Oriente e occidente

Di Fabrizio Leone

Le differenze culturali tra oriente e occidente in relazione all'esercizio fisico. Semplificando si potrebbe sostenere che la cura orientale del corpo è yin mentre quella occidentale è yang

Pertanto si parta da se stessi per guardare se stessi.
Dalla famiglia per guardare la famiglia. Dal villaggio per guardare il villaggio.
Dallo stato per guardare lo stato.
Dal mondo per guardare il mondo.
In che modo posso conoscere lo stato del mondo?
In questo modo.
(Tao te Ching)

Prima di iniziare a parlare nello specifico dell'arte marziale in occidente è bene precisare che esistono degli elementi di continuità e discontinuità tra il mondo orientale e quello occidentale. Di sicuro possiamo affermare che le tre dimensioni dell'uomo corpo, psiche e spirito sono valorizzate in entrambe le culture, almeno per quanto riguarda la storia del pensiero filosofico. Nel mondo orientale la realtà corporea è considerata un aspetto dell'illusorietà della materia.

Il corpo inoltre viene anche considerato la dimensione attraverso la quale avviare il proprio processo di liberazione e ricongiungimento all'assoluto. La costituzione dell'essere umano è vista come una realtà qualitativamente differenziata in cui attraverso il corpo si trovano realtà invisibili le quali provengono direttamente dalla natura e che fanno in modo di rendere l'essere umano un tutt'uno con il cosmo. La sorgente del corpo viene rappresentata dall'energia vitale, più sottile della materia, mentre il corpo fisico è visto come parte dell'illusione cosmica. In definitiva

"la realtà corporea, pur illusoria, è la dimensione imprescindibile da cui cominciare l'evoluzione spirituale"

Se volessimo fare un paragone tra cura del corpo orientale e cura del corpo occidentale, in un senso molto generale, ci renderemmo conto delle sostanziali differenze: l'esercizio fisico orientale è ritmico, quello occidentale è dinamico e spesso pieno di tensioni; l'esercizio fisico orientale cerca di fondersi con la natura, quello occidentale cerca per lo più di dominare la natura; l'esercizio fisico orientale è sia un modo di vivere sia una forma di educazione mentale, quello occidentale si fonda spesso sul semplice raggiungimento della vittoria e diviene talvolta espressione dello sport non insegnato pedagogicamente.

Ciò ci porta alla conclusione che la cura orientale del corpo è yin mentre quella occidentale è prevalentemente yang.

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Nella tradizione culturale occidentale odierna, si osserva una separazione fra le attività del ragionamento e le attività del corpo. Attraverso la psiche, il corpo, infatti viene considerato corpo- macchina, ovvero un corpo astratto che può essere studiato solo a prescindere dalla persona che lo anima. In realtà gli esseri umani sono persone incarnate piuttosto che corpi. Chi lavora con il movimento ha sempre a che fare con persone viventi, con corpi attraversati da personalità uniche.

Nella cultura dell'immagine, il corpo diviene un investimento essenziale ma sempre puramente sul piano estetico e mai nel significato spirituale della persona. Per questo si va diffondendo l'idea di associare la padronanza di sé con la perfetta forma fisica. Tutto ciò porta come conseguenze non solo la riduzione del proprio io che diviene in questo modo fragile e insicuro, ma si comincia a prendere distanza dal corpo rendendolo una sorta di simulacro estetico. Queste prospettive si rivelano essere in contrapposizione con la realtà della corporeità, cioè quella di essere espressione e significato di tutto ciò che uomini e donne sentono. Le conseguenze di questo problema sono rappresentati dal conflitto e dalla confusione nonché dalla negazione di tutti i significati esistenziali e formativi che l'unità corpo-mente portano con sé.

Per quanto riguarda lo spirito, in oriente, si coltiva sia attraverso la pratica di un credo religioso sia attraverso pratiche e cerimonie che spesso prendono come punto di riferimento le filosofie orientali, citate nel precedente capitolo, e che mirano tutte a rendere ricco di valori l'uomo. Anche nella cultura occidentale lo spirito può essere coltivato sia attraverso un credo religioso che attraverso pratiche quotidiane come ad esempio l'attività fisica orientata alla meditazione, pratiche che sono ormai estremamente eterogenee. Spesso però l'atteggiamento di tipo meditativo, anche a mediazione corporea, in occidente, rischia di essere una sorta di controllo razionale/mentale del mondo emotivo.

Nella realtà del movimento dell'essere umano di ogni cultura, invece, esso esprime comunque sempre qualcosa che ha a che fare con la propria personalità e rivela molte cose diverse. È l'espressione di uno stato mentale, di stati d'animo o dei tratti costanti della personalità. Gli impulsi (effort) interiori al movimento (come sostiene Laban), quindi spirituali, possono essere compresi in base ai fattori del movimento stesso: peso, spazio, tempo, flusso.

Ognuno di questi fattori di movimento realizza un significato che riguarda il modo di essere e di posizionarsi nel mondo della persona nella sua interezza, ad esempio la persona che padroneggia lo spazio e che riesce in un certo senso a dominarlo, possiede l'attenzione, chi padroneggia il peso ha l'intenzione, chi si relaziona con il tempo ha la decisione ed infine chi allena il flusso ha una buona stabilità emozionale.

La lettura degli effort di movimento manifesta anche le differenze culturali e/o delle tecniche praticate: probabilmente il movimento di un esperto di arti marziali mentre si esercita sarà caratterizzato da una qualità di tempo lento, peso forte, spazio multifocale, flusso tenuto; quello di un giocatore di calcio probabilmente manifesterà prevalentmente tempo veloce e gli altri effort eterogenei e/o intermedi.