Muscoli e controllo sensoriale

Di Roberto Tambolini

La struttura muscolare e il suo controllo da parte del sistema nervoso in rapporto a informazioni e interferenze degli organi di senso

Il corpo umano è una macchina perfetta, costituita da più di 600 muscoli, collegati allo scheletro tramite legamenti e tendini. Questa macchina è comandata dal cervello attraverso il sistema nervoso.

Le attività vitali per l'uomo vengono assicurate da tre tipi di muscolatura:

  • Liscia
  • Cardiaca
  • Scheletrica

Focalizziamo l'attenzione sulla struttura del muscolo scheletrico.

Struttura muscolo

Struttura del muscolo scheletrico

Grazie alla figura 1 possiamo notare come il muscolo scheletrico sia ricoperto dall'epimisio, al di sotto del quale si originano una serie di fasci muscolari avvolti dal perimisio. Incidendo quest'ultimo, arriveremmo alla fibra muscolare, che costituisce la cellula muscolare.

Ciascuna fibra muscolare è una struttura unica, multi nucleata di forma cilindrica e allungata. Ogni fibra può avere un diametro compreso tra i 10 e gli 80 micrometri; la lunghezza può essere compresa tra 1 e 350 mm. Il numero di fibre muscolari varia in rapporto alla funzione e alla dimensione del muscolo di appartenenza, e va dalle 10 alle 2000 fibre. Ogni fibra muscolare è composta da numerose sub unità, le miofibrille, costituite a loro volta da numerose altre sub unità, i sarcomeri, il vero motore contrattile del muscolo scheletrico.34

Sarcometro

Il rapporto tra sistema nervoso e muscolo è garantito dall'unità motoria, costituita da un motoneurone e tutte le fibre muscolari da esso innervate. Da un punto di vista meccanico invece, possiamo affermare che ci sono sostanzialmente due tipi di fibre, capaci di sostenere differenti tipi di contrazione. Le fibre all'interno di ogni unità motoria sono state denominate come fibre a contrazione rapida o di tipo II e a contrazione lenta o di tipo I. Le fibre a contrazione rapida sono spesso associate alla forza esplosiva ed hanno una limitata capacità di resistenza. Le fibre a contrazione lenta invece sono caratterizzate da una continua capacità contrattile e resistenza alla fatica35.

Alcune fibre, di conseguenza, sostengono contrazioni prolungate, contrastando l'insorgenza della fatica. Altre invece sono capaci di sostenere contrazioni rapide e forti. Altre fibre non specifiche si sviluppano nel tempo, a seconda di quali attività prevalgono, man mano diventato ausiliarie per le fibre specializzate ottenendo la massima azione. Il sistema nervoso centrale, inoltre, è dotato di sistemi che integrano le caratteristiche differenti delle fibre muscolari. I sistemi fasici e tonici gestiscono le diverse attività all'interno del corpo.

Il sistema tonico è dedicato al controllo posturale, al mantenimento dell'allineamento e all'integrità per tutto il sistema scheletrico. I sistemi fasici controllano gli schemi del movimento esplosivi e intensi e sono per lo più associati ai prime movers (agonisti)36.
Possiamo affermare che quindi, Le unità motorie toniche sono costituite da fibre lente (slow twicth fibers, ST) caratterizzate da elevate capacità di resistenza, da contrazioni con bassi picchi di tensione e da un lungo tempo di contrazione, mentre Le unità motorie fasiche sono più grandi, formate da fibre veloci (fast twicth fibers, Ff) che dipendono dal metabolismo anaerobico, e sviluppano tensione elevata con un tempo di contrazione più breve e secondo Henneman et al. (1965) esse vengono reclutate quando il movimento richiede molta forza con un controllo molto preciso. Come afferma G. Cook (2011), i muscoli hanno sia un ruolo propriocettivo, che un ruolo di movimento.

