Dalla comprensione del movimento al movimento funzionale

Di Roberto Tambolini

Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. Maria Vittoria Meraviglia, Complessità del movimento. Kurt Meinel, Teoria del movimento.

L'allenamento funzionale sta rivoluzionando il modo di allenarsi. Questa metodologia coordina la parte superiore con quella inferiore e il lato destro con quello sinistro. Questo "nuovo" approccio porta a numerosi benefici come il miglioramento della mobilità e della stabilità del proprio corpo, oltre che della coordinazione, in più vengono coinvolti più gruppi muscolari insieme quindi ci si allena con un'intensità maggiore ed infine c'è la cosiddetta attivazione del "core", la zona centrale del nostro corpo che sostiene la postura e protegge la colonna vertebrale. 

Equilibrio e simmetria sono il risultato, anche perché il "Functional Training" punta sulla qualità dell'esercizio, che avrà sempre la priorità sulla quantità. Migliorando, difatti, la qualità del movimento sarà ottimizzato oltre che l'effetto, anche la funzionalità dell'esercizio stesso. 

Questo lavoro di tesi verterà sulla valutazione funzionale del giovane calciatore attraverso il Functional Movement Screen (FMS), metodo ideato da Gray Cook e Lee Burton. Questo è il primo sistema di valutazione funzionale standardizzato sulla qualità del movimento generale del corpo umano. L'F.M.S. è un'analisi completa che valuta la qualità degli schemi motori fondamentali, per identificare limiti e asimmetrie del soggetto. Ricordiamo che, come affermò Karl Bobath, "il corpo riconosce i movimenti, non i muscoli". Un programma di allenamento costruito su azioni che non si verificano durante il gioco, e non attorno ad una valutazione funzionale e a gesti tecnici e azioni sport-specifici, è del tutto poco utile. 

L'obiettivo, quindi, dovrebbe essere quello di stilare un programma di allenamento che ricalchi le esigenze FISICO-MOTORIE-SITUAZIONALI della disciplina praticata. La valutazione funzionale del giovane calciatore serve di conseguenza a programmare in maniera individualizzata gli interventi cui sottoporre l'atleta per un duplice scopo: migliorare la performance e prevenire gli infortuni. 

L'approccio "Funzionale" ha lo scopo di riprodurre situazioni simili alla gara ed è per questo che sarà di fondamentale importanza conoscere il modello prestativo dello sport-specifico, riproducendo i gesti effettuati con maggior frequenza durante la prestazione. Questo sarà possibile solamente attraverso esercitazioni che allenino i muscoli nello stesso modo in cui vengono utilizzati. Questo vale per ogni attività e soprattutto per ogni età, dai più giovani agli anziani. In questo lavoro di tesi saranno approfonditi i concetti legati al "Functional Training", che prevede un insieme di movimenti integrati multiplanari che coinvologono: accelerazione, decelerazione e stabilizzazione delle articolazioni con la finalità di migliorare l'abilità dei movimenti, l'efficienza neuromuscolare e la forza dei muscoli stabilizzatori del Core o nucleo addominale, zona dalla quale si originano tutti i movimenti (ogni azione motoria è core-centrica). 

Come detto, l'approccio funzionale mira al miglioramento del movimento e non al potenziamento del "singolo" muscolo. Esso coinvolge intere catene muscolari, riproducendo tutte le caratteristiche dell'azione motoria. Valutazione e allenamento funzionale costituiscono, quindi, una nuova architettura che va oltre l'anatomia, che vede il corpo come una semplice figura fatta da inserzioni distali, prossimali e di singole azioni muscolari. Il corpo, nell'ottica funzionale, viene visto come una vera e propria tensostruttura, tenuta insieme un rapporto di spinta e trazione che si viene a costituire tra elementi fissi ed elementi tiranti. 

L'azione di una parte del corpo, di conseguenza, influenzerà anche altre zone del corpo più distali. Si viene a creare una nuova grammatica del movimento, molto più completa e che si avvicina maggiormente alla realtà. Il tutto porterà ad avere oltre che un beneficio meccanico, anche un notevole guadagno in termini di tempo.

