Uno degli aspetti della pratica sportiva giovanile è certamente rappresentato dalla ricerca dell'incremento delle capacità prestative dell'individuo, ma tale obiettivo non deve lasciare in secondo piano la necessità di tutelare il praticante dal rischio di infortunio. Il numero degli adolescenti che pratica sport negli Stati Uniti è in costante crescita negli ultimi 20 anni( Howard et al.,2010). Questo incremento è incoraggiante se si pensa alla forte obesità infantile diffusa negli Stati Uniti. D'altra parte è inevitabile che con l'aumento del numero degli sportivi aumenti anche il numero delle lesioni da sport (Flegal, 2005; Whitlock et al., 2005). Si stimano circa 2.000.000 infortunati all'anno tra gli atleti delle scuole superiori negli U.S.A. (Powell et al, 1999) .
Per queste ragioni si devono riconsiderare alcuni aspetti legati alla programmazione delle lezioni di educazione motoria e sportiva in considerazione del fatto che oggi la pratica sportiva giovanile rappresenta una delle rare sollecitazioni in ambito motorio dei soggetti in età evolutiva; molto spesso, questa tipologia di utenti si avvicinano alla pratica motoria per soddisfare un'esigenza che l'educazione motoria scolastica non riesce a soddisfare, più che per motivazioni intrinseche allo sport. Pertanto, la preparazione atletica relativa ad alcune discipline sportive che annoverano tra le gestualità specifiche alcuni movimenti che possono predisporre a sovraccarico funzionale le articolazioni più sollecitate, deve prevedere compiti di compensazione e di potenziamento mirati ( Sannicandro et al., 2009). Sia a livello giovanile che assoluto ( Rossi et Serpiello, 2009) la programmazione della preparazione atletica nel tennis deve riflettere sia sugli obiettivi a medio e lungo termine sia su quali contenuti devono essere privilegiati al fine di rendere più efficace la gestualità tecnica ed al fine di ridurre gli infortuni da sovraccarico ( Sannicandro et al., 2009a).
Gli studi epidemiologici evidenziano infatti oggi una rilevante presenza di traumi articolari e muscolari nell'arto inferiore non derivanti da azione diretta sul segmento corporeo interessato ( Rahnama et al., 2007; D'Onofrio et al., 2006; Junge and Dvorack, 2004; Andersen et al., 2003): si conosce persino quale differente incidenza di infortuni può essere imputata a diverse superfici di gioco negli sport di situazione relativamente ai traumi da non contatto ( Ekstrand et al., 2006; Meyer et al., 2004).
Per quanto riguarda nello specifico la disciplina del tennis, analizzando dati relativi all'epidemiologia degli infortuni di questo sport, emerge che la maggior parte delle lesioni (39-59% dell'incidenza totale degli infortuni) si verifica a carico degli arti inferiori, seguito da lesioni alle estremità superiori (20-45%) e del tronco (11-30%) (Pluim et al.,2006; Kibler, Safran, 2005; Feit et al., 1993). E' possibile comprendere come traumi di tipo acuto siano più frequenti agli arti inferiori (Pluim et al.,2006; Feit et al., 1993) e nello specifico si trattano di lesioni muscolari( Kuhne et al.,2004; Silva et al.,2003), lesioni tendinee (Lowry et al.,2001; Trepman et al.,1994), lesioni al menisco e ai legamenti, distorsioni che rappresentano 39-59% dell'incidenza totale degli infortuni (Kibler et al.; 2005) e lesioni interne al ginocchio ( crociato anteriore) (Powell et al.,1988).
Le lesioni di tipo cronico o da sovraccarico sono maggiormente riscontrabili a livello degli arti superiori ( Kuhne et al., 2004; Pluim et al., 2006) e nello specifico a carico dell'articolazione della spalla e del gomito. (Kibler et al.,2005).
L'essere continuamente sottoposti a stress e a ripetitive e diverse fasi di caricamento durante l'esecuzione dei differenti fondamentali, comportano o possono comportare squilibri muscolari specifici soprattutto se non vengono messe in pratica specifiche metodologie preventive (Todd et al.,2009). Tali asimmetrie bilaterali si sospetta che aumentino il rischio di infortuni e hanno un impatto negativo sulle prestazioni ( Impellizzeri, et al., 2007; Lawson et al., 2006; Newton et al.,2006; Stephens et al., 2005; Skelton et al., 2002; Croisier et al., 2002).
