Ekelund et al. (2011) hanno valutato l'associazione tra il tempo speso per l'attività fisica moderata/intensa (MVPA) e quello speso in attività sedentarie e diversi fattori di rischio cardiometabolico in una popolazione di 20.871 bambini e adolescenti (di età compresa tra 4 e 18 anni), reclutati in 14 diversi studi tra il 1998 e il 2009. Dall'analisi dei dati è risultato che i soggetti spendevano mediamente 30±21 min/die per attività fisica moderata/intensa e 354±96 min/die per attività sedentarie.
Incrociando questi dati con le diverse misurazioni di fattori di rischio cardiometabolico effettuate, è emerso che dedicare più tempo alla attività fisica moderata/intensa riduceva significativamente i livelli della circonferenza vita, della pressione sistolica, dell'insulinemia e della trigliceridemia a digiuno. Al contrario, il tempo speso per le attività sedentarie non risultava associato ai livelli dei fattori di rischio considerati.
I risultati di questa meta-analisi suggeriscono pertanto che elevati livelli di attività fisica moderata/intensa determinano un miglioramento dei fattori di rischio cardiometabolico in bambini e adolescenti, indipendentemente dal tempo dedicato alle attività sedentarie (Ekelund et al., 2011).
Secondo l'OMS, nonostante i moltissimi aspetti positivi legati a una quotidiana pratica sportiva (sviluppo dell'apparato muscolo scheletrico, di quello cardiovascolare e neuromuscolare, il controllo del peso corporeo, i benefici psicologici, antidepressivi e di integrazione sociale) i livelli di attività fisica tra i giovani stanno diminuendo in tutto il mondo. Si stima, infatti, che meno di un terzo dei bambini e degli adolescenti sia sufficientemente attivo. Questo declino è largamente dovuto alla diffusione di uno stile di vita sedentario che porta i bambini a camminare sempre meno, a guardare troppo la televisione e a giocare ai videogame, e comunque a dedicare meno tempo agli sport.
Perkins, Jacobs, Barber, e Eccles (2004), nell'esaminare la partecipazione dei giovani nello sport, notarono che gli adulti non erano propensi a partecipare allo sport, se non avessero praticato attività sportiva in passato. Il loro studio, che ha confermato precedenti scoperte fatte da Telama, Laakso, Yang, e Viikari (1997), suggerisce che la partecipazione sportiva all'età di 12 anni predice in modo significativo la partecipazione allo sport in età adulta. Questi risultati suggeriscono che i giovani sono più propensi a continuare a partecipare ad un'attivit, se cominciano a partecipare in età più giovane. Come Perkins et al. (2004) concludono:
l'attività sportiva durante la prima adolescenza può portare ad una maggiore partecipazione in età adulta, sottolineando l'importanza dei giovani ad essere coinvolti in attività sportive in modo che possano sviluppare abitudini per tutta la vita, tra cui la forma fisica (Bocarro et al., 2008).Dal recente studio di Ekelund et al. (2012) è evidente che diversi fattori comportamentali e ambientali, e megatrend (tendenze socio-evolutive che influenzano la vita delle persone) influenzano i livelli di attività fisica della popolazione. La rapida urbanizzazione, la meccanizzazione e l'uso maggiore del trasporto motorizzato potrebbero aver causato i cambiamenti globali in attività fisica (Ekelund et al., 2012).
Dando un'occhiata ai dati che riguardano i livelli di attività fisica, abbiamo ottenuto delle stime importanti, riguardanti 105 paesi. Secondo il "Global School-based student Health Survey" (GSHS) e il sondaggio "Health Behaviour in School-aged Children" (HBSC), abbiamo scoperto che l'80% degli adolescenti tra i 13 e i 15 anni non fanno 60 min al giorno di attività fisica moderata e intensa. Le ragazze sono meno attive di quanto lo siano i ragazzi (Ekelund et al., 2012).
Hills et al. (2011) avverte che la salute dei bambini nella maggior parte dei paesi occidentali è deteriorata negli ultimi decenni. In linea con questa tendenza c'è l'aumento della prevalenza di sovrappeso e obesità infantile, e il declino delle prestazioni motorie (Hills et al., 2011).