DALLA COMPRENSIONE DEL MOVIMENTO AL MOVIMENTO FUNZIONALE

Che cos'è il movimento? Le definizioni di movimento sono tantissime, ma quella più completa è ritenuta come una tra le più importanti funzioni organiche dell'uomo. La vita dell'uomo si manifesta attraverso il movimento e non solo quando ci spostiamo nello spazio (camminiamo, corriamo, ecc.) ma anche quando provvediamo ai nostri bisogni essenziali come il mangiare o il bere1.

È proprio il movimento, difatti, che permette all'uomo di adattarsi all'ambiente che lo circonda. Esso viene programmato, controllato e regolato da un complesso di sistemi motori in stretta connessione tra loro. In questi ultimi anni gli stili di vita sono diventati troppo spesso sedentari e tali abitudini promuovono atteggiamenti posturali del tutto scorretti

Come afferma Gray Cook, per comprendere le necessità di una cultura che ha bisogno di muoversi in modo migliore, è necessario capire le sue intenzioni (Cook, 2011)2. Molte attività da noi svolte durante la vita quotidiana, come per esempio guardare la televisione, stare al pc, gran parte delle attività lavorative, guidare, sono caratterizzate, in effetti, da atteggiamenti posturali scorretti del corpo che causano squilibri muscolari ed in particolare rigidità e ipotonia muscolare, ovvero una riduzione dello "stato costante" di contrazione muscolare a riposo o in movimento, che viene indotto dai sarcomeri (unità contrattili del tessuto muscolare striato) e dai fusi neuromuscolari (recettori muscolari). 

La rigidità è caratterizzata da una perdita di elasticità e contrattilità della muscolatura, invece lo scarso tono muscolare è caratterizzato dalla perdita di forza muscolare. È stato sperimentato che questi movimenti, o meglio l'assunzione di posture scorrette siano la causa sovente di dolori muscolari e articolari, ed inoltre se questi atteggiamenti vengono reiterati e mantenuti per tempi molto lunghi possono causare in più delle retroazioni delle catene muscolari che determineranno disfunzioni o dimorfismi. Questo avviene perché i muscoli del corpo sono organizzati in catene.

Le catene muscolari, infatti, vengono definite da Mèzières come "un insieme di muscoli poliarticolari e con la stessa direzione, che si succedono scavalcandosi, e ciò senza soluzione di continuità, come le tegole di un tetto" (Mèzières, 1947). Con questo termine quindi, Mèzières ci fa capire che i muscoli sono collegati tra loro attraverso delle strutture fasciali, dove la contrazione di un muscolo influenza lo stato di tensione di tutti gli altri. L'autrice individuò due tipi di catene muscolari, "le catene muscolari statiche, utilizzate per assumere la postura statica, composte da muscoli corti, ricchi di tessuto connettivo e innervati da formazioni nervose che li rendono adatti a resistere al movimento, e le catene muscolari dinamiche, responsabili delle posture dinamiche e del movimento, formate, invece, da muscoli lunghi innervati da fibre nervose adatte ad attuare il movimento3."

In una società come questa, di conseguenza, la maggior parte dei giovani e dei bambini ha perso le possibilità ed aggiungerei anche la voglia, di muoversi in ambienti naturali in cui sarebbero obbligati a giocare attraverso i movimenti naturali, fondamentali per una corretta postura. Il termine postura è strettamente collegato al concetto di movimento. Viene definita difatti come "la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici con finalità di mantenimento dell'equilibrio (funzione antigravitaria) sia in condizioni statiche che dinamiche, che comprende fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali correlati a fattori con carattere evolutivo."4

Le posture quindi, non sono altro che delle situazioni apparentemente statiche del corpo, che differiscono dagli schemi motori, che invece comportano una variazione di postura e permettono una traslocazione nello spazio5. Possiamo affermare (Mézières, 1947) di conseguenza che una postura corretta, ed un corretto allineamento del corpo favoriranno anche il suo funzionamento ottimale. Alcune discipline (come l'osteopatia) danno una notevole importanza alla postura del soggetto sportivo, sia per quanto riguarda la ricerca della prestazione, ma soprattutto per quanto concerne la cura e la prevenzione di infortuni. Pian piano ci stiamo avvicinando al concetto di movimento funzionale e quindi anche di "Functional Training" (o Allenamento Funzionale).

