L'ippocampo, chiave della memoria

Di Andrea Banzola

L'ippocampo ha un ruolo fondamentale nel provesso che porta alla formazione dei ricordi. La formazione della traccia mnestica è il frutto di una complessa interazione tra lo stesso ippocampo e aree corticali

L'ippocampo è la struttura chiave nel complesso processo che porta alla formazione dei ricordi. Ma questa area del nostro cervello profondo ha ulteriormente stimolato la fantasia degli anatomisti. Infatti, l'ippocampo propriamente detto viene anche chiamato Corno d'Ammone, mitica divinità egizia con una testa a forma di ariete.

È in stretto rapporto con altre aree, come la corteccia entorinale, che vanno a formare la formazione ippocampale. Come abbiamo visto, in questa area del nostro cervello abbiamo una continua formazione di nuove cellule, che appaiono essenziali per la formazione di nuove memorie.

Il ruolo chiave dell'ippocampo nella memoria è stabilito da oltre mezzo secolo, anche se solo ora si intravedono con più precisione i meccanismi di formazione della traccia mnestica, che necessita del dialogo tra lo stesso ippocampo e aree corticali, soprattutto prefrontali, dove essa, alla fine del processo di consolidamento, verrà depositata e diventerà disponibile alla coscienza come ricordo. Senza questo dialogo tra le due strutture, la corteccia non è in grado di formare la traccia.

Ed è per questo che in vecchiaia o in corso di stress cronico o, peggio, nel corso di una malattia neurodegenerativa, quando l'ippocampo comincia ad essere ipofunzionale, la memorizzazione di cose nuove diventa difficoltosa, mentre rimangono abbastanza nitidi i ricordi del passato, quando l'ippocampo aveva lavorato al meglio. Interessante è il fatto che la connessione ippocampo/aree-prefrontali si realizza solo nella fase di consolidamento della traccia mnestica, che, una volta formata, non ha quindi più bisogno dell'ippocampo. Ma davvero intrigante è un altro aspetto, identificato molto di recente: la comunicazione che l'ippocampo invia alle aree corticali è sotto forma di ritmo, un ritmo teta, una musica lenta (5-10 Hertz), che mette in risonanza tra loro queste strutture, le stimola a formare nuove sinapsi di connessione reciproca.

Stimolanti Inibenti
Attività fisica Sedentarietà
Attività intellettuale Stress
Relazioni sociali soddisfacenti Depressione
DHEA Basso livello sociale
IGF1, BDNF Cortisolo e trattamenti con il cortisone
Serotonina Glutammato
Omega-3 a catena lunga Infiammazione
Fattori che favoriscono o rallentano la crescita di cellule staminali. Da Abrous 2005.

Gli effetti positivi dello sport, moltiplicati dall'associazione di una corretta alimentazione, sono numerosissimi. L'attività fisica è un fattore indipendente per la salute dell'uomo: significa che da sola è in grado di 79 diminuire il rischio di mortalità per qualsiasi malattia.

Così, per esempio, un fumatore che pratica attività fisica ha molte meno probabilità di morire rispetto ad un fumatore che non svolge attività fisica. Oppure esprimendo il concetto in altri termini: uno sportivo che si alimenta in modo corretto ha molte più probabilità di conservare benessere e vitalità nel corso degli anni di un sedentario che si rifugia dietro qualche pillola di dhea o altre sostanze ormonali per non invecchiare.

Se ci alimentiamo e ci alleniamo fisicamente e con tanto brain-training, in modo vario e completo non servono pillole o integratori, il nostro corpo/mente è in grado di sintetizzare tutto ciò che serve per il proprio benessere.

Bibliografia

  1. Bibliografia completa Esercizio fisico ed ambiente arricchito e stimolante facilitano la neurogenesi in età adulta del dottor Andrea Banzola