Le funzioni cognitive dei bambini con sindrome di Down mostrano delle alterazioni organiche complesse che vanno da un livello minimo (danno cerebrale non rilevabile) più o meno diffuso a lesioni più gravi (1).
Numerosi studiosi concordano nell'indicate le insufficienze mentali in relazione a livelli diversi (2):
Nella valutazione del funzionamento intellettivo, va esaminato il quoziente di intelligenza o quoziente intellettivo (QI) (4). Ideato da Stern (psicologo tedesco) è il risultato del rapporto tra età mentale ed età cronologica:
se il rapporto tra età mentale e cronologica è uguale a 1, il quoziente di intelligenza è uguale a 100 per cui un numero inferiore a 100 indica un quoziente inferiore alla media.
VALORI DEI QUOZIENTI
130 E OLTRE | SUPERDOTATO |
---|---|
120-129 | SUPERIORE |
110-119 | MEDIO SUPERIORE |
90-109 | MEDIO |
80-89 | MEDIO INFERIORE |
70-79 | INFERIORE |
50-69 | DEBOLE DI MENTE |
25-49 E AL DI SOTTO DI 24 | DEFICIENTI MENTALI |
Rapportandoli ai tre livelli di insufficienza mentale, si può stabilire che nell'insufficienza mentale lieve il quoziente intellettivo è di 40/70, in quella moderata è di 25-40/45 mentre nell'insufficienza mentale profonda è di 0-20/25.
Naturalmente il problema non si risolve attribuendo semplicemente un numero, poiché una classificazione esclusivamente numerica esclude di per sé considerazioni qualitative e osservative come l'indicatore della personalità del soggetto, la sua attenzione verso qualcosa, il suo livello di concentrazione, l'organizzazione mentale di ciò che apprende, la comprensione circa una situazione vissuta direttamente o indirettamente dallo stesso, l'intuizione, la fluidità verbale e la creatività o libertà d'invenzione che possiede (5).
Il funzionamento intellettivo di un soggetto va esaminato attraverso il suo modo consueto e quotidiano di operare nelle principali funzioni cognitive (attenzione, memoria, discriminazione, generalizzazione, problem solving e planning) e non solo tramite l'uso di strumenti standardizzati come i test di intelligenza che offrono solo valori generali e statici di quoziente intellettivo.
Sul piano dello sviluppo cognitivo i bambini Down possono raggiungere le soglie del pensiero formale. Si riscontra, però, una disomogeneità delle prestazioni all'interno delle diverse fasi evolutive; infatti, le operazioni relative a ogni tappa non sono quasi mai acquisite in tutte le loro modalità e il raggiungimento di uno sviluppo cognitivo non appare mai omogeneo e completo. La sequenza dei periodi è però fondamentalmente rispettata, anche se i tempi sono sensibilmente più lunghi.
Le difficoltà maggiori, riguardo lo sviluppo cognitivo del bambino Down, si riscontrano nelle:
Riguardo la memoria, l'informazione tende ad essere memorizzata più facilmente se è significativa, ripetuta e organizzata.
Per quanto attiene l'attenzione, invece, la persona Down ha una percezione della realtà più indirizzata alla situazione nel suo insieme piuttosto che ai singoli particolari. Di conseguenza, il pensiero del soggetto Down tende ad essere carente nella discriminazione delle caratteristiche fondamentali da quelle secondarie. Inoltre, quando egli si pone un obiettivo, dimostra una fissazione rigida, difficile da distogliere. Ciò contribuisce a generare apprendimenti frammentari e poco realistici, che, di riflesso, condizionano il comportamento.
Un fattore importante per lo sviluppo intellettivo di un bambino Down consiste, principalmente, in un migliore sviluppo motorio legato ai vari tipi di ginnastica riabilitativa, perché, il primo tipo di intelligenza che appare nel bambino è quella senso motoria.
Altro fattore rilevante è l'ambiente che ha il compito di stimolare il bambino a rispondere in modo attivo agli stimoli così da creare relazioni con il mondo circostante.
Il bambino Down spesso presenta un problema di particolare importanza connesso alla compromissione degli aspetti meta cognitivi che agisce negativamente sulle capacità di adattare le proprie competenze alle molteplici richieste della vita. In tal senso, "imparare non significa soltanto accumulare conoscenze, ma anche imparare a riflettere sui vari elementi in gioco nella situazione di apprendimento, per arrivare alla competenza più generale dell'apprendere ad apprendere (6).
È necessario però sviluppare interventi riabilitativi che possano "favorire l'assunzione, di fronte al compito, sul funzionamento e sulla possibilità di utilizzo delle proprie capacità cognitive, così da condurre il bambino a diventare attivo e consapevole del proprio processo di apprendimento (7).
Un nuovo e importante orientamento che contribuisce alla costruzione della matrice teorica dell'educazione cognitiva è legato al metodo di Reuven Feuerstein, basato sulla volontà di sviluppare le funzioni cognitive di una persona culturalmente deprivata o con forme di ritardo mentale stimolando la creazione di nuove capacità di pensiero, di elaborazione di concetti, di riflessione non impulsiva, di organizzazione e selezione dei dati. Alla base di tutto vi è la fiducia nella modificabilità della struttura cognitiva di ogni essere umano.
Feuerstein partendo dagli stadi evolutivi individuati da Piaget, elaborò una teoria rivoluzionaria basata sulla sostanziale plasticità dell'intelligenza a qualsiasi età e a partire da qualsiasi condizione. Inoltre, in seguito all'esperienza altamente formativa vissuta nel dopoguerra a contatto con i giovani ebrei sopravvissuti alla Shoah, Feuerstein rilevò che le capacità intellettive di questi ragazzi erano paragonabili a quelle delle persone normali. Da qui la convinzione che l'esperienza trasforma il cervello come il cervello trasforma l'esperienza.
Feuerstein ha esteso le sue applicazioni anche a soggetti Down, utilizzando naturalmente un programma speciale, nel contesto in cui operava (Israele). Secondo Feuerstein l'eredità può esistere ma non deve rappresentare una barriera ineliminabile. Infatti, si può ostacolare l'ereditarietà fornendo all'individuo gli elementi per eliminarla. In questo senso l'uomo è modificabile anche quando esiste una barriera cromosomica.
Nei primi anni di vita del bambino con sindrome di Down l'intervento per potenziare gli aspetti cognitivi può realizzarsi, almeno in parte, dai genitori stessi. Fondamentale perciò è il counselling ai genitori per aiutarli ad essere protagonisti adeguati del rapporto educativo con il figlio.
Tale aiuto può attuarsi:
Dal momento in cui i bambini frequentano la scuola dell'infanzia sono opportuni anche interventi diretti da parte dell'abilitatore cognitivo.
Di primaria importanza è il coordinamento con ciò che i genitori fanno a casa (coerentemente con il loro ruolo educativo) e gli insegnamenti a scuola. Altrettanto importante è il coordinamento con gli interventi volti al potenziamento delle abilità motorie, comunicative e linguistiche.