I movimenti naturali ai quali si faceva riferimento in precedenza sono quelli concernenti le varie parti del corpo (testa, tronco, spalle, arti superiori e inferiori) e sono:

  • Abduzione e adduzione
  • Flessione ed estensione
  • Torsione
  • Oscillazione
  • Slancio
  • Elevazione e abbassamento
  • Stimolo
  • Supinazione e pronazione
  • Inclinazione

L'uomo si muove da millenni, ma nel corso del tempo ha modificato le sue abitudini, il suo "stile di vita" ed anche il suo modo di muoversi. È rilevante il fatto che l'uomo primitivo usasse tutti questi movimenti naturali, fondamentali per la sua sopravvivenza, li usava per esempio per andare a caccia e poi per coltivare direttamente i suoi terreni. Con il passare dei millenni le società cambiavano, l'uomo entrava nelle industrie e negli uffici e fino a qualche anno fa, tutti questi movimenti venivano "allenati" quotidianamente da parte di ogni bambino in maniera molto ludica, per esempio attraverso i giochi popolari che venivano svolti "per strada" o in ambienti naturali. Il calciare, l'arrampicarsi, lo strisciare, il rotolare, ecc erano movimenti che erano eseguiti, quasi giorno per giorno e permettevano al corpo di svilupparsi e crescere nel modo migliore, abituando il sistema muscolo-scheletrico e nervoso a tali atti motori. Oggigiorno invece, soprattutto nelle società ultra sviluppate, quasi tutti questi movimenti vengono abbandonati fin da subito e quindi devono essere proposti nuovamente. Questo ha provocato l'insorgere di disfunzioni del movimento.

L'allenamento funzionale nasce in seguito a questo ragionamento. Un povero background motorio e gli squilibri che ne conseguono si ripercuotono sull'attività sportiva dell'atleta. La coordinazione e un efficiente meccanismo di compenso posturale hanno un ruolo fondamentale nello sport per supportare o sopportare tutti quei movimenti ripetitivi, tipici della disciplina, che altrimenti ridurrebbero la soia o tolleranza di tessuto muscolare all'infortunio (aumentandone esponenzialmente il rischio). Il concetto di coordinazione motoria è altrettanto importante e letteralmente significa "ordinare insieme". Ma sostanzialmente cosa viene ordinato insieme? Possiamo affermare (Foerster, 1992) che la coordinazione è "l'ordinamento, l'organizzazione delle azioni motorie in vista di un determinato scopo o obiettivo". Ordinamento vuol dire armonizzare tutti i parametri motori nel processo attuale d'interazione tra l'atleta e la relativa situazione ambientale6.

Ecco perché, in base a questi elementi, è di estrema importanza che il corpo, nel suo complesso, possa operare nel modo in cui è stato progettato, programmato, per assorbire tutte le tensioni originate dalla pratica sportiva ed operare nel modo più efficace ed efficiente, o meglio in modo "funzionale". Nel corso degli anni sono nate molte teorie riguardanti il movimento e l'esercizio fisico, ma possiamo affermare (Cook, 2011) che è sempre mancata una SOP ("Standard operative procedure"), in altre parole una procedura standardizzata, uniformata, tipica dell'ambito sanitario o aeronautico, che regoli i principi o guidi le metodologie riguardanti il movimento. Le numerose teorie fanno apparire meno professionali i professionisti del movimento. Le esperienze personali condizionano le fortemente le nostre idee sulle varie teorie

"Un personal trainer con un passato da body builder focalizzerebbe la sua attenzione esclusivamente sullo sviluppo della forza e sulla perdita della massa grassa, tralasciando aspetti come la flessibilità e la postura fondamentali per il benessere fisico dell'uomo. Possiamo ben capire che le preferenze personali e gli stili di vita possono influenzare ciascuno dei nostri punti di vista sul fitness e sulla riabilitazione"7.

