Motricità: i soggetti con ritardo mentale hanno inevitabilmente disagi e ritardi più o meno gravi anche nell'ambito motorio. Tali disagi sono in parte imputabili a deficit di tipo fisico e di controllo neuromotorio, in parte al ritardo cognitivo. In alcune sindromi (es. Down) vi è una manifesta lassità legamentosa associata ad ipotonia muscolare, che condizionano sia il raggiungimento delle principali tappe evolutive che l'acquisizione dei prerequisiti funzionali del movimento. Da studi ed osservazioni, infatti, è evidente la presenza in questi soggetti di uno schema di marcia, ragion percui, le difficoltà nel compito motorio sono imputabili all'ipotonia ed alla carenza di equilibrio. Il bambino con ritardo mentale presenta anche difficoltà nell'elaborazione dello schema corporeo e delle relazioni spazio-temporali. Negli insufficienti mentali gravi il deficit motorio è concomitante a quello psichico, globale e di origine patologica, negli insufficienti mentali lievi tale parallelismo non è altrettanto osservabile. I problemi motori incidono negativamente sull'evoluzione e la manifestazione dell'intelligenza. Tutti i bambini con ritardo mentale dimostrano difficoltà nell'evoluzione e manifestazione degli schemi prassici seppur con modalità differenti. Gli stessi presentano difficoltà nello sviluppo posturo-cinetico, connesso alle particolari difficoltà di esecuzione neuromotoria ed al loro deficit cognitivo. Tutti i bambini con ritardo mentale evidenziano difficoltà nell'uso autonomo di prassie, e dell'integrazione di queste in una mappa di significati.
Memoria: è alla base di uno sviluppo adeguato della persona, è una capacità cognitiva risultante dall'integrazione di più sistemi autonomi. Tali sistemi sono comunemente definiti memoria a breve termine (o di lavoro) e memoria a lungo termine. La prima deputata al ricordo di situazioni appena presentate, la seconda alla rievocazione e recupero di informazioni immagazzinate da lungo tempo. All'interno di questi due grandi gruppi è poi possibile riconoscere delle sottoaree predisposte per specifici obiettivi mnestici.
In realtà, la memoria esplicita può a sua volta essere suddivisa in episodica e semantica ma ci limitiamo alle specificazioni fornite. Per quel che concerne i soggetti con handicap, questi presentano problemi tanto nella memoria di lavoro che in quella a lungo termine, seppur con differenti forme di disturbo nelle due sottoaree a seconda delle sindromi da cui sono affetti. Gli studi compiuti mirano, tra l'altro, a comprendere se, tali deficit, sono imputabili a immodificabili problemi a livello del sistema di elaborazione o a carente ed improprio uso dei processi necessari per analizzare l'informazione. Se fosse vera la prima ipotesi, appare ovvia l'inutilità di qualsivoglia programma atto al miglioramento delle capacità mnestiche, al contrario, se fosse vera la seconda, i miglioramenti ottenibili sarebbero anche piuttosto rilevanti.