Infatti in uno sport come il tennis in cui si assiste ripetuti cambi di direzione e a gestualità asimmetriche che riguardano gli arti superiori e gli arti inferiori, risulta essere molto importante mantenere il rapporto tra la forza del tendine del ginocchio e il quadricipite e mantenere simmetrica la forza tra il lato destro e sinistro del corpo (Gribble and Robinson, 2009; Burkett.,1970) . Tra gli argomenti a cui , negli ultimo anni si sta dando una importanza rilevante ritroviamo l' asimmetria funzionale e l' imbalance muscolare. Ciò è possibile dedurlo dai tanti studi effettuati di recente (Sannicandro et al.,2011; Sanchis-Moysi et al., 2011; Gstottner et al., 2009; Meylan et al., 2009; Gribble and Robinson, 2009; Girard and Millet,2009; Gioftsidou et al., 2008; Sannicandro, 2008; Flanagan e Harrison, 2007; Impellizzeri et al.,2007; Wong et al., 2007; Newton et al.,2006; Lawson et al., 2006; Rahnama and Bambaecichi, 2005; Ferber et al.,2004; Masuda et al., 2003; Askling et al., 2003 ; O¨sterberg et al.,1998; Wyatt, MP and Edwards, 1981; Molnar and Alexander, 1974; Burkett.,1970 ).
Per asimmetria funzionale si intende la presenza di una differente forza tra i due arti inferiori e ciò comporta alla distinzione di arto dominante e arto non dominante ( Sannicandro et al., 2011). Per imbalance muscolare invece si intende deficit di forza esistenti tra agonisti e antagonisti così come ad esempio le differenze di forza tra i due arti inferiori ( Sannicandro et al.,2011).
Rappresentando tale squilibrio un fattore di rischio per l'insorgenza di infortuni, come affermato nella letteratura, i vari metodi di intervento e prevenzione devono essere attivati quando lo squilibrio è superiore al 15%, con l'obbiettivo di ridurre tale asimmetria (Noyes et al., 1991). Infatti i valori di asimmetrie inferiori a tale percentuale vengono considerate tollerabili mentre come già ribadito, quando il valore è superiore al 15% , c'è un aumento del rischio di infortunio (Petsching et al., 1998). Knapik et al. ( Knapik et al., 1991) ha scoperto che gli atleti avevano un più alto tasso di infortunio quando presentavano uno squilibrio tra i due arti a livello del flessore del ginocchio o dell'anca uguale o maggiore del 15% . Tale squilibrio è risultato essere un fattore di rischio per le lesioni al crociato anteriore in atleti del sesso femminile (Myer et al., 2004; Cowley et al., 1996; Hewett et al., 1996).
Per tutte queste ragioni è importante sviluppare misure efficaci per la prevenzione degli infortuni.
E' stato infatti constatato che è possibile valutare la forza degli arti inferiori, (Newton et al.,2006; O¨sterberg et al., 1998; Petschnig et al.,1998; Greenberger et al., 1995) ed eventualmente la relativa asimmetria, con una serie di test presenti in letteratura fornendo ai professionisti un'alternativa semplice e conveniente; tra i test ritroviamo: il test del salto verticale su singolo arto (Newton et al., 2006; Cordova et Amstrong, 1996; Bandy et al., 1994; Barber et al., 1990), il test del salto verticale con contro movimento (Cornwell et al., 2001, 2002; Arteaga et al., 2000), hop test ( Bandy et al.,1994; Barber et al., 1990) ed il triplo hop test (Bolga et Keskula, 1997; Bandy et al., 1994).
Newton et al., ( Newton et al.,2006) hanno suggerito che attraverso test funzionali come salti verticali e squat bilaterale si potrebbero rilevare tutte le differenze significative tra arto dominante (D) e arto non dominante (ND) . Per arto dominante si intende l'arto che esprime le migliori capacità tecniche, ad esempio nel caso dei calciatori, l'arto che esprime al meglio il tiro e il passaggio.