L'approccio funzionale mira, quindi, a uniformare le teorie sul movimento trovando degli accordi sulle nozioni di base riguardanti il fitness e la riabilitazione e lo sport in generale, cercando di creare un dogma e abbattendo di conseguenza le innumerevoli opinioni e tesi su questa materia. 

L'allenamento funzionale vuol essere il punto di riferimento, proprio perché le tante teorie portano confusione tra i professionisti dell'esercizio fisico ma anche nei soggetti che vogliono semplicemente recuperare da un infortunio o essere più in forma. C'è bisogno di chiarezza, di uniformità e non di mode passeggere. Nella maggior parte dei casi nell'ambito dell'allenamento e del fitness l'attenzione viene focalizzata sull'esercizio, e non sul movimento. Il movimento in toto è molto più importante del singolo esercizio, proprio perché nessuno tra questi può rappresentare il pieno spettro del movimento umano. A volte l'esercizio ci aiuta a muoverci meglio e altre invece contribuisce ad aumentare il livello di disfunzione. Nello sport e nel fitness, ma anche nella vita di tutti i giorni, alcuni movimenti sono effettuati troppo frequentemente o con troppa intensità, e altri invece vengono usati troppo poco spesso o con intensità insufficiente. Il movimento funzionale, quindi, nasce oltre che per uniformare le teorie sul movimento, anche per ridurre le carenze di mobilità e di stabilità che provocano le disfunzioni all'interno dello schema del movimento e non solo all'interno del singolo schema motorio.

Questo garantisce un approccio totale al movimento per lavorare al meglio sulla qualità e non sulla quantità. 

"La gente dà per scontato che la conoscenza di una "scienza degli esercizi" che favorisce fortemente l'aspetto metabolico piuttosto che meccanico, sia equivalente alla conoscenza della "scienza del movimento". Invece è il contrario; semmai la conoscenza del movimento dovrebbe precedere una conoscenza specifica della scienza degli esercizi."8

L'approccio funzionale mira all'allenamento del cosiddetto movimento "autentico". Il movimento autentico viene prima dell'attività evoluta, ovvero delle abilità create dall'uomo come il sollevamento pesi, la ruota, il colpo di testa. Queste abilità, originate applicando una sequenza di movimenti, hanno fatto nascere i giochi, gli sport e altre attività. Ma spesso ci si dimentica che beneficiamo solo di specifiche abilità e movimenti e tralasciamo tutti gli altri. Questo porterà lacune, ma soprattutto disfunzioni del movimento a lungo termine. Bisogna evitare di essere in forma in modo specifico e soventemente ci si dimentica che le abilità sport-specifiche si basano su uno stato generale di atleticità

Fin dall'avviamento allo sport non bisogna puntare sulle singole abilità della disciplina che si pratica

"È comune per un golfista richiedere degli esercizi che mirino a migliorare la flessibilità di un giocatore di golf quando generalmente non è flessibile. Sarebbe più giusto divenire flessibili in generale e solo dopo, e, se necessario, cercare di accrescere la flessibilità improntata al gioco del golf." (Cook, 2011)

Altro esempio vien fuori dalle scuole calcio, dove si lavora solo sulle abilità di questa disciplina, dimenticando che 

"l'ossessiva ricerca della specializzazione precoce, che mira alla formazione del giocatore completo già dieci anni, rappresenta il peggior nemico della programmazione; essa garantisce successi nel breve periodo, ma rischia seriamente di compromettere i futuri margini di miglioramento degli aspiranti calciatori" (Gatti, 2012) (9)

L'approccio funzionale abbatte la specializzazione precoce, preparando al movimento. La specializzazione ha l'obbligo di iniziare, in maniera graduale dopo i 10 anni.

Pincolini(Pincolini 2011)

Una delle cause che spesso fomenta la specializzazione precoce è l'impazienza o la mancanza di comprensione che portano direttamente all'apprendimento di movimenti specializzati per uno specifico sport. Come afferma G. Cook, invece 

"Il movimento specifico dovrebbe essere la meta e non il punto di partenza" (10).

