Il tempio di Shaolin è situato nella provincia dell’Henan in Cina, nei pressi del monte sacro Song Shan ed è luogo d’origine del Chan (Zen)
scuola principale del Buddismo cinese e dell'arte marziale più famosa al mondo, il Kung Fu.
Il tempio fu costruito per volere dell'imperatore Xiaowen della dinastia Wei del nord (485 d.C.).
La pratica buddista fu trasmessa secondo la tradizione da Buddha a Mahakasyapa e in seguito ad altri ventotto patriarchi indiani che si susseguirono di
generazione in generazione, arrivando a Bodhidharma che intorno al 520/527 d.C. viaggiando in Cina nei pressi del monte Song Shan, rimase affascinato da
quei luoghi che definì sacri e favorevoli al conseguimento dell'illuminazione, adattando la sua predica alla mentalità cinese e facendo propri discepoli
i monaci del tempio che lo chiamarono Damo.
Fu così fondata nel monastero Shaolin la scuola buddista dell'ordine Chan, versione cinese del buddismo Dhyana dell’India.
Bodhidharma insegnò ai monaci la “disciplina del corpo e della mente” secondo il Dharma (le leggi divine universali) del Buddha.
Accanto alla pratica della meditazione nella ricerca del sé, Damo insegnò una serie di esercizi fisici e respiratori basati sul Raja Yoga e
Prajna Yoga che favoriscono l’armonizzazione di corpo e mente, elevando lo spirito, prevenendo le malattie e frenando le tendenze
aggressive della natura umana, chiamandoli “Tong Zi Gong” ovvero Kung Fu del fanciullo nel quale si alternano esercizi meditativi statici
“Jing Gong” e dinamici “Dong Gong”.
Notando l'interesse di alcuni monaci per le arti marziali, introdusse la conoscenza del Kalari-payat derivata dal Dhanurveda indiana finalizzandola
soprattutto allo sviluppo armonico del corpo e della mente oltre che alla difesa del monastero ed inserendola in un contesto originale d'allenamento
che chiamò Kung Fu.
Infatti il termine Kung Fu è meglio tradotto con “duro lavoro o esercizio eseguito con abilità”, mentre l'arte marziale vera e propria è indicata
col termine “Wushu” che è strettamente legato e influenzato dalla tradizionale cultura cinese: filosofia, arte, letteratura, religione ed
etica.
Si stima che esistano oltre 1000 scuole di wushu tra i vari gruppi etnici in Cina, classificate in base alla locazione geografica, caratteristiche di base e tecniche, ed è largamente accettato che le più tradizionali arti marziali come Judo, Karate, TaekWonDo si siano originate dalle sue tecniche1.
A Damo succedettero sei patriarchi che divulgarono il Chan in tutta la Cina e all'estero. Così le tecniche terapeutiche del Tong Zi Gong e quelle
marziali del Kung Fu di Shaolin furono tramandate dai monaci come sofisticato sistema di pratica psicofisica e autodifensiva, per la formazione educativa
dei novizi e per proteggere il tempio dai banditi.
Attraverso questa pratica l'uomo realizza pienamente il proprio potenziale ottenendo una maggiore consapevolezza e raggiungendo l'armonia con le leggi
della natura e dell'universo.
Presto il monastero diventò molto famoso, ma dovette subire una persecuzione dalla dinastia Ming, nel 1927 subì un incendio, nel 1966 venne chiuso dalle
guardie rosse, ma grazie alla tenacia di alcuni monaci, alcuni manoscritti originali furono messi in salvo e tramandati, fino a quando, dagli ultimi anni
del '900 grazie alle rappresentazioni teatrali di Kung Fu, Tong Zi Gong e Zen, patrocinate dal ministero degli affari esteri della provincia cinese
di Henan e grazie alla produzione televisiva, assistiamo ad una larga diffusione della cultura Shaolin in quasi tutto il mondo2.
Il Kung Fu Shaolin detto anche Shaolin Ch'uan (pugilato della giovane foresta) è un'arte comprendente gli stili cosiddetti esterni, più duri del Kung Fu, chiamati così per l'importanza delle caratteristiche esteriori delle tecniche come forza e velocità.
A sua volta si divide geograficamente in due gruppi:
Gli allievi devono considerare il Kung Fu come una scala costituita da tanti gradini ed è necessaria la pratica quotidiana e una grande devozione per
il Buddismo.
Le tecniche Shaolin comprendono attacchi e difese eseguite col massimo della forza e velocità immaginando sempre di essere circondati
da un gran numero di avversari.
