Sindrome di Down - sviluppo cognitivo

Di Stefania Fazzino

Nella valutazione del funzionamento intellettivo, va esaminato il quoziente di intelligenza. Sul piano dello sviluppo cognitivo i bambini Down possono raggiungere le soglie del pensiero formale.

Le funzioni cognitive dei bambini con sindrome di Down mostrano delle alterazioni organiche complesse che vanno da un livello minimo (danno cerebrale non rilevabile) più o meno diffuso a lesioni più gravi (1).

Numerosi studiosi concordano nell'indicate le insufficienze mentali in relazione a livelli diversi (2):

  • Insufficienza mentale profonda o grave: a questo gradino dello sviluppo il soggetto non va oltre il limite di due, tre anni di età. Tutto è parziale, compresa l'autonomia della vita personale cioè delle abilità di base nella cura di sé, del proprio benessere e del proprio corpo riguardanti in particolar modo quattro componenti di base: il controllo volontario degli sfinteri, l'alimentazione, l'igiene personale, il vestirsi e svestirsi (3). I soggetti dipendono o da persone o da istituzioni ospedaliere. Spesso si associano alterazioni neurologiche e crisi epilettiche;
  • Insufficienza mentale severa e moderata: le funzioni mentali e personali dei soggetti affetti da questo tipo di insufficienza, non superano il livello di sei, sette anni di età. Possiedono una certa autonomia nelle condotte sociali della vita quotidiana e quindi un certo grado di partecipazione alle stesse grazie a un coinvolgimento più o meno attivo in un contesto di normale situazione di vita integrata soprattutto se il soggetto vive in un ambiente familiare ricco di stimolazioni affettive e socio-relazionali. Riguardo il linguaggio, rimane a livello asintattico per cui anche la scolarizzazione è scadente e si perde rapidamente, mentre il pensiero rimane a livello preparatorio o intuitivo per cui l'intelligenza è di tipo rappresentativo e consiste nella capacità di rievocare esperienze precedentemente assunte (nella rappresentazione rimane conservato lo stesso carattere di unidirezionalità con cui è costituita l'azione reale mentre la memoria rievoca aspetti sequenziali oppure il pensiero estrae aspetti particolari ma slegati tra loro);
  • Insufficienza mentale e limite: a questo livello è erroneo dare delle indicazioni di età come strumento di comparazione delle capacità, infatti, questo deficit non ha una misura reale e si adegua più a un livello di socialità che di capacità misurabili. Il linguaggio si presenta abbastanza ricco e ben organizzato anche se spesso l'espressione scritta non raggiunge il livello prattognosico, che riguarda la motricità fine e per questo motivo richiede innanzitutto il possesso di movimenti coordinati e il coordinamento oculo-motorio. Non sono presenti enormi anomalie somatiche, nonostante sovente lo sviluppo motorio e quello ritmico non raggiungono un buon livello. Il pensiero operatorio formale riguardante operazioni fondate su presupposti di carattere ipotetico, astratto e formale, o non viene raggiunto o viene utilizzato nelle forme più vicine all'esperienza personale e quotidiana. Molti soggetti appartenenti a questo livello si ritrovano adeguatamente inseriti nella vita sociale e lavorativa.
  • Nella valutazione del funzionamento intellettivo, va esaminato il quoziente di intelligenza o quoziente intellettivo (QI) (4). Ideato da Stern (psicologo tedesco) è il risultato del rapporto tra età mentale ed età cronologica:

    età mentale

    se il rapporto tra età mentale e cronologica è uguale a 1, il quoziente di intelligenza è uguale a 100 per cui un numero inferiore a 100 indica un quoziente inferiore alla media.

    VALORI DEI QUOZIENTI

    130 E OLTRESUPERDOTATO
    120-129SUPERIORE
    110-119MEDIO SUPERIORE
    90-109MEDIO
    80-89MEDIO INFERIORE
    70-79INFERIORE
    50-69DEBOLE DI MENTE
    25-49 E AL DI SOTTO DI 24DEFICIENTI MENTALI
    Tabella 6: Valori dei quozienti

    Rapportandoli ai tre livelli di insufficienza mentale, si può stabilire che nell'insufficienza mentale lieve il quoziente intellettivo è di 40/70, in quella moderata è di 25-40/45 mentre nell'insufficienza mentale profonda è di 0-20/25.

