Postura standard e atteggiamenti posturali alterati

Di Fabio Marino

In natura non può esistere la postura perfetta: esiste invece un modello standard di riferimento con il quale confrontare il proprio atteggiamento posturale.

Per postura standard si intende un allineamento scheletrico ideale, tale da comportare una minima quantità di tensione e contrattura, che conduce alla massima efficienza del corpo. Nella postura standard la colonna presenta delle curve nella norma e le ossa degli arti inferiori hanno un allineamento ideale per il sostegno del peso.

La posizione neutra del bacino suggerisce il buon allineamento dell’addome, del tronco e degli arti inferiori. Il torace e la regione dorsale si trovano in una posizione che favorisce la funzione ottimale degli organi della respirazione. La testa è eretta in posizione ben equilibrata, in modo che sia permessa la minima tensione a carico dei muscoli del collo.

Viene definito come centro di gravità il punto in cui si concentra la maggior parte del peso del corpo per azione delle forze verticali e parallele che agiscono su di esso. La verticale passante per il centro di gravità viene definita come linea di gravità. In un adulto con postura in allineamento corretto il centro di gravità si colloca normalmente in un punto leggermente anteriore al primo o secondo segmento sacrale, all’altezza dell’ombelico.

L’azione muscolare risulta essere fondamentale per mantenere inalterato questo delicato equilibrio: nella veduta laterale, i muscoli anteriori e posteriori inseriti sul bacino mantengono un allineamento ideale. Lo stato di tensione o debolezza di un determinato gruppo muscolare può andare a determinare un’alterazione del normale allineamento posturale.

Si noti nell’immagine in basso come a livello del bacino il prevalere di un azione muscolare sull’altra determini un assetto modificato dello stesso (a sinistra retroversione del bacino, a destra anteroversione).

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Le alterazioni potranno essere variabili a seconda dei casi esaminati.

Nella figura sottostante si individuano diversi atteggiamenti posturali che si discostano da quello ideale. Si noti che le diverse posture influenzano la posizione della linea di gravità, spostando il baricentro corporeo, con conseguente sovraccarico in determinate strutture ossee, muscolari e minore equilibrio.

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Tutte queste alterazioni possono avere origine congenita oppure essere dovute a carenza di attività fisica o al mantenimento prolungato di posture scorrette.

L’iperlordosi consiste in un’accentuazione della curvatura fisiologica della colonna a livello cervicale o lombare. L’iperlordosi lombare è caratterizzata da una convessità profonda della colonna in zona lombare, a causa della quale il soggetto tende a portare i glutei indietro e gli addominali in avanti. Può essere la conseguenza di patologie varie come rachitismo, malattie endocrine o anomalie morfologiche della colonna e/o del bacino. Può anche dipendere da un eccessivo peso corporeo che grava in particolare sull’addome.

Generalmente l’iperlordosi è una condizione che interessa in particolar modo il sesso femminile, sia per conformazione ossea che per abitudini culturali. Nell’età dello sviluppo l’eccesiva curva lordotica è spesso correggibile attraverso una semplice attività preventiva. L’iperlordosi cervicale e lombare si può o meno associare ad una ipercifosi toracica.

L’ipercifosi toracica è data da un’accentuazione della curvatura del tratto dorsale della colonna, tale da determinare un atteggiamento di chiusura del soggetto in corrispondenza della gabbia toracica. Il periodo di maggiore incidenza è quello della pubertà, per indebolimento dei muscoli erettori del tronco cui consegue un’accentuazione della curva fisiologica. Si riscontra spesso anche in soggetti con un atteggiamento psicologico di chiusura e introversione, a dimostrazione del fatto che non si può scindere la psiche dal corpo. Tale atteggiamento influisce anche sulla dinamica respiratoria.

La postura a dorso piatto si riscontra in quei soggetti che presentano una colonna vertebrale con curve ridotte sia a livello toracico che lombare. Il capo appare proteso in avanti per l’eccessiva estensione del tratto cervicale. In questa tipologia di allineamento posturale si riscontra una scarsa mobilità della colonna che diventa difficilmente estendibile. Possono comparire spesso dolori alla bassa schiena dopo periodi di inattività. A livello muscolare si determina un accorciamento e un’eccessiva contrattura degli estensori dell’anca (glutei, ischio-crurali), al contrario i flessori (Ileo-psoas, retto femorale) saranno eccessivamente allungati e ipotonici. Per correggere la postura saranno necessari esercizi in estensione sia in forma attiva che passiva.

