Il Kung Fu di Okinawa rappresenta l'unione dell'Okinawan-te e del Kenpo giapponese (un'arte marziale derivante dal Kung Fu del sud) che veniva praticato a Naha e che in seguito diverrà il Naha-te.
Questa disciplina comincia a prendere forma nel 1898 durante la famosa rivolta dei boxer cinesi contro gli occidentali, ma diverrà ufficiale nel 1922, periodo in cui le arti marziali giapponesi cominciano a diffondersi tra gli occidentali. La denominazione dell'arte in questo periodo da parte del suo Fondatore, il maestro Ky Tomotashi, originario della città portuale di Naha, resta Okinawa-te.
Tomotashi viene ricordato a tutt'oggi come una persona con un forte carisma ma molto schivo e riservato, rispettato e venerato come una divinità.
Fondamentale per lo sviluppo di questa disciplina in occidente è l'interesse, tra i molti ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, di un ragazzo greco di nome Lefty Thomas nell'apprendere i segreti e le conoscenze di questa arte, nell'epoca profondamente influenzata dal Kung Fu cinese.
Successivamente egli diverrà il Grand Master fondatore della prima scuola di questo stile a Londra, chiamandola Judan Kung Fu Academy Karate Institute e ribattezzando lo stile come Kung Fu Karate di Okinawa.
Ovviamente tutta l'aura di segretezza e trasmissione orale delle conoscenze di tale arte, che come abbiamo visto è storicamente documentata per tutte le arti marziali, continua a perdurare anche nel Kung Fu Karate di Okinawa a Londra. Infatti l'ingresso nella scuola di Lefty Thomas era privato e riservato solo a pochi, per accedervi bisognava possedere dei requisiti e innanzitutto non si dovevano avere precedenti con la giustizia. Poi veniva osservato l'interessamento e l'impegno che venivano impiegati realmente nella pratica di tale arte. Venivano insegnate le forme (kata) del Karate e del Kung Fu, potevano assistere ai corsi solo persone strettamente vicine agli allievi purché si fossero messe d'accordo con istruttori o maestri del corso e in ogni caso non potevano superare la decina.
Al momento dell'iscrizione venivano sottoposte all'iscritto le regole del corso, le quali dovevano essere accettate tramite una firma posta sul foglio d'iscrizione. Le regole prevedevano l'acquisizione di disciplina immediata, un buon comportamento sia all'interno del corso che al di fuori cacciando chiunque avesse usato tali tecniche al di fuori del corso per fare del male. Il corso esigeva il rispetto massimo da parte degli istruttori e dei più alti nei confronti di chi aveva meno esperienza, erano vietate le dimostrazioni al pubblico senza il consenso dell'accademia e chi mancava a troppe lezioni (massimo 16) veniva espulso. Infine veniva data la propria parola sull'uso di tale arte al solo scopo di difendere i più deboli o se stessi in caso di pericolo.
È evidente che i corsi che teneva questa accademia erano all'insegna del rispetto e della rigidità fisica e psicologica, gli allenamenti erano estenuanti e peggio ancora gli scambi e i combattimenti tra allievi. Tutta questa rigidità derivava direttamente dalla tradizione tramandata da Tomotashi a Okinawa, il quale si atteneva alle antiche regole che permeavano gli stili del Karate di Okinawa.
Evidentemente qualcuno degli allievi di Thomas non rispettò la regola di evitare le dimostrazioni al pubblico del Kung Fu Karate di Okinawa, perché nel 1961 un giovane irlandese diciassettenne, che in quel periodo si trovava a Londra, vide praticare queste tecniche da un altro ragazzo all'interno di un pub e ne rimase colpito. Quel giovane irlandese risponde al nome di John Armestead, il quale in seguito comincerà il suo percorso da artista marziale, dedicando a questa disciplina tutta la sua vita. Con gli anni, John viene seguito da Thomas, il quale notando le sue notevoli capacità e la sua energia nel praticare quest'arte, decide nel 1967 di portarlo ad Okinawa per frequentare degli stage privati tenuti da Tomotashi.
