia.
Nella sperimentazione, in psicologia, prevale un processo induttivistico per il quale, ogni ricerca, origina con delle osservazioni, da queste induce un'ipotesi plausibile, e conseguentemente ulteriori osservazioni, che inducono alla formulazione di un'ipotesi probabile. La scoperta scientifica risulta dunque essere il frutto di una serie di induzioni da fatti fra loro legati da deduzioni.

Nel procedimento induttivo, fondamentale importanza è data dall'osservazione, spesso ripetuta, dalla quale scaturisce un'ipotesi, successivamente sottoposta a procedimenti sperimentali che ne valutano la probabilità. Così, la significatività di un'ipotesi, originata dall'osservazione dei fatti durante la sperimentazione, deve passare al vaglio delle tecniche di sperimentazione, tra le quali grande rilievo assume l'elaborazione statistica dei dati.

La psicologia sperimentale, che tende ad un modello di scientificità in linea con quello delle altre scienze naturali, adotta prevalentemente il metodo di ricerca induttivo, legato alla raccolta di osservazioni ripetute e sistematiche.
La psicologia clinica, ed in particolare la psicoanalisi, è improntata su un metodo definito paradigma indiziario, per il quale il fatto psicologico, malgrado il suo essere frammentario ed ambiguo, è colto attraverso le tracce e gli indizi che il ricercatore interpreterà. Questi seguirà le piste che, ad esempio partendo da un sintomo nevrotico, porteranno a strutturare le cause, partendo da particolari che comunemente apparirebbero irrilevanti.

Bibliografia

  1. Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale
    L. Cottini
  2. Psicomotricità. Valutazione e metodi nell'intervento
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  3. Didattica speciale e integrazione scolastica
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