Tomkinson et al. (2003), per verificare se le prestazioni delle capacità motorie dei bambini e degli adolescenti sono in declino, hanno confrontato i risultati di 55 studi sulle prestazioni di bambini e adolescenti di età compresa tra i 6 e i 19 anni sul test navetta di 20 m; tutti i dati sono stati raccolti nel periodo 1981-2000. Ciò è stato possibile per 11 paesi per un totale di 129.882 bambini e adolescenti. Si è verificato un calo significativo delle prestazioni con un declino ponderato di 0,43% dei valori medi per anno. Il calo è stato più marcato nelle fasce di età più grandi e il tasso di declino è stato simile per ragazzi e ragazze. C'è stato un calo molto rapido nell'esecuzione del test navetta di 20 m, sia per i bambini che per gli adolescenti, nel corso degli ultimi vent'anni, almeno nei paesi sviluppati (Tomkinson et al., 2003).
Steinbeck (2001) ha suggerito che i programmi di attività fisica nelle scuole possono svolgere un ruolo fondamentale nell'aiutare i bambini ad acquisire le competenze che promuovono a lungo termine l'attività fisica. L'obiettivo non è semplicemente quello di fornire agli studenti le attuali occasioni di svago per l'attività fisica, ma anche quello di incoraggiare la partecipazione in un ambiente che include la supervisione di un adulto in modo che l'attività fisica possa continuare per tutta la vita. Lo scopo ultimo dell'educazione fisica e delle sue attività supplementari, come gli sport intramurali ed extracurricolari, è la promozione di stili di vita attivi e la partecipazione per tutta la vita nello sport e nell'attività fisica (Fairclough et al., 2002; Green, 2000) (Bocarro et al., 2008).
Un concetto emergente, supportato da un crescente corpo di ricerca che ha esaminato il declino dei modelli di attività fisica nei giovani, ha invitato le scuole a (re)introdurre programmi intramurali (Koplan et al., 2005).
Il principale fattore motivante dietro l'attuazione intramurale è quello di riprogettare le opportunità sportive intorno alle motivazioni dei bambini per la partecipazione allo sport. Le scuole invece, offrono programmi molto meno intramurali. Ad esempio, solo il 49% delle scuole intervistate dallo School Health Policies and Programs Study (SHPPS) offre sport intramurali (Burgeson et al., 2001). In effetti, la ricerca ha dimostrato che programmi scolastici ben progettati di attività fisica possono avere un impatto significativo sui livelli di attività fisica dei giovani (USDHHS, 1997) (Bocarro et al., 2008).
Oltre alla sedentarietà sta emergendo sempre più il problema dell'abbandono delle attività sportive. Questo tasso infatti, aumenta tra i bambini dagli 11 ai 13 anni (Petlichkoff, 1996). Uno dei motivi di questo calo significativo nella partecipazione dei giovani nello sport è che ci sono meno opzioni per gli studenti che non sono atleti avanzati (Koplan et al., 2005). Altri fattori importanti sono il disinteresse nello sport, lo sport che non è più divertente, le problematiche con un allenatore o un insegnante, e la voglia di partecipare ad altre attività (Seefeldt et al., 1992). Un altro fattore che contribuisce alla base di questo calo è l'aumento della distanza dei bambini dalle scuole. Ad esempio, esaminando i modelli di attività fisica tra le ragazze delle scuole medie, Cohen et al. (2006) hanno notato che gli studenti che vivevano più di 5 miglia dalla loro scuola avevano livelli di attività fisica significativamente più bassi. La mancanza di tempo derivante dall'aumento dei tempi di percorrenza del tragitto e dagli orari degli autobus, e le quantità eccessive di compiti a casa in combinazione con barriere ambientali (ad esempio, tempo, mancanza di attrezzatura) (Allison et al., 1999) hanno contribuito a ridurre i tassi di partecipazione alle attività extrascolastiche come lo sport (Bocarro et al., 2008).
Lo sport giovanile è stato visto come un potenziale mezzo che potrebbe promuovere una maggiore attività fisica e giocare un ruolo importante nel migliorare la salute generale dei bambini. Infatti recenti studi che hanno esaminato la partecipazione allo sport tra gli studenti delle scuole medie suggeriscono una correlazione positiva tra una regolare partecipazione sportiva e una maggiore attività fisica (Hoffman et al., 2005) (Bocarro et al., 2008).
Un regolare esercizio fisico che aiuti a prevenire le malattie croniche, a proteggere da condizioni disabilitanti, a eliminare i fattori di rischio, è utile a tutte le età.
Per i ragazzi, oltre agli effetti benefici generali sulla salute, l'attività fisica aiuta l'apprendimento, rappresenta una valvola di sfogo alla vivacità tipica della giovane età, stimola la socializzazione e abitua alla gestione dei diversi impegni quotidiani.