Impatto dell'auto-efficacia sulle prestazioni dei bambini

Di Vito Didonna

Le ricerche concordano sull'importanza della pratica motoria in età evolutiva. Questa attività porta un giovameno anche dal punto di vista psicologico che si ripercuote positivamente sulla prestazione #bambini #etaevolutiva #self-efficacy

Chase (2001) ha esaminato in che modo le differenze di auto-efficacia (per una definizione vedi anche BMI e insoddisfazione del proprio corpo nei bambini dello stesso autore) nei bambini hanno impatto sulle intenzioni motivazionali, sulla futura auto-efficacia, e sulle successive attribuzioni di percezione di fallimento. I bambini di età compresa tra gli 8 e i 14 anni (n = 289), sono stati assegnati nei gruppi di alta o bassa auto-efficacia, e, a seguito di uno scenario di errori, sono state raccolte le misure di sforzo previsto, la persistenza, la scelta, la futura auto-efficacia, e le attribuzioni di fallimento.

I risultati hanno indicato che i bambini con maggiore auto-efficacia hanno scelto di partecipare e avevano punteggi più alti di futura auto-efficacia rispetto a quelli con minore auto-efficacia. I livelli più alti di auto-efficacia dei bambini erano attribuiti alla mancanza di sforzo, mentre, i livelli di minore auto-efficacia erano attribuiti alla mancanza di capacità. Inoltre, sono state trovate differenze correlate all'età anche con la scelta di partecipare, lo sforzo, e la futura auto-efficacia (Chase, 2001).

Alcuni autori avevano sostenuto che la motivazione influenza in modo significativo la misura della capacità aerobica quando si utilizzano test da campo con i bambini. Ed è stato questo lo scopo della ricerca di Cairney et al. (2008). In questo studio, l'impatto della auto-efficacia generale sulle prestazioni nella navetta dei 20 m di Léger viene esaminato in una coorte di bambini (N = 2245, 9,38 ± 0,52 anni). I bambini hanno completato la "Children's Self-perceptions of Adequacy in and Predilection for Physical Activity scale" (CSAPPA) per stabilire i livelli di auto-efficacia generale verso l'attività fisica, sono stati misurati in altezza e peso, e poi hanno completato la navetta di Léger per valutare la capacità aerobica. L'analisi di regressione è stata utilizzata per studiare l'impatto dell'auto-efficacia sulle prestazioni del test. Dopo gli aggiustamenti per età, sesso e indice di massa corporea, una maggiore adeguatezza percepita per quanto riguarda l'attività fisica (beta= 0,196; p< 0,001) e una maggiore predilezione per selezionare l'attività fisica sulle attività sedentarie (beta= 0.123; p< 0,001), erano indipendentemente associati alla prestazione migliore del test. Insieme, l'auto-efficacia rappresentava il 9% della variazione totale delle prestazioni di esecuzione della navetta di Léger. Inoltre, è stata trovata una interazione significativa tra BMI e adeguatezza percepita (beta= -0,106; p< 0,005) (vedi anche BMI e insoddisfazione del proprio corpo nei bambini dello stesso autore).

I bambini con i punteggi più alti di BMI e livelli di adeguatezza percepita al di sotto della media hanno avuto i risultati più bassi nelle prestazioni. Tra gli altri risultati, l'auto-efficacia generale, misurata dal CSAPPA, è risultata significativamente correlata alla performance della navetta di Léger. Inoltre, l'auto-efficacia influenza la relazione tra altri fattori noti che influenzano le prestazioni del test (BMI), suggerendo che l'auto-percezione di capacità/competenze ha un effetto complesso sulla performance del test. Questi risultati illustrano l'importanza di considerare i fattori psicologici quando si interpretano le valutazioni fisiologiche nei bambini (Cairney et al., 2008).

Sollerhed et al. (2008) si sono preoccupati invece di identificare i fattori associati all'attività fisica auto-riferita (PA), al benessere fisico auto-percepito e alle competenze in educazione fisica (PE) tra i bambini. Lo studio ha incluso prove fisiche, misure antropometriche e un questionario. Il gruppo di studio comprendeva 206 bambini (114 maschi e 92 femmine), di età compresa tra gli 8 e i 12 anni. Il "Positive Odds Ratio" è stato utilizzato nelle analisi di regressione logistica. Dai risultati è emerso che l'appartenenza a società sportive era associata ad alti livello di attività fisica auto-riferita e di benessere fisico auto-percepito.

Analizzando la competenza auto-percepita nell'attività fisica è stato dimostrato che alti livelli di questa sono associati a molte variabili quali la giovane età, l'alta prestazione fisica, il vivere con entrambi i genitori, l'elevato benessere fisico auto-percepito, il sesso maschile e il godersi l'attività fisica. Le variabili associate con l'alto benessere fisico auto-percepito invece, erano la giovane età, le alte prestazioni nella corsa di resistenza, gli alti livelli di attività fisica auto-riferita, la funzione corporea auto-percepita positiva e l'alta competenza auto-percepita nell'attività fisica. Le correlazioni tra competenze auto-percepite nei bambini in attività fisica ed effettiva prestazione fisica misurata, tra il benessere fisico auto-percepito e le prestazioni di resistenza e tra l'attività fisica auto-riportata e le prestazioni fisiche potrebbero essere viste come una forma di validità concorrente. Una conseguenza dello studio per i praticanti potrebbe essere che le percezioni dei bambini delle loro competenze e i livelli di attività fisica possono essere utilizzate per identificare o meno gruppi di bambini che sono a rischio di rimanere fisicamente inattivi (Sollerhed et al., 2008).

La pratica di attività motoria e sportiva durante il ciclo scolastico rappresenta per i bambini un'opportunità di sviluppo per l'acquisizione di un senso di competenza fisica percepita e per un incremento del valore soggettivo di compiti motori.

Fanunza et al. (2007) hanno analizzato gli effetti di un programma di attività motoria sulle percezioni di competenza atletica e sul valore attribuito all'attività sportiva in un campione di 119 bambini che frequentavano le classi III, IV e V elementare di tre istituti comprensivi della provincia di Cagliari. Circa la metà di essi ha partecipato a dei programmi di attività motoria integrale promossi dal CONI, per una durata complessiva di dodici settimane, mentre la restante parte ha seguito la normale programmazione curricolare. Sulla base della letteratura esistente Fanunza et al. (2007) hanno ipotizzato che, al termine del programma di attività motoria integrale, le percezioni di competenza e il valore soggettivo manifestassero un incremento più marcato nei bambini inclusi nella sperimentazione e che i punteggi di competenza percepita variassero in funzione dell'età e del genere.

Le analisi effettuate evidenziano il solo effetto significativo dell'attività motoria sul valore soggettivo del compito, mentre il programma di attività motoria non sembra influenzare la percezione di competenza atletica. Quest'ultima variabile risulta inoltre influenzata dall'età, ma non dal genere. I risultati, in parziale contrasto con la letteratura esistente, richiedono ulteriori verifiche sull'efficacia dei programmi attuati e sottolineano come sia necessario identificare e monitorare le condizioni ottimali che permettono ai bambini, sin dalla fanciullezza, di sviluppare appieno le proprie potenzialità (Fanunza et al., 2007).