Una volta effettuata la valutazione e una volta rilevata la possibile asimmetria, bisognerebbe intervenire con opportune metodologie d'allenamento e quindi specifici protocolli preventivi. Negli ultimi anni la metodologia dell'allenamento ha intuito la necessità di sollecitare le componenti propriocettive dell'atleta e pertanto ha introdotto nuove forme di esercitazioni che fanno largo uso di strumenti e pedane che aumentano l'instabilità dell'appoggio ( Sannicandro, 2009 a et 2009 b) e che mettono il soggetto in condizione di gestire molteplici situazioni di instabilità mediante differenti strategie di controllo ( Riva, 1998). Il programma di allenamento propriocettivo per anni ha rappresentato solo una fase dell'iter rieducativo post infortunio ed è stato identificato con un ridotto numero di compiti motori. In letteratura sono stati però evidenziati i vantaggi derivanti dall'integrazione nella preparazione degli atleti, dell'allenamento propriocettivo rispetto alle sole metodologie di tipo tradizionale( Croisier et al.,2008 ; Cressey et al., 2007 ; Myer et al., 2006 ; Heltkamp et al., 2001 ; Bringoux et al., 2000) . Dalle osservazioni delle gestualità implicate nei vari sport di squadra e di situazione come il tennis, è evidente che l'atleta deve disporre di una stabilità dinamica degli arti inferiori finalizzata a tollerare le sollecitazioni dovute ai frequenti cambi di direzione, alle improvvise decelerazioni, ai salti, ecc. ( Sannicandro et al., 2011). Quindi le evidenze colte tra la biomeccanica degli arti inferiori legata alle gestualità sportive ed il rischio di infortuni in assenza di contatto hanno condotto i ricercatori a sviluppare specifici protocolli di allenamento neuromuscolare (Sannicandro et al., 2011). Alcuni distretti muscolare se adeguatamente allenati, svolgono un ruolo protettivo in quanto possono incrementare la stabilità delle articolazioni dell'arto inferiore ( Sannicandro et al., 2011).
Dopo l'introduzione sul mercato di questi supporti destinati alla prevenzione degli infortuni, la preparazione atletica si sta orientando verso la scelta di contenuti integrati capaci di sollecitare le espressioni di forza senza perdere di vista gli aspetti preventivi ( Sannicandro et al. 2009). Per soddisfare l'atleta che deve tollerare il carico di gara per più impegni agonistici settimanali ravvicinati, non sembra più ipotizzabile ricorrere ai sovraccarichi di tipo tradizionale, ma spesso si ricorre a compiti motori che sollecitano la forza senza tralasciare alcuni aspetti come l'allenamento dei muscoli stabilizzatori. Per questo motivo l'allenatore fa sempre più riferimento al balance training. Il balance training si identifica con tutti i compiti motori che vengono richiesti in condizioni di equilibrio precario sia s superfici convenzionali che su supporti instabili, codificati e non ( Sannicandro et al., 2009 ). Si può affermare che sono le esercitazioni di balance training che utilizzano elementi propriocettivi grazie alla sollecitazione massimale dei recettori articolari e muscolari ( Sannicandro et al. 2011).
L'aspetto predominante di una corretta preparazione atletica sembra essere rappresentata dalla prevenzione di tipo attivo, costituita da unità di allenamento finalizzate al miglioramento della coordinazione intramuscolare a livello della muscolatura della gamba propriamente detta, del riuso elastico da parte dei suddetti gruppi muscolari e dell'attivazione propriocettiva (Sannicandro, 2009 c; Sannicandro, 2007;Weineck, 1999;Trachelio, 1997 ).
Le evidenze scientifiche a tal proposito individuano almeno tre componenti determinanti; il miglioramento del gesto tecnico, la correzione degli squilibri neuromuscolari, la costante analisi biomeccanica da parte del tecnico durante e dopo l'allenamento ( Chandy e Grana, 1985).
Questo tipo di training basato sul balance training può contribuire all'incremento della velocità dei riflessi spinali che stabilizzano il ginocchio più velocemente ed efficacemente rispetto alla contrazione volontaria di un muscolo che richiede un percorso afferente- efferente ed un comando, sicuramente più articolato dal punto di vista temporale. La risposta del muscolo alla contrazione volontaria, infatti è troppo lenta per contrastare efficacemente la velocità e la forza d'urto esercitata dal contatto con il suolo durante una competizione sportiva. Questa strategia di controllo neuromuscolare può proteggere gli atleti dalla forza d'urto dell'impatto con il suolo sia durante la competizione sia durante le sedute di allenamento in cui l'atleta salta, riprende contatto con il terreno, cambia direzione ( Hewett et al., 1999).