Dal principio la natura richiede che noi camminiamo a carponi prima di imparare a camminare sui due piedi ed è questo che ci fa capire come gli uomini attraversino le stesse fasi del movimento durante la crescita e lo sviluppo. Non possiamo determinare a priori se un neonato diventerà un calciatore o un pallavolista. Con il tempo, maturando i nostri interessi e le nostre attività motorie possiamo andare in molte direzioni, ma i fondamenti imparati durante il primo sviluppo rappresenteranno sempre la base per tutti questi vari sbocchi.

L'apprendimento e la pratica di specifiche abilità hanno il bisogno di sviluppare determinate capacità motorie che si vanno a innestare con le funzioni di base. Se le funzioni di base restano al di sotto dei livelli minimi, inficeranno di conseguenza l'abilità motoria avanzata. Questo avviene perché

"le capacità motorie vengono connotate come componenti parziali delle abilità ed influenzano l'intensità e le qualità di risposta all'ambiente"(11).

Grazie a quest'affermazione possiamo dedurre la stretta correlazione tra le capacità motorie e le abilità motorie e come una programmazione sbagliata possa provocare disfunzioni del movimento, soprattutto in futuro. Questo si ripercuote di conseguenza anche nella vita di tutti i giorni

"Un soggetto sedentario che si appresta dopo molto tempo ad effettuare una corsetta, potrebbe sviluppare un dolore al ginocchio e darà la responsabilità all'età, alle calzature o alla lunghezza del percorso non comprendendo invece che elementi come la forza o la flessibilità sono in declino"12.

Il ginocchio dolorante non è il problema alla base, ma sono le funzioni di supporto il problema da risolvere ed il dolore è solo il risultato di queste disfunzioni. Il dolore e la sintomatologia verranno ridotti grazie all'aiuto di medicinali, ma questi di sicuro non risolveranno il problema principale. Nonostante questo l'uomo sopravvive, ma ciò non deve diventare la norma. In presenza di ferite, dolori, asimmetrie, affaticamenti, infortuni, il cervello attiverà quella che viene chiamata "modalità sopravvivenza", offrendo all'uomo determinati consigli quali:

  • Evita posizioni che procurano restrizione e irrigidimento;
  • Evita schemi motori inusuali;
  • Evita il dolore e lo stress;
  • Compensa e sostituisci se necessario determinati movimenti ove possibile;
  • Comprometti la qualità motoria per ottenere una maggiore quantità di movimento, quando necessario;
  • Conserva energia quando possibile;
  • Non affidarti a posizioni o schemi che portano a debolezza o instabilità;
  • Scegli la via con minore resistenza. 13

Questo però deve avvenire quando ci si trova a fronteggiare determinati problemi, ma molto spesso diventano regole di vita. Si finisce per sopravvivere e non di vivere. A volte invece succede che dopo un lungo periodo di inattività ci si ricominci a muovere con un iper-allenamento e non gradatamente, pensando di recuperare ciò che non è stato fatto precedentemente, ma soprattutto che questo comportamento porti al raggiungimento di un apprendimento motorio subito efficiente. Disfunzioni del movimento, inoltre, possono essere alimentare se movimenti ripetitivi, eseguiti male, non vengono corretti. Se un soggetto che presenta una limitata stabilità nelle anche, e uno scarso controllo del busto ogni qual volta che esegue un affondo, il suo ginocchio collassa in modo valgo, e continuerà a fare affondi potrà automatizzare questa disfunzione. Di conseguenza, dovranno essere formulati degli esercizi "funzionali", non dannosi e correttivi. L'allenamento funzionale si presta a creare buone basi motorie. Per creare schemi motori corretti e lineari bisogna prima di tutto, laddove sia presente, eliminare il dolore, e poi "ridurre o scomporre il movimento, lo schema motorio e le asimmetrie". (Cook, 2011). Ottenuto questo, si inizia a costruire partendo dalle basi, fornendo ripetizioni e rinforzo agli schemi di base. Ciò creerà familiarità e farà migliorare la mobilità e stabilità. Gli schemi motori che una volta erano difettosi, ma ora non sono più dolorosi, limitati o asimmetrici, dovrebbero ricevere un?attenzione particolare per rinforzare gli schemi corretti.