La postura sway-back (termine inglese che significa “oscillante”) si caratterizza per la peculiare posizione del bacino che si presenta anteriorizzato e inclinato posteriormente, costringendo l’articolazione dell’anca ad un’estensione forzata. La curva lombare appare più breve rispetto al normale e appiattita nel tratto inferiore, al contrario la curva toracica è più distesa. La testa è spostata in avanti, le gambe e le ginocchia sono iperestese, di conseguenza la linea di gravità è posteriore rispetto al normale. È un atteggiamento parecchio diffuso fra i giovani, infatti nella rieducazione la presa di coscienza posturale gioca un ruolo fondamentale.

La scoliosi è una condizione caratterizzata da deviazione laterale della colonna vertebrale a cui si associa la rotazione dei corpi vertebrali, con conseguente retrazione muscolo-legamentosa. Se non vi è rotazione dei corpi vertebrali si parlerà di atteggiamento scoliotico, che rientra fra i paramorfismi. La maggior parte delle scoliosi ha origine idiopatica (la causa è sconosciuta), si determina soprattutto in età puberale e di accrescimento osseo, in cui avviene uno squilibrio fra la crescita muscolare e quella scheletrica. A tal proposito tanto prima si presenta una scoliosi tanto maggiore sarà la possibilità di un suo aggravamento con la crescita. Colpisce prevalentemente le femmine rispetto ai maschi (rapporto 4-6: 1), probabilmente perché la spinta puberale è nelle donne più rapida che negli uomini. Le scoliosi si distinguono per gravità (si misurano in gradi Cobb), sede (dorsale, lombare, dorso lombare, cervico-dorsale), numero di curve (singola o doppia), età di insorgenza (infantile, giovanile, dell’adolescenza). La diagnosi della scoliosi è facilmente eseguibile facendo inclinare il soggetto in avanti ed evidenziando la comparsa del cosiddetto gibbo. A seconda della gravità il trattamento potrà prevedere un’attività motoria generalizzata e specifica nei casi più lievi, fino all’utilizzo di corsetti ortopedici o dell’intervento chirurgico in quelli più gravi. Se non trattata correttamente la scoliosi può determinare anche importanti patologie cardio-respiratorie.

La prevenzione e l’utilizzo corretto del proprio corpo in età evolutiva rappresentano le armi più efficaci contro i cattivi atteggiamenti posturali.

La postura in età evolutiva

Nei soggetti in età evolutiva la maggior parte delle alterazioni posturali rientra nella categoria delle deviazioni fisiologiche causate dallo sviluppo; pertanto è importante considerare che i bambini non devono necessariamente rispondere agli stessi standard posturali degli adulti.

Ancora oggi si applicano interventi correttivi senza rispettare i normali ritmi di crescita del soggetto. La correzione eccessiva può condurre a difetti addirittura maggiori di quelli per cui si è iniziato il trattamento. È necessario quindi conoscere come evolve la struttura muscolo-scheletrica del bambino e quali sono i periodi favorevoli allo sviluppo di nuove abilità motorie. Durante tutta l’età evolutiva lo sviluppo strutturale del soggetto non avviene in modo lineare. Si succedono periodi di grande crescita staturale o di proceritas, dove cambiano le forme del nostro corpo ed appaiono nuove funzioni o abilità, alternati a periodi di stasi e di compensazione ponderale, detti di turgor, molto utili per l’assimilazione della nuova situazione, per acquisire la padronanza delle nuove capacità, oltre alla preparazione delle condizioni necessarie per la successiva fase di sviluppo.

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I periodi di proceritas possono essere considerati problematici poiché l’aumento staturale viene a turbare l’equilibrio tra statura e peso del corpo. In questa situazione si crea una discrepanza fra le richieste di una struttura ossea più pesante e l’impossibilità di adattarsi da parte del sistema muscolare e cardiocircolatorio. Si manifesta così una diffusa ipotonia muscolare, tono posturale e funzionale scarso, con possibile insorgenza di atteggiamenti paramorfici come dorso curvo, lordosi, scoliosi, piede piatto, scapole alate e una progressiva perdita di coordinazione motoria.