    Naturalmente il problema non si risolve attribuendo semplicemente un numero, poiché una classificazione esclusivamente numerica esclude di per sé considerazioni qualitative e osservative come l'indicatore della personalità del soggetto, la sua attenzione verso qualcosa, il suo livello di concentrazione, l'organizzazione mentale di ciò che apprende, la comprensione circa una situazione vissuta direttamente o indirettamente dallo stesso, l'intuizione, la fluidità verbale e la creatività o libertà d'invenzione che possiede (5).

    Il funzionamento intellettivo di un soggetto va esaminato attraverso il suo modo consueto e quotidiano di operare nelle principali funzioni cognitive (attenzione, memoria, discriminazione, generalizzazione, problem solving e planning) e non solo tramite l'uso di strumenti standardizzati come i test di intelligenza che offrono solo valori generali e statici di quoziente intellettivo.

    Sul piano dello sviluppo cognitivo i bambini Down possono raggiungere le soglie del pensiero formale. Si riscontra, però, una disomogeneità delle prestazioni all'interno delle diverse fasi evolutive; infatti, le operazioni relative a ogni tappa non sono quasi mai acquisite in tutte le loro modalità e il raggiungimento di uno sviluppo cognitivo non appare mai omogeneo e completo. La sequenza dei periodi è però fondamentalmente rispettata, anche se i tempi sono sensibilmente più lunghi.

    Le difficoltà maggiori, riguardo lo sviluppo cognitivo del bambino Down, si riscontrano nelle:

    • Attività di discriminazione percettiva e di risoluzione di un problema;
    • Capacità di memorizzazione;
    • Capacità di astrazione;
    • Attenzione.
  • Riguardo la memoria, l'informazione tende ad essere memorizzata più facilmente se è significativa, ripetuta e organizzata.

    Per quanto attiene l'attenzione, invece, la persona Down ha una percezione della realtà più indirizzata alla situazione nel suo insieme piuttosto che ai singoli particolari. Di conseguenza, il pensiero del soggetto Down tende ad essere carente nella discriminazione delle caratteristiche fondamentali da quelle secondarie. Inoltre, quando egli si pone un obiettivo, dimostra una fissazione rigida, difficile da distogliere. Ciò contribuisce a generare apprendimenti frammentari e poco realistici, che, di riflesso, condizionano il comportamento.

    Un fattore importante per lo sviluppo intellettivo di un bambino Down consiste, principalmente, in un migliore sviluppo motorio legato ai vari tipi di ginnastica riabilitativa, perché, il primo tipo di intelligenza che appare nel bambino è quella senso motoria.

    Altro fattore rilevante è l'ambiente che ha il compito di stimolare il bambino a rispondere in modo attivo agli stimoli così da creare relazioni con il mondo circostante.

    Il bambino Down spesso presenta un problema di particolare importanza connesso alla compromissione degli aspetti meta cognitivi che agisce negativamente sulle capacità di adattare le proprie competenze alle molteplici richieste della vita. In tal senso, "imparare non significa soltanto accumulare conoscenze, ma anche imparare a riflettere sui vari elementi in gioco nella situazione di apprendimento, per arrivare alla competenza più generale dell'apprendere ad apprendere (6).

    È necessario però sviluppare interventi riabilitativi che possano "favorire l'assunzione, di fronte al compito, sul funzionamento e sulla possibilità di utilizzo delle proprie capacità cognitive, così da condurre il bambino a diventare attivo e consapevole del proprio processo di apprendimento (7).