Per ottenere la massima efficacia, occorre combinare la forza con la morbidezza, ovvero il rilassamento muscolare, elasticità, fluidità nei movimenti
cercando di sfruttare la forza dell'avversario a proprio vantaggio.
Un altro principio fondamentale è la rotondità dei movimenti che seguono sempre linee curve sfruttando la forza centrifuga non
interrompendo l'azione.
Per ottenere la massima fluidità ed efficacia dei movimenti è fondamentale una corretta respirazione diaframmatica3.
Le tecniche Shaolin si suddividono in cinque gruppi:
Il principiante progressivamente apprende prima le posizioni fondamentali, poi i principali attacchi di mano sia chiusa che aperta, i calci più semplici e le parate, le tecniche più semplici, poi quelle più complesse che prevedono anche cadute e proiezioni, successivamente avverrà lo studio delle prese e per ultimo, per gli allievi più esperti le pressioni e colpi sui punti vitali.
Il combattimento negli allenamenti si distingue in: preordinato, nel quale sequenze di attacchi, difese, proiezioni, leve si eseguono un primo tempo da soli, contro un avversario immaginario, poi in coppia; e libero, in cui gli attacchi non sono preordinati ma devono comunque essere controllati a fior di pelle per non ferire il compagno.
L'allenamento delle tecniche che comportano l'uso di armi è analogo all'allenamento a mani nude (le posizioni fondamentali e i principi
sono gli stessi) ma comprende in più il metodo di maneggiare l'arma che viene considerata come un prolungamento del corpo.
I maestri affermano che in una prima fase di studio è l'uomo che muove l'arma, successivamente entrambi diventano una cosa sola, infine l'arma
acquista un'anima contribuendo in un certo modo al movimento dell'uomo.
Le armi tradizionali sono 18 ma con numerose varianti e si distinguono in 3 categorie:
Per avvicinarsi meglio alla cultura e pratiche dei monaci Shaolin, è indispensabile la comprensione dei tre tesori “San Bao” considerati le tre origini o radici della vita:
Secondo alcuni testi, i monaci illuminati che hanno raggiunto la liberazione dai legami della materia, sono in grado di vivere in uno stato
sovramentale anche in questa vita e avendo spiritualizzato anche l'elemento psichico, non torneranno più nel ciclo di nascite e morti ripetute (Samsara)
ma entreranno nel “Dharmakaya” il regno spirituale di Buddha.
I maestri Shaolin affermano che è possibile tramite il Jing e il Qi nutrire e sostenere lo Shen nella sua evoluzione psichica verso la realizzazione
spirituale, e le tecniche meditative giocano in questo un ruolo fondamentale4.
In ognuno di noi vi è un grande potenziale di energia che generalmente non viene utilizzato, ma che può manifestarsi in condizioni particolari
come pericolo estremo o collera in cui può aversi una vera e propria esplosione di questa energia.
Lo scopo primario delle arti marziali è di imparare a concentrare e guidare questo potenziale interno chiamato Qi o Ch'i3.
Il Qi è strettamente correlato alla respirazione infatti in cinese viene tradotto anche col termine respiro.
Durante la respirazione, l'aria cede all'organismo non solo ossigeno, ma anche questa energia vitale che entra e circola nel corpo umano attraverso
speciali canali, i meridiani, e può essere controllato e diretto per mezzo del pensiero ma occorre molta pratica quotidiana e un migliore metodo di
respirazione in cui svolge un ruolo fondamentale il diaframma.
Nella respirazione diaframmatica, che al contrario di quanto si possa ritenere, è più naturale di quella toracica in quanto è quella che adoperiamo
mentre dormiamo ed è tipica dei bambini piccoli, l'aria inspirata si accumula nell'addome grazie al movimento del diaframma, il quale abbassandosi
comprime l'addome che si dilaterà verso l'esterno; durante l'espirazione invece questo importante muscolo risale e la parete addominale rientra.
Osservando tali movimenti nel ventre durante gli atti respiratori, gli antichi maestri identificarono qui il centro della respirazione chiamandolo Dan Tian e corrispondente al terzo Chakra indiano, uno dei sette centri energetici del corpo umano situato a circa tre dita sotto l'ombelico e alla profondità di tre-cinque centimetri.
Il termine Dan Tian vuol dire “campo del cinabro” , ossia un campo dove è possibile coltivare e raffinare l'energia vitale Qi4.
Da qui si evince l'importanza della respirazione diaframmatica, la quale oltre ad agire su questo importante centro energetico rafforzando la salute fisica e spirituale, è anche più efficace nell'apporto di ossigeno ed è considerata un punto fondamentale nelle terapie degli stati ansiosi.