Sport al tempo del fascismo: un' atmosfera nuova

Di Jordano Nardiello

Un aspetto dell'impegno fascista in favore dell'educazione fisica dei fanciulli è legato al potenziamento delle colonie estive che organizzavano competizioni impegnandosi a dare al CONI, informazioni relative ad atleti di valore.

Un'atmosfera nuova

Lo scoppio della Grande Guerra e la coscrizione di massa che si era resa necessaria, aveva messo in luce la scarsa preparazione fisica dei soldati italiani, specialmente per quanto riguardava le classi meno abbienti che risentivano delle insalubri condizioni di vita e di un'alimentazione povera. Partendo da queste constatazioni il Fascismo si spinse più in là, ritenendo la ricerca di un benessere diffuso per la popolazione non un semplice fine ma il mezzo per pervenire ad un miglioramento generalizzato della genie italiana, il cui significato appariva evidentemente politico prima che salutistico.1

Parallelamente il conflitto aveva accelerato la diffusione di un'atmosfera nuova, permeata di pragmatismo, alla cui diffusione aveva contribuito notevolmente il fenomeno culturale del Futurismo a cui lo scoppio della Grande Guerra aveva conferito un terreno fertile di ispirazione per la propria audace diffusione di un attivismo talvolta frenetico, legato al culto della dinamicità e della velocità. 2

Nell'evoluzione della disciplina dell'attività fisica scolastica, l'arrivo del Fascismo segnò indubbiamente un punto di svolta in quanto Mussolini non nascose mai il suo precipuo interesse per l'attività sportiva, come dimostrano le parole pronunciate in occasione del celebre "Discorso dell'Ascensione" in cui, alla Camera dei Deputati, il Duce affermava che

In uno stato ben ordinato la cura della salute fisica del popolo deve essereal primo posto (3).

Tale monito si concretizzò in una serie di iniziative, le più varie finalizzate a irreggimentare la popolazione.

Nel quadro della riforma scolastica Gentile, il 15 marzo 1923 venne istituito l'Ente Nazionale per l'Educazione Fisica (ENEF), che invocò a se gli oneri fino ad allora gravanti sullo stato ma soprattutto sulle province e i comuni. L'ENEF, nato con sede a Milano e poi spostato nella capitale, costituì sedi distaccate presso ogni scuola media, con l'intento di rendere più capillare la propria presenza sul territorio. Tuttavia la sorte dell'ente non fu rosea, soprattutto per le difficoltà finanziarie che lo costrinsero ad istituire una tassa a carico dei genitori degli alunni, al fine di provvedere al pagamento degli stipendi degli insegnanti.

Nel processo di formazione dell' "uomo nuovo" la scuola primaria, sia pur riformata da Giovanni Gentile nel 1923, non era ritenuta sufficiente a plasmare i giovani italiani secondo il modellofascista. Perciò nel 1926 fu fondata l'Opera Nazionale Balilla (ONB)che ricadde sotto la giurisdizione del Ministero dell'Istruzione (dal1929 Ministero per l'Educazione nazionale), dietro la competenza delsottosegretario per l'educazione fisica e giovanile, la quale andòparzialmente a sostituirsi all'ENEF, soppresso nel 1927. Tra il 1927 eil 1928 si assistette allo scioglimento di ogni forma di associazionismoestranea all'ideologia del regime, nell'ottica di rendere totale ilmonopolio del PNF su tutte le sfaccettature dell'educazione giovanile.In questo modo, nel 1927, avvenne lo scioglimento delle FASCI, lasoppressione della Young Men's Christian Association (YMCA) e nel1928 la soppressione dell'associazione Giovani Esploratori, condivieto di ricostruzione. 4 Immediata conseguenza del passaggio dellecompetenze in materia di istruzione giovanile all'ONB fu la creazionedi un corso di formazione per gli insegnanti, ai quali si riconoscevauna considerevole responsabilità

per l'ardua e nobile missione di vigilare lo sviluppo fisico della gioventù, temperandone le energie e la volontà[…] (5).

Nacque così, nel 1928 a Roma, la scuola superiore fascista di magistero per l'educazione ginnico-sportiva, inserita sotto il controllo dell'ONB. L'Opera Nazionale Balilla aveva come compito quello di provvedere all'educazione fisica giovanile, impartendo ai giovani un'educazione premilitare, spirituale e culturale fondata sull'ordine, la disciplina, la gerarchia, attraverso una rigorosa attenzione all'uniforme e attraverso una rigida organizzazione di parate e sfilate.