    Un nuovo e importante orientamento che contribuisce alla costruzione della matrice teorica dell'educazione cognitiva è legato al metodo di Reuven Feuerstein, basato sulla volontà di sviluppare le funzioni cognitive di una persona culturalmente deprivata o con forme di ritardo mentale stimolando la creazione di nuove capacità di pensiero, di elaborazione di concetti, di riflessione non impulsiva, di organizzazione e selezione dei dati. Alla base di tutto vi è la fiducia nella modificabilità della struttura cognitiva di ogni essere umano.

    Feuerstein partendo dagli stadi evolutivi individuati da Piaget, elaborò una teoria rivoluzionaria basata sulla sostanziale plasticità dell'intelligenza a qualsiasi età e a partire da qualsiasi condizione. Inoltre, in seguito all'esperienza altamente formativa vissuta nel dopoguerra a contatto con i giovani ebrei sopravvissuti alla Shoah, Feuerstein rilevò che le capacità intellettive di questi ragazzi erano paragonabili a quelle delle persone normali. Da qui la convinzione che l'esperienza trasforma il cervello come il cervello trasforma l'esperienza.

    Feuerstein ha esteso le sue applicazioni anche a soggetti Down, utilizzando naturalmente un programma speciale, nel contesto in cui operava (Israele). Secondo Feuerstein l'eredità può esistere ma non deve rappresentare una barriera ineliminabile. Infatti, si può ostacolare l'ereditarietà fornendo all'individuo gli elementi per eliminarla. In questo senso l'uomo è modificabile anche quando esiste una barriera cromosomica.

    Nei primi anni di vita del bambino con sindrome di Down l'intervento per potenziare gli aspetti cognitivi può realizzarsi, almeno in parte, dai genitori stessi. Fondamentale perciò è il counselling ai genitori per aiutarli ad essere protagonisti adeguati del rapporto educativo con il figlio.

    Tale aiuto può attuarsi:

    • Fornendo ai genitori una diagnosi ed una valutazione longitudinale dello sviluppo del figlio con sindrome di Down;
    • Valorizzando il più possibile ciò che i genitori sanno già fare;
    • Favorendo la formazione di atteggiamenti complessivamente adeguati nei confronti del problema;
    • Aiutando i genitori nella formulazione e attuazione di un progetto complessivo, che comporta anche scelte relativamente agli interventi abilitativi da ritenere primari per il proprio figlio e ai tempi in cui realizzarli senza sovraccaricare il figlio o la figlia e sé stessi;
    • Fornendo ai genitori informazioni e conoscenze, nonché dotarli di strumenti di osservazione e di interventi adeguati al loro ruolo (ad esempio semplici schede di rilevazione o modalità per la stesura di un sintetico diario, che favoriscano meglio il dialogo con gli operatori).
    • Dal momento in cui i bambini frequentano la scuola dell'infanzia sono opportuni anche interventi diretti da parte dell'abilitatore cognitivo.

      Di primaria importanza è il coordinamento con ciò che i genitori fanno a casa (coerentemente con il loro ruolo educativo) e gli insegnamenti a scuola. Altrettanto importante è il coordinamento con gli interventi volti al potenziamento delle abilità motorie, comunicative e linguistiche.

      • 1 D. Di Giacomo, D. Passafiume, "Ritardo mentale, sindrome di down e autonomia cognitivo comportamentale. Proposta di protocollo di interventi educativi", Ed. Franco Angeli, Milano
      • 2 P. Fanner, M. Marcheschi, "Il ritardo mentale", Il mulino
      • 3 D. Ianes, Didattica speciale per l'integrazione, Erickson, 2005, Trento
      • 4 P. Fanner, M. Marcheschi, "Il ritardo mentale", Il mulino
      • 5 P. L. Baldi, "Sviluppare il pensiero nel ritardo mentale", Centro studi Erickson
      • 6 S. Bargagna (a cura di), "La sindrome di Down. Proposte per un percorso educativo e riabilitativo", Ed. Del Cerro, 2005, Pisa
      • 7 S. Bargagna (a cura di), "La sindrome di Down. Proposte per un percorso educativo e riabilitativo", Ed. Del Cerro, 2005, Pisa