La ricostruzione dello schema corporeo e la percezione delle parti del SÈ, rappresenta la prima tappa del programma di rieducazione della postura. Come descritto nelle pagine dedicate allo schema corporeo, esso si struttura a livello centrale come rappresentazione immaginativa dei distretti anatomici in funzione delle informazioni sensoriali e propriocettive che afferiscono al SN. In clinica si riscontra che molti pazienti hanno una mappa corporea non lineare: alcuni distretti non possono essere richiamati al ricordo poiché sono silenti. La prima tappa, dunque, è rappresentata dalla valutazione della rappresentazione immaginativa che il soggetto ha di SE.
Si chiede al soggetto di sdraiarsi sul pavimento assumendo una posizione più comoda possibile. Si avrà l'accuratezza di costruire un setting dove la temperatura dell'ambiente e quella del pavimento siano il più confortevoli possibile. Si chiede al soggetto di chiudere gli occhi e di provare ad immaginare il suo corpo disteso sul pavimento. Gli si chiede di cominciare dai piedi provando ad "indovinare" con l'immaginazione in che posizione sono posti e cominciare a risalire verso la testa immaginando la posizione di tutti i suoi distretti corporei. Si lascia al soggetto il tempo dovuto per fare questa operazione. Finita questa fase si chiede al soggetto di rifare il percorso immaginativo riconsiderando le parti del SÈ a partire da punti di vista diversi. Di seguito propongo tre indici di riferimento che reputo siano più indicativi:
Peso del corpo: si chiede al soggetto di considerare tutte le parti del corpo in merito alla pesantezza. Ci saranno parti che pesano di più, parti che pesano meno e parti che non pesano.
Superficie di appoggio: si chiede al soggetto di considerare tutte le parti del corpo in merito alla superficie di appoggio. Ci sono delle parti che poggiano di più sul pavimento, delle parti che poggiano meno, delle parti che sfiorano il pavimento e delle parti che non poggiano per niente sul terreno.
Densità: si chiede al soggetto di considerare tutte le parti del corpo in merito alla densità corporea. Si chiede di immaginare il proprio corpo composto da molecole più o meno addensate tra loro. Ci sono delle parti più dense, altre meno dense e altre ancora completamente rarefatte.
Si chiederà al soggetto di segnalare verbalmente l'esperienza vissuta alla fine della somministrazione dei tre test.
Alla fine di questa fase, si procederà all'esperienza successiva.
Con il soggetto sempre sdraiato sul pavimento, gli si chiederà di muovere le parti del corpo quando saranno richiamate dall'operatore. L'operatore elencherà di seguito tutte le parti del corpo, cominciando dai piedi e risalendo verso la testa, senza dimenticare alcun distretto. I piedi, le caviglie, le gambe, le ginocchia, le cosce, il bacino, l'addome, i fianchi, la schiena, le spalle, il petto, le braccia, gli avambracci, i polsi, le mani, le dita, il collo, la testa, il viso, la fronte e così via, specificando sempre di più con il progredire del trattamento.
La rieducazione avviene attraverso la riattivazione dell'informazione di ritorno sia di tipo sensoriale che propriocettiva. In tal maniera quei distretti che all'inizio erano assenti, cominciano ad apparire nello schema motorio centrale. Si attua un vero e proprio programma di "riappropriazione" del nostro corpo.
La percezione dei limiti
La seconda tappa è l'attivazione della periferia del corpo attraverso la percezione dei limiti. Entriamo in contatto, strada facendo, con informazioni molto importanti a livello centrale: la lunghezza del nostro corpo e dei singoli distretti, le dimensioni dei nostri muscoli e dei nostri arti, il peso, il grado di libertà, e la dimensione spaziale che occupiamo. Informazioni che nonostante l'età avanzata e il grado di pratica motoria svolta, appaiono frequentemente in clinica, distolte e lontane dalla realtà. Si costituisce l'idea di Spazio: il nostro corpo occupa uno spazio all'interno del contesto in cui agiamo. Siamo in grado di modificare questo spazio attraverso la gestualità, e individuiamo diverse dimensioni che comprendono: lo Spazio interiore, lo Spazio intimo, lo Spazio personale e lo Spazio relazionale.
Si chiede al soggetto di sdraiarsi sul pavimento assumendo una posizione più comoda possibile. Gli si chiede di ripercorrere immaginariamente le parti del proprio corpo in merito alla propria dimensione e forma. Se il soggetto avrà dei "buchi" percettivi, sarà compito dell'operatore aiutarlo con l'elencazione verbale delle parti che lo costituiscono. Finita questa fase, l'operatore procederà con una tecnica di contenimento: egli tasterà i distretti corporei, partendo dai piedi, uno per volta fino alla testa, elencandoli verbalmente e puntando l'attenzione sulla forma e dimensione. In un percorso di gruppo, questa esperienza più essere svolta a coppie, in cui sono gli utenti stessi che attuano la tecnica su gli altri partecipanti sotto la direzione dell'operatore. Alla fine dell'esperienza, si provvederà ad eseguire la prima parte facendo sì che il soggetto possa avere un nuovo riscontro con la realtà del proprio corpo.
Valutando le diverse posture che solitamente i soggetti assumono durante la vita quotidiana, si evince che molti presentano deficit dello schema corporeo per un'alterata gestione del tono muscolare di base. Il tono muscolare può interferire con queste informazioni limitandone di molto le afferenze. Si possono presentare diversi casi tra cui un eccessivo tono muscolare detto ipertono e viceversa un tono muscolare molto basso detto ipotono; l'ipertono o l'ipotono muscolare, in più, possono essere generalizzati o distrettuali. Il classico portamento rilassato è esempio di un ipotono muscolare generalizzato, mentre una iperlordosi lombare è sintomo di un ipertono della muscolatura dorsale. Le informazioni che tornano al SN sono cospicue quando il muscolo è tonico e dinamico, ed il soggetto è in grado di coordinarlo con gli altri muscoli per eseguire il movimento volontario. Qualora un muscolo risulta essere ipotonico o ipertonico, le informazioni propriocettive ad esso associate sono limitate, ed il muscolo non viene rappresentato al SNC. Di contro, il SNC, non avendo la rappresentazione del muscolo, non è in grado di organizzare il suo tono in relazione con la muscolatura ad esso associata. Si instaura così un circolo vizioso in cui il centro non invia informazioni alla periferia, e la periferia, essendo silente, non comunica la sua presenza. L'intervento deve mirare a ristabilire un tono muscolare di base tonico e dinamico, di modo che arricchisca le informazioni in entrambe le direzioni. La rieducazione del tono muscolare si attua con una vera e propria presa di coscienza delle tensioni muscolari che percorrono i singoli distretti anatomici.