In questa fase così delicata le attività motorie saranno essenziali nel riuscire ad aggiornare lo schema motorio del soggetto, in modo da fornirgli le informazioni necessarie circa le nuove caratteristiche del proprio corpo; al contrario, nei periodi di turgor avviene un riequilibrio fra le stesse strutture, il recupero ponderale e funzionale degli apparati muscolare, respiratorio e cardiocircolatorio rendono questa fase particolarmente sensibile e favorevole per lo sviluppo di nuove abilità motorie.1

È chiaro quindi che la maggior parte delle condizioni parapatologiche, che si manifestano in epoca di sviluppo del bambino, tenderanno spesso alla risoluzione spontanea. Il piede di un bambino è normalmente piatto quando assume la stazione eretta ed inizia la deambulazione. Le ossa sono ancora in fase di formazione e la struttura dell’arco plantare è incompleta.

Successivamente, con la completa formazione delle ossa e l’irrobustirsi di muscoli e legamenti, ci si potrà aspettare una buona formazione dell’arco, ma non prima dei 6-7 anni. Interventi intempestivi potranno condurre ad una situazione deficitaria.

Mentre alla nascita è fisiologico un varismo delle ginocchia, successivamente sarà considerato normale un certo grado di valgismo. Il difetto, eventualmente, si manifesterà se la distanza intermalleolare a ginocchia unite supera i 5 cm. Il ginocchio valgo dovrebbe comunque migliorare sensibilmente fra i 6-7 anni e scomparire dopo questa età, quando cioè, con il progressivo rinforzo dei legamenti tenderà a ridursi l’iperestensione.

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A partire dall’infanzia si ha uno squilibrio persistente tra la forza dei muscoli anteriori e quelli posteriori del tronco e del collo. Anche se i muscoli addominali e i flessori del collo non hanno quasi mai una forza equivalente a quella dei rispettivi antagonisti, sono relativamente molto più forti nell’adulto rispetto al bambino. A questo proposito, non ci si dovrebbe mai aspettare che l’atteggiamento posturale di un bambino corrisponda a quello di un adulto, almeno finché non si arrivi vicini alla maturità.

È tipico dei bambini avere un addome sporgente. Nella maggioranza dei casi, il profilo della parete addominale cambia gradualmente, ma tra i 10 e i 12 anni si produce un cambiamento considerevole. In questa età il punto vita diventa relativamente più sottile e l’addome non è più sporgente.

La postura della schiena varia in qualche modo con l’età del bambino. Un bambino piccolo può assumere la stazione eretta flettendo leggermente in avanti le anche e allargando i piedi per un migliore equilibrio. I bambini nella prima età scolare sembrano avere la tipica deviazione del dorso superiore in cui le scapole sono piuttosto sporgenti. A partire dai 9 anni sembra esservi una tendenza all’incremento della curva anteriore nella regione lombare o alla lordosi. Tali deviazioni dovrebbero attenuarsi e ridursi con la crescita.

È stato dimostrato che il range di movimento normale per la flesso-estensione lombare si riduce con l’aumentare dell’età sia nei bambini che negli adulti. Per bambini piccoli e giovani adulti la capacità di toccare la punta dei piedi con le dita delle mani può essere considerata normale. Tuttavia, molti individui fra 11 e 14 anni di età non sono in grado di eseguire il movimento di flessione del busto sulle gambe da seduti, pur non presentando segni di blocco muscolare o articolare. Il motivo sembra risiedere nel fatto che la lunghezza proporzionale del tronco e degli arti inferiori è diversa in questa fascia d’età rispetto a soggetti più giovani o più anziani.

Da queste considerazioni capiamo l’importanza di sviluppare una buona motricità in età giovanile, cosa che purtroppo avviene sempre più di rado nella quotidianità delle metropoli.

Molto spesso i bambini trascorrono intere giornate fra computer, videogiochi e televisione. Nella migliore delle ipotesi studiano e stanno seduti per ore. I genitori, dal canto loro, sempre più stressati dai ritmi che la modernità ci impone, si accontentano di vedere il proprio figlio tranquillo a guardare un cartone animato piuttosto che, magari, portarlo fuori a giocare al parco.

Si arriva ad avere, dunque, una motricità povera di quelle strategie di recupero verso l'imprevisto, ed è così che eccedere nella protezione dei bambini si può trasformare, spesso per loro, in una carenza nel bagaglio di motricità.

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