I movimenti che si fanno eseguire dovrebbero adoperare una flessibilità funzionale e dovrebbero portare ad una stabilizzazione del riflesso del busto. Se essi necessitano di lavorare sulla mobilità e sulla stabilità, devono farlo, ma una volta che questi parametri hanno raggiunto un livello soddisfacente, nasce l'esigenza di creare programmi per farli essere in forma e, allo stesso tempo, conservare questa base di mobilità e stabilità. L'errore dei programmi di allenamento moderni sta proprio nella specificità.

Ci sono body-builder con un corpo perfetto che però non riescono con una flessione del busto in avanti a toccare con le mani le punte dei piedi, oppure soggetti che hanno completato con successo un programma di riabilitazione cardiaca, arrivando ai livelli cardio-respiratorii prefissati, ma presentando ancora schemi motori gravemente compromessi. Proprio questi schemi potrebbero avere compromesso in origine l'efficienza motoria e avere contribuito come prima causa allo stress cardiovascolare. Un attacco di cuore difficilmente colpirà il soggetto quando stress fisici ed emotivi si combinano andando oltre la soglia consentita dal sistema. 

Il controllo del respiro e l'uso di schemi motori, anziché l'uso di una cyclette reclinabile, sarebbero un'assicurazione di gran lunga migliore contro gli stress cardiaci ed eventuali episodi futuri. Le moderne apparecchiature ginniche, infatti, permettono di allenarsi stando seduti per esempio. Questi macchinari guidano flessioni ed estensioni di braccia e gambe, guidano la torsione, l'estensione e la rotazione del busto, senza lasciare che i soggetti si bilancino sui propri piedi o utilizzino naturalmente la muscolatura di stabilizzazione. La gente muove i muscoli senza la necessità di controllare il proprio peso, di mantenersi in equilibrio o di rispettare gli allineamenti, ma questa non è la vita reale.

Il movimento, invece, deve essere allenato in base a quella che è la realtà che ci circonda, quando un soggetto anziano cerca di prendere un oggetto dalla mensola non avrà uno schienale a cui poggiarsi, ma deve utilizzare il suo scheletro e i suoi muscoli per creare stabilità e compiere l'atto motorio. Il suo corpo è in uno stato di movimento dinamico, che richiede una coordinazione che molti macchinari moderni non forniscono o non consentono affatto

È questa una delle caratteristiche che principali che differenzia l'allenamento funzionale dalle altre metodologie, puntando sulla qualità motoria per essere in forma e non sulla quantità di movimento. Come detto l'approccio funzionale, a differenza degli altri approcci metodologici sport-specifici, mette in primo piano il movimento di base, prima delle abilità specifiche. Sono proprio gli schemi motori di base a creare la piattaforma sulla quale poggiare le abilità motorie.

 "Necessitiamo di alcune basi prima di dedicarci a delle attività specifiche"14(Cook, 2011).

Le attività specifiche, effettivamente, possono causare un indebolimento del livello funzionale di base, forzando il corpo a lavorare solo seguendo alcuni schemi ed in più, possono aumentare la forza, la resistenza e la potenza per alcuni schemi motori, ma fanno diminuire la mobilità di base e la stabilità in altri. Nella maggior parte dei casi si ha la tendenza, quindi, a iper-sviluppare la muscolatura e gli schemi motori specifici di una sola parte del corpo, trascurando gli altri distretti. Quando il movimento di base è limitato o compromesso, esso segue le leggi naturali della conservazione dell'energia, della compensazione e dell'evitamento del dolore, caratteristiche tipiche della "modalità sopravvivenza". Spesso, in effetti, la scarsa tecnica che osserviamo è dovuta ad un corpo che cerca di sopravvivere ad una goffaggine cui non riesce a far fronte. Solo quando gli schemi motori sono presenti e funzionanti almeno con una qualità di base, è il momento di aggiungere volume o intensità, o di dedicarsi ad abilità specifiche, monitorando di routine i movimenti fondamentali. Questo ci fa capire che non esistono situazioni, attività o sport in cui sia vantaggioso ignorare il movimento di base. Le scorciatoie porteranno di conseguenza ad effetti nel breve termine, ma scarsi benefici a lungo termine, causando disfunzioni, che origineranno compensazioni ed una efficienza motoria ridotta. Si instaura di conseguenza un circolo vizioso:

