In stretta correlazione con la percentuale di nuovi neuroni prodotti nel giro dentato dell'ippocampo che riescono a sopravvivere, è la difficoltà che le cavie incontravano per apprendere i compiti richiesti, Shors103
Guardando la TV, leggendo riviste o navigando sul web, si incontra spesso la pubblicità che spinge ad esercitare la mente. I vari programmi di fitness cerebrale incoraggiano le persone a rimanere mentalmente agili dando al loro cervello un allenamento quotidiano per memorizzare liste, risolvere puzzle e stimare il numero di alberi di Central Park. Suona un po' ingannevole, ma tali programmi possono avere un fondamento reale nella neurobiologia.
Un recente lavoro condotto sui ratti da Elizabeth Gould104, indica che imparare migliora la sopravvivenza dei nuovi neuroni nel cervello adulto. E più coinvolgente e stimolante è il problema, maggiore è il numero di neuroni che rimangono viventi ed impegnati in zona.
Questi neuroni sono quindi presumibilmente disponibili per aiutare nelle situazioni che mettono a dura prova la mente. Sembra, allora, che un allenamento mentale possa migliorare le prestazioni cerebrali, proprio come l'esercizio fisico costruisce il corpo. I risultati possono essere particolarmente interessanti per l'intellettuale sedentario il cui cervello potrebbe beneficiare di qualche esercizio cerebrale.
Tutto questo è molto importante soprattutto per le persone che si trovano in stadi precoci della malattia di Alzheimer, o che soffrono di altre forme di demenza, perché potrebbe rallentare il loro declino cognitivo mantenendo la loro mente attiva ed impegnata.
Negli anni 90 alcuni studi di neurobiologia hanno dimostrato che il cervello dei mammiferi adulti è in grado di produrre nuovi neuroni, come mostrato da Kempermann e Gage105. I biologi hanno creduto a lungo che questa capacità per la neurogenesi fosse riservata ai bambini appena nati e che si perdesse con l'età. Ma nella prima parte del decennio Elizabeth Gould104 dimostrò che le nuove cellule sorgono nel cervello adulto particolarmente nella regione ippocampale del ratto, che si sa essere coinvolta nell'apprendimento e nella memoria. Dal 1998 in poi, neuroscienziati di tutto il mondo hanno confermato che la neurogenesi si verifica anche negli esseri umani.
I concetti chiave che emergono da questi studi sono tre:
Ma la loro veloce scomparsa apre una domanda importante. Perché il cervello si impegna a produrre nuovi neuroni per farli poi scomparire così rapidamente? I risultati di questo studio sui ratti, Shors123, sembrano suggerire che i nuovi neuroni sono prodotti se gli animali sono cognitivamente impegnati. In questo caso le cellule permarranno.
In caso contrario, si esauriranno. Il compito di apprendimento che è stato usato, chiamato eyeblink (condizionamento traccia del battito delle palpebre), è per certi versi simile agli esperimenti di Pavlov sull'apprendimento associativo.