Per l'allenamento della capacità di equilibrio e di disequilibrio possono essere proposti compiti motori che prevedono la riduzione e l'elevazione della base d'appoggio e la riduzione o l' eliminazione delle informazioni visive.
A tali criteri operativo- metodologici si sono aggiunti i compiti motori eseguiti su pedane vibratorie o su superfici instabili. Tali innovazioni, nelle loro molteplici forme e dimensioni, si basano su recenti acquisizioni e su training study che hanno sottolineato i vantaggi in termini prestativi e di controllo del movimento.
Comunque è necessario che le componenti esplosive ed esplosivo- elastiche , così come quelle reattive trovino lo spazio che meritano all'interno delle programmazioni annuali e settimanali ( Sannicandro et al.,2011).
Alcuni interessanti lavori sperimentali hanno messo in risalto come sia possibile, attraverso i soli esercizi di propriocezione e balance training, ottenere risultati vantaggiosi in termini preventivi (Olsen et al., 2005; Wedderkopp et al., 2003; Caraffa et al., 1996 ) e in termini di incremento di forza ( Cooper et al., 2005).
Altre ricerche hanno messo in relazione l'adozione di compiti di balance training con la riduzione del rischio di infortunio agli arti inferiori negli sport di squadra e open skill ( Olsen et al., 2005; Malliou et al., 2004; Wedderkopp et al., 2003).
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli interventi in letteratura che hanno manifestato la necessità di dedicare al balance training maggiore spazio al fine di ridurre il rischio di infortunio negli sport di squadra e di situazione ( Bressel et al., 2007; Cumps et al., 2007; Guillou et al., 2006; Rothermel et al., 2004). Le evidenze scientifiche mostrano una notevole riduzione del numero di traumi per stagione agonistica con particolare riferimento alle articolazione del ginocchio e della tibio- tarsica ( Cumps et al., 2007; Bizzini et Junge, 2005; Rothermel et al., 2004; Malliou et al., 2004; Blackburn et al., 2000)
L'utilizzo di sovraccarici quali piccoli manubri o palle medicinali, o la previsione di doppi compiti su supporti instabili può orientare l'sercitazione su differenti distretti muscolari richiedendo funzioni biomeccaniche diverse.Attualmente supporti instabili di diverso amteriale e con coefficienti di difficoltà adattabili alle reali potenzialità dei soggetti praticanti si sono integrate con le tradizionali tavole di Freeman : bosu, pedane basculanti realizzate con l'assemblaggio di tavole piane e sfere o superfici convesse a cui sono state applicati elastici che incrementano le informazioni propriocettive sono indistintamente utilizzate nella preparazione atletica.
È stato dimostrato come un programma di balance training, effettuato con tavole propriocettive, potrebbe ridurre gli squilibri tra gli arti omologhi (Heltkamp et al., 2001).
Per esempio,si è scoperto che i giocatori di calcio professionisti con squilibri muscolari non trattati erano 4-5 volte più a rischio di infortunio al bicipite femorale rispetto ai loro omologhi con forza muscolare simmetrica ( Croisier et al.,2008 ).
Un allenamento effettuato in condizioni di disequilibrio porta a miglioramenti nella performance dell'agility Test (Cressey et al., 2007) e sull'espressione di forza nel salto verticale (Myer et al., 2006).
Anche uno studio sperimentale effettuato su ginnasti, conferma l'effettivo miglioramento delle capacità di gestione del disequilibrio in relazione all'incremento dell'esperienza sportiva e all'aumento del training propriocettivo che permette nello sport specifico l'adattamento continuo ai particolari gesti tecnici (Bringoux et al., 2000).
A conferma dei vantaggi ottenibili con la sollecitazione delle componenti propriocettive e di balance training, un ulteriore studio, ha quantificato i guadagni ottenuti anche in termini di forza muscolare oltre che in termini di gestione di compiti in situazioni instabili, rispetto ad un semplice allenamento di forza ( Heitkamp et al., 2001).
Da questa ricerca si è notato che, il gruppo sottoposto a training propriocettivo, una diminuzione dell'imbalance muscolare tra arto dominante e non; ciò è stato attribuito probabilmente allo sviluppo delle componenti coordinative nella coordinazione intra e inter muscolare ( Heitkamp et a., 2001).