"Il corpo avrà la capacità fisica di eccedere i limiti degli schemi motori di base. La capacità muscolare può superare il livello di sopportazione dei legamenti; la forza può superare la stabilità; i problemi di flessibilità possono compromettere il controllo posturale e gli sbilanciamenti muscolari possono causare affaticamento prematuro di alcuni muscoli e scarso utilizzo di altri. Un sistema energetico che superi lo schema motorio di base il tappeto di benvenuto per i danni fisici." 15

L'approccio funzionale vuole abbattere i protocolli di attività fisica moderni, proprio perché portano benessere quasi nell'immediato, ma questo essere in forma durerà poco. Le ripercussioni a livello organico non sono da mettere in secondo piano, in quanto con l'avanzare del tempo i problemi aumenteranno. Ricordiamo che la vita è in movimento e se in questo eccedono i limiti, l'adattamento all'ambiente che ci circonda risulterà più complesso. L'efficienza del movimento deve essere il fine principale di un corretto protocollo. Molto spesso però, sono proprio le prospettive ad essere messe da parte; un esempio su tutti è dato dallo yoga, non serve come esercizio fisico, ma che ha come prospettiva una meditazione motoria giornaliera in cui il respiro e il movimento divengono tutt?uno, creando mobilità, stabilità, resistenza e concentrazione che possono migliorare la qualità di vita della giornata. Molta gente, invece, pensa che lo yoga serva per fornire esercizi solo per lo sviluppo della flessibilità. 

L'allenamento del movimento funzionale si concentra su uno standard qualitativo che in prospettiva porterà ad avere oltre ad una qualità motoria migliore, anche dei benefici secondari dati dal condizionamento fisico

Il movimento funzionale è sostanzialmente un movimento pratico, che riflette in toto la realtà. In una società sempre più sedentaria come questa, c'è la necessità di utilizzare il fisico, ma c'è anche l'esigenza di far capire che nella maggior parte dei casi un'attività difficile, che si discosta pienamente dalla realtà, non porterà di sicuro a benefici. Qui nasce la sfida dell'approccio al movimento, all'allenamento funzionale. La difficoltà non deve essere il metro di misura, difatti, è proprio il raggiungimento della qualità del movimento la sfida principale. 

"Nel condizionamento e nella riabilitazione, lo scopo dell'allenamento è fornire sfide. L'abilità è lo scopo dell'allenamento e della riabilitazione, ed è la vera conferma dell'apprendimento." (Cook, 2011).

La sfida, quindi serve a stimolare la connessione corpo-mente, a gestire le emozioni, a migliorare l'efficienza del movimento. Le difficoltà fisiche potrebbero renderci più duri ma delle sfide fisiche ben congegnate ci renderanno più forti. È sotto questa sfida che nasce il movimento funzionale.

Note

  • 1 Cfr. F. Casolo (2004), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. VITA E PENSIERO, Milano (2004)
  • 2 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub.
  • 3 Cfr. De Col Erio (2001), La ginnastica per il mal di schiena. Edizioni mediterranee (2001)
  • 4 Cfr. Maria Vittoria Meraviglia (2005), Complessità del movimento. Franco Angeli (2005)
  • 5 Cfr. F. Casolo (2004), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. VITA E PENSIERO, Milano (2004)
  • 6 Cfr. Kurt Meinel, Teoria del movimento. Abbozzo di una teoria della motricità sportiva sotto l'aspetto pedagogico. Rielaborazione di "Bewegunsler" (1977). Editore Società Stampa Sportiva, Roma (2000)
  • 7 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 8 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 9 Cfr. P. Gatti (2012), Coaching calcio, in Il Nuovo Calcio
  • 10 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 11 Cfr. F. Casolo (2004), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. VITA E PENSIERO, Milano (2004)
  • 12 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 13 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 14 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 15 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011),

Voci glossario

Allenamento Fibre Forza