Con Elftman il concetto della propriocezione comincia ad accompagnare ogni considerazione sull'aspetto coordinativo e regolativo dell'attività motoria in biologia. Il muscolo non rappresenta più l'organo che passivamente riceve gli impulsi nervosi che consentono la trasformazione energetica che dà luogo al movimento dei segmenti, bensì il muscolo stesso diventa una centrale che indica al sistema nervoso quali impulsi inviargli37.

Questa stretta correlazione tra muscoli e sistema nervoso dà origine alla rete neuromuscolare. Il sistema muscolare non è solo il tessuto contraente che ci permette di muoverci; è anche la disposizione dei muscoli all'interno della matrice che crea tensione in opposizione alla forza di gravità. In effetti, uno degli obiettivi dei sistemi motori sensoriali è l'integrità tra la forza di gravità e l'ambiente che ci circonda.

Tre sistemi sensoriali forniscono informazioni relative all'integrità, ai cambiamenti di integrità, o alla mancanza di integrità.
I tre sistemi sono:

  • Sistema vestibolare
  • Sistema visivo
  • Sistema propriocettivo38

Il Sistema Vestibolare

Il Sistema Vestibolare fornisce informazioni riguardanti la posizione della testa in relazione alla gravità e i movimenti del capo. L'analizzatore vestibolare è localizzato nell'orecchio interno ed è composto dall'utricolo, dal sacculo e dai canali semicircolari.
I primi due rilevano la posizione del capo rispetto all'asse delle spalle, mentre il terzo ci informa sugli improvvisi cambi di direzione e ci permette di prevedere la perdita dell'equilibrio. Queste informazioni vengono inviate attraverso la via vestibolo-spinale e con la mediazione del cervelletto avviene l'attivazione dei motoneuroni spinali che consentono gli opportuni aggiustamenti muscolari39.

Il Sistema Visivo

Il Sistema Visivo fornisce informazioni sulle posture del corpo e riguardo le posizioni in relazione all'ambiente circostante.

I Propriocettori

I Propriocettori in particolare quelli associati alle articolazioni della colonna vertebrale e del core e con i muscoli forniscono informazioni sul movimento dei segmenti corporei e anche tra loro40. Di conseguenza il termine propriocezione indica "l'impulso riguardante il senso di posizione di un'articolazione, e rappresenta il grado di controllo di stabilità delle strutture articolari." (R. De Bellis, 2005). I propriocettori comprendono i fusi neuromuscolari, ovvero dei misuratori di tensione e contrazione che forniscono un feedback al cervello creando una mappa tridimensionale in movimento per mantenere la tensione muscolare e posturale contro la gravità41.

Possiamo affermare quindi che la capacità propriocettiva del corpo è un aspetto importante del movimento umano. Rispetto al movimento, la propriocezione può essere definita come una variante specializzata della modalità sensoriale del tatto che raggruppa la sensazione del movimento articolare e il senso della posizione articolare.

Le informazioni che provengono da articolazioni, sistema vestibolare, sistema visivo e dai muscoli svolgono un ruolo importante nel modo in cui la mente percepisce movimento. Se un sistema qualsiasi tra questi viene compromesso, gli altri devono compensare. Questa compensazione è una grande strategia per la sopravvivenza. La compensazione, però, può causare forze di picco o un allineamento povero, con conseguente stress ai legamenti ed alle articolazioni. Lo stress può compromettere l'attività muscolare, che può ulteriormente compromettere la mobilità e la stabilità. Tutto questo può determinare anche l'aumento del dispendio energetico e la riduzione del controllo muscolare con il progredire delle attività42. Per un adeguato controllo motorio, questi sistemi devono funzionare correttamente in ogni segmento della catena cinetica.

Specialmente a livello propriocettivo quando i movimenti sono limitati, rigidi o disordinati, non può essere fornito un feedback normale.

"Il movimento influenza la propriocezione e la propriocezione influenza il movimento." 43

Possiamo dedurre quindi che l'allenamento funzionale è costituito da 4 parti o concetti fondamentali:

1) Core

In italiano significa centro, nucleo. Willson et al. hanno ampliato tale concetto definendolo come

" il complesso lombo-pelvico formato da colonna vertebrale lombare, bacino, articolazione dell'anca e da tutti i muscoli che producono o limitano i movimenti di questi segmenti"44.

