La spalla è un'articolazione complessa, sia da un punto di vista anatomico che biomeccanico. È tra le articolazioni più mobili del nostro corpo e permette l'esecuzione di movimenti complessi e raffinati, ma allo stesso tempo la sua situazione anatomica può condizionarne sensibilmente la stabilità (vedi anche Infiammazione dell'articolazione della spalla).
La spalla è costituita da tre ossa:
Nonché da un complesso muscolare costituito dalla cuffia dei rotatori e da altri muscoli periscapolari che avvolgono l'articolazione (per approfondimenti vedi anche De Pascalis Spalle: analisi anatomica e funzionale).
I rapporti tra i capi ossei permettono un notevole grado di movimento, il che rappresenta un fatto importante ai fini della funzione prensile. L'aumentata motilità, determinata da una fisiologica incongruenza tra i capi ossei, comporta però una concomitante perdita della stabilità biomeccanica: la larga superficie sferica della testa omerale si articola "contro" e non "con" la piccola e poco profonda cavità glenoidea della scapola. La stabilità è quindi affidata all'azione di freno, statica e dinamica, operata dai tessuti molli che attraversano l'articolazione.
In particolare, distinguiamo alcuni:
Gli stabilizzatori agiscono in maniera coordinata tra di loro in maniera da garantire la stabilità dell'articolazione nell'intero arco di movimento.
La spalla diviene instabile quando le strutture preposte alla sua stabilizzazione non sono più adeguate a svolgere la loro funzione contenitiva. A seguito di un trauma diretto o indiretto sulla spalla, la testa dell'omero può lussarsi o sub-lussarsi, con la perdita di contatto dei capi articolari, rispettivamente, permanente e completa o parziale e temporanea. Tale situazione patologica provoca dolore ed impotenza funzionale.
Le lesioni capsulo-legamentose possono anche essere determinate da "usura meccanica" per microtraumi ripetuti o da un uso intensivo riferibile ad attività sportive e/o lavorative.
Tra le principali cause traumatiche che comportano una disfunzione dell'articolazione gleno-omerale sono:
Comprendere lo schema concettuale della catena cinetica, alla base del gesto atletico, facilita l'interpretazione dei disadattamenti che si esprimono con alterazioni della flessibilità e della forza ed i riscontri clinici che si associano con le disfunzioni legate al trauma sportivo. La spalla diventa quindi la vittima e non il colpevole della disfunzione, giungendo infine ad esplicitarsi sotto forma di una lesione anatomica del complesso articolare.
È importante quindi indagare le disfunzioni croniche, spesso asintomatiche, con un attento esame obiettivo e strumentale.
Il progresso tecnologico degli ultimi anni, sia per quel che riguarda la diagnosi con l'avvento della Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), che per quanto concerne la chirurgia con l'introduzione dell'artroscopia, ha permesso di individuare le cause, e definire l'anatomia patologica e le sequele della lussazione gleno-omerale.
Diversi schemi sono stati sviluppati per classificare le lussazioni dell'articolazione gleno-omerale.
Tradizionalmente esse si classificano in base alla frequenza (acute, recidivanti, fisse, croniche); alla causa (traumatiche, microtraumatiche, congenite, neuromuscolari); e alla direzione della lussazione (gleno-omerali anteriori, posteriori, superiori ed inferiori).
Dall'instabilità asintomatica, derivante da cause costituzionali o da traumi di modesta entità, la spalla diviene soggetta ad una lesione che interesserà il comparto tendineo, muscolare, nervoso o vascolare. Dall'alterazione anatomica di questa scaturisce la possibilità di una sublussazione o lussazione, con un aggravamento del danno anatomico e l'ulteriore deficit funzionale, instaurando una costante "apprensione" nell'eseguire non solo determinate attività lavorative o sportive, ma anche nel compimento dei gesti quotidiani, inficiando in ultimo la qualità di vita del paziente.
Le lussazioni di spalla sono note fin dall'antichità. Il primo caso riportato di una lussazione di spalla si trova nel più vecchio libro del genere umano, il Papiro di Edwin Smith (3000-2500a.c.).
La più dettagliata descrizione delle lussazioni anteriori viene dal padre della medicina, Ippocrate, nato nel 460a.c. nell'isola di Cos. Ippocrate descrisse l'anatomia della spalla, i tipi delle lussazioni e la prima procedura chirurgica.
Nel descrivere una delle sue classiche procedure di riduzione, egli enfatizzava
Per questo motivo un adeguato trattamento consente non solo un buon ripristino dell'articolarità, ma anche la riduzione del dolore e dell'apprensione presenti. Una contrazione muscolare energica e controllata degli stabilizzatori dinamici rappresenta un elemento chiave del protocollo riabilitativo del trattamento di tale patologia. Il ricorso all'intervento chirurgico è riservato a quei casi a genesi traumatica che, mediante il sacrificio di una minore articolarità, ottengono una maggiore stabilità ed un ripristino di una buona funzionalità della spalla.