Con una gestione relativamente autonoma, l'Opera doveva dedicarsi ai giovani dagli otto ai diciotto anni, ripartiti in due gruppi: i Balilla (8-12 anni) e gli Avanguardisti (12-18 anni). L'attività dei giovani si svolgeva in reparti organizzati militarmente, ricalcando l'impostazione legionaria della milizia, prevedendo un'unità di base, la squadra, e a gruppi di tre, una serie di suddivisioni più ampia: tre squadre formavano un manipolo, tre manipoli una centuria, tre centurie una coorte, tre coorti una legione. Per quanto riguarda le giovani bambine, l'Opera prevedeva al suo interno anche gruppi femminili: le Piccole Italiane (8-14 anni) e le Giovani Italiane (14-18 anni). A partire dal 1934 si inserirono nell'ONB anche i fanciulli dai quattro agli otto anni, mediante la creazione di un altro gruppo: i Figli della Lupa. A livello universitario, sin dal 1920 era operativo il GUF (Giovani Universitari Fascisti), il cui motto era

Libro e moschetto: fascista perfetto

All'interno dei GUF si organizzavano numerose attività sportive e culturali, tra le quali i Littoriali della Cultura, dell'Arte o dello Sport, che consistevano in una sorta di competizioni tutte interne agli atenei.

A sancire questa irreggimentazione dello sport fascista, il 30 dicembre 1928 era stata emanata, dall'ufficio stampa del Partito Nazionale Fascista, la Carta dello Sport, documento sotto forma di decalogo che riordinava i differenti provvedimenti in materia di sport nazionale, ribadendo l'affidamento dei giovani all'ONB, delle camicie nere alla milizia volontaria di sicurezza nazionale (MVSN), specificando il ruolo del GUF e fissando i limiti dell'Opera Nazionale Dopolavoro. L'esigenza di disciplinare e precisare con chiarezza le competenze delle singole istituzioni nasceva sulla scorta del sostanziale insuccesso riscosso alle Olimpiadi di Amsterdam che, aveva fatto emergere la necessità di affrontare in maniera più concreta la formazione degli atleti, attraverso la previsione di una struttura piramidale.

Frattanto, nel 1930 era sorto un altro gruppo: i Fasci Giovanili di Combattimento (FGC), che raccoglieva i giovani dai diciotto ai ventuno anni, ossia coloro che non erano più inseriti sotto la competenza dell'ONB ma che ancora non potevano prendere la tessera del partito. Il loro motto era

Credere, obbedire, combattere 6.

Nel 1937 l'ONB e i Fasci Giovanili di Combattimento si fusero in un'unica organizzazione: la Gioventù Italiana del Littorio, unificando tutte le forze giovanili sotto un unico ordine politico. ONB e GIL si differenziavano soprattutto per la diversità del fine dell'educazione fisica: di tipo prettamente militare nella prima e di miglioramento fisico in un'accezione più generale la seconda. 7

Un altro aspetto dell'impegno fascista in favore dell'educazione fisica dei fanciulli è legato al potenziamento delle colonie estive. Tale pratica era già in voga a partire dal XVIII secolo ma durante il fascismo essa abbandonò quella connotazione cupa di ospedali per bambini malati e assunse un carattere più spiccatamente preventivo, all'interno della quale si svolgevano attività di tipo ludico, avendo sempre chiaro il concetto secondo il quale bambini sani e forti avrebbero costituito un esercito forte. In un primo momento le colonie erano collocate sotto il controllo dell'Opera Nazionale Maternità Infanzia (ONMI), successivamente esse divennero diretta competenzadel Partito Nazionale Fascista. Il compito di maestre era svolto dalle iscritte ai fasci femminili di combattimento che offrivano gratis il proprio lavoro. Nel 1931 nacque l'EOA (Ente Opere Assistenziali) con il compito di finanziare le colonie termali e, sempre in quello stesso anno, venne istituito il primo regolamento per le colonie. 8

In un ottica generale di inquadramento della cittadinanza in pratiche sportive o ricreative risultò di particolare impatto l'istituzione, nel 1925, di un'altra organizzazione, questa volta relativa alla popolazione in età adulta: l'Opera Nazionale Dopolavoro. Essa fu istituita prendendo atto dell'espansione della rete dopolavoristica fascista, con il compito di occuparsi del tempo libero dei lavoratori. L'OND si costituì come ente morale autonomo, dotato di una piena personalità giuridica, in un regime di libertà assoluta dal CONI e dalle federazioni sportive nazionali. Tale organizzazione riscosse notevole successo, soprattutto grazie alla capillare presenza sul territorio. Gli iscritti ricevevano numerosi vantaggi, tra i quali quello di poter viaggiare su treni popolari a tariffe ridotte, la possibilità di effettuare degli acquisti rateali, una serie di riduzioni per cinema e teatri e soprattutto la possibilità di avvicinarsi allo sport anche in età adulta, intraprendendo attività fino a quel momento ritenute impensabili ai più perché considerate d'élite. L'OND organizzava competizioni anche impegnandosi a dare al CONI o alle varie federazioni, informazioni relative a quegli atleti per cui si riteneva prevalesse la figura del campione su quella del dilettante dopolavorista.