Ho avuto la fortuna, per un certo periodo, di poter partecipare e condividere "l'esperienza canestroverso", dove il lavoro degli allenatori parte dal modo in cui loro stessi, per primi, concepiscono la loro figura e dal modo in cui vivono questo ruolo, questa è praticamente la base di sviluppo per l'attività del gruppo di "canestroverso".
Ho potuto vedere come 'nasce e cresce' il lavoro di uno staff che hapartecipato, e tuttora partecipa, ad una formazione e preparazione chepermette loro di relazionarsi al meglio con lo spettro dell'autismo senzapaura, con la necessaria serenità e qualche competenza in più, senza peròperdere di vista l'ipotetica forza del gruppo: passione, capacità di emozionee la consapevolezza (speranza) che il nostro gioco può fare qualchemiracolo.
Come nasce e si sviluppa la programmazione in un grupposquadra così speciale
Il primo aspetto riguardante la programmazione, quando è riferito agli atletigiovani e come in questo caso speciale, deve avere un orientamento di lungoperiodo e quindi proiettare nel futuro il raggiungimento di determinatiobiettivi, pertanto deve rispettare le diverse fasi che caratterizzanol'allenamento, per favorire la crescita corretta degli allievi.
Corretto utilizzo del "modello di prestazione":
Nello specifico di "canestroverso" i referenti tecnici del progettohanno fatto la stessa operazione, tenendo chiaramente conto deisuggerimenti degli esperti e producendo quest'idea: applicare lasfida della pallacanestro (vita virtuale e reale) alla sferadell'autismo.
Quindi gli obiettivi:
Definizione obiettivi: Mentali; Fisici; Tecnici; Tattici.
Mezzi e metodiche di lavoro:
Attuazione:
Ogni stagione si divide in tre grandi periodi: preparazione,agonistico – competitiva, post – season.
Quando si fa riferimento ai giovani, è più corretto parlare di programmazione pluriennale e, nello specifico dei giochi disquadra come la pallacanestro, di allenamento pluriennale.Le caratteristiche di questi grandi periodi di allenamento nondevono tener conto solo delle logiche delle gare, ma dellosviluppo e dell'apprendimento di capacità e abilità che inqualche modo costituiscono le basi della prestazione futura.
I giovani, se il lavoro si sviluppa nel pieno rispetto delle lorocaratteristiche e della gradualità dei loro sviluppi, non hannobisogno di periodi particolarmente lunghi di riposo, mapossono tranquillamente utilizzare il tempo fuori dagliallenamenti strutturati per praticare diverse disciplinesportive o migliorare alcune abilità tecniche (essere i miglioriallenatori di se stessi !)
Macrocicli, mesocicli e microcicli di lavoro, devono avere dellelogiche interne ed esterne, per cui, queste logiche, devono esserearmoniche rispetto alla loro specificità, ma anche tener conto diquello che si fa negli altri periodi.
Verifica e valutazione: autovalutazione e valutazione.
L'allenatore in azione con lo staff
Partiamo dal presupposto che l'allenatore si deve identificare in tre parole: "ESSERE, SAPERE E SAPER FARE".
Il suo 'ESSERE' fa riferimento alla personalità e al ruolo direttamentecollegato alla sua capacità di relazionarsi con: a) con se stesso b) con la propria ambizione c) con il presente: - Società di appartenenza d) sistema e) proprio gruppo
Il suo 'SAPERE' fa invece riferimento alla metodologia e allo stilerelativamente a: a) aspetto relazionale b) aspetto mentale c) aspetto fisico d) aspetto tecnico-tattico
L'essere e il sapere vanno quindi a determinare il suo 'SAPER FARE',la forza dell'allenatore sta proprio nella capacità di instaurare unrapporto virtuoso per poter favorire apprendimenti efficaci,rispondendo alle esigenze e ai bisogni che gli allievi di volta in voltapropongono.
Ma un allenatore deve anche essere in grado di:
L'allenatore, dovrà chiarirsi alcuni dubbi (l'atleta è in grado, corre dei rischi,è motivato, l'abilità è davvero importante, sono disponibili tempo eattrezzature necessarie), dopodiché potrà selezionare gli obiettivi didattici generali e specifici che dovranno necessariamente essere:
Dato che l'obiettivo dell'allenatore rimane la crescita dei ragazzi, che spessogli affidano la realizzazione dei loro sogni e la soddisfazione dei lorobisogni, non si può fare a meno di fare una riflessione che contempli il loromondo, che in fin dei conti fa parte di quello di noi allenatori e che spesso èdeterminato dalle scelte delle nostre generazioni precedenti; quindi bisognaconsiderare alcuni aspetti:
Un altro aspetto molto importante di cui tenere conto, sono gli esempi visiviai quali oggi i ragazzi e noi allenatori possiamo accedere con molta facilità,78ricordandoci sempre che "un immagine vale più di 10, 100, 1000 parole".Bisogna evitare di eccedere in atteggiamenti limitativi rispetto alle iniziativeche i ragazzi possono prendere, cercando di emulare campioni cheosservano e vedono continuamente, perché in questo modo potremmofrustrarne le iniziative e impedire di far venire fuori quello che hannodentro; piuttosto dobbiamo essere in grado di mediare questi aspetti per farsi che non si sentano sminuiti eccessivamente se non riescononell'esecuzione di gesti impegnativi, stimolandoli ad essere "campioni di sestessi".
L'allenatore deve essere in grado di presentare giochi e situazionicaratterizzati da praticità, semplicità, funzionalità e creatività; devestrutturare dei percorsi allenanti che tengano conto del tempo totale adisposizione (spesso il ragazzo che frequenta la palestra ha a disposizionedalle 2 alle 3 ore settimanali) e per questo semplificare il lavoro,individuando logiche significative del gioco (come funziona), compiti deisingoli rispetto a queste logiche (cosa faccio quando…in riferimento allesincronie di 1 c 1 con e senza palla) e gli strumenti fondamentali devonoessere appresi in funzione di queste logiche senza l'esasperazione di untecnicismo fine a se stesso.