Questi stage, durissimi e costosi, porteranno John a perfezionarsi ulteriormente nel Karate di Okinawa, e successivamente, nel 1971 all'età di 27 anni, a portarlo al 3° dan di Kung Fu Karate di Okinawa.
Questo sarà un anno storico decisivo per quest'arte marziale in Italia, anno in cui John decide di aprire la prima scuola di questa disciplina nel nostro paese, a Roma e che verrà accolta con entusiasmo.
Inizialmente John pensò di lasciare il nome di questa arte: Kung Fu Karate di Okinawa dato che in passato le denominazioni di Kung Fu e Karate rappresentavano la medesima arte marziale, ma successivamente il Karate si distinse sempre di più dal Kung Fu, così tanto che cominciarono ad avere in comune sempre meno similitudini. Per questo motivo cambiò la sua denominazione in Kung Fu di Okinawa (Okinawan Kung Fu Academy) chiedendo il permesso al suo maestro Lefty Thomas, e chiedendogli anche il permesso di rendere i corsi pubblici.
Thomas accettò, così cominciò, in Italia, la storia di questa arte marziale che con il tempo ha portato al nostro paese la nascita di molti campioni nazionali e internazionali di Kick boxing, Full contact e di altri stili.
Il Kung Fu di Okinawa è rappresentato da tre simboli: il simbolo di Okinawa, il simbolo del Tao che rappresenta l'unione delle due forze complementari yin e yang, le spade che si incrociano tipiche del Kung Fu cinese e della sua forza interiore.
Inizialmente vennero applicate esplicitamente, anche in questo corso, delle regole da seguire come ad esempio la pratica continua, l'uso di questa disciplina solo per scopi difensivi, il rispetto per le cinture più alte, il divieto di dimostrazioni pubbliche delle tecniche di Kung Fu di Okinawa, il divieto di violenza. Il non rispetto di tali regole avrebbe portato all'espulsione.
Con gli anni le arti marziali si sono evolute molto e soprattutto grazie all'introduzione dello sport è stata tolta quell'aura di mistero e segretezza che le circondava. Così anche il Kung Fu di Okinawa è mutato negli anni perdendo molte delle caratteristiche che possedeva, a partire dalle regole che da esplicite divennero implicite, la rigidità degli allenamenti si è abbassata notevolmente, l'aspetto sportivo è stato preso in considerazione e l'aspetto educativo ha cominciato a prendere sempre più rilevanza.
Per quanto riguarda le divise, inizialmente ci si poteva vestire con l'uniforme del Karate (Karategi) o con quella del Kung Fu cinese (tai fu). Successivamente si optò per un'uniforme ufficiale rappresentata dal pezzo superiore del kimono bianco e quello inferiore nero mentre le cinture nere si dovevano vestire completamente di nero, ed infine si passò ad utilizzare solo il Karategi nero sia per le cinture inferiori sia per quelle superiori. Tuttavia oggi i maestri utilizzano uniformi che spaziano tra quelle del Karate e quelle del Kung Fu.
Per quanto riguarda il passaggio di cintura originariamente si dovevano superare ben 10 gradi prima di poter ricevere la cintura nera. Inoltre bisognava conoscere il primo dei 3 kata che facevano parte di quest'arte. Con il tempo ci si rese conto che i gradi prima della nera erano troppi e per questo motivo si adottò la graduazione del Karate per assegnare le cinture. Per quanto riguarda i kata, oggi molti maestri non li insegnano più perché più orientati verso una concezione più autodifensiva dell'arte in questione, non ritenendo in questo modo utile l'insegnamento delle forme.
Oggi John Armstead è il Grand Master 9° dan di Kung Fu di Okinawa e da quaranta anni in Italia continua ad allenare e ad allenarsi nella prima palestra in cui insegnò a Roma nel quartiere di Montemario, trasmettendo ai suoi allievi la sua inesauribile energia e la sua esperienza nel campo delle arti marziali.
Il Kung Fu di Okinawa risulta tuttora un'arte marziale poco conosciuta, il che porta con sé difetti e pregi. Ciò che più conta di questo stile è l'aspetto educativo, che è andato evolvendosi con gli anni fino ad oggi attraverso l'impegno di nuovi maestri e che ha trasformato il Kung Fu di Okinawa in arte pedagogica.