Esso rappresenta, quindi, un punto di reazione stabile per il resto del corpo. È il nodo attraverso il quale si trasmettono il peso della testa, del tronco, e degli arti superiori agli arti inferiori ed allo stesso tempo grazie al quale si possono controbilanciare le forze incontrate durante il movimento degli arti superiori ed inferiori.

2) Catena cinetica

(detta anche Catena Muscolare) è la successione di movimenti elementari svolti da articolazioni contigue e fra loro funzionalmente unite. I muscoli sono il motore della catena cinetica. La catena cinetica si definisce aperta quando il movimento dell'articolazione più distale è libero e non vincolato, chiusa quando lo svolgimento del movimento dell'articolazione più distale è vincolato ed incontra una certa resistenza (Gallozzi, 2007).
In più

"le catene muscolari danno origine al movimento, ne condizionano l'intensità e in parte l'ampiezza, garantendo il mantenimento della statica" 45.

Risulta fondamentale, di conseguenza, allenare non il singolo muscolo singolarmente, ma "allenare al movimento tramite il movimento", cioè attraverso le catene cinetiche.

3) Gravità

è la forza contro cui l'uomo deve agire per mantenere la condizione di equilibrio, necessaria per l'esecuzione di qualunque movimento in maniera efficiente ed efficace. Questo alternarsi di equilibrio-non equilibrio-equilibrio deve essere riproposto in ogni caso e modificando le variabili (superficie di appoggio, feedback sensoriali, etc.) in modo da aumentare la difficoltà e la complessità dell'abilità richiesta.

4) Propriocezione

come detto precedentemente è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. Ha un ruolo fondamentale nel complesso meccanismo di ricerca e mantenimento dell'equilibrio, e di conseguenza nel controllo del movimento.

Allenamento funzionale

I tre sistemi e questi concetti danno origine a posizioni funzionali e non rigide come quelle di manichini. Le posture sono molto dinamiche quando tutti i sistemi funzionano in modo complementare. Essi sono in costante evoluzione e regolazione per adattarsi ai cambiamenti dell'ambiente interno ed esterno. Un esempio di questa dinamicità è riportato da G. Cook, che spiega la controrotazione nel camminare e nel correre.

"Il movimento alternato di braccia e gambe fornisce un contro-equilibrio che richiede un minimo movimento della colonna vertebrale, e il minimo movimento della colonna vertebrale prevede la stabilizzazione per il movimento estremamente alternato. In questo esempio, le estremità sono in costante movimento, mentre la postura della colonna vertebrale e la funzione del core sono caratterizzate da poco movimento ma da un costante adattamento. La colonna vertebrale e il core ridistribuiscono e trasferiscono in maniera continua energia per creare in modo efficiente questo ritmo e movimento." 46

Possiamo affermare che, inoltre, in quasi tutti i movimenti del corpo umano interviene la colonna vertebrale, direttamente nei movimenti per esempio della testa o del tronco, indirettamente con funzione di supporto e stabilizzazione durante i movimenti degli arti. L'importanza dei muscoli del core e della colonna vertebrale, sta nel fatto che si attivano ma non producono il movimento"essi percepiscono il movimento e consentono i vari adattamenti" (Cook, 2011).

I muscoli si contraggono per creare sostegno, mantenere la postura e per trasferire l'energia. Essi sono organizzati in maniera spirale e diagonale per creare un movimento tridimensionale efficace per integrare i modelli più produttivi del movimento. I sistemi neurologici centrali e periferici guidano la matrice del movimento attraverso il comportamento sensoriale, motorio e riflesso.

"Il sistema sensoriale prende in informazioni su come il corpo si muove attraverso lo spazio, su come cambia posizione, postura, terreno e velocità. Esso risponde al carico, gravità e diverse forme di feedback tattile. Il sistema motorio crea e controlla la tensione nella stabilizzazione e nel movimento muscolare. Esso risponde al feedback sensoriale con il controllo motorio grezzo e fine. Il comportamento riflesso funziona al di sotto del livello di attenzione cosciente, eseguendo sottili adattamenti nella tensione muscolare e nella contrazione" 47

ed inoltre, quando iniziamo a muoverci, il comportamento riflesso guida la performance e molti altri comportamenti riflessi non servono solo a proteggerci ma aiutano anche a sviluppare percorsi neurologici e schemi di movimento per assisterci con la locomozione e nella manipolazione di oggetti. Il sistema nervoso, quindi, si estende dalla testa ai piedi, da un'estremità all'altra. Durante lo sviluppo, in più, migriamo verso determinate attività, sviluppando schemi di movimento che ci intrigano e modelli che cerchiamo di evitare. Questo succede anche quando si subiscono infortuni o lesioni. In questo caso, l'uomo quando ricomincia a muoversi

"adotta schemi di movimento poveri a causa del dolore e usa alcuni segmenti e movimenti in eccesso per evitare il movimento in altri segmenti. Questi modelli di movimento non sono altro che comportamenti modificati per adattarsi alle situazioni. Spesso restano anche dopo la situazione che ha causato la loro origine." 48

Se usiamo queste compensazioni abbastanza a lungo, possono diventare il nostro metodo di movimento primario, innescando problemi a lungo termine in altre zone del corpo. Le compensazioni, quindi, sono soluzioni temporanee che non risultano efficaci se protratte a lungo termine.

Il movimento cambia dopo un infortunio, e che questi cambiamenti si verificano presso articolazioni più lontane dal sito di lesione. Ricordiamo anche che i movimenti non sono solo il risultato di sistemi meccanici e neurologici ma anche del sistema emotivo. In condizioni di stress emotivo, per esempio, vengono immagazzinate tensioni muscolari. Ed infine come afferma G. Cook lo stato dei muscoli e la postura del corpo rappresentano l'umore e le emozioni.

"Quando i muscoli non riescono a funzionare bene, provocano uno stress innaturale sulle articolazioni. Le sollecitazioni innaturali causano microtraumi e usura, e la conseguente rigidità articolare darà un feed-back povero creando una maggiore domanda sul sistema muscolare." (49) Possiamo affermare quindi che articolazioni danneggiate possono causare inibizione e squilibri muscolari. Molto spesso la rigidità muscolare viene causata da lesioni o dalla mancanza di attività, come avviene per esempio in età senile. Questa rigidità può produrre affaticamento muscolare e sforzo muscolare, non riconoscendo che lo stile di vita e le attività possono compromettere la natura elastica del corpo. I legamenti, invece, forniscono "l'integrità di base all'articolazione e alla capsula articolare" (Cook, 2011). Legamenti e capsule articolari circondano e racchiudono l'articolazione per isolarla come una singola unità, all'interno c'è la presenza di un fluido che permette di nutrire e lubrificare le superfici cartilaginee, che sono vicine ma non si crea attrito. I legamenti non hanno solo un ruolo di meccanico, ma forniscono anche un feedback. "Non hanno le capacità contrattili del tessuto muscolare, ma possono influenzare notevolmente le capacità contrattili dei muscoli che li circondano." (50)

Possiamo affermare di conseguenza che, i recettori del legamento possono favorire o inibire i muscoli come parte del comportamento riflesso, che avviene al di sotto del livello del controllo cosciente. Quando un legamento viene sollecitato automaticamente genera segnali per ridurre lo stress. Questo meccanismo viene spiegato da G. Cook, il quale afferma che ciò avviene facilitando l'azione di muscolo agonista (muscolo disposto o allineato per ridurre potenzialmente lo stress dei legamenti) per proteggerlo e inibendo l'azione del muscolo antagonista (muscolo disposto o allineato per aumentare potenzialmente lo stress dei legamenti), che potrebbe danneggiarlo. (51) I legamenti quindi, mantenendo l'integrità articolare, si auto-proteggono. Quando uno stress a livello muscolare è troppo intenso, invece avviene la lacerazione del tendine. Ma anche la fatica e schemi di movimento poveri contribuiscono a molte lesioni dei legamenti. Come i muscoli, anche legamenti e articolazioni interagiscono con il nostro sistema nervoso dando informazioni sulla posizione articolare, sulla direzione e sulla velocità di movimento. Essi non si limitano solo a proteggere e stabilizzare un'articolazione. Attraverso l'allenamento di un sano movimento "autentico", è possibile creare corpi agili e forti che si piegano meglio di corpi rigidi e deboli.

La matrice fasciale

"I tessuti fasciali sostengono e collegano la disposizione delle parti in movimento in tutto il corpo." (52)

Da quest'affermazione possiamo bene capire come i tessuti fasciali, a differenza dei legamenti, non si limitano a legare insieme una singola articolazione, ma si estendono come una rete tridimensionale lungo tutto il corpo, dalla testa ai piedi. La matrice fasciale integra i modelli di movimento dell'intero corpo, reindirizzando lo stress e fornendo la struttura dinamica, difatti migliora le qualità contrattili dei muscoli. Questa rete, quindi, crea sinergia e sostegno. Questa matrice fasciale viene denominata "Anatomy Trains" (Thomas Myers, 2001). Il sostegno viene originato dal fatto che parte della rete fasciale contiene il muscolo all'interno di una guaina, che crea pressione contro il muscolo, creando un effetto idraulico. Dobbiamo, inoltre, fare una distinzione tra fascia superficiale e profonda.

Fascia Superficiale

Permette ai muscoli di contrarsi scorrendo sotto la pelle.

Fascia Profonda

Ha il compito di sincronizzare l'azione delle unità motorie poste in parallelo e che attuano lo stesso movimento o l'azione di più muscoli che attuano lo spostamento di un arto nella stessa direzione 53.

Queste strutture in definitiva forniscono la tensione e il sostegno in tutte le linee di movimento naturale e funzionale e durante la sollecitazione. Poiché le linee si estendono per tutto il corpo, l'influenza sulla contrazione di un muscolo può essere efficacie nel sostenere un'altra parte del corpo, costruendo un rapporto meccanico tra i muscoli.

"Il sistema fasciale crea così un supporto strutturale molto dinamico cosi come il sistema scheletrico crea un sostegno strutturale statico. Il sostegno statico del sistema scheletrico è costante ed è il tessuto più rigido per gli standard del movimento funzionale. Il sistema fasciale può diventare duro e rigido in alcuni modelli e consentire libertà di movimento in altri" 54.

Concludiamo dicendo che quindi, A volte il ruolo è di supporto e, talvolta, il ruolo è flessibile. Le sue dinamiche intrinseche integrano lo scheletro fornendo quel qualcosa in più dove serve e quando si ha il suo bisogno in diversi settori all'interno di differenti schemi di movimento in momenti diversi.

Note

  • 34 Cfr. Gian Nicola Bisciotti (2010), L'allenamento fisico nel calcio. Concetti e principi metodologici. Edizioni Correre (Febbraio, 2010)
  • 35 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 36 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 37 Cfr. R. Capanna (2005), Calcio. L'allenamento funzionale per i giocatori ed il portiere. Calzetti Mariucci editori. (2005)
  • 38 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 39 Cfr. F. Casolo (2004), Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano. VITA E PENSIERO, Milano (2004)
  • 40 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 41 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 42 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 43 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 44 Willson JD, Dougherty CP, Ireland ML, Davis IM. "Core stability and its relationship tolower extremity function and injury". J Am Acad Orthop Surg 2005
  • 45 Cfr. Maria Vittoria Meraviglia (2005), Complessità del movimento. Franco Angeli (2005)
  • 46 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 47 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 48 Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 49Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 50Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 51Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 52Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)
  • 53Cfr. L. Stecco e A. Stecco (2010), Manipolazione Fasciale – Parte Pratica. PICCIN. (2010)
  • 54Cfr. G. Cook (2011), Movement: Functional Movement Systems: Screening, Assessment, Corrective Strategies. Lotus Pub. (September 1, 2011)

Voci glossario

Cellula Fibre Forza